venerdì 20 Settembre 2024
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Elezioni del sindaco di Londra 2024, al via la corsa per Sadiq Khan e Susan Hall

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Più di cinque milioni di cittadini sono chiamati alle urne il 2 maggio per le elezioni del sindaco di Londra: cosa ci attende?

Elezioni del sindaco di Londra 2024: cosa ci attende?

È tempo di elezioni a Londra, e precisamente di mayoral elections: il 2 maggio gli elettori della capitale sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo Sindaco della città, insieme ai componenti della London Assembly e ad alcuni consigli elettivi locali. Più di cinque milioni di abitanti londinesi devono scegliere chi sarà il prossimo Primo Cittadino a prendere le redini della Greater London. A sfidarsi l’attuale mayor laburista Sadiq Khan, in cerca del terzo mandato, e la candidata dei conservatori Susan Hall. Ma non solo. Contendono un posto al City Hall anche la consigliera comunale di Hackney Zoë Garbett nominata dai Verdi, il liberal-democratico Rob Blackie, Howard Cox, nominato da Reform UK e altri 8 candidati di partiti o liste minori.

Ma come funziona il sistema elettorale della Greater London? Cosa c’è da sapere riguardo i candidati e cosa dobbiamo aspettarci da queste elezioni?

Come funziona il sistema elettorale londinese

Le elezioni amministrative del 2024 si tengono giovedì 2 maggio 2024 e prevedono, per Londra, tre distinte votazioni. Perchè proprio questa data? Ai sensi del Greater London Authority Act del 1999, le elezioni del sindaco si tengono il primo giovedì di maggio del quarto anno solare successivo all’elezione precedente, a meno che un’ordinanza del Segretario di Stato non disèonga una eccezionale modifica al calendario elettorale. In questo caso, queste elezioni si terranno solo tre anni dopo (per gli slittamenti delle precedenti elezioni causate da Covid) quelle del 2021 che hanno visto rieletto il sindaco laburista Sadiq Khan.

Si svolgeranno contemporaneamente alle elezioni dell’Assemblea di Londra, ad alcune elezioni suppletive dei consigli locali e alle elezioni locali in altre parti dell’Inghilterra e del Galles. A seguito della legge sulle elezioni 2022, il voto in queste elezioni si svolgerà per la prima volta con il sistema maggioritario, in sostituzione del sistema di voto supplementare.

Infatti precedentemente all’Election Act del 2022, i cittadini chiamati a scegliere il nuovo sindaco avevano la possibilità di indicare un candidato preferito come prima scelta e un altro partecipante alla competizione elettorale come seconda scelta. Questa volta invece i cittadini possono votare per un solo candidato, e chi ottiene il maggior numero di voti senza poter sommare altri voti e preferenze sarà il vincitore.

Tutti gli elettori registrati (compresi cittadini britannici, del Commonwealth, irlandesi e alcuni cittadini dell’Unione Europea) residenti a Londra di età pari o superiore a 18 anni hanno diritto di voto alle elezioni del sindaco (qui il sito per controllare se si ha diritto al voto).

Chi sono i principali candidati? Khan Vs Hall

Le candidature si sono chiuse il 27 marzo e offrono agli elettori un ventaglio di scelte pari a 13 candidati in totale. I primi due contendenti al ruolo di mayor sono Sadiq Khan e Susan Hall.

Il sindaco uscente Sadiq Khan ha annunciato già lo scorso anno, nel gennaio 2022, che avrebbe cercato di essere eletto per un terzo mandato come sindaco di Londra. Il primo sindaco musulmano della City è diventato il candidato laburista dopo che i membri e gli affiliati del partito hanno votato per riselezionarlo automaticamente nel dicembre 2022. In questi due mandati consecutivi Khan si è trovato a fronteggiare le crisi relative a Brexit e Covid, scioperi dei trasporti e degli infermieri ma ha anche introdotto numerose novità riguardo le emissioni, la costruzione di case popolari e non solo.

Khan ha bloccato le tariffe della metropolitana di Londra dal 2016 al 2020 e ha introdotto un’unità per la riduzione della violenza nella polizia metropolitana. Inoltre ha introdotto una zona a emissioni ultra basse (ULEZ) nell’aprile 2019. Il progetto, discusso e criticato dagli avversari politici, era stato inizialmente pianificato da Boris Johnson (l’ex Primo Ministro ha infatti ricoperto la carica di sindaco di Londra prima di Khan). Lo schema implica che i veicoli che non rispettano gli standard sulle emissioni devono pagare una tassa di 12,50 sterline ogni giorno in cui circolano all’interno della zona, con denaro raccolto dalle tariffe investite per migliorare i trasporti e la qualità dell’aria. Khan ha successivamente esteso il sostegno finanziario disponibile per la rottamazione dei veicoli non conformi a tutti i residenti di Londra, invece del piano precedente di applicare una verifica dei mezzi, e ha annunciato che non aumenterà gli standard minimi per l’ULEZ, né cercherà un’ulteriore espansione della zona a emissioni zero.

Riguardo il tema abitazioni, ha promesso di costruire un totale di 40.000 nuove case popolari entro il 2030. Ha inoltre introdotto un programma da 135 milioni di sterline per fornire pasti scolastici gratuiti a tutti i bambini delle scuole primarie di Londra.

Ma contro chi dovrà confrontarsi il sindaco uscente alla prossima tornata elettorale?

I conservatori hanno scelto come candidata Susan Hall, membro dell’Assemblea di Londra che ha guidato il gruppo conservatore dal 2019 al 2023. Accesa sostenitrice di Liz Truss e di Donald Trump, ha aspramente criticato la gestione di Londra da parte del sindaco Khan, tra cui la zona a emissioni ultra basse, promettendo di bloccarne l’espansione in caso di vittoria.

Hall inoltre osserva che la criminalità a Londra sia ormai fuori controllo e a livelli espasperanti e intende investire 200 milioni di sterline nella polizia metropolitana. Per attuare questo progetto, la candidata intende ridurre i costi del personale presso Transport for London per istituire unità specializzate nella gestione di furti con scasso, rapine e violenze. Sempre riguardo i trasporti, Hall ha affermato che avrebbe ridotto i costi di TfL riformando i bonus, le disposizioni pensionistiche e la fornitura di pass nominativi i quali consentono ai londinesi che vivono con il personale TfL di viaggiare gratuitamente.

Vi sono inoltre altri 11 candidati che approfondiremo nei prossimi articoli insieme alle previsioni e sondaggi di queste elezioni.

