venerdì 20 Settembre 2024
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Elezioni sindaco di Londra: Sadiq Khan vince e conquista il terzo mandato

Risultato storico alle elezioni per il sindaco di Londra: Sadiq Khan vince e conquista il terzo mandato di fila. Battuta la Hall con uno scarto di 276.000 voti.

Sadiq Khan è nuovamente sindaco di Londra

Due milioni e mezzo circa di voti dei cittadini londinesi hanno decretato il vincitore di queste elezioni: il laburista Sadiq Khan ha vinto per il terzo mandato consecutivo la carica di sindaco di Londra. Questo risultato storico alle elezioni per il sindaco di Londra ha visto Khan battere la sua rivale Susan Hall con uno scarto di quasi 276.000 voti.

Ricordiamo che con questa vittoria, Kahn ha battuto in termini di longevità il suo predecessore, il conservatore Boris Johnson, eletto due volte sindaco della capitale britannica.

Khan, eletto per la prima volta nel maggio 2016, ha vinto in nove distretti elettorali su 14, soffiandone addirittura due dai Tory conservatori.

Il conteggio è iniziato sabato 4 maggio alle 09:00 e tutti i candidati si sono presentati al municipio per l’annuncio ufficiale intorno alle 17:00.

Come detto, Khan ha dominato in nove distretti tra cui Lambeth & Southwark, Barnet & Camden, City of London & East, Merton & Wandsworth, Greenwich & Lewisham, Enfield & Haringey e North East. Ma non solo. Soffiati ai conservatori anche i distretti ovest e sud ovest come West Central, con uno swing del 5,2% a favore dei laburisti, e South West con uno swing del 2,7%.

I risultati emersi sono tra i peggiori di sempre per i Tory, con i laburisti che hanno guadagnato in totale 10 seggi lasciandone solo tre ai conservatori e uno ai liberaldemocratici. Questi i dati delle votazioni:

I laburisti registrano 983.216 voti (39,70%) mentre i conservatori 673.036 (27,18%). I Verdi sono arrivati terzi con 319.859 (12,92%), davanti ai LibDem con 274.049 (11,07%) e al Reform UK con 183.358 (7,40%).

Elezioni: i commenti dell’opposizione

Il partito del Primo Ministro Sunak ha perso circa 500 consiglieri comunali a Londra, con la prima carica del Paese che ha parlato di “elettori frustrati”.

Un botta e risposta a distanza che non si è fatto attendere con il nuovo Mayor di Londra che, come riporta la BBC, ha invitato e sollecitato il premier Rishi Sunak a indire elezioni generali.

Il neo sindaco ha poi continuato:” È tempo che Rishi Sunak dia al pubblico una scelta: un’elezione generale non solo aprirebbe la strada a una nuova direzione per il nostro Paese, ma renderebbe realtà il coraggioso cambiamento che i londinesi vogliono vedere”.

La sua principale rivale, Susan Hall, si è congratulata con Khan per la sua vittoria, affermando che la campagna per diventare sindaco è stato un “onore e privilegio”. Ha poi continuato affermando che “Continuerò a chiedere conto a Sadiq delle famiglie che lavorano duro, degli automobilisti e delle donne. Esorto Sadiq a rendere Londra migliore per il bene di tutti noi.”

Armonie d’Italia, il Maestro Antonio Morabito porta la cultura italiana in Europa attraverso la musica

Dopo i concerti del Festival Pucciniano in collaborazione col baritono Giuseppe De Luca, che nel mese di Aprile hanno ottenuto un grande successo in UK, nel mese di Maggio il Maestro Antonio Morabito torna all’attività solista, con tre concerti a Londra (uno dei quali presso l’Istituto Italiano di Cultura) e uno in Italia, a Milano. Queste le date:

  • 8 Maggio: St. Olave Hart Street, London; 1.00 pm
  • 15 Maggio: Sala Concerti Fondazione Giuseppe Verdi, Milano; 4.00 pm
  • 22 Maggio: Istituto Italiano di Cultura, London; 6.30 pm
  • 30 Maggio: St Mary’s Perivale Church, London; 2.00 pm
Il pianista Antonio Morabito (ph. Https//antoniomorabitopianist.com).
Il pianista Antonio Morabito (ph. Https//antoniomorabitopianist.com).

Al concerto del 22 Maggio tengo particolarmente – ci aveva detto Antonio qualche settimana fa – è il più importante di quest’anno, per il valore che io gli do, perché suonerò all’Istituto Italiano di Cultura. Sono molto affezionato alle mie radici, chi mi conosce lo sa, per cui ho un legame molto importante con la comunità italiana a Londra, tra l’altro i miei studi al Royal College sono stati finanziati dall’associazione culturale italiana Il Circolo, che io sempre ringrazio. Quando scelsero me come studente dello scolarship (borsa di studio, n.d.r.) mi sono sentito onorato e responsabilizzato, è una cosa in cui credevo, quindi la magia è stata questa: loro hanno scelto me e io ho sposato la loro mission, cioè la promozione della cultura italiana all’estero. Non sono uno di quegli italiani che vanno all’estero e rinnegano le proprie origini, anzi io ne vado orgoglioso e cerco di promuoverle, di metterle sempre in evidenza”.

