In occasione del decimo anniversario della canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, Londra ha accolto nella cornice della St. Peter’s Church la prima mondiale della Missa Papae Ioannis, opera composta ad hoc dal maestro Massimiliano Pace.
Non una tradizionale “messa”
L’evento, organizzato in seno al più ampio programma promosso dal Comitato Roncalli 24, (il quale comprende il circolo del Regno Unito dell’Ente Bergamaschi nel Mondo e il circolo di Londra MIE) si preannunciava come un’occasione di connessione spirituale intima, dove la musica sacra, la narrazione e l’estro creativo potessero celebrare l’unione tra l’umano e il divino. Non una tradizionale “messa” dunque, ma un’opera in grado di unire innovazione e tradizione, e di reinterpretare il linguaggio sacro in chiave contemporanea.
Una premessa, questa, assai ambiziosa e potenzialmente capace di avvicinare un pubblico eterogeneo alla comunità cattolica di Londra, dandogli la possibilità di godere di un momento di raccoglimento e pregevole performance artistica.
Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio
In quanto persona non credente ma equipaggiata di forte spiritualità e amante della musica, ho accolto quest’opportunità con grande entusiasmo, soprattutto alla luce della presenza di artisti quali la soprano Luciana Di Bella, l’attore e regista Francesco Maria Attardi (voce narrante dedicata alla lettura delle lettere di Papa Roncalli scelte per l’evento), il maestro Massimiliano Pace, e gli straordinari violoncellisti Matteo Salizzoni, Evva Mizerska, Marina Comas Castrineira e Carolina Lopez Del Nero.
In seno all’elenco succitato, vorrei estendere una parentesi che funge anche da prologo al racconto della performance.
Premettendo che l’evento è stato preso in carico da una squadra di volontari, come ribadito anche off mic dal presidente del MIE Valeriano Drago, quindi da non professionisti in ambito eventi, ho colto lo stupore del pubblico, a cui si è aggiunto il mio, quando, nel lungo e dettagliato discorso (in italiano con successiva traduzione in inglese) di apertura, sono stati ringraziati tutti, ma proprio tutti gli enti e le rappresentanze che hanno offerto sostegno e promozione alla realizzazione dell’evento, tranne i musicisti. Questi ultimi infatti non sono stati presentati, fatta eccezione del maestro Massimiliano Pace e della soprano Luciana Di Bella. Non nominati neanche in chiusura. Ecco, comprendo e applaudo la buona volontà in ogni sua forma, ma mi viene da dire che un palco orfano di musica non avrebbe offerto certo la stessa performance.
L’arte è tutto ciò che conta
In questa chiave di lettura, devo aggiungere che la notevole composizione realizzata dal maestro Pace ed eseguita egregiamente dal resto dell’ensemble è stata, ahimè, segnata da una cattiva acustica che, a un orecchio attento, ha fatto percepire la difficoltà nel rispettare pause e alternanze. Nonostante la circostanza sfortunatamente ostile, l’unicum artistico è riuscito comunque a trovare equilibrio e a far brillare l’estro umano, come promesso.
Chi ha avuto il piacere di assistere a precedenti esibizioni della soprano Di Bella, sa quanto il suo talento, la presenza scenica, l’eleganza e la potenza della sua voce catalizzino l’attenzione del pubblico. Anche in quest’occasione le aspettative sono state soddisfatte. Luciana, oltre che un’eccellente soprano, possiede il dono di far percepire quanto l’interiorizzare la musica sia importante e a lei naturale, attraverso i movimenti delicati del corpo. L’alternanza della lettura per il pubblico, di cui profondamente subisco il fascino, è stata portata avanti con grande pathos dall’attore Francesco Maria Attardi, che ben ha saputo contrapporre toni intimi a quelli più solenni nelle parole di Papa Giovanni XXIII, dalla Lettera alla Madre fino al Discorso della Luna.
L’intreccio di linguaggi ha toccato momenti altissimi grazie agli archi e al pianoforte, alle mani di musicisti attenti, imperturbabili e guidati dalla passione. Riprova che l’arte, al di là delle circostanze, è tutto ciò che conta e che nel cuore rimane.