Tribunale unificato dei brevetti, in un convegno focus sui primi passi

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Incontro a Roma il 15 aprile promosso dal deputato Simone Billi per conoscere le attività riferibili al nuovo Tribunale Unificato dei Brevetti che a giugno apre la sede di Milano.

Tribunale Unificato dei Brevetti, convegno a Roma il 15 aprile

Il Tribunale Unificato dei Brevetti è la nuova corte internazionale con sede centrale a Parigi e Monaco che è stata istituita il 1 giugno 2023 e che ha compentenza e giurisdizione sui brevetti unitari e sui brevetti europei.

Si tratta di una materia di grande interesse per un gran numero di aziende produttive e per i professionisti e consulenti che le assistono, che a partire dal mese di giugno sarà in parte delegata al nuovo ufficio locale che apre i battenti a Milano.

Per questo, per offrire l’opportunità di iniziare a conoscere queste competenze trattate nella sede milanese, il 15 aprile alle 14:30 alla Camera dei Deputati a Roma, si terrà un convegno dal titolo “Patent litigation in Europe – The unified patent court“.

Al convegno, promosso da Simone Billi, deputato al Parlamento italiano eletto nel collegio Estero – Europa (Lega) w European Patent Attorne, in collaborazione con l’Ordine dei Consulenti in Proprietà Industriale, si farà un bilancio dei primi mesi di lavoro del Tribunale e si raccoglierà il punto di vista delle aziende, della politica e degli operatori dello stesso tribunale.

All’appuntamento partecipano Carlo Nordio, ministro della Giustizia, Antonio Tajani, ministro degli Esteri, Klaus Grabinski, presidente del TUB, Sem Fabrizi, rappresentante del Maeci nel Comitato amministrativo della Unified Patent Court, Cristina Contini, dell’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, Annamaria Bardone, presidente dell’Ordine dei Consulenti in Proprietà Industriale (Italian Industrial Property Consultants Institute), Klaus Grabinski, presidente della Upc, Paolo Catallozzi, giudice della Upc, Massimo Scuffi,, del Comitato consultivo Upc, Cesare Galli, professore di Legislazione dei Brevetti industriali all’Università di Parma, Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, Bruno Bettelli, presidente di Federmacchine, Paolo Markovina, rappresentante di Confindustria, A. Scilletta, E. Papa e A. Perronace, Giudici tecnici di Epc.

Mogol, pensieri e parole all’istituto Italiano di Cultura di Londra

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Mogol – Pensieri e parole, l’appuntamento con il più famoso dei parolieri italiani è venerdì 12 aprile all’IIC di Londra.

Mogol, pensieri e parole all’istituto Italiano di Cultura di Londra

Appena l’evento dell’Istituto Italiano di Cultura è stato messo on online, i biglietti sono andati subito esauriti, ma ci si può ancora iscrivere alla “waiting list”. E ci saremmo meravigliati del contrario: come lasciarsi sfuggire una serata con Mogol, anzi con “Mogol – pensieri e parole”?

Venerdì prossimo, 12 aprile, Giulio Rapetti, nome di battesimo dell’autore, sarà in Belgrave Square per parlare della sua lunga carriera musicale, delle collaborazioni, compreso il sodalizio più famoso, quello tra Mogol e Battisti, le cui canzoni hanno fatto da colonna sonora a molte generazioni.

A chiudere la serata in musica, il concerto del pianista Gioni Barbera e del chitarrista Massimo Satta.

I numeri poi parlano chiaro: chi può vantare vendite di oltre 500 milioni di dischi, con un successo nato quando ancora non c’erano piattaforme digitali e social?

Man mano che la serata si avvicina, cresce dunque l’aspettativa e la curiosità che ruotano a questo artista.

Chissà, forse ci parlarerà anche della sua recente nomina di consulente per la cultura popolare presso il Ministero della Cultura.

A Giorgio Cuneo il Freedom of the City of London

Prestigioso riconoscimento per Giorgio Cuneo che, grazie alle sue forti connessioni commerciali con Londra ha ricevuto il Freedom of the City of London.

L’italiano Giorgio Cuneo riceve il Freedom of the City of London

Prestigioso riconoscimento al dinamismo e all’operosità di un cittaino italiano a Londra: il giovane Giorgio Cuneo, filantropo e collezionista di origini toscane, riceve il Freedom of The City of London.

Istituito per la prima volta nel 1237 il Freedom of the City of London è uno dei più antichi riconoscimenti inglesi ed è assegnato ogni anno nel corso di una cerimonia che si tiene nella Guildhall della City.

Anticamente, il Freedom of the City of London era un requisito essenziale per tutti coloro che desideravano esercitare affari e tenere rapporti commerciali con lo “Square Mile“. E gli uomini liberi partecipavano direttamente al governo cittadino. Con la crescita di Londra, la sua popolazione, il commercio e le industrie artigianali si espansero a tal punto che divenne impossibile per tutti gli uomini liberi essere direttamente coinvolti nel governo locale. Di conseguenza, il rapporto tra uomini liberi e il governo di Londra cambiò in una rappresentanza attraverso i Maestri e i Guardiani delle Gilde e delle Compagnie di livrea, cioé le 111 corporazioni di commercianti, artigiani e professionisti che ancora oggi svolgono un ruolo significativo nella vita politica, amministrativa e sociale della City ed eleggono le alte cariche civiche, come il Lord Mayor, gli sceriffi e il Common Council della City Corporation.

Classe 1992 e originario dell’Isola d’Elba, Giorgio Cuneo, è un imprenditore e filantropo con forti connessioni commerciali con la città di Londra, ed è uno dei tre italiani che ha ottenuto il Freedom of the City of London.

La cerimonia è avvenuta nella Chamberlain’s Court a Guildhall, sede della City of London Corporation e centro del governo della City di Londra, alla presenza delle autorità civili. Al termine della stessa, il Clerk, dopo aver riconosciuto l’insignito come “a Citizen of London”, ha fatto dono del volume “rules for the conduct of life”, scritto da John Bernard nel XVIII secolo e ha fatto apporre la firma sul registro che sarà conservato presso il “London Metropolitan Archives”.

Istituito per la prima volta nel 1237 il Freedom of the City era originariamente riservato ai cittadini protetti dallo statuto della città come segno di libertà dalla giurisdizione feudale, che consentiva di commerciare liberamente attraverso la livery di riferimento.

Nel 1835, tale privilegio venne esteso a tutti coloro che abitavano, lavoravano o avevano forti legami con Londra. Oggi, questo riconoscimento è essenziale per chi desidera candidarsi al Common Council o alla Court of Aldermen della City. Recentemente è stato aperto anche ai cittadini non britannici, premiando coloro che contribuiscono a promuovere relazioni internazionali solide e durature.

Tale riconoscimento, che ha un valore soprattutto onorifico, è stato assegnato in passato a molti membri della famiglia reale, a personaggi come Horatio Nelson o Stephen Hawking e primi ministri, tra cui Winston Churchill e Margareth Thatcher. Tra gli illustri, anche italiani del calibro di Massimo Capuano, Luciano Pavarotti e Sua Eminenza il Cardinale Renato Martino.

“Ricevere pubblicamente questa onorificenza in un Regno così intriso di storia – ha commentato Giogio Cuneo – mi rende particolarmente orgoglioso e desidero esprimere il senso della mia riconoscenza alla Chamberlain ed alla Guild of Freemen. Londra è una città a me molto cara, non solo per la sua cultura, ma anche perché è il luogo dove la mia grande passione per il collezionismo trova ampia offerta. Mi trovo spesso a Londra ed è certamente mio interesse mantenere legami costruttivi nel tempo ed esplorare nuove opportunità”.

Il profilo di Giorgio Cuneo, promotore dell’incontro tra filatelia e finanza

Proveniente da una famiglia storica, Giorgio Cuneo ha conseguito la Laurea in Business Economics and Administration e la Laurea Magistrale in Management presso l’Università Bocconi di Milano.

Oggi membro di prestigiose associazioni filantropiche e culturali e imprenditore attivo in diversi settori, Giorgio è dedito allo studio delle scienze documentarie della storia, ricoprendo prestigiose cariche internazionali nelle più importanti organizzazioni del settore ed è un appassionato collezionista d’arte, francobolli e oggetti preziosi.

Questa passione, tramandata da generazioni, è stata coltivata e arricchita nel corso degli anni, facendo della sua collezione una delle più ampie e prestigiose del Paese, grazie alla sua eccezionale qualità, stato di conservazione e rarità dei pezzi contenuti.

La filatelia è solo una delle passioni che la sua famiglia tramanda da generazioni. Fin da giovane, Giorgio ha coltivato e approfondito questo interesse nel corso degli anni, custodendo e ampliando la sua collezione di francobolli. Oggi, la sua raccolta si distingue come una delle più ampie e prestigiose, grazie alla qualità, allo stato di conservazione e alla rarità dei pezzi in essa contenuti.

L’imprenditore è stato recentemente anche uno dei promotori di una pionieristica operazione che vede per la prima volta l’incontro tra filatelia e finanza, dando vita ad una nuova era e presentando i francobolli come asset finanziari al pari di vini pregiati ed orologi di lusso.

Mantenere la tradizione: la Sheep Drive dei Freemen

L’Inghilterra, si sa, mantiene da sempre un forte legame con la tradizione. Così, i cittadini che ricevono questa onorificenza compiono una serie di cerimonie, ormai diventate consuetudinarie: tra queste, una delle più curiose è quella di sfilare accompagnati da un gregge di pecore sul London Bridge.

Questa Sheep Drive risale addirittura al XIII secolo, quando una volta acquisito il Freedom of the City, i Freemen potevano portare le loro pecore nella City e venderle al mercato senza dover pagare alcun tributo.

Quest’anno la Sheep Drive avverrà sul Southwark Bridge, che collega Southwark e la City attraversando il Tamigi nella zona di Central London, il 29 Settembre 2024.

Dante day, la Divina Commedia è shared reading a Liverpool

Una Shared reading della Divina Commedia è il tributo che la SDA ha organizzato per il Dante Day. Risultato, un successo.

Dante day, la Divina Commedia è shared reading a Liverpool

Iniziativa speciale alla Società Dante Alighieri Liverpool lunedì 25 Marzo per celebrare il Dante Day, giornata dedicata alla figura del Sommo Poeta.

Tema della serata “What is Shared Reading? And opening the Divine Comedy…” sullo stile della Shared Reading (lettura condivisa), che è stata tenuta dalla dottoressa Jane Davis, Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico, fondatrice della national charity The Reader, di Liverpool.

Nata nel 1997 proprio per volontà della Davis che all’epoca era insegnante e diventata una charity nel 2008, The Reader è un ente di beneficenza nazionale che “utilizza il potere della letteratura e della lettura ad alta voce per trasformare la vita”, come recita il suo motto.

Il modello di Shared Reading promossa da The Reader si è diffuso in tutto il mondo, grazie all’attività di organizzazioni simili nate e sviluppatesi in Nuova Zelanda, Australia, Brasile o USA.

La scelta di promuovere per la serata del Dante Day proprio una Shared Reading è dovuta alla mission stessa della charity: portare avanti una ‘Reading Revolution’ affinché tutti possano sperimentare e apprezzare la grande letteratura, che rappresenta uno strumento per aiutare le persone a vivere meglio (attività che abitualmente The Reader porta avanti con successo presso The Mansion House, Calderstones Park, Liverpool). E la Shared Reading sembra essere stata la scelta migliore poiché il pubblico ha risposto molto bene.

Protagonista della serata il Canto I dell’Inferno della Divina Commedia di Dante. Il professor Andrea Castellini, insegnante di teatro della Dante Society Liverpool, protagonista molto attivo delle iniziative culturali della SDA, ha letto il Canto in Italiano (foto in copertina); Jane Davis ha letto e commentato con il pubblico presente lo stesso Canto, ma in Inglese (foto in alto).

La serata si è svolta presso la Quacker Meeting House di Liverpool. “La partecipazione è stata numerosa e il pubblico ha apprezzato molto – ci ha detto Andrea Castellini – probabilmente ripeteremo l’esperimento”.

Lo stato naturale della musica: Irene Serra e Luca Boscagin al Green Note

Nel cuore pulsante della musica cantautoriale di Camden Town, il Green Note, venue cha ha ospitato musicisti del calibro di Anais Michell, Michael Kiwanuka, Allison Russell, Jacob Collier, The Magic Numbers, Amy Winehouse e il mio amatissimo Leonard Cohen, il sodalizio artistico della cantante jazz Irene Serra e il chitarrista Luca Boscagin ha dato vita ad uno spettacolo che difficilmente si può lasciar andare.

