Settimana della Cucina italiana, a Liverpool ha preparato tutto la Dante Society

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Grande successo per gli eventi organizzati in presenza e online dalla Dante Society di Liverpool per la Cucina italiana nel mondo.

Settimana della Cucina italiana, a Liverpool ha preparato tutto la Dante Society

Il mese di Novembre appena trascorso è stato denso di iniziative culturali tese a promuovere le tradizioni italiane in UK. Protagoniste, ancora una volta, le Dante societies sparse sul territorio britannico.

Una in particolare, sotto questo punto di vista, è stata la Dante Society di Liverpool, che ha organizzato tra la seconda e la terza settimana di Novembre una serie di iniziative pubbliche per celebrare la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo.

Che a Liverpool si è aperta con due eventi live: Acting Recipes con Andrea Castellini (ricette italiane decantate e recitate dal vivo) e L’Italiano è il mio Pane Quotidiano con Stefania Pisano e Federica Sturani (perché la lingua italiana si può imparare anche attraverso espressioni idiomatiche legate al cibo).

E poi un’Italian Conversation Evening presso Buongiorno Deli di Woolton per esercitare la propria lingua italiana suddivisi in gruppi (con Stefania Pisano e Giulia Pedrazzi), oltre che al Food Lab “Mani in Pasta” in collaborazione con Hey, Farina! di Liverpool e la scuola MammaMia (con Stefania Pisano e Federica Sturani), per imparare a fare gli arancini.

Ma possedere una cultura tradizionale culinaria significa anche avere una coscienza alimentare, e pure a questo è servita la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo di Liverpool: a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tipo di alimentazione alternativa, ossia quella vegetariana.

Perché la cucina italiana è ricca e variegata, ed è per tutti, sia per chi ama nutrirsi con un’alimentazione basata su proteine animali, sia per chi desidera avere un’alternativa valida e sicura.

Ma essere vegetariani significa anche documentarsi, capire come ci si sta nutrendo, riuscire a scoprire quali sono gli alimenti che contengono proteine animali in maniera occulta.

E come riuscire a porsi di fronte a questi temi in maniera intelligente.

Cucina italiana a Liverpool, c’è anche il cibo vegano

Tra gli appuntamenti della Settimana una web talk serale ha affrontato tutti questi temi grazie alla competenza di Giulia Pedrazzi, insegnante di Italiano di origine bolognese, in forza alla Dante Society di Liverpool nel team di organizzazione corsi ed eventi culturali (e collaborazione alla gestione dei social media della Society).

Alla web talk abbiamo partecipato anche noi, cogliendo l’occasione per scoprire qualcosa di più sull’universo vegetariano. E poi ne abbiamo parlato anche direttamente con Giulia.

“Il mio percorso è iniziato 9 anni fa – ci racconta – ma non sono diventata vegetariana in un unico giorno, ho gradualmente rimosso alimenti che mi facevano provare un certo disagio psicologico nel mangiarli. Man mano che non mi sentivo più serena nel consumare un alimento lo rimuovevo dalla mia tavola. Per esempio il pesce l’ho rimosso dopo un paio di anni, senza mai forzarmi a bruciare le tappe… Penso che oggi giorno, e ritengo che sia molto meglio così, molte persone optino per una dieta vegetariana senza per forza doversi incasellare in una serie di regole fisse infrangibili. Io sono molto flessibile con i formaggi per esempio, ma non lo sono per niente con carne o pesce, ognuno è libero di creare il proprio percorso”.

Nel corso dell’incontro Giulia ha parlato della cucina italiana che spesso nasconde grassi animali anche in alimenti insospettabili, e questo è un fenomeno in cui ci si può tranquillamente imbattere anche andando a mangiare fuori e trovarsi in un locale in cui i menu non sono specifici, non aiutano a capire se un alimento è effettivamente vegetariano oppure no, o magari quante pietanze vengono spacciate per vegetariane ma nascondono in maniera insidiosa proteine animali che noi stessi ignoriamo.

Ma davvero è così difficile riuscire a realizzare una cucina vegetariana più pura, specifica, che può andare di pari passo con la cucina tradizionale?