Parlerò della cultura italiana in una maniera un po’ trasversale, atipica, tramite le opere pianistiche che presenterò

La struttura del concerto solista di Antonio Morabito è ben precisa: “Parlerò della cultura italiana in una maniera un po’ trasversale, atipica, tramite le opere pianistiche che presenterò: attraverso il programma del concerto sottolineerò quanto la musica italiana, quella colta, dei secoli passati, abbia influenzato lo sviluppo della musica colta europea e, viceversa, quanto l’Italia abbia assorbito anche dal resto del mondo. Ad introdurre il tutto ci sarà Federica Nardacci, bibliotecaria e musicologa del Royal College of Music, e io stesso durante il recital sottolineerò queste relazioni con la cultura italiana all’Istituto Italiano di Cultura, quindi quale miglior posto?”

Il 30 maggio, invece, nella Chiesa di St Mary’s Perivale ci saranno le telecamere della BBC e il concerto sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook della chiesa.

Il pianista Antonio Morabito (ph. R. Leotti).
Il pianista Antonio Morabito (ph. R. Leotti).

Cosa siamo nel buio, il nuovo romanzo di Tobia Rossi che illumina il mondo adolescente

Esce il prossimo 21 Maggio, inizialmente in Italia, Cosa siamo nel buio (Editore Mondadori) opera letteraria a firma di Tobia Rossi, drammaturgo, sceneggiatore e story editor. Il volume segue la messa in opera della piece teatrale Hide and Seek (sempre a firma di Rossi), che nello scorso mese di Marzo è stata rappresentata a Londra per la Zava Productions, riscuotendo un buon successo di pubblico.

Questa stessa piece ha preso vita dalla drammaturgia, sempre di Rossi, Nascondino, che a sua volta ha ispirato questo romanzo, dopo aver vinto il Mario Fratti Award 2019 ed essere andato in scena in Italia, a Londra e New York.

Cosa siamo nel buio, di Tobia Rossi
Cosa siamo nel buio, di Tobia Rossi (copyright Mondadori Editore)

Cosa siamo nel buio narra di Gio, che va in seconda liceo, ed è convinto che nessuno lo ami

Cosa siamo nel buio narra di Gio, che va in seconda liceo, ed è convinto che nessuno lo ami, da sua mamma alla sua amica Debbi, ai “bro” che pensano e agiscono in branco Kevin, Zippo e Alex. Quindi, partendo da questa sua convinzione, decide di sparire lasciando come unico indizio una serie di video sul suo profilo TikTok. Va a nascondersi in una remota grotta nel bosco, forse per non essere trovato o forse perché qualcuno finalmente si accorga di lui.

Hide and Seek in scena

Così quando Mirko – il mito, il compagno di scuola che Gio osserva da mesi, di cui Gio pensa di conoscere tutto – scopre per caso il suo nascondiglio, le cose cambiano. Mirko diventa un complice, torna a trovarlo nella grotta per raccontargli cosa sta succedendo fuori: le ricerche della polizia, i servizi in TV, le visualizzazioni del suo profilo TikTok che crescono ogni giorno. Finché il legame tra i due si stringe, rivelando davvero ciò che Gio e Mirko sono nel buio: due anime spezzate in cerca di uno spiraglio di luce.

Tobia Rossi collabora con i principali teatri milanesi, tra cui il Piccolo Teatro e il Teatro Elfo Puccini

Prima del debutto teatrale londinese di Hide and Seek, lo scorso Marzo, Tobia ci aveva raccontato come era nata l’idea di questo romanzo. “Grazie a una serie di fortunati incontri e fortunati eventi, la versione italiana dello spettacolo ha catalizzato l’attenzione di un editore, di una editor, che mi ha chiesto se mi andasse di scrivere un romanzo per ragazzi adolescenti, partendo da questa storia… grande ruolo ha avuto il rapporto tra me e questa editor, Marta Mazza (Editore Mondadori), insieme alla quale si è costruita l’idea di questo romanzo che amplia il racconto del testo teatrale, quindi crea tutta una serie di percorsi, di personaggi secondari. Dice tutto quello che nel testo teatrale non viene detto, per una questione di sintesi. E’ come se fosse una versione ampliata di quella storia e del suo mondo. Sono molto contento del risultato”.

Tobia Rossi, drammaturgo Hide and Seek
Tobia Rossi, drammaturgo Hide and Seek (copyright Tobia Rossi)

Tobia Rossi collabora con i principali teatri milanesi, tra cui il Piccolo Teatro e il Teatro Elfo Puccini. Insegna presso il Teatro Franco Parenti, la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti e lo IED – Istituto Europeo del Design. Nel 2023 ha vinto il Premio Internazionale per la drammaturgia LGBTQ+ Carlo Annoni col monologo Piccola bestia.

Garanzie di un successo annunciato anche per il nuovo Cosa siamo nel buio, una storia che parte dall’universo adolescenziale e si rivolge a tutti.

Il romanzo sarà presentato ufficialmente al pubblico a fine Maggio presso Noi Libreria – Spazio culturale di vicinato, a Milano.

 

Voci di resistenza e rinascita: l’arte e l’anima di Edith Piaf nel palcoscenico di Giulia Asquino

C’è stato un periodo nella mia vita quando, ancora giovanissima, mi destreggiavo nel mondo lavorativo delle cooperative in duplice veste di socia-lavoratrice e rappresentate sindacale. Beata gioventù e beata ingenuità: le batoste che ci ho preso ancora me le ricordo. Alcune prevedibili, altre percepite come pugnalate. E proprio in quel momento storico in cui la mia bubble fatta di grandi ideali, buoni sentimenti e lotte sociali si era dissolta in un attimo, ricordo perfettamente un pomeriggio, dopo essere uscita dai Magazzini MAS in via dello statuto a Roma, mi diressi verso la metro con l’MP3, scassato negli ingranaggi quasi quanto me, e ad un tratto sentii una voce profondissima, che aveva squarciato più di un abisso esistenziale. Incluso il mio.

Non, rien de rien.

Non, je ne regrette rien.

Ni le bien qu’on m’a fait,

Ni le mal.

Tout ça m’est bien égal.

Love Edith. A secret conversation al Golden Goose Theatre con Giulia Asquino

Mi commossi e l’indomani mi licenziai. C’è da dire che il piano originale prevedeva anche l’invio di feci d’origine ignota al megadirettore galattico della cooperativa, ma per problemi di logistica, rinunciai. A saperlo che 20 anni dopo e per la modica cifra di £19.99 fosse stato possibile farlo grazie ad una ditta tutta inglese chiamata – senza parafrasare – Sendshit.co.uk, forse avrei aspettato per l’epicità del momento. Esser pazienti a volte paga.

Ma quante donne avrà salvato e continuerà a salvare Edith Piaf?

Ma quante donne avrà salvato e continuerà a salvare Edith Piaf? Sarebbe da censirci tutte. E proprio questo mio debole per la môme Piaf mi ha spinta ad indagare di più quando mi sono imbattuta nello spettacolo teatrale dal titolo Love, Edith. A secret conversation, interpretato da una giovane attrice romana chiamata Giulia Asquino. È entrata in contatto con me e l’amica/collega geniale Annalisa Valente, alla quale ha rilasciato una brillante intervista, svelandoci come tutto il progetto, a partire dalla scrittura a quattro mani con Delia Morea, fosse nato.

Love Edith. A secret conversation

Nel Golden Goose Theatre di Londra la storia di Giulia e della sorella spirituale Edith ha trovato la sua casa, fatta di pareti con carta da parati fiorita, il quadro dell’amata santa Teresa di Lisieux, un triclino rosso di velluto e bottiglie di vino in remissione dei peccati. Giulia è (nella pièce) un’attrice paralizzata dalla paura che si declina in rabbia e disperazione. In preda al tormento di non farcela e di tradire sé stessa attraverso la rinuncia del palcoscenico.

Il corpo minuto e multiforme di Giulia Asquino catalizza immediatamente l’attenzione del pubblico

La vita e il sogno s’incontrano dunque ancora una volta nel mondo dell’arte: Edith Piaf appare, più profana che santa, nella vita di Giulia, condividendo con lei la breve e intensa esistenza che l’ha portata a vivere e morire rimanendo fedele a sé stessa. Il corpo minuto e multiforme di Giulia Asquino catalizza immediatamente l’attenzione del pubblico che accoglie le note gravi delle sue urla, partecipando all’atto di dolore. Su quel palco Giulia è sola e noi con lei.

Love, Edith. A secret conversation. Giulia Asquino

La vulnerabilità fatta carne di una donna che non si riconosce più attraversa lo spaziotempo unendo due corpi in uno solo. Edith/Giulia distinte e sovrapposte in un cambio d’abiti e luci, danzano e cadono, amano e si disperano, rincorrendosi e prendendosi per mano fino a ritrovare la leggerezza. Di fronte alla morte, al tradimento e all’abbandono il sentimento di amicizia tra donne, la sorellanza, si amplificano tanto nelle preghiere quanto nel canto. Dove finisce Giulia e inizia Edith non importa più. La storia diventa universale e catartica, mostrandoci la bellezza dell’immergersi nelle viscere della vita senza rinnegare nulla. Rinascendo come una fenice dalle proprie ceneri.

I solo show possono essere un azzardo, un lancio nel vuoto

I solo show possono essere un azzardo, un lancio nel vuoto. Giulia Asquino e l’eccezionale squadra di donne che l’hanno accompagnata dalla fase embrionale fino alla nascita dello spettacolo, hanno dato prova di coraggio ed estrema sensibilità mettendo in scena l’intima metonimia dell’essere umano tutta racchiusa nella sua fragilità. Per questo, le ringraziamo nuovamente una ad una:

Giulia Asquino: Writer & Performer

Elena Catangiu: Set & Costume Designer

Delia Morea: Writer & Director

Chiara Spampinato: Producer, Tech and Lighting Designer

Tully A. Klein: Assistant Director

e Steven Cox: Light and set technician

Love, Edith. A secret conversation, il cast

Mal di Sicilia, Francesco Terracini ne parla all’Istituto di Cultura

Di Mal di Sicilia parla l’autore, Francesco Terracini, nella conversazione con John Dickie (UCL) il 10 maggio all’Istituto Italiano di Cultura di Londra.

Mal di Sicilia, conversazione con Francesco Terracini all’Istituto di Cultura di Londra

Mal di Sicilia è un sentimento diffuso che genera l’impulso a fuggire e allo stesso tempo il desiderio di restare o di tornare. Il libro tenta di creare un dialogo tra persone di diversa provenienza, mai incontrate prima, ma che hanno avuto un rapporto complesso con l’isola.

È in Sicilia che risuona la voce di Alexander Hardcastle, archeologo dei primi del ‘900, perduto tra le rovine della Valle dei Templi di Agrigento, stupito dalla bellezza del paesaggio e infine ucciso dalla sua stessa passione (morirà in manicomio).

Attraverso quattordici ritratti, il saggio di Francesco Terracina cerca di illuminare l’isola autunnale, che con i suoi colori leggermente crepuscolari cerca di nascondere nell’ombra i suoi lati oscuri, dando l’idea di una terra di luce e ricreazione.

Una terra la cui complessità è chiara a chi decide di appartenervi. Mal di Sicilia sembra essere ben riassunto in un verso di Giuseppe Ungaretti: “Come portati via si rimane”.

Si gioca il destino di un’isola che ha tante ambizioni e finisce per inciampare nel caos che la governa. Il fascino della Sicilia probabilmente non rientra, o almeno non finisce, nella nostalgia che tutto assolve.

Italian Car Day, auto e moto italiane il 4 maggio al Brooklands Museum

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Appuntamento di rigore per proprietari e appassionati di auto e moto italiane alla edizione 2024 di Italian Car Day il 4 maggio al Brooklands Museum in Surrey.

De Gustibus, dal dolce dei gatti all’umami degli umani: un viaggio nel mondo del gusto con Davide Risso

Come percepiamo il gusto? Il nostro gatto riesce a sentire il dolce? Cosa accomuna un panda a una mucca? Ok, forse pensando al panda la prima cosa che mi viene in mente è che rischia l’estinzione perché le foreste in cui vive vengono continuamente depredate dalle attività di deforestazione, ma mi sono spesso chiesta come il gusto funzioni davvero, tenendo conto che gli studi e le scoperte sono in continuo sviluppo.

Per rispondere a queste e altre domande, fidate esperte mi hanno consigliato il libro edito da Topic Edizioni, la nuova casa editrice del gruppo Giunti ”De Gustibus. Sul gusto negli esseri umani e negli altri animali’’.

Tra le tante cose che un essere umano può avere in comune con le scimmie, la mia è certamente la curiosità che mi ha spinta ad andare direttamente alla fonte, intervistando uno degli autori del libro, nonché Head of Nutrition alla Tate & Lyle di Londra, Davide Risso. 

Davide Risso, autore di ‘’De Gustibus. Sul gusto negli esseri umani e negli altri animali’’
Davide Risso, autore di ‘’De Gustibus. Sul gusto negli esseri umani e negli altri animali’’

Davide grazie per questa intervista. Ho appreso che sei un appassionato dell’arrampicata, ma facciamo un passo indietro e partiamo dalla carriera universitaria.

 Mi sono formato a Pisa, Bologna, e Potsdam (Germania), oltre che a Bethesda e Seattle (USA). Ho conseguito la laurea in scienze naturali e biologiche, specializzandomi successivamente in scienze molecolari del gusto. Poi, ho proseguito con un dottorato in genetica del gusto e un post-dottorato in genetica clinica in ambito nutrizionale.

La passione è arrivata da un’opportunità, non viceversa

Sei nato ad Alba, nel cuore delle Langhe, uno dei paradisi enogastronomici dell’Italia. Pensi che le tue origini abbiano influenzato la tua ricerca scientifica?

Beh, mi piacerebbe fosse stato così romantico ma sarò onesto nel dire che inizialmente io volevo fare altro. Sarei voluto diventare genetista forense. Ho anche fatto un po’ d’esperienza nel campo ma poi una mia Prof. dell’università di Bologna (Donata Luiselli) mi ha indicato una borsa di studio inerente alla genetica del gusto. Ho dunque colto l’occasione, e mi è piaciuto molto. Fino al punto di farmi appassionare e studiare approfonditamente la percezione del gusto. So che spesso avviene il contrario ma per me la passione è arrivata da un’opportunità, non viceversa.

C’è stato un momento in cui la ricerca scientifica ti ha fatto cambiare in qualche modo la tua visione personale del cibo e del gusto?

Certamente. Dopo aver iniziato a studiare l’argomento, ho prestato sempre più attenzione alla nutrizione, all’alimentazione, al cibo, alla scelta gastronomica dei posti dove vado a mangiare. Quindi ha impattato fortemente la mia vita. Come dicevo, di solito una persona segue la propria passione e cerca di costruirne una professione. A me è accaduto il contrario. Il cibo è entrato nella mia vita, ed è una cosa che mi piace tantissimo. A cucinare ho iniziato dopo. Certo, non sono uno chef ma mi arrangio.

Hai lavorato e lavori esclusivamente per grandi aziende come la Ferrero?

A seguito della mia esperienza accademica sì, ma nel mio tempo libero tengo anche dei corsi con alcuni chef, organizzando corsi di ”scienza in cucina” e ”palestre del gusto” in collaborazione con Eataly. 

Puoi raccontarmi meglio in cosa consistono questi corsi?

Praticamente spieghiamo come funziona il gusto dal punto di vista molecolare e quali sono le differenze tra gusto, olfatto, sapore; termini che spesso vengono usati come sinonimi (anche se non è proprio così). E poi si sperimentano delle vere e proprie ricette. Da un lato abbiamo lo chef che insegna come si cucina e dall’altro lo scienziato (sarei io) che spiega cosa succede al cibo da quando si cucina a quando lo si mette in bocca.

‘’De Gustibus. Sul gusto negli esseri umani e negli altri animali’’
”De Gustibus. Sul gusto negli esseri umani e negli altri animali’’

Hai mai pensato di farlo anche nelle scuole?

Mi piacerebbe molto, sì. Non ho esperienza però con fasce d’età più giovani. Devo studiare, rivedere il mio linguaggio. Proverò ad impegnarmi anche in questo!

Qui a Londra hai altri progetti collaterali?

Fare questi corsi qui a Londra sarebbe estremamente interessante. Le classi sono indirizzate a gruppi di massimo 15 persone, di modo da costruire un’interazione, uno scambio più intimo, attivo. Una vera e propria conversazione che con una platea più ampia verrebbe inevitabilmente diluita.

La passione per la scrittura ce l’ho da una vita, leggo da quando sono bambino

E la passione per la scrittura quando e come nasce?

La passione per la scrittura ce l’ho da una vita. Leggo da quando sono bambino. Poi, ad un certo punto, dall’amore per la lettura è nata la voglia di scrivere qualcosa. Scrivo racconti da tantissimo, credo da 15 anni. Ne ho pubblicati diversi su riviste americane e italiane. Poi mi sono dato alla flash fiction, e ora sto sperimentando la micro fiction. Una bella sfida quest’ultima, considerando che si racchiude tutto in sole cento parole!

Veniamo al libro che hai scritto con Gabriella Morini, ricercatrice all’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Com’è nato il progetto?

Io e Gabriella ci conosciamo da più di dieci anni. Ricordi quando ti raccontavo della borsa di studio che mi indicò la mia Prof. di Bologna? Bene, io e lei eravamo genetisti e non ne sapevamo moltissimo sul gusto. Mi sono allora rivolto all’Università di Scienze Gastronomiche, al tempo si conosceva come l’Università del Gusto, e ho avuto la fortuna di trovare Gabriella, che è sia ricercatrice che insegnate. Inoltre, è stata la correlatrice della mia tesi, e mi ha insegnato molto sul tema. Poi ho preso la mia strada. Abbiamo pubblicato insieme molti articoli, scritto il capitolo “Il gusto degli Italiani” nell’enciclopedia Cultura del Cibo di UTET e poi un paio di anni fa, mi è venuta l’idea di scrivere questo libro.

Avete in programma nuovi eventi per far conoscere il libro?

Si, ne parleremo al Salone del Libro di Torino il 12 Maggio, e poi il 19 Maggio a Mantova per il Food&Science Festival.

Per quanto riguarda gli animali, non tutti hanno i nostri cinque gusti

Se dovessi spiegare o riassumere la differenza fra il gusto negli esseri umani e negli altri animali ad una persona, ad un bambino che non sa nulla, da dove partiresti?

La differenza è proprio che noi abbiamo cinque gusti, compreso l’umami di cui le persone conoscono ancora poco. Per quanto riguarda gli animali, non tutti hanno i nostri cinque gusti, e questa è una cosa interessantissima. Prendiamo i gatti per esempio: loro non riescono a percepire il dolce. Se diamo loro acqua e zucchero, lo zucchero non lo percepiscono. Lo stesso vale per i leoni e altri felini. Questo è dipeso dall’adattamento alla loro dieta, cioè i felini sono carnivori e gli zuccheri sono principalmente presenti nelle piante, quindi nel tempo l’evoluzione ha reso ridondanti i recettori del dolce.

In realtà il gusto è molto più dinamico di quanto si possa pensare

Potrei portare tantissimi esempi ma riassumendo la differenza è che in realtà noi pensiamo al gusto come un ”sistema’’ fisso, fermo. Addirittura si è ancorati alla mappa del gusto, cioè che per esempio si percepisca l’amaro solo dietro la bocca, il dolce sulla punta della lingua, ecc. Questa è una fake news. In realtà il gusto è molto più dinamico di quanto si possa pensare!

''La mappa del gusto''
”La mappa del gusto”

Ora sto scrivendo un secondo libro sull’umami, di cui non si sa molto, ed è decisamente più complicato

Quanto ci hai messo per scrivere il libro e da dove sei partito?

Ho impiegato circa un anno, ma è stato un percorso diciamo lineare, siccome è sostanzialmente una raccolta di storie e peculiarità sul mondo del gusto, che ho collezionato durante i miei studi. Ora sto scrivendo un secondo libro sull’umami, che ancora non si conosce molto in Occidente, e lo sto trovando decisamente più complicato, perché è vero che sono esperto del gusto ma non dell’umami in particolare, quindi è necessario che io raccolga quante più informazioni possibili.

Come organizzi il tuo lavoro di raccolta dati e il processo creativo?

Per questo nuovo libro, ho iniziato leggendo diversi libri e centinaia di articolo scientifici sull’argomento. Poi ho iniziato scrivendo parole chiave inerenti alle tematiche che volevo esplorare nel libro. Successivamente ho formato dei gruppi che avessero un senso, ho raccolto la letteratura, l’ho messa in cartelle divise per argomento, e poi ho cercato di unirle in maniera un po’ più creativa. Di raccontare delle piccole storie che racchiudessero tutti questi argomenti. Per adesso sono arrivato a nove capitoli.

La grande sfida di questo secondo libro è anche quella di renderlo fruibile per un pubblico più generalista, immagino.

Esattamente. In De Gustibus c’è la storia del gatto, del panda, l’evoluzione, ecc. quindi è stato molto spontaneo elaborare un capitolo per ogni storia. Ma la sfida, che a volte sembra insormontabile, di coniugare divulgazione scientifica e storytelling in questo caso mi stimola ancora di più perché sull’umami esistono pochissimi testi realmente fruibili, quanto piuttosto delle bibbie scientifiche che possono intimidire un potenziale lettore. Dal canto mio, ce la sto mettendo tutta!

Comites e Associazioni a Manchester, c’è aria di networking

Incontro di successo tra Comites e associazioni a Manchester, ospitato, per la prima volta dopo molti anni, sabato scorso al Consolato (Photo Emanuele Bernardini / Comites Manchester)

Italian Car Day al Great British Italian Journey: protagoniste le auto classiche italiane

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Alcune delle più belle autovetture classiche italiane saranno protagoniste assolute al prossimo Great British Car Journey – AUTO ITALIANE ad Ambergate nel Derbyshire il prossimo 28 aprile 2024.

“Love, Edith”: Giulia Asquino illumina il palco londinese con la sua “dramedy” sulla Piaf

Intraprendente, solare, perspicace, determinata: è Giulia Asquino, nata a Roma, attrice, cantante e ballerina, che sta per debuttare a Londra con la piece teatrale ‘Love, Edith’ – The Secret Correspondence. Un omaggio a Edith Piaf, personaggio che ha influito sulla vita e l’arte di Giulia in un modo unico e molto personale.

Sul palco, Giulia è da sola ma non è sola: in un momento di sconforto e poca fiducia in sé stessa, Edith le viene in soccorso per aiutarla a superare gli ostacoli

Un one woman show tutto recitato in inglese, che Giulia firma con Delia Morea, regista e scrittrice, e Chiara Spampinato, responsabile di produzione. Completano la crew la scenografa e costumista Elena Cantangiu e il lighting and sound designer Steven Cox.

Sul palco, Giulia è da sola ma non è sola: in un momento di sconforto e poca fiducia in sé stessa, Edith le viene in soccorso raccontandole dei momenti decisivi della sua vita e della sua carriera, per aiutarla a superare gli ostacoli del cuore e dell’anima. “Usa i tuoi errori, usa i tuoi difetti e diventerai una star” è il messaggio che Edith rivolge a Giulia.

Al Golden Goose Theatre di Londra, dal 30 Aprile al 4 Maggio.

Abbiamo incontrato la protagonista per conoscere meglio lei e il suo progetto teatrale.

Love Edith, Giulia Asquino

Chi è Giulia Asquino?

Nasco come ballerina classica, ma non provengo da una famiglia di artisti… Ricordo che da bambina ballavo in casa con la radio in sottofondo e anche a mia nonna, la mamma di mia madre, piaceva molto la musica. Ballava per casa, canticchiava… Chiesi a mia mamma di poter fare lezioni di danza, avevo più o meno cinque anni. Qualche anno dopo sono entrata al Balletto di Roma, mi sono diplomata lì. Il canto è arrivato per caso, c’era la mamma di una mia amichetta di danza che mi ascoltava cantare in macchina e disse a mia madre che era andata all’Auditorium di Santa Cecilia per uno spettacolo di musica classica e aveva scoperto che facevano le audizioni per i bambini, per il coro delle voci bianche, quindi le propose di portarmici. Mia madre disse ‘perché no’ e io ricordo che andai lì col mio bellissimo giacchetto rosso delle Winx di cui ero veramente fiera (ride).

L’arte parla di umanità e vita, e desideravo scoprire di più su discipline come la filosofia

Ero terrorizzata, avevo all’incirca otto anni, poca autostima, e in più portavo un pezzo di Laura Pausini. Avevo così tanta paura… ricordo questa sala delle audizioni piena di strumenti bellissimi, tutta arredata in legno… e poi l’Auditorium della Conciliazione è qualcosa di spettacolare… la ragazza che si occupava di portare dentro i bambini mi vide così agitata e mi propose di entrare prima con lei e assistere al provino di un’altra bambina per cercare di tranquillizzarmi e mostrarmi che cosa succedeva all’interno, perché poi era quell’ignoto che in realtà mi spaventava. E così facemmo… Poi toccava a me… Feci il provino con una sorta di incoscienza mista all’innocenza dell’età… Mi presero, entrai in Conservatorio. Quindi ci fu un periodo in cui studiavo sia danza che canto. Di lì a poco dovetti però scegliere che cosa fare, più che altro perché iniziavo ad andare alle medie e anche la danza diventata più impegnativa: fino ai dieci anni avevo fatto solo danza classica, poi ho iniziato a fare sia classica che contemporanea, il che significava più giorni, più ore, e tutto diventava un po’ più impegnativo. Scelsi comunque la danza, lasciai il canto per un periodo. Poi verso i tredici anni ho frequentato per un po’ una scuola di canto vicino casa. Infine sono entrata al Balletto di Roma, quindi danza al cento per cento tutti i giorni. Allo stesso tempo avevo scelto di frequentare il liceo classico, per avere una cultura generale che legasse bene con il mondo dell’arte. L’arte parla di umanità e vita, e desideravo scoprire di più su discipline come la filosofia.

Love Edith, Giulia Asquino
Love Edith, Giulia Asquino (copyright Giulia Asquino)

Poi da Roma sei partita per gli Stati Uniti. Come è successo?

Ho fatto un’audizione a Milano con un’amica che era con me al Balletto di Roma per una compagnia di balletto di New York. Lei mi chiese di accompagnarla, non voleva andarci da sola. Presero me e non lei. Nel frattempo avevo iniziato il mio ultimo anno di liceo e volevo concluderlo, ma avevo la possibilità di stare in America una settimana, nel gennaio 2018, dopo le Feste, per un festival di danza, in modo da cominciare anche a lavorare un po’ insieme a loro. Quindi ci sono andata, sono partita con i miei. E’ stata la nostra prima volta in America.

Sei nata nel 1998 e nonostante la tua giovane età hai una vita professionale già considerevole.

Sì, devo dire che nonostante il fatto che non abbia sempre avuto tutti dalla mia parte, a parte mia madre che mi ha sempre supportata in tutto, sono sempre stata molto determinata e decisa nell’attivarmi per realizzare il mio obiettivo.

Da quanto tempo sei a Londra?

Sono stabile a Londra da poco più di un anno, perché in realtà, dopo quella famosa settimana a New York in cui ho capito che forse la danza non era esattamente quello che avrei voluto fare, camminando in una strada della città mi sono imbattuta nella pubblicità di uno studio di recitazione (Susan Batson Studio). Mia madre mi spronò a provarci, la recitazione in realtà è sempre stata dentro di me, anche nel balletto avevo sempre le parti principali, quindi in realtà è sempre stata qualcosa che mi ha molto appassionato. All’epoca l’inglese lo capivo ma non lo parlavo proprio benissimo. E questa cosa mi terrorizzava. Ma è stato anche il momento in cui ho iniziato a studiare recitazione in quella scuola a New York grazie ad una borsa di studio.

Love Edith, Giulia Asquino
Love Edith, Giulia Asquino (copyright Giulia Asquino)

A Roma, per quanto io ami la mia città con tutto il cuore, per quel che volevo fare non ci volevo restare

Ero poi tornata a Roma per il mio compleanno a Marzo 2020 ed ero rimasta bloccata, non solo per la pandemia ma anche per la Brexit. Approfittando del fatto di avere parenti nati in UK e non essendo sicura di poter tornare subito negli Stati Uniti, ho pensato di organizzarmi per venire almeno a Londra. A Roma, per quanto io ami la mia città con tutto il cuore, per quel che volevo fare non ci volevo restare. Quindi decisi di venire a Londra. Poi a Maggio, non appena ci fu di nuovo la possibilità di spostarsi, mi trasferii a Londra e ci restai quasi un anno, finché a Marzo 2021, mentre ero banalmente su Instagram, trovai un’accademia a Los Angeles, la scuola di Stella Adler, che faceva in quel periodo audizioni solo in Inghilterra, in Canada, in America e in Australia.

Ci ho provato, ho fatto cinque audizioni e sono passata. Quindi a Maggio 2021 sono partita per Los Angeles. E’ stata una delle esperienze più belle che io abbia mai fatto. Poi lì ho finalmente trovato l’amore, quindi la mia permanenza ha assunto tutto un altro significato (e ad oggi stiamo ancora insieme). Quella città per me è stata una scoperta sotto tanti punti di vista, perché anche attraverso di lui ho scoperto tante cose di me stessa.

Love Edith, Giulia Asquino
Love Edith, Giulia Asquino (copyright Giulia Asquino)

A volte ci vuole anche tanto coraggio per lavorare su se stessi a livello interpretativo

Parliamo della piece. Perché proprio Edith Piaf? Nonostante tu sia giovane è un personaggio che ha avuto una certa influenza su di te?

Assolutamente. In realtà è nato tutto quando ho iniziato a studiare a New York, perché gli esercizi della tecnica di Susan Batson sono sei esercizi che tu esegui sul palcoscenico da sola, e tutti e sei ti aiutano ad entrare in contatto con te stesso; alla fine poi devi rifarli con un personaggio. E il personaggio non lo scegli tu ma lo sceglie Susan Batson stessa, che nel frattempo ti ha seguita in ciascuno di questi sei esercizi. Quindi in base a ciò che lei vede di te, alla tua personalità, a come stai sul palco, al tuo modo di andare in profondità dentro te stesso. A volte ci vuole anche tanto coraggio per lavorare su se stessi a livello interpretativo. L’ultimo di questi esercizi consiste nel trovare qualcosa che ti butta completamente giù, ma poi tu trovi la tua forza interiore attraverso l’animale che ti contraddistingue, perché fondamentalmente ognuno di noi ha la sua forza animalesca, che l’aiuta poi ad attraversare qualsiasi cosa nella vita. Alla fine di questo esercizio lei ti dice qual è la persona su cui andare a lavorare. A me ha detto “Sarai Edith Piaf perché ho visto in te la sua stessa forza, il suo stesso carattere”. Da quel giorno mi sono documentata, ho fatto ricerche, ho letto libri. Ma restando poi bloccata a Roma per via del Covid non ho avuto la possibilità di mettere prima in scena lo spettacolo su Edith, che sarebbe stato l’apice di tutto questo discorso. Da allora Edith è sempre rimasta con me ed è incredibile quanto ciò che Susan mi disse, poi l’ho visto nel tempo mentre conoscevo Edith sempre di più.

Non volevo che fosse l’ennesima biografia della Piaf. Ecco perché il testo parlerà della relazione tra me ed Edith

L’anno scorso ho pensato che era giunto il momento di scrivere qualcosa. Quindi ho buttato giù un’idea e alla mia amica Delia (Morea, n.d.r.), che ho conosciuto proprio a New York, ho chiesto qualche consiglio. Lei ha proposto di lavorare insieme sul testo, per dare un messaggio diverso dal solito, perché non volevo che fosse l’ennesima biografia della Piaf. Ecco perché il testo parlerà della relazione tra me ed Edith Piaf. Lei è sempre stata vista come una donna malinconica, un po’ dark, ma ciò che abbiamo voluto mettere in evidenza è proprio la gioia di vivere, lei cantava l’amore. Questa storia è una “dramedy”, in cui vogliamo evidenziare entrambi i lati della sua personalità.

Dopo il debutto a Londra, quali saranno le date successive della piece?

In questo momento sono in contatto con due teatri di Roma. Vorrei portare la piece in tour sia in italiano che in inglese, soprattutto perché ci sono personalità del settore industriale che mi hanno detto che purtroppo non potranno essere a Londra, ma verrebbero volentieri a Roma. E stiamo pensando anche a Milano.

Spero con questo spettacolo di donare un po’ di speranza, è questo il senso dello show, fondamentalmente Edith viene in soccorso a me nello spettacolo, a una Giulia in crisi, ma spero possa essere di sollievo per tutti quanti. Non viviamo un momento tranquillo, specialmente noi giovani.

Il messaggio finale di Giulia è colmo d’affetto per i suoi compagni d’avventura.

Vorrei ringraziare tutto il team con cui sto lavorando, non solo Chiara e Delia che mi hanno supportata fin dall’inizio, e vederle così entusiaste di tutto mi ha dato tanta forza, ma anche Elena e Steven, che fin da subito hanno mostrato entusiasmo per questo progetto. Il team fa tanto, è un’altra cosa che ho imparato. Quando inizi un progetto tutto da sola poi devi sempre scegliere quelle persone a cui, quando glielo presenti, si illuminano gli occhi così come si illuminano i tuoi quando ne parli.