La voce di Irene, il linguaggio del suo corpo catalizzano l’attenzione di chi la osserva e soprattutto la ascolta in un crescendo di sensazioni in divenire

Nell’intimità della sala dai drappeggi rossi e luci suffuse abbiamo assistito alla loro performance in uno stato di letizia quasi religiosa ma accesa da ritmi sensuali, profani, altissimi. La voce di Irene, il linguaggio del suo corpo catalizzano l’attenzione di chi la osserva e soprattutto la ascolta in un crescendo di sensazioni in divenire. La chitarra di Luca Boscagin editava il tempo trattenendoci nel presente, nell’attimo che stava accadendo, Irene ne portava al suo interno un significato sempre nuovo.

L’abbiamo incontrata dopo lo spettacolo per intervistarla, e ce ne siamo innamorate, oltre che artisticamente, anche dal punto di vista umano.

Irene Serra e Luca Boscagin al Green Note
Irene Serra e Luca Boscagin al Green Note

Allora Irene, grazie innanzitutto per essere qui con noi. Partendo da principio, so che hai cominciato a studiare musica da giovanissima, a 16 anni, giusto?

Anche prima! Io sono mezza sarda e mezza siciliana, però sono cresciuta a Copenaghen. Ho avuto la fortuna di frequentare scuole internazionali e avevo un programma di musica molto buono, che iniziai da piccolissima. Fondamentalmente ho sempre studiato musica, dedicandomi principalmente al canto. Ero una di quelle bambine che devono cantare, far sentire la loro voce in qualsiasi occasione. Poi, quando sono andata a Milano, mi sono iscritta all’Accademia di Musica, e come mentore ho avuto una bravissima cantante jazz, oltretutto molto famosa nella scena. Da lei ho imparato moltissimo.

E la tua famiglia ha un qualche legame con la musica al livello professionale?

Non proprio, ma sono cresciuta con mia mamma che era una grande fan di Mina, Frank Sinatra, insomma musica di qualità. Lei amava cantare, aveva una bellissima voce naturale diciamo pur non avendo mai studiato musica. Mio padre invece era stonato come una campana!

Come si è evoluto il tuo percorso e che influenze hai avuto?

Ricordo che mia sorella maggiore, quando era teenager e vivevamo in Danimarca, ha avuto il periodo super rock ascoltando ACDC, Guns N’ Roses, ecc. Da un lato questi gruppi affascinavamo molto anche me, ma dall’altro ho cominciato sin da subito a nutrire la passione per il pop, e il jazz. Mia madre ascoltava anche Miles Davis e di questo stile di musica mi piaceva l’armonia, un po’ più colorata. Nella scuola internazionale poi, oltre a studiare musica classica, avevo un maestro molto talentuoso che scriveva musical, di cui ovviamente entrai a far parte insieme agli altri compagni. Successivamente ho iniziato a imparare il repertorio jazz, perché molti musical comprendono molte le canzoni jazz ma non solo. È li che ho scoperto The Great American Songbook.

Irene Serra al Green Note
Irene Serra al Green Note

La musica jazz è quella che in me risuona di più per la componente istintiva che racchiude

Si può dire che in un certo senso provi a rendere più ‘’accessibile’’ il jazz anche per chi non se ne intende, reinterpretando canzoni o comunque facendo commistioni di generi? Mi viene in mente l’incantevole versione di Roma non fa la stupida stasera che hai cantato durante la gig.

Allora diciamo che io ritorno sempre al jazz. La musica jazz è quella che in me risuona di più per la componente istintiva che racchiude. C’è molta improvvisazione, quindi ti da sempre l’opportunità di essere creativa. D’altra parte, non mi limito solo al jazz o allo swing: se mi piace una canzone, un tipo di musica, io la ascolto, la imparo, la faccio mia. Non dico che il mio intento è quello di rendere un tipo di musica più accessibile, quanto piuttosto di farla a modo mio. Il mio è uno stile che ho sviluppato e arricchito col tempo, di un certo spessore, diciamo, però non voglio risultare ”complicata”, non me ne frega niente. La musica è un’esperienza e se a chi mi ascolta arriva in maniera ”semplice”, anche se di per sé semplice non lo è, mi rende soddisfatta. Ritornando anche alle mie origini, credo che l’amore per la melodia nasca anche da quello, per me la melodia è una componente essenziale.

Illustrazione di Simona De Leo
Illustrazione di Simona De Leo

La melodia che poi traspare anche attraverso il tuo corpo, i tuoi gesti aggraziati, armonici, sensuali… Sei dotata di un’espressività e di una presenza scenica incredibili.

La verità è che ho fatto anche danza, cioè la danza è stata sempre la mia seconda passione, mai come la musica, però ho studiato dance and choreography, che implicano un grande impegno. Impegno che ora traslo e si riflette sulle mie performances canore. Pensare a una coreografia ti permette di portare al di fuori di te fuori quello che sta succedendo dentro di te.

Nei miei vari progetti la natura ritorna sempre, le stagioni che si susseguono. È come la nostra vita

C’è qualche altro linguaggio artistico che influenza il tuo cantare, il tuo interpretare?

Sì, la natura. Non so bene come spiegarlo, ma mi trovo spesso a registrare i suoni della natura, ci sono per esempio tanti animali che ”cantano’’. A volte rimango scioccata dai suoni che ascolto magari durante una passeggiata in montagna; e questi diventano referenze musicali. Nei miei vari progetti la natura ritorna sempre, le stagioni che si susseguono. È come la nostra vita. Ci sono dei momenti più cupi, più bui, magari la fine di un amore, che poi però passano, come quando torna la primavera, che è la stagione dell’amore. Crescendo in Danimarca, dove fa molto freddo e c’è un sacco di neve, ero necessariamente influenzata da quel clima come pure da quello opposto della Sicilia e della Sardegna.

Sketch di Simona De Leo
Sketch eseguito dal vivo da Simona De Leo

Quando visitai Londra la prima volta avevo 12 anni e me ne innamorai subito. Passeggiavo per le strade della città come fossi stata Dorothy del mago di Oz

E Londra? Come mai hai deciso di trasferirti qui?