“Certamente è possibile – ammette Giulia – e come la cucina si evolve, cambia e si modernizza, sicuramente in questi anni nasceranno piatti che in futuro saranno chiamati ‘tradizionali’. Al momento l’unica difficoltà che trovo è proprio nel trovare piatti vegetariani nei ristoranti magari più storici, o nelle trattorie familiari. Mi verrebbe da dire che è più facile trovare ristoranti per vegetariani che piatti vegetariani in ristoranti classici. Sinceramente però spero che ci sia un’evoluzione in questo senso”.

La web talk di Giulia ha raccolto molte iscrizioni poiché, si sa, le tradizioni culinarie sono tra quelle che interessano maggiormente, attirando un pubblico di tutte le età e di tutte le fasce sociali. La cucina italiana in particolare è storicamente tra le più note, richieste ed imitate. E l’appuntamento è stata anche l’occasione per una vera e propria carrellata di piatti tipici delle singole regioni italiane, con particolare attenzione a quelli maggiormente adatti a chi segue una dieta vegetariana.

Ma la curiosità maggiore è emersa nel momento in cui Giulia ha rivelato che ci sono delle parti fisiche di animali ‘nascoste’ in alimenti come formaggi, prodotti da forno, pasta.

Ma nelle tante ricette che lei stessa ha consigliato come sicure per una sana alimentazione vegetariana, compaiono tante ricette di pasta. Ci siamo fatti spiegare come mai proprio da lei.

“La pasta di per sé non dovrebbe mai contenere parti animali, quello che può però ingannare è il condimento. Condimenti come l’Arrabbiata e la Norma, o “aglio olio peperoncino”, sono assolutamente consumabili per un vegetariano, tuttavia quello che può succedere è che lo chef (quando si va al ristorante, n.d.r.) decida di utilizzare per sua scelta lo strutto invece che l’olio o il burro, ma direi che sono casi abbastanza improbabili, sempre meglio esserne consapevoli però. L’ho scoperto guardando la pagina Instagram di una famoso chef italiano che cucinando un piatto di pasta ha detto ‘io ci metto sempre un po’ di lardo, perché mi piace molto’. Quindi questo mi ha fatto pensare che se quella è la sua ricetta, ciò potrebbe succedere nelle sue cucine. Ma di nuovo, stiamo parlando di chef stellati, quindi penso situazioni particolari. Inoltre immagino che nel menù, se il ristorante è di alto livello, debba essere specificato”.

Ed è proprio così: le indicazioni di un menu che si rispetti, per una persona che sceglie di seguire un determinato stile alimentare, che sia per scelta o per necessità (quali allergie o intolleranze alimentari), sono davvero fondamentali. Ed entrando nel discorso ‘grassi’ (animali o vegetali) viene spontaneo chiedersi: se lardo o caglio sono nemici di una corretta alimentazione vegetariana, come ci si pone nei confronti del burro? Può essere considerato un grasso sano?

“Spesso si ritiene che l’alimentazione vegetariana sia tutta sana a prescindere – ammette Giulia – In realtà devo sfatare questo mito, perché se per evitare carne e pesce poi compenso riempendomi di latticini o uova tutti i giorni, non penso che il mio organismo ne sia contento. Gli incriminati quando si parla di salute sono normalmente i grassi saturi, che derivano dagli animali, quindi riducendo la carne se ne ingeriscono meno… Tuttavia i derivati del latte contengono gli stessi grassi, quindi latte (specialmente intero), formaggi e burro li contengono. Il vegetariano normalmente può utilizzare il burro come ingrediente in quanto deriva dall’animale senza causarne la morte, ma questo non significa che l’ingrediente sia considerato sano. In ogni caso sta sempre alla singola persona decidere dove mettersi dei limiti e anche quale direzione dare alla propria dieta. Come dicevo se una persona sceglie la dieta vegetariana per questioni di salute farà scelte alimentari diverse da chi lo fa per amore degli animali, e poi dipende molto anche dai gusti personali”.

Insomma, vegetariano sì se si vuole adottare uno stile di vita sostenibile, se si amano gli animali a tal punto che non ci si vuole cibare della loro carne (ma dei loro prodotti sì), se ci si vuole liberare di un certo tipo di grassi notoriamente insidiosi per la salute. Ma sempre, e comunque, con consapevolezza, intelligenza e rispetto per una tradizione culinaria, come quella italiana, che è talmente ricca e varia da essere tra le più amate al mondo. Proprio da tutti.

 

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