E’ Operazione Satellite. I conflitti invisibili dalla Guerra Fredda all’Ucraina di Frediano Finucci il libro al centro della conversazione con l’autore che si terrà l’11 marzo all’Istituto Italiano di Cultura.
Operazione Satellite. I conflitti invisibili dalla Guerra Fredda all’Ucraina: l’autore Frediano Finucci all’Istituto di Cultura di Londra
Lunedi’ 11 marzo alle 18, all’Istituto di Cultura di Londra, conversazione di Frediano Finucci, autore di Operazione Satellite. I conflitti invisibili dalla Guerra Fredda all’Ucraina con Michele Groppi e Zeno Leoni – docenti del King’s College, e Antonello Guerrera, corrispondente da Londra di La Repubblica.
Non solo soldati, navi e droni. Il conflitto in Ucraina è stato combattuto, sin dall’occupazione russa della Crimea, anche nello Spazio con reciproci attacchi ai satelliti civili e militari da parte di Mosca e Washington.
In Operazione Satellite Frediano Finucci per la prima volta ricostruisce, con documenti inediti e fonti esclusive, le incredibili e pressoché sconosciute schermaglie tra superpotenze (Stati Uniti, Russia e Cina) a centinaia di chilometri di distanza dalla terra.
Un’inchiesta rigorosa, un raro affresco divulgativo che svela e spiega le ultimissime tecnologie satellitari, un tempo riservate solo a militari e governi, oggi disponibili anche a utenti non specialisti, con risvolti economici, sociali e geopolitici finora impensabili.
Il libro ricostruisce episodi poco conosciuti e misteriosi, quale ad esempio l’improvviso blackout (13 ore) dell’intera costellazione GLONASS (24 satelliti) ossia il GPS russo in dotazione alle forze armate di Mosca, giusto 14 giorni dopo il referendum sulla Crimea del 2014.
Eventi immediatamente precedenti, evidenze tecniche, pareri attendibili ed una ricerca sui media occidentali e russi condotta anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, consentono di formulare la concreta ipotesi che si sia trattato di un attacco sferrato dagli Stati Uniti.
Troviamo una ricostruzione dettagliata dell’’attacco informatico russo alle infrastrutture satellitari ucraine poche ore prima dell’inizio dell’invasione militare in Ucraina (24 febbraio 2022) e le successive, pesanti conseguenze nelle infrastrutture civili di molti paesi occidentali, Italia inclusa, e scopriamo come Elon Musk fosse pronto a supportare Kiev con i suoi satelliti Starlink già mesi prima dell’invasione. ricostruendo le sue frizioni per impedire a Kiev di usare la sua infrastruttura per condurre attacchi con droni esplosivi, soprattutto di fronte al mancato pagamento da parte degli ucraini del servizio internet che offriva.
Il libro ci racconta come la Russia negli anni passati abbia mandato in orbita dei satelliti “fantasma” (stalker) per intercettare e disturbare le comunicazioni dei satelliti occidentali e ricostruisce la quotidiana attività americana ed europea per individuare queste minacce e le relative contromisure, per poi concentrarsi sul famoso episodio dei palloni aerostatici cinesi sui cieli americani (gennaio 2023) e spiega come Pechino abbia usato questi aerostati, in combinazione con i satelliti, per esperimenti scientifici avanzatissimi che riguardano le energie rinnovabili, l’Internet quantistico e sistemi innovativi di propulsione.
Inoltre, il libro racconta come la Cina negli anni passati abbia condotto esperimenti con la Russia per il disturbo delle comunicazioni satellitari, tecniche che Pechino potrebbe replicare, con apposite strutture, in caso di invasione dell’isola di Taiwan.
Gli ultimi capitoli illustrano in modo divulgativo ma rigoroso le ultime tecnologie satellitari (osservazione della terra e intelligenza artificiale) che per la prima volta nella storia consentono ai comuni cittadini di osservare quello succede in ogni parte del globo in tempo più o meno reale.
Una possibilità sinora riservata ai militari o agli enti governativi, una rivoluzione tecnologica poco conosciuta, ma che sta già avendo importanti e finora impensabili implicazioni economiche, sociali e geopolitiche.
Infine, il libro mette in guardia sui rischi dovuti all’immenso potere che stanno accumulando le tre società tecnologiche più concentrate sulla Space Economy, con applicazioni divenute indispensabili per cittadini e Stati Sovrani: Google, Amazon e specialmente Starlink/Space X di Elon Musk, il vero uomo da tenere seriamente d’occhio.
Frediano Finucci (Lucca, 1968) è il capo della redazione economia ed esteri del Tg de La7, rete dove conduce la trasmissione Omnibus e per la quale è stato inviato speciale, corrispondente da Bruxelles (2003-2006) capo della redazione di Otto e mezzo. Laureato in storia delle relazioni internazionali alla facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri di Firenze, ha lavorato nelle redazioni di Milano del telegiornale di Videomusic e di TMC seguendo, come cronista giudiziario, tutta l’inchiesta Mani Pulite.
