Gli Amaraterra & Mr Morski si sono esibiti sul palco del The Jago Dalston. Performaces increbili, pubblico impazzito, ma ad un tratto tutto si è trasformato in altro…
Nella moltitudine ritroviamo salentini doc nonche’ appassionati di pizzica venuti da tutte le parti di Londra
La sala densa di fumi colorati, tigri, ombrellini di carta e pubblico in trepidante attesa fanno da cornice all’esplosiva ouverture di Mr Morski agli Amaraterra sul palco del The Jago Dalston. Il tornado di generi musicali accende i corpi stimolandoli con ritmi diversissimi tra di loro, una digressione di generi musicali distinti eppure ricuciti insieme dalla brillante rock star bulgara che ha la potenza di una supernova. Sa bene che molti nel pubblico sono italiani, e nella moltitudine ritroviamo salentini doc nonche’ appassionati di pizzica che sono venuti da tutte le parti di Londra per lasciarsi trasportare dal calore di una musica tradizionale, le cui radici affondano profonde nella terra.
Nella precedente intervista rilasciata prima dell’evento al The Jago, Alfredo Giani (mandola, chitarra e voce) ci ha spiegato che uno dei principali intenti della musica degli Amaraterra e’ ricreare l’atmosfera di piazza che è la base più arcaica e “pura” della (loro) musica.
Mina cantava del cielo in una stanza. Gli Amaraterra riportano invece la piazza in una stanza
Prendendo assolutamente per buone le sue parole e avendo successivamente ascoltato i loro brani ma senza mai averli visti dal vivo, rimasi molto colpita da tale affermazione.
Le atmosfere suggerite dai testi e dalla musica immediatamente trasportano chi ascolta su un altro piano. Mi sono detta – che incredibile potenza – e si’ che l’immaginazione agevolata dal loro talento mi ha rapita, ma mai mi sarei aspettata di rivivere ad occhi aperti la mia gioventù campeggiante e gioiosa nella penisola salentina.
Mina cantava del cielo in una stanza. Gli Amaraterra riportano invece la piazza in una stanza con una forza in grado di far provare quel famoso trance che tutto ripara. Istanti magici, corali; complice anche l’intreccio di voci che cantano storie diverse.
La musica non riparte perché è intrappolata in un limbo di malagestione manageriale che degenera col passare dei minuti
Dopo una pausa che sarebbe dovuta durare il tempo necessario per i cantanti di riprendere fiato, ci attende la seconda parte del concerto. Rientro dentro il locale, richiamata dal calore e dalla voglia insaziabile di musica ma ad aspettarmi c’e’ tutt’altra atmosfera. La luce fredda della torcia impugnata da un uomo della sicurezza che ora e’ sul palco insieme ad alcuni componenti del gruppo, ha rimpiazzato il fumo, prima attraversato dai fasci di luce colorata. La musica non riparte perché è intrappolata in un limbo di malagestione manageriale che degenera col passare dei minuti.
A conti fatti abbiamo un’accusa ingiusta e il concerto interrotto
Mi guardo intorno, e oltre alle facce dei presenti a forma di punto interrogativo, ritrovo la mia amica Sophie (nome di fantasia) la quale mi racconta che e’ stata costretta a fornire il suo documento e i dettagli della carta di credito. Prosegue dunque raccontandomi l’antefatto: Sophie durante il primo tempo aveva trovato una giacca di qualcuno per terra e per non farla calpestare ulteriormente, l’aveva raccolta e poggiata su un muretto alle sue spalle. Pochi istanti dopo la giacca e’ stata nuovamente scaraventata a terra perche’ aveva urtato un bicchiere di birra posizionato accanto al mixer (una decisione questa assai infelice e poco professionale).
E’ dunque partita la caccia alla ”strega”, accusata ingiustamente e intimata di mostrare il documento e di lasciare i dati della carta di credito qualora il mixer fosse stato danneggiato. Io e il resto degli amici rimaniamo basiti. A conti fatti abbiamo un’accusa ingiusta e il concerto interrotto.
Esibirsi senza bere e’ impensabile, finire la serata in quel modo assolutamente inaccettabile e doloroso. Fortunatamente dietro le quinte si tenta di ragionare.
Successivamente, come un unico corpus la band riprende forza e decide di fare cio’ che e’ giusto per il suo pubblico: tornare a far gioire la piazza
Successivamente, come un unico corpus la band riprende forza e decide di fare cio’ che e’ giusto per il suo pubblico: tornare a far gioire la piazza. Riprendono a suonare e la sala impazzisce, i colpi dati al tamburello sono ancora più forti, decisi, quasi a cadenzare un unanime dispiacere, una tempesta estiva improvvisa che lascia la spiaggia deserta. E’ la prima volta che succede una cosa del genere ad un nostro concerto – mi racconta Alfredo l’indomani – e in base alla mia esperienza una cosa del genere non era mai successa quando il The Jago era ancora Passing Clouds, ma certo chi scrive non fa di tali dettagli un dato ma un’osservazione.
Per non lasciarvi pero’ sotto la tempesta vi do una bella notizia: il prossimo concerto degli Amaraterra con DJ Yucca si terra’ il 3 febbraio al Magic Garden. Don’t miss out!