Perché da un lato io e mia sorella avendo frequentato le scuole internazionali, ed io consapevole di voler fare musica, abbiamo entrambe scelto Londra per le opportunità che offriva. In Italia poi stavano chiudendo un sacco di locali jazz, soprattutto a Milano nel periodo in cui l’ho vissuta. Inoltre, mia sorella aveva già deciso di frequentare l’università qui. Quando visitai Londra la prima volta avevo 12 anni e me ne innamorai subito. Ricordo di essermi comprata delle scarpe Morgan, rosse laccate. Passeggiavo per le strade della città come fossi stata Dorothy del mago di Oz. Anche New York mi piacque moltissimo ma non come Londra. Qui c’è tanta storia, come in Italia, e questo a me è importante. Vivere in paesi troppo nuovi quando sei abituata alla bellezza e al fascino dell’arte, è difficile separartene. Poi Londra è un melting pot di culture diverse, anche musicalmente parlando. Tantissimi artisti che io adoro sono britannici. Il mio nuovo progetto con Luca Boscagin infatti si chiama The Great British Songbook, e comprende le canzoni più belle degli ultimi 70 anni della musica britannica, quindi The Beatles, Genesis, Massive Attack…

Hai mai pensato di cantare per il cinema?

La mia musica in generale è molto cinematic, un po’ ”drammatica”. L’album che sto registrando, in collaborazione con Luca, ha influenze più di musica elettronica ma rimangono canzoni da cantautrice, ricche d’improvvisazioni. Sono molto felice perché un chitarrista come lui non è che si trova tutti i giorni, è davvero incredibile.

Sketch di Simona De Leo
Sketch eseguito dal vivo da Simona De Leo

Come vi siete conosciuti?

Lui si trasferì a Londra 15 anni fa, e ci siamo conosciuti appena è arrivato. Abbiamo cominciato a suonare insieme e continuiamo a farlo. Una volta al mese abbiamo questo appuntamento fisso all’OXO Brasserie, dove c’è un palco molto bello. Poi lavoro parallelamente col mio gruppo gipsy jazz.

A giugno ho in programma un nuovo show col gruppo Gypsy Jazz che si chiama ”Django and Billie” e comprenderà tutte le canzoni più famose di Django Reinhardt e Billie Holiday

Progetti futuri sui quali stai lavorando?

Allora, il mio gruppo con cui suoniamo la mia musica originale si chiama ISQ, e stiamo registrando il quinto album, lo pubblicheremo l’anno prossimo. L’album con Luca, The Great British Songbook è un altro progetto sul quale appunto stiamo lavorando. Poi a giugno abbiamo in programma un nuovo show col gruppo Gypsy Jazz che si chiama ”Django and Billie” e comprenderà tutte le canzoni più famose di Django Reinhardt e Billie Holiday. Loro erano contemporanei ma non si sono mai conosciuti. Abbiamo quindi immaginato questa storia in cui s’incontrano e noi raccontiamo un po’ le loro vite e reinterpretiamo i pezzi che cantavano. Il concerto più vicino è però previsto per l’8 maggio con il gruppo ISQ e suoneremo al PizzaExpress Jazz Club di Soho.

Qui per prenotare il biglietto del prossimo, imperdibile evento PizzaExpress Jazz Club di Soho.

Irene Serra e Luca Boscagin al Green Note
Irene Serra e Luca Boscagin al Green Note

Il ritorno di CinemaItaliaUK al Regent Street Cinema, con Gianluca Chiaretti e il film ”io, Capitano”

Il ritorno di CinemaitaliaUK al Regent Street Cinema ha regalato ai londoners (chi d’origine, e chi come la sottoscritta, d’adozione) una serata davvero significativa, densa di emozioni, ed estremamente interessante anche per coloro che, pur non essendo addetti ai lavori nell’ambito cinematografico, erano curiosi di sapere come film ”difficili” sotto diversi punti di vista vengano realizzati dietro le quinte. O meglio, dietro la camera.

”Il line producer deve occuparsi della parte più realistica e pragmatica dell’organizzazione di un  film. Non è un lavoro troppo creativo, ma riguarda soprattutto l’organizzazione dello staff, delle locations,  del budget. Colui insomma che di solito gestisce i soldi, i quali, ovviamente non sono mai abbastanza. Normalmente, se chiedi 10 milioni per finanziare un film, ne ottieni otto.”

Così Gianluca Chiaretti, ospite di CinemaItaliaUk, ha spiegato il suo ruolo da line manager per il film di Matteo Garrone, ”io, Capitano” e ha poi approfondito dopo la proiezione (sold out) nella sessione del Q&A.

”Il film che state per vedere e’ molto poetico, commovente. Intenso. Non vi dico altro, ve ne accorgerete da soli’’.

Gianluca Chiaretti con CinemaItaliaUk al Regent Street Cinema
Gianluca Chiaretti con CinemaItaliaUk al Regent Street Cinema

Il commento molto puntuale di Clara Galeo Green, direttrice di CinemaItaliauk comincia da un aggettivo molto calzante, ”poetico’’. Dove puo’ essere mai la poesia – qualcuno si chiedera’ – nel raccontare un viaggio di due ragazzini esposti a qualsiasi atrocita’: dalle torture, alla schiavitu’, alle sevizie sia fisiche che psicologiche? Partiamo dall’assunto che Garrone, sebbene si sia ispirato a dei fatti realmente accaduti, non ha mai voluto realizzare un documentario. Il film io, Capitano e’ come un alveare al cui interno coabitano storie che appartengono all’umanita’ intera.

La poetica di Garrone viene visceralmente trasportata su schermo dai due giovani protagonisti, Seydou Sarr e Mustapha Fall

La poetica di Garrone viene visceralmente trasportata su schermo dai due giovani protagonisti, Seydou Sarr e Mustapha Fall. I loro corpi che mutano, i loro gesti, e le conseguenze del loro (non)scegliere mostrano, frame by frame, lo sviluppo della storia che non ha bisogno di un vero e proprio script. Seydou e Moussa vogliono essere famosi, esplorare il mondo, diventare uomini mantenendo autentica la loro condizione di figli. Lo vediamo con Seydou e le ”madri” a cui rimane devoto, a cui rivolge sempre un pensiero, che salva dal mare, o che, con un peso in mezzo al petto, lascia andare.

Clara Caleo Green presenta io, Capitano
Clara Caleo Green presenta io, Capitano

Tra l’acqua attraverso cui si propaga l’urlo di liberazione del capitano e la sabbia del deserto che ne assorbe il disperato pianto, stiamo un po’ tutti noi, testimoni di un viaggio in bilico tra la vita e la morte.

Fondamentalmente, è stato come girare tre film

Io capitano e’ il classico road movie in cui si devono affrontare molte location, dalle città al deserto al mare. Come è andata? Perché uno dei compiti del line producer è anche la ricerca delle location. Come è stato questo processo?

Fondamentalmente, è stato come girare tre film. Abbiamo infatti dovuto dividere la ricerca in parti. Una in Senegal per il villaggio dei protagonisti, una in Marocco per le scene nel deserto e un’altra in Sicilia. 

Un’altra interessante sfida è che la logistica per le riprese in Senegal e quella in Marocco sono molto diverse tra loro e con il modo di girare di Matteo. Lui infatti e’ un regista che lavora secondo il suo programma, certo, ma premia anche molto l’onestà dei sentimenti del momento. Se un giorno decide che anche se ci si e’ organizzati per girare una scena in una location specifica, poi vuole cambiarla, non c’è via di fuga. Devi seguire sua direzione. Per lui sarebbe difficile girare un  film negli Stati Uniti, dove tutto è pianificato minuto per minuto.

Questo si è riflettuto anche nella sceneggiatura del film, che fondamentalmente non esiste. Matteo Garrone ha girato il film in ordine cronologico. Quindi ha iniziato  con i ragazzi in Senegal e poi ha seguito il processo di crescita, filmando letteralmente le sequenze nel modo in cui si vedono nel film.

Gianluca Chiaretti e Lorenzo Tamburini al Q&A di io, Capitano
Gianluca Chiaretti e Lorenzo Tamburini al Q&A di io, Capitano

Il film si basa su esperienze vere, che si sono in qualche modo amplificate e sovra estese attraverso il sentire dei due giovani attori

Nella sceneggiatura poi c’era veramente pochissimo dialogo, e nonostante Matteo non abbia mai voluto girare un documentario, il film si basa su esperienze vere, che si sono in qualche modo amplificate e sovra estese attraverso il sentire dei due giovani attori. Pur non parlando la stessa lingua, Matteo era perfettamente in grado di capire se i due ragazzi fossero nel personaggio oppure no.

Tra l’altro loro non sono attori professionisti. Com’è stato lavorare con un cast composto principalmente da persone non professioniste di un altro paese?

Inizialmente i due attori erano stati scelti per interpretare uno il ruolo che effettivamente interpreta l’altro nel film. Poi, osservandoli, dirigendoli, ascoltandoli Matteo ha deciso di scambiarli ed e’ stata una scelta azzeccata per tutti.

Una delle principali sfide sul set di io, Capitano è stata decisamente la scena con la barca

Come line producer, quali pensi siano le sfide più difficili che devi affrontare in tutto il processo e i vari steps che la produzione di questo film ha coinvolto?

Una delle principali sfide sul set di io, Capitano è stata decisamente la scena con la barca, perché teoricamente avrebbe potuto ospitare solo dodici persone. Poi, dopo varie rassicurazioni e compromessi, abbiamo raggiunto un accordo con la guardia costiera e siamo arrivati a 70 persone. La verita’ e’ che quando stavamo girando, sulla barca ce ne erano molte di più. Fintanto che le riprese erano di giorno, stavamo tranquilli. Mi terrorizzavano però le riprese di notte, perche’ se qualcuno fosse caduto in mare non v’era certezza che ce ne accorgessimo.

Quindi c’era sempre questo elemento di tensione nel concentrarsi che tutto fosse a posto e che tutti fossero al sicuro. Mi ricordo che un giorno uno dell’equipaggio della guardia costiera mi ha chiamato e indicando la barca mi ha chiesto ”La vede, signor Chiaretti?’’

E io ho risposto “No, cosa dovrei  vedere?”

”Quella che dovrebbe vedere e’ la linea di galleggiamento ma ovviamente non riesce perche’ e’ sott’acqua’’. Avere la guardia guardia costiera li mi ha tranquillizzato ma davvero dovevamo essere costantemente vigili.

Volevo chiedere dell’apporto dell’organizzazione internazionale al film, come sei riuscito a coinvolgere le altre case di produzione e come hanno reagito alla storia raccontata, paesi come la Francia e il Belgio?

L’investimento richiesto per fare il film era così grande che è stata necessaria una partnership più ampia che andasse al di fuori del cinema italiano. Tuttavia, è stato abbastanza facile perché Matteo Garrone aveva già lavorato con il cinema francese in precedenza. Con il Belgio invece era la prima volta.

Finito la sessione di Q&A ho proseguito l’intervista con Gianluca Chiaretti.

A proposito del rapporto tra me e Matteo, ti racconto un aneddoto: anni fa, ho avuto l’opportunità di lavorare con Bellocchio. Un giorno pero’ mi chiamo’ Domenico Procacci di Fandango dicendomi se avessi voluto lavorare con il regista Matteo Garrone. Mi piacque il suo progetto e accettai. Ovviamente dovetti dire a Bellocchio del mio nuovo impegno, e feci, come da dovere, tutto il possibile per fare il passaggio di consegna. Ebbene, all’inizio sembrava che Bellocchio l’avesse presa bene e invece…Invece mi disse testuali parole ”Logicamente Gianluca tu non lavorerai mai piu’ con me’’. E cosi ecco come ho iniziato il rapporto con Garrone e distrutto quello con Bellocchio!

Illustrazione di Simona De Leo
Illustrazione di Simona De Leo

Nella scena della barca invece tante c’erano davvero persone che quel viaggio lo avevano provato sulla loro pelle

Sono curiosa di sapere la reazione dei due protagonisti alla prima visione del film. 

Eravamo tutti molto emozionati. Ti dico anche che mentre la scena della tortura e’ sicuramente molto intensa da vedere, quando l’abbiamo girata era ovviamente tutto costruito. Nella scena della barca invece c’erano persone che quel viaggio lo avevano provato sulla loro pelle. C’era una vera connessione con le loro vite. Alcuni momenti poi ci hanno commosso molto, come la scena della donna che partorisce.

La scelta di Matteo di raccontare questa storia è molto interessante. I ragazzi che lasciano il Senegal hanno una famiglia amorevole alle spalle, un tetto (seppur mezzo rotto) sulla testa, e come tanti ragazzi sognano di diventare famosi. Mi racconti meglio di questa idea e come l’avete lavorata insieme?

Quando lavori su un progetto del genere, ti informi su tutto. Ci sono vari tipi di immigrazione, tra cui quella per cause economiche, quelle per guerre civili e quelle per motivi politici. Per quanto riguarda il mio lavoro da produttore in Italia, per un film del genere ero ben conscio che ci sarebbero voluti accortezza, impegno, e un certo budget.  Non è più come una volta, quando era il produttore a mettere i soldi. In parte è più semplice, ma in parte è più complesso perché ci sono molte persone coinvolte nei film. Anche se è stato un po’ difficile, alla fine ce l’abbiamo fatta. Anche il successo al Festival di Venezia ha aiutato. 

io, Capitano non l’ha gridato in Africa, ma sulle nostre terre

Sarebbe stato interessante approfondire il ruolo dell’Europa, e dell’Italia sulla questione.

L’ultima scena del film, ispirata da una storia vera, è stata importante. Matteo non ha raccontato una storia immaginaria, ma ha affrontato una realtà che viviamo ogni giorno. Anzi, il ragazzo che l’ha vissuta personalmente e’ uno degli sceneggiatori.

io, Capitano non l’ha gridato in Africa, ma sulle nostre terre. Quando vediamo il telegiornale e ci informano che ci sono altri cento morti non registrati, non puoi rimanere indifferente. Matteo, rispetto a molti altri registi, non si mette al servizio delle situazioni che mostra nei suoi film. Non giudica, ma semplicemente racconta storie. Ad esempio, la serie “Gomorra” non esalta la camorra. Matteo racconta le storie in modo che ti facciano riflettere. Tutti i suoi film, i suoi personaggi, provengono dai racconti che lui elabora e che lasciano fare a te le tue valutazioni. In generale, e’ normale affezionarsi a un film che realizzi, ma fare un film come questo è qualcosa di particolare. Diventa parte di te.

Celebrating Puccini, Morabito e De Luca in concerto per celebrare il compositore a 100 anni dalla morte

Celebrating Puccini: a Londra e Chiswick tre concerti del duo Morabito e De Luca in occasione del centenario della morte del Compositore.

Celebrating Puccini, Morabito e De Luca in concerto a Londra e Chiswick per il centenario della morte

Celebrating Puccini, Morabito e De Luca in concerto a Londra per il centenario della morte.
Celebrating Puccini, Morabito e De Luca in concerto a Londra per il centenario della morte

In occasione del centenario della morte del compositore Giacomo Puccini, il Maestro Antonio Morabito e il baritono Giuseppe De Luca, si esibiranno in tre concerti patrocinati dal Consolato Generale d’Italia a Londra.

Il programma include le più belle arie composte da Puccini e Tosti, i due più importanti musicisti italiani nell’ambito stilistico del Verismo.  Il tutto, arricchito da pezzi di Chopin, eseguiti al pianoforte dal Maestro Morabito.

Inoltre a inizio concerto è previsto anche un omaggio a Francesco Cilea, compositore originario di Reggio Calabria (così come gli stessi Morabito e De Luca).

Questo il programma di concerti del duo:

  • 17 Aprile: St. Olave Hart Street, London; 12 pm
  • 24 Aprile: St. Mary Le Stand Church, London (con la violinista Anna Ovsyanikova); 7.30 pm
  • 27 Aprile: St. Peter’s Church, Chiswick; 7.30 pm

Ricordiamo inoltre che i tre concerti “pucciniani” saranno preceduti da un concerto solista di Antonio Morabito il 16 Aprile presso “Edgware & Hendon” Reform Synagogue, London; 13 pm.

I biglietti per i singoli concerti sono disponibili su antoniomorabitopianist.com

Ecco Wow, il movimento che cambia la narrativa dell’emancipazione della donna

Si chiama Wow, Women Of Worth, la marketing spa fondata a Londra da Marianna Penna che aiuta le future imprenditrici.  E con Walk the Talk si crea il ponte culturale tra il Regno Unito e l’Italia. 

Wow, women of Worth, è la marketing spa fondata da Marianna Penna

Fare del marketing il proprio obiettivo professionale è un sogno ambito, difficile da perseguire, che quasi sempre ha bisogno di un supporto. Non solo pratico, economico, ma anche emotivo, creativo, personalizzato. Se poi si tratta di un sogno al femminile, spesso la cosa si complica, perché porta le donne a doversi battere per conquistare spazio in un mondo molto, a volte troppo maschile.

Chi può aiutare le future imprenditrici del marketing meglio di un’altra donna?

Quindi, chi può capire e aiutare le future imprenditrici del marketing se non un’altra donna? Ma non una qualsiasi, bensì una donna del settore che decide di mettere ogni giorno la sua esperienza e la sua visione del mondo al servizio di altre donne che hanno tanta buona volontà, magari anche una buona preparazione, ma che non sanno bene in che direzione muoversi.

Questa donna si chiama Marianna Penna ed è l’artefice di una “marketing spa”, dal nome inconfondibile, difficile da dimenticare, che ognuno di noi nella vita, per diversi motivi, ha avuto occasione di pronunciare: WOW.

WOW sta per Women Of Worth (Donne di Valore) ed è una marketing spa nata per supportare le potenziali imprenditrici, prendendosene cura a tutto tondo (inside-out) in modo tale che possano usufruire di un “WOW-effect” che venga dall’interno, che non sia solo esteriore, ma che rappresenti un percorso più profondo di consapevolezza di se stesse e del proprio talento.

Laureata in Economia e Commercio a Napoli, giornalista pubblicista ed esperta di marketing strategico, Marianna Penna è la visionaria fondatrice e CEO di WOW Women Of Worth a Londra.

Il suo viaggio professionale è iniziato nella capitale britannica nel 2001, dove si è trasferita dopo un praticantato come Dottore Commercialista a Napoli. Nel 2006 ha fondato la sua società di consulenza in marketing strategico e nel 2011 ha lanciato i-xcellence, uno showroom “phigital” (fisico e digitale) per brands italiani a Londra. Da Direttore Marketing nel 2012 ad Amministratore Delegato di LEXeFISCAL LLP nel 2019, la traiettoria di Marianna è stata segnata dall’innovazione.

Nel mezzo della pandemia, ha lanciato WOW Women Of Worth, un progetto che connette oggi oltre 150 donne dinamiche tra Londra e l’Italia. Oltre al supporto imprenditoriale, WOW offre servizi di marketing olistico e coaching, creando campagne di impatto sociale.

Da maggio 2021 Marianna si dedica interamente alla community di WOW, favorendo collaborazioni con stiliste nel settore fashion ed imprenditrici e professioniste di diversi settori.

WOW non è una rete ma un movimento che modella la narrativa dell”emancipazione delle donne

WOW non è semplicemente una rete; è un movimento che rimodella la narrativa dell’emancipazione delle donne. Nel marzo 2022, Marianna ha lanciato “WOW Walk the Talk”, celebrando le donne imprenditrici a Londra, Milano, Roma e Napoli, con l’obiettivo di creare un ponte culturale aziendale tra il Regno Unito e l’Italia.

Attraverso una serie di eventi a tema, WOW Walk the Talk è diventato un festival itinerante tra Italia e UK, animato da una serie di eventi on line e in presenza, già nei primi mesi dell’anno in corso: Londra, Milano e Napoli (data dell’evento di chiusura, il 16 Marzo scorso) sono state le location scelte accuratamente e strategicamente da Marianna e dal suo team perché il messaggio di WOW si aprisse al mondo: sostenere le donne per sostenere il mondo.

Tema del festival di quest’anno è “I’m Human”: un invito e tutte le donne a ricordarsi che sono anzitutto esseri umani, anche e soprattutto quando chiedono troppo a se stesse.

(Ciascuno di questi eventi, specialmente quelli in presenza, hanno rappresentato un’occasione di confronto tra le imprenditrici partecipanti, anche grazie alla presenza della mindfulness coach Giovanna Rumma, stretta collaboratrice di Marianna, che accompagna ciascuna delle professioniste presenti in un viaggio dentro e fuori di sé, alla scoperta delle proprie capacità, del proprio talento, del proprio essere personale e professionale.

La filosofia di WOW si sviluppa attraverso la dottrina dei quattro elementi Fuoco-Aria-Acqua-Terra, con le relative rappresentazioni simboliche adattate al concetto di marketing sostenibile.

Marianna Penna  (photo www.wearewowwomen.com).
Marianna Penna (photo www.wearewowwomen.com).

Come è la stessa Marianna a spiegarci: “Ho immaginato il ciclo delle quattro stagioni (inverno, primavera, estate, autunno), ciascuna caratterizzata da un elemento della natura. Inverno: la terra, dove tu investi per creare brand awareness, le dai i semi come per nutrire il tuo business… Secondo elemento è l’acqua, che aiuta a muoverti per portare avanti il tuo messaggio… Poi c’è l’elemento fuoco che rappresenta la conoscenza, la nostra competenza… Poi l’elemento aria che rappresenta la connessione, quindi la community, il networking, l’aria che dobbiamo fare respirare al nostro business perché sia vivo e possa essere comunicato, appunto, ‘on air’”.

Prossimo appuntamento l’11 maggio a Londra con Unravelling Strings – Let Your Magic flow

Prossimo appuntamento l'11 maggio a Londra con Unravelling Strings - Let Your Magic flow  (photo www.wearewowwomen.com).
Prossimo appuntamento l’11 maggio a Londra con Unravelling Strings – Let Your Magic flow (photo www.wearewowwomen.com).

Il prossimo 11 maggio dalle 15.30 alle 18.30 sarà Londra la protagonista del nuovo evento WOW: “Unravelling Strings – Let Your Magic Flow” è un seminario trasformativo progettato per esplorare il proprio potenziale interiore attraverso una combinazione di astrologia, movimento consapevole e scrittura consapevole. Condotto da tre esperte, questo workshop offrirà un viaggio di scoperta personale e di empowerment.

L’astrologa Deborah Maw approfondirà il tema del profilo astrologico, offrendo insights sulle forze cosmiche che influenzano la vita di ogni individuo.

La coach di mindfulness Giovanna Rumma guiderà sessioni di movimento dinamico, sfruttando il potere della danza per incarnare l’energia delle stelle.

Il coach di scrittura consapevole, Felicte Mbenga, faciliterà sessioni sulla scrittura fluida, guidando le partecipanti a esprimersi in modo autentico e consapevole.

Sotto la direzione di Marianna Penna queste tre esperte creeranno un’esperienza olistica per incoraggiare le partecipanti a liberare, quindi sbloccare il loro vero potenziale armonizzando le influenze delle stelle, dei loro corpi e della loro espressione creativa.

I Wish 2 Wow, il Contest per donne italiane e britanniche con un progetto d’impresa

E per finire, il Contest I Wish 2 Wow (Desidero Stupire): lanciato a chiusura del Walk The Talk lo scorso 16 Marzo a Napoli, è rivolto a donne italiane e britanniche, che vogliono avviare una propria attività di impresa.

Le concorrenti potranno partecipare con un proprio progetto che risponda ai quattro criteri previsti dal regolamento: un’idea geniale, un determinato impatto sociale, il concetto di comunità, la fattibilità del progetto stesso.

C’è tempo per presentare i progetti fino al prossimo 30 Novembre e si prevedono (per par condicio) due vincitrici: una italiana e una inglese.

Il premio WOW consiste in un mentoring con Marianna Penna, sei sedute di un’ora e mezza ciascuna, nonché la possibilità di affiancamento da parte di WOW per realizzare le proposte di progetto vincitrici.

Con l’obiettivo di dare visibilità ai risultati del contest in un evento conclusivo che si potrebbe concretizzare in un doppio Christmas Party sia a Londra che a Napoli.

Naturalmente WOW ha anche un proprio sito internet: www.wearewowwomen.com che si candida a diventare un punto di riferimento per chi intende sviluppare le proprie skills professionali e potenziare la propria attività di marketing.

Insieme a Marianna Penna e alla sua WOW le imprenditrici di domani non sono più sole.

 

Una libreria per bambini è l’ultima iniziativa del Consolato Generale di Londra

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Un nuovo capitolo per la cultura italiana a Londra: l’innovativa libreria ‘Lettori in erba’ nel cuore della ‘Harp House’ di Farringdon Street.

Libreria ''Lettori in erba''
Libreria ”Lettori in erba” (copyright Consolato generale d’Italia)

Nella sala d’attesa della “Harp House’’ di Farringdon Street c’e’ una novità’.

Scaffali a misura bimbo, color verde pastello, realizzati dell’azienda italiana Luxy ospitano libri per i più piccini, gentilmente offerti da case editrici italiane specializzate in libri per l’infanzia, come la Moon Srl e Tomolo Edizioni.

La libreria per  ”Lettori in erba” e’ un progetto di inclusivita’, ma anche manifesto dell’impegno del Console Generale d’Italia  di Londra, Domenico Bellantone, nella promozione della nostra cultura.

Libreria ''Lettori in erba'' (copyright Consolato generale d'Italia)
Libreria ”Lettori in erba”

Durante l’orario di apertura del Consolato Generale d’Italia di Londra (aperto al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12)  le famiglie avranno cosi un’opportunita’ in più’ per avvicinare i bambini alla lettura e alla cultura italiana.