Michele Groppi è Docente di Studi sulla Difesa presso l’omonimo Dipartimento del King’s Collegedi Londra, dove dirige il Modulo di Politica e Strategia. Membro dell’Institute of Directors di Londra, Michele è autore di articoli sul terrorismo e la radicalizzazione in Italia e in Europa. Autore di Light and Dark: Muslims in Italy, Michele è apparso su BBC World, BBC News, Al Jazeera, DW e altri canali internazionali. Ex atleta professionista, Michele è presidente e fondatore dell’ITSS Verona, un’associazione culturale italo-britannica dedicata allo studio della sicurezza internazionale.
Zeno Leoni è Docente di Studi sulla Difesa presso l’omonimo Dipartimento del King’s College di Londra. E’ inoltre Affiliato al Lau China Institute della stessa università, e Direttore Esecutivo dell’International Team for the Study of Security Verona. Il suo ultimo libro è Grand Strategy and the Rise of China: Made in America, e attualmente sta lavorando a una nuova monografia intitolata A New Cold War: US-China Relations in the 21st Century. Il Dott. Leoni ha collaborato con media di fama internazionale come BBC News, The Guardian, Corriere della Sera, tra molti altri, e ha fornito consulenza a responsabili politici sia nel Regno Unito che in Italia.
La sera di mercoledì 28 Febbraio, presso l’Istituto Culturale Italiano di Londra, in collaborazione con Il Circolo Italian Cultural Association, Italian Medical Society of Great Britain, e Dottore London si e’ affrontata la tematica della mental health attraverso l’organizzazione della Round Table on Navigating Youth Mental Health.
L’obiettivo era quello di accendere un faro, grande e luminoso, sulle difficoltà che affrontano molti adolescenti di oggi e sugli aiuti necessari, finora assolutamente insufficienti, che le famiglie di questi ragazzi meritano di ricevere per imparare a gestire una situazione tanto complessa quanto nuova e inaspettata. Specialmente all’indomani del periodo di una pandemia mondiale.
Presenti all’evento professionisti messi in campo da Italian Medical Society of Great Britain e Dottore London
All’invito a partecipare attraverso il sito web de Il Circolo hanno risposto in tanti, e la serata è andata sold-out. D’altra parte le aspettative della sala piena non sono state disattese, probabilmente anche grazie alla presenza di alcuni tra i migliori professionisti messi in campo sia da Italian Medical Society of Great Britain che da Dottore London: Chiara Colonnelli e Francesca Tagliente (Consultant Child and Adolescent Psychiatrists); Virginia Veruma (Specialist Clinical Psychologist). A moderare la serata Lorenzo Gragnani, Presidente di Italian Medical Society of Great Britain, e Stefano Di Rico, Youth Mental Health Campaigner e YoungMinds Activist.
Partendo da una visione collettiva (e spesso sommaria) del concetto stesso di salute mentale è emersa la primaria necessità di fare chiarezza nel comune modo di pensare, popolato da una quantità di misconceptions, ossia di idee sbagliate sull’argomento:
– i problemi di salute mentale sono un segno di debolezza, impossibile che i bambini possano averne perché in fondo non hanno nulla di cui preoccuparsi;
impossibile che anche gli adolescenti possano averne, in realtà la loro è solo una ricerca di attenzione; non si dovrebbe discutere di salute mentale con bambini e adolescenti perché ciò potrebbe mettere loro in testa delle strane idee –
La primaria necessità è di fare chiarezza nel comune modo di pensare
Solo alcune delle osservazioni che spesso vengono condivise ad alta voce e potenzialmente possono influenzare chi non e’ esperto in materia. In realtà la stessa società civile con tutte le sue sfaccettature negative e’ la prima ad impattare sulla salute mentale.
Esistono sei “aree chiave” in cui andare ad indagare per cercare di capire come affrontare il disagio
Ma come riuscire a capire se un adolescente sta iniziando a sviluppare un problema di salute mentale? Ci sono sei “aree chiave” in cui andare ad indagare per cercare di capire come affrontare il disagio: la sfera relazionale, quella emozionale, quella comportamentale, la comunicativa, quella dell’apprendimento e quella legata alle attività quotidiane.
Osservando i cambiamenti d’approccio e di comportamento nell’ambito di queste sei aree funzionali si possono iniziare a captare le prime avvisaglie: in che modo i nostri ragazzi gestiscono le loro relazioni sociali? Riescono a mostrare le proprie emozioni? Tendono ad essere spesso iperattivi? Riescono a concentrarsi sullo studio? Dormono più del solito? Mangiano volentieri, oppure no? Mostrano rabbia nei loro comportamenti abituali?
Disturbi d’ansia e mutismo selettivo sono tra i principali fenomeni riscontrati nei ragazzi molto giovani quando si hanno problemi in famiglia, quando si viene allontanati forzatamente da un genitore, quando questi bambini vivono la netta e terribile sensazione di non essere importanti per nessuno, di essere quasi un peso, perché nessuno dei “grandi” che popolano la loro vita quotidiana sembra dare importanza ai loro sentimenti, alle loro opinioni, alla loro stessa esistenza.
In questi casi la miglior cura è dare al ragazzo e/o alla ragazza ciò di cui hanno più bisogno: la sicurezza
E spesso, purtroppo, queste condizioni psicologiche si ripercuotono esternamente provocando nel bambino o nell’adolescente delle vere e proprie sofferenze di carattere fisico (fiato corto, tensione muscolare, nausea, mal di testa, solo per citarne alcune). In questi casi la miglior cura è dare al ragazzo e/o alla ragazza ciò di cui hanno più bisogno: la sicurezza. Sicurezza di essere amati e compresi, di poter vivere una situazione sociale e personale che possano ricondurre ad un comportamento equilibrato. L’iniziale mancanza di certezze scatena inevitabilmente uno squilibrio.
L’approccio consigliato per gestire una situazione di questo tipo è la CBT (Terapia Cognitivo Comportamentale), che nel caso di ragazzi molto giovani vede coinvolti regolarmente anche i genitori, o chi ne fa le veci. Il tutto per evitare che si arrivi ad una scelta farmacologica vera e propria, che avviene in ogni caso previa accurata e opportuna valutazione da parte di uno psichiatra specializzato nella cura della salute mentale giovanile.
La depressione affligge il 2,8% di ragazzi al di sotto dei 13 anni di età e il 5,6% di ragazzi di età compresa fra i 13 e i 18 anni
I cardini di assistenza mirata ai problemi di salute mentale adolescenziali riguardano anche la depressione che affligge il 2,8% di ragazzi al di sotto dei 13 anni di età e il 5,6% di ragazzi di età compresa fra i 13 e i 18 anni.
La depressione è dunque due volte più comune negli adolescenti, sebbene possa verificarsi anche nei bambini più piccoli.
Le ragazze adolescenti hanno maggiori probabilità di manifestare fenomeni di depressione; nei ragazzi adolescenti la depressione si presenta in modo diverso (cambiamento di comportamento, aumento dell’irritabilità).
La depressione può anche complicare i disturbi alimentari, nonché quelli dello spettro autistico e l’ADHD
La Condizione dello spettro autistico (ASC) si manifesta attraverso deficit persistenti nella comunicazione e nell’interazione sociale, modelli di comportamento, interessi o attività ristretti e ripetitivi, aderenza inflessibile alla routine quotidiana, iperattività o iporeattività agli input sensoriali dell’ambiente. I sintomi sono generalmente presenti nelle prime fasi dello sviluppo ma possono manifestarsi pienamente solo nel momento in cui le richieste sociali superano le capacità limitate. Questa condizione si presenta quattro volte più spesso nei maschi e colpisce circa l’1% della popolazione, con percentuali che si discostano di poco tra UK e Italia.
L’ASC (Condizione dello spettro autistico)non è un problema di salute mentale
Come aiutare i bambini con ASC? Con la psicoeducazione, un’adeguata attività di consulenza sulle strategie genitoriali, un programma di adattamento all’ambiente sociale e fisico in cui si vive, e di interventi psicosociali (strategie basate sul gioco e sulla comunicazione reciproca). Ma, attenzione: l’ASC non è un problema di salute mentale. I bambini che vivono questa condizione possono avere una buona salute mentale come chiunque altro. La storia è piena di persone famose in condizione di ASC: gli artisti Michelangelo e Mozart, gli scienziati Darwin e Einstein, la poetessa Emily Dickinson, e per arrivare ai giorni nostri, personaggi come gli imprenditori Bill Gates (Microsoft), Steve Jobs (Apple), Elon Musk (X).
La Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un modello persistente di disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con lo sviluppo dell’individuo
La Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un modello persistente di disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con lo sviluppo dell’individuo. Nei casi di disattenzione conclamata si fatica a prestare e a mantenere l’attenzione, a seguire le istruzioni, ad organizzare i compiti evitando di impegnarsi in quelli che richiedono uno sforzo mentale, si tende a perdere gli oggetti, a distrarsi facilmente, ad essere smemorati. Nei casi di iperattività/impulsività, l’irrequietezza si manifesta anche al livello fisico (fatica a restare seduti, necessità di correre/muovendosi eccessivamente) e nell’incapacità di giocare o impegnarsi in silenzio, a parlare incessantemente, ad avere difficoltà nell’attendere il proprio turno per intervenire in una conversazione, interrompendo in maniera costante.
A conferma di una diagnosi di ADHD i sintomi devono persistere per almeno sei mesi e devono manifestarsi prima dei 12 anni di età. Una condizione che incide pesantemente sulla qualità della vita lavorativa, scolastica e sociale in genere.
Come aiutare bambini e adolescenti con ADHD? Con psicoeducazione, consigli mirati sulle strategie genitoriali, modifiche ambientali adeguate mirate a ridurre al minimo l’impatto dell’ADHD sulla vita quotidiana (disposizione dei posti a sedere, modifiche dell’illuminazione e del rumore, riduzione delle distrazioni, periodi di concentrazione più brevi con pause di movimento).
E poi, con un programma di formazione dei genitori in caso di problemi di condotta, una CBT (Terapia Cognitivo Comportamentale) per supportare le abilità sociali con i coetanei, la risoluzione dei problemi, l’autocontrollo, le capacità di ascolto attivo, la gestione e l’espressione dei sentimenti. Senza dimenticare una dieta equilibrata e l’esercizio fisico regolare, oltre che una terapia farmacologica – ove necessaria – impostata e approvata dallo specialista incaricato.
La prima regola per affrontare tali situazioni è innanzitutto parlarne
Anche l’ADHD non è un problema di salute mentale: i bambini affetti da ADHD possono avere una buona salute mentale. Il mondo dello spettacolo e dello sport è popolato da personaggi con sindrome ADHD: i musicisti e attori Justin Timberlake, will.I.am, Emma Watson, Mark Ruffalo, Lily Allen e Johnny Depp, la ginnasta olimpionica Simone Biles, la star Paris Hilton.
Ci sono diverse parole chiave per capire come gestire al meglio questo tipo di situazioni e aiutare le famiglie ad affrontare al meglio un compito così difficile. La prima, da cui tutto parte, è: PARLARNE. Sempre, e senza stancarsi mai. E’ stato il principale obiettivo della serata promossa da Il Circolo, e la risposta incoraggiante del pubblico ha dato ragione. C’è bisogno di un aiuto serio, concreto, e costante. Perché bambini e adolescenti sono il nostro futuro, e non è solo una frase fatta.
Terzo appuntamento con la rassegna Viaggio in Italia all’Istituto Italiano di Cultura di Londra: il 7 marzo è la volta del film Il Posto di Ermanno Olmi.
Il Posto di Ermanno Olmi, terzo appuntamento di Viaggio in Italia all’Iic di Londra
E’ Il Posto, il film diretto da Ermanno Olmi nel 1961 che sarà proposto – in italiano e con sottotitoli in inglese – per il terzo appuntamento della rassegna Viaggio in Italia, in prorgamma giovedì 7 marzo alle ore 18 all’Istituto Itlaiano di Cultura di Londra.
A introdurre il film e a tenere la discussione post-proiezione sarà Nick Walker, che ha un master in Cultura cinematografica e ha lavorato nell’industria cinematografica, ha scritto articoli cinematografici per The Guardian, è docente di cinema, programmatore e conduttore di eventi di saloni cinematografici a Londra e Rochester.
Il film, in bianco e nero e della durata di 93 minuti, vede l’interpretazione di Sandro Panseri, Loredana Detto, e Corrado Aprile e al centro della trama il giovane Domenco che lascia il suo piccolo villaggio per recarsi a Milano in cerca di lavoro.
Nel pieno del boom economico dei primi anni sessanta, un ragazzo di Meda, Domenico, partecipa ad una selezione di lavoro presso una grande azienda di Milano. Vive questo impegno con particolare apprensione a causa della famiglia, che si aspetta da lui che riesca ad ottenere il posto fisso con cui sistemarsi per tutta la vita.
Diventato per il momento fattorino e in attesa di un posto da impiegato che si presenterà solo a fine film, il giovane si ritrova all’ultimo gradino della scala burocratica in un’enorme azienda senza volto. Le prospettive sono scoraggianti, ma Domenico trova motivo di speranza nell’attraente Antonietta.
Una tenera storia di formazione e un’acuta osservazione della disumanizzazione dell’impresa aziendale, Il posto di Ermanno Olmi è un racconto toccante ed esilarante dell’ingresso incerto di un giovane nei pericoli dell’età adulta moderna e un esempio di neorealismo italiano.
Il film, infatti, non solo e tanto una storia individuale, quanto la storia del cambiamento epocale della società agricola italiana che negli anni Sessanta scopre il benessere e il boom economico lasciando la terra ed entrando in fabbrica.
Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 1961, dove ottenne il Premio della critica, e Premio David di Donatello alla Miglior Regia nel 1962, diede notorietà internazionale al suo autore, allora alla sua seconda regia cinematografica.
Recentemente selezionato tra i 100 film italiani da salvare, nel 2001 il Bellaria Film Festival (al tempo denominato Anteprimaannozero) ne ha celebrato i quarant’anni.
Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, l’Istituto Italiano di Cultura di Londra ricorda la partigiana Paola Del Din con la presentazione del libro “Nome in Codice: Renata” di Alessandro Carlini.
Nome in codice: Renata, all’Iic l’8 marzo si celebra così
In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, l’Istituto Italiano di Cultura di Londra presenta un evento dedicato alla memoria di Paola Del Din, partigiana e agente segreto durante la Seconda Guerra Mondiale, attraverso la presentazione del libro “Nome in Codice: Renata” di Alessandro Carlini.
La conversazione tra l’autore e la professoressa Giuliana Pieri sarà un viaggio avvincente nella vita di una donna straordinaria che ha segnato la storia con il suo coraggio e la sua determinazione.
Paola Del Din, decorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare, ha svolto un ruolo fondamentale nella lotta per la Liberazione dal nazifascismo.
Lo scorso 22 agosto la Del Din ha compiuto 100 anni e ha ricevuto gli auguri delle massime autorità italiane e britanniche come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Sua Maestà Re Carlo III – nei giorni della lotta per la Liberazione dal nazifascismo.
Il libro, edito da Utet, offre uno sguardo approfondito sulla sua vita, raccogliendo dettagli inediti grazie a interviste dirette con la protagonista e all’accesso a documenti dei National Archives di Londra resi pubblici per la prima volta tramite il Freedom of Information Act.
La storia di Paola Del Din inizia a Udine, dove, appena ventenne, decide di unirsi alla Resistenza insieme al fratello Renato Del Din, sottotenente degli alpini.
La morte di Renato durante un assalto partigiano a Tolmezzo nel 1944 segna un punto cruciale nella vita di Paola, spingendola a accettare una missione ad altissimo rischio per la Brigata Osoppo: attraversare l’Italia occupata per consegnare documenti top secret agli alleati.
La narrazione si sviluppa con la formazione di Paola come paracadutista e agente segreto, sotto il nome in codice di Renata, in onore del fratello.
Unica donna in Italia ad essere inquadrata nella Missione Bigelow, Paola viene lanciata con altri due agenti in territorio friulano nell’aprile del 1945. Il suo ruolo risulta cruciale nell’offensiva finale per liberare il nord-est del Paese.
Alessandro Carlini, giornalista e scrittore di successo, autore di opere come “Partigiano in camicia nera” e “Gli sciacalli“, ha dedicato il suo ultimo libro a raccontare la straordinaria vita di questa eroina italiana. Il libro è stato finalista al Premio Fiuggi-Storia, attestando la sua rilevanza e profondità.
Durante l’evento, la professoressa Giuliana Pieri, Executive Dean presso la School of Humanities della Royal Holloway University of London, fornirà un contesto culturale e storico per comprendere appieno l’importanza di questa straordinaria storia. I suoi interessi di ricerca interdisciplinari sulla cultura visiva, la storia culturale e la letteratura popolare offriranno un’ulteriore prospettiva per analizzare il contributo di Paola Del Din.
Questo straordinario evento si svolgerà in un contesto significativo, celebrando il contributo unico di Paola Del Din e di tutte le donne coraggiose che, come lei, hanno segnato la storia con la loro determinazione e spirito indomito.
Prenota il tuo posto per l’evento “Nome in Codice: Renata” e unisciti a noi per onorare la memoria di Paola Del Din, un’eroica donna che ha sfidato le avversità della sua epoca per forgiare il proprio destino e contribuire all’affermazione della libertà.
Al via la terza edizione di Match Point, concorso letterario per scrittori italiani in Regno Unito promosso dall’Italian Cultural Association Il Circolo con la scuola di scrittura Londra Scrive.
Match Point, al via la terza edizione del concorso letterario per italiani in Regno Unito
Parte la terza edizione di Match Point, concorso letterario annuale promosso dall’Italian Cultural Association Il Circolo, presieduta da Simona Spreafico, in collaborazione con la scuola di scrittura Londra Scrive, e con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Londra.
“Il successo di Match Point ci rende orgogliosi – sottolinea la presidente de Il Circolo Simona Spreafico – Come nelle migliori idee, abbiamo individuato un bisogno inespresso e lo abbiamo soddisfatto. Gli italiani e gli italofoni nel Regno Unito hanno voglia di raccontare, di scrivere, di far conoscere le loro esperienze e Match Point offre a tutti l’occasione di farlo in un concorso serio, con una giuria qualificata e un grande interesse di pubblico.”
E’ il primo e solo concorso per racconti scritti in lingua italiana da autrici e autori residenti nel Regno Unito. Tema di quest’anno è “Futuro o no?” un tema-domanda in bilico fra attualità, sguardo in avanti e impulso narrativo.
Ad ispirare i lavori in concorso sono le mille domande sul futuro: come sarà, è ancora possibile oggi credere nel futuro, le crisi attuali a livello mondiale (a partire da quella climatica, ma non solo) che tipo di futuro possono restituire alle prossime generazioni?
Un’idea di futuro che comunque non riguarda solo il pianeta bensì anche quello, in piccolo, del nostro quotidiano, delle scelte che compiamo nella nostra vita di ogni giorno e come queste potranno condizionare le singole esistenze di ciascuno.
I racconti presentati dovranno quindi essere improntati ad una variegata possibilità di visioni sul futuro dell’umanità, tra tecnologie che avanzano, nuovi modelli possibili di società civili e di direzioni da prendere per cercare di realizzare il futuro che vogliamo partendo dal presente che stiamo già vivendo.
Per partecipare al concorso è necessario avere un indirizzo nel Regno Unito ed essere maggiorenni.
I racconti non dovranno superare i 20mila caratteri e andranno caricati sul sito de Il Circolo al seguente indirizzo: http://matchpoint.ilcircolo.org.uk. La scadenza per partecipare è il 15 giugno 2024.
I racconti vincitori riceveranno riconoscimenti in denaro offerti da Il Circolo: £1,000 per il racconto vincitore e due premi di £500 per il secondo e terzo classificato.
I tre racconti vincitori riceveranno inoltre la possibilità di un editing professionale e saranno presentati per la pubblicazione su una delle riviste letterarie partner del concorso (i tre racconti premiati nel 2023 sono stati pubblicati sulla rivista letteraria online Cattedrale – Osservatorio sul racconto).
La premiazione si terrà a ottobre 2024 durante la Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, presso l’Istituto Italiano di Cultura a Londra.
Come negli anni precedenti, la giuria è composta da professionisti italiani, in molti casi italo-londinesi, della scrittura e dell’editoria: Olga Campofreda (scrittrice), Isabella d’Amico (comunicazione letteraria), Daniele Derossi (scrittore), Marco Mancassola (scrittore), Luisella Mazza (scrittrice), Paolo Nelli (scrittore), Giovanna Salvia (editor), Caterina Soffici (scrittrice).
I promotori di Match Point
Il Circolo Italian Cultural Association (Il Circolo) è un ente di beneficenza registrato nel Regno Unito con sede a Londra, ed ha l’obiettivo di promuovere la cultura italiana. Organizza eventi di raccolta fondi durante tutto l’anno per finanziare i propri progetti o progetti selezionati di altri enti.
Londra Scrive, partner principale del concorso, è la scuola di scrittura creativa in italiano creata da Marco Mancassola a Londra, originariamente in collaborazione con Italian Bookshop. Ha esordito nel 2017 e da allora non ha smesso di proporre corsi e seminari sui temi della scrittura narrativa.
Tutte le informazioni su Match Point e il form per partecipare sono all’indirizzo: https://www.ilcircolo.org.uk/matchpoint/.
London Classical Music Competition, ecco tutti gli italiani premiati nelle varie categorie del concorso concorso internazionale di musica classica online per musicisti di tutto il mondo.
London Classical Music Competition, trionfo dei Musicisti classici Italiani
In una celebrazione di grande maestria musicale, sono stati annunciati i vincitori del prestigioso London Classical Music Competition (LCMC), mettendo in mostra il ricco talento e l’arte dell’Italia sul palcoscenico globale.
In mezzo a una vasta schiera di concorrenti internazionali, l’Italia è emersa vittoriosa in diverse categorie, lasciando un’impronta indelebile nel panorama della musica classica. Il concorso, rinomato per i suoi rigorosi standard e la sua portata globale, ha visto i musicisti italiani conquistare il pubblico con le loro eccezionali performance.
La London Classical Music Competition (LCMC) è un concorso internazionale di musica classica che si tiene esclusivamene online ed è aperto a musicisti di talento, di tutte le nazionalità ed età, e con eccellenti capacità esecutive nella musica per pianoforte, archi, fiati, vocale e da camera.
Ogni anno, a partire da ottobre, i talenti musicali di tutto il mondo sono invitati a sottoporsi alle audizioni caricando i video delle loro esecuzioni sulla piattaforma della competizione. Le selezioni finali dei vincitori in tutte le categorie sono effettuate da giurati di cui sono volutamente tenuti nascosti i nomi, e si basano esclusivamente sulla valutazione di queste registrazioni.
La formula della competizione si basa su internet per offrire ai partecipanti una piattaforma confortevole, in cui mettere in mostra il loro potenziale, al fine di “scoprire” artisti con personalità eccezionali e concedere premi in denaro che possano aiutare a lanciarli in carriere internazionali.
Lo scopo di questo concorso è quello di trovare artisti con una forte personalità artistica e presenza scenica. L’enfasi non è quindi sugli aspetti puramente tecnici della performance, ma anche sul carisma e sull’impatto artistico complessivo dell’esecutore.
Gabrella Russo, Salvatore Ruggiero e Alessandro Conti primi nelle catgorie Piano Youth Artist, Oboe e Pianoforte Professionista
Tra i talenti più brillanti, i giovanissimi pianisti Alberto Cartuccia Cingolani, Primo Premio nella categoria Piano Prodigy, Antonio Pavan, Primo Premio nella categoria Piano Kid Artist, e Gabriella Russo, Primo Premio per la categoria Piano Youth Artist, mentre Salvatore Ruggiero ha conseguito Primo Premio nell’Oboe. In fine, Alessandro Conti si è aggiudicato il Primo Premio nella categoria Pianoforte Professionista, confermando ulteriormente la reputazione dell’Italia nella produzione di pianisti di livello mondiale.
Ma non sono stati gli unici a distinguersi: altri esecutori italiani di ogni età hanno lasciato un’impressione indelebile, con Cristian Stefan Jitari che ha ricevuto una Menzione Speciale nel Clarinetto, e formazioni in duo come Duo Kreutzer e Duo Catanza che hanno lasciato il segno con prestazioni pregevoli nella Musica da Camera.
Ecco l’elenco completo degli italiani premiati alla London Classic Music Competition:
Chamber Music – Secondo premio: Duo Kreutzer (Advance) – Quarto premio: Duo Raimo – Petrella (Advance artist)
Clarinet – Menzione speciale: Cristian Stefan Jitari (Master artist)
Guitar – Terzo premio: Samuele Mazzarella (Advance artist) – Barbara Teti (Professional)
Oboe – Primo premio: Salvatore Ruggiero (Youth)
Organ – Terzo premio: Vincenzo Florio (Professional)
Percussion – Secondo premio: Riccardo Mazzarella (Master artist)
Piano Prodigy – Primo premio Alberto Cartuccia Cingolani
Piano Kids – Secondo premio: Evan Miliani
Piano Kids Artist – Primo premio: Antonio Pavan
Piano Youth Artist – Primo premio: Gabriella Russo
Piano Advance Artist – Terzo premio: Mattia Damiani
Piano Master – Terzo premio: Lidia De Migno
Piano Professional – Primo premio: Alessandro Conti
Saxophone – Terzo premio: Fabio di Bartolomeo (Advance)
Ho avuto il privilegio di incontrare Alexandra Mazzanti, direttrice della Dorothy Circus Gallery, e di condurre un’intervista con lei. La galleria, divisa in due sedi – la rossa a Roma aperta nel 2007 e la blu a Londra aperta nel 2017 – non solo presenta opere magnifiche ma trasuda un lirismo sentimentale potente grazie alle eleganti pareti di velluto che le circondano. La galleria rappresenta sia un luogo espositivo, sia un’espressione di gesti, sguardi, intenzioni e memorie delle sue fondatrici. Madre e figlia unite dall’amore per l’arte e per il pubblico, hanno introdotto linguaggi artistici contemporanei inesplorati in un contesto dove c’era una forte necessità di arte.
La prossima mostra JOE SORREN: Between The Wrinkles sara’ aperta al pubblico dal 12 marzo al 6 aprile 2014.
La Dorothy Circus Gallery, fondata nel 2007, si propone di innovare l’arte contemporanea, privilegiando il Pop Surrealism e le avanguardie figurative
Cominciamo con la domanda fondamentale: come e perché è nata la vostra galleria?
La Dorothy Circus Gallery è stata fondata da me e mia madre nel 2007, con la missione di offrire al nostro pubblico un nuovo tipo di arte contemporanea, che sidiscostava da quella ufficiale di quegli anni, dominata dal concettuale. Quello che volevamo fare era dare voce alle avanguardie figurative delcontemporaneo. L’idea è nata in seguito ad un viaggio negli Stati Uniti dove sono entrata in contatto per la prima volta con il movimento del Pop Surrealism. In quel periodo pensavo di lasciare l’Italia per la California, ma ho poi capito di voler portare nella mia città, Roma, quello che avevo scoperto. Dopo accurate ricerche e studi, in particolare sul Big Eyes Movement, e più in generale sul ritorno della pittura figurativa di ispirazione surrealista, io e mia madre, musicista e collezionista d’arte figurativa del ‘700 e ‘800, abbiamo quindi dato vita e forma alla nostra prima Galleria, una galleria che dedicasse la sua ricerca ad un pubblico ampio e diversificato composto sia da collezionisti esperti che da giovani appassionati d’arte e non. La mia curatela si è sviluppata in particolare in relazione al Pop Surrealismo allaStreet Art Newyorkese e all’Asian Pop, per poi abbracciare altri movimenti eforme d’arte.
Quindi avete cercato di unire i vostri gusti artistici pensando ancheall’esigenza di un pubblico giovane?
Esattamente, abbiamo unito il nostro amore per l’arte e i nostri gusti artistici nella selezione di opere d’arte figurativa che fossero sia di grande bellezza sia evocatrici di emozioni e sentimenti. Questo ci ha portato ad innamorarci del PopSurrealismo, un movimento controverso ma affascinante che unisce in sé elementidella cultura pop e del movimento neo surrealista. Più nello specifico, il linguaggiodel pop surrealismo è caratterizzato da un mix di pattern familiari, simboli,citazioni e sentimenti universali provenienti dall’arte e dalla psicologia umana, che danno vita a visioni oniriche e spirituali.
Io e mia madre, viaggiando a Los Angeles, abbiamo scoperto artisti come Joe Sorren e Mark Ryden
Chi sono stati i primi artisti che avete scoperto?
I primi artisti che abbiamo scoperto sono stati Joe Sorren e Mark Ryden. Io e miamadre, viaggiando insieme a Los Angeles, abbiamo realizzato che si stavasviluppando un movimento volto al ritorno del figurativo. Essendo entrambeappassionate collezioniste di Period Artworks Questa pittura caratterizzata da unaforte carica iconografica e una ricerca tecnica incredibile di rimando ai grandimasters del passato, ci ha profondamente affascinate.
Come avete sviluppato il vostro progetto insieme?
Abbiamo voluto creare uno spazio che potesse assomigliare al salotto di casanostra, dove gli ospiti potessero sentirsi a loro agio e avvicinarsi all’arte in modoinformale. Il mio background come assistente negli studi di pittura e fotografa discena mi ha aiutato a creare un’atmosfera calda e accogliente. Le pareti rosse dellaGalleria di Roma, infatti, vogliono anche essere un richiamo esplicito al mio lavorocome scenografa e fotografa teatrale poiché nella scelta cromatica rimandano alTeatro.
E cosa vi ha spinto ad aprire la galleria nel 2007 a Roma, tra l’altro in unquartiere dove di artistico all’epoca c’era ben poco o nulla?
La risposta positiva che abbiamo ricevuto dalle persone che visitavano il nostro “piccolo salotto d’arte” ci ha convinte che fosse il momento giusto per aprire uno spazio dedicato alla nostra visione artistica. Così, nel 2007, abbiamo inaugurato la nostra prima galleria.
L’apertura ha segnato un trionfo istantaneo, con successo continuato per 18 anni, sfidando le critiche iniziali e dimostrando l’appeal universale della nostra varietà artistica
Avete avuto subito successo?
L’apertura è stata un successo immediato, con il pubblico che ha rispostoentusiasticamente e ha portato a diversi sold out consecutivi. La varietà deilinguaggi artistici da noi proposti è stata molto ben accolta. Abbiamo presentato evenduto opere che spaziavano dal noir al surreale, dall’arte sentimentale a quella dicarattere sociale. Il successo infatti è stato fenomenale sia a livello nazionale cheinternazionale, nonostante l’assenza, a quei tempi, dei social media. Inoltre, seppurRoma fosse considerata una città provinciale, il suo pubblico si è dimostrato molto aperto e interessato. Tuttavia, quando abbiamo aperto la nostra prima sede, abbiamo dovutoconfrontarci con una critica ostile. I giornalisti, che celebravano prevalentementecodici concettuali e minimalisti, erano rigidi e scettici nei confronti dell’arte da noiproposta. Oggi però, possiamo dire che le previsioni negative di immediata chiusura dellanostra galleria sono state smentite, poiché il nostro successo continua da ben 18anni.
Aprire la nostra prima galleria è stata una sfida senza precedenti
Come direttrice donna pensi di aver avuto maggiori ostacoli?
Sì, da giovane donna imprenditrici ho dovuto fronteggiare diversi ostacoli. Quandoabbiamo aperto la prima galleria avevo solo 26 anni. Senza un backgrounduniversitario, è stato un percorso difficile. Non abbiamo mai avuto il sostegno deimedia mainstream e solo di pochi isolati giornalisti che si sono appassionati alnostro modo di raccontare l’arte. Le grandi opportunità le abbiamo create noistesse. Entrare nel mondo dell’arte non è stato semplice, per una giovaneimprenditrice che partiva da zero, in più non sono mai voluta scendere acompromessi e fare scelte che non fossero interamente coerenti con la mia visione curatoriale. Con mia madre abbiamo sempre seguito la nostra curiosità e il nostrogusto personale, esplorando nuovi talenti senza cercare necessariamente artisti famosi né un riconoscimento personale. Non è mai stato il nostro obbiettivodiventare una blue chip gallery, ma abbiamo piuttosto perseguito l’originalità el’unicità dei linguaggi visivi contemporanei.Abbiamo da subito esplorato la scena internazionale, introducendo la street art aRoma e aprendoci al panorama giapponese. La nostra ambizione è stata sempre quella di offrire qualcosa di diverso e che fosse il riflesso di un complessosentimento attuale in costante divenire e in attesa di definizione, l’arte dellaglobalizzazione che di fatto ha sfidato e tenuto testa ai movimenti all’epocadominanti.
Il mio lavoro con gli artisti è un’esperienza di apprendimento reciproco
Riesci sempre a costruire e mantenere un rapporