Il regista-pizzaiolo Daniele Frontoni, premiato per il suo cortometraggio Gold Fish (“Pesce rosso”) ha coniato a sua insaputa quello che per noi è stata l’esperienza del West London Film Festival in a nutshell: “Quanto son belle le prime volte.” La manifestazione stessa, organizzata dall’instancabile Giorgia Cecconi, ha dato risalto al tema della resistenza (culturale) accogliendo artisti emergenti e professionisti del settore in un ambiente dedicato al cinema indipendente e internazionale.
Qualcuno si è chiesto se ci fosse davvero bisogno di un altro festival del cinema. Avendo presenziato a tutte e tre le giornate, durante le quali, oltre ad assistere a tutte le varie scatole cinesi, contenuti-contenitori di eventi collaterali in seno al festival stesso, abbiamo avuto modo di partecipare a sessioni organizzate ed informali di networking, riuscendo a misurare il livello di coinvolgimento dei presenti. Bene, se ci fosse stato un termometro ad hoc, sarebbe scoppiato! La risposta, dunque, è sì, di eventi come il West London Film Festival ce n’è sempre bisogno.
Ma che cos’ha di speciale dunque il WLFF?
Quante volte sentite parlare di “inclusione” nel quotidiano? È un tema imprescindibile che però viene spesso declinato in maniera insufficiente, patinata, pour parler. Specialmente chi organizza manifestazioni culturali indipendenti dovrebbe garantire spazio e tempo a una moltitudine diversificata per esprimere idee attraverso linguaggi artistici specifici. Essere inclusivi e sostenere gli artisti vuol dire non solo dare loro rappresentanza, ma anche riconoscimento, aggregazione, visione comune e visibilità per progetti a vari stadi di sviluppo. Un esempio su tutti di come il WLFF ha offerto tutto questo è stata la Pitching Competition, un’occasione unica per nuovi autori di proporre sceneggiature e idee davanti a una giuria. Giorgia Cecconi, l’organizzatrice del festival, Dimitri Scarlato, in rappresentanza dei Comites Londra, e Nicole Lieberman, co-fondatrice del Female Film Club, hanno valutato con incoraggiamento e consigli i quattro progetti presentati. Oltre alla Pitching Competition, vanno citate le 58 opere presentate da autori provenienti da tutto il mondo.
Albania VS Bassano del Grappa
Subito prima della premiazione, avvenuta domenica 26 ottobre, il pubblico è stato omaggiato dalla drughiana presenza del comico Xhuliano Dule, che ha presentato una delle sue dissacranti performance di stand-up comedy in puro stile “maschio alpha, etero e spaccapassere.” La tematica portante? Sfatare il mito che nella vita (si legga esistenza), l’importante è partecipare. Niente di più falso. L’importante è fare parte del team dei vincitori. Ed è vero che Dule è bianco ed etero, ma ha anche avuto la ”sfortuna” di essere nato albanese, e la sfiga ancora più grande di essere cresciuto a Bassano del Grappa.
Il pubblico non ha potuto che amare la sua satira, ma mentre lo ascoltavo, ridendo sguaiatamente, mi sono anche chiesta il perché di tanta remora nel prendersela anche con Madre Teresa di Calcutta. Xhuliano, non sentirti intitolato a fartene beffa solo perché anche lei era albanese. Madre Teresa è stata di per sé una figura così controversa che, come direbbero i colleghi di Factanza: cosa memiamo a fare? E allora vacci giù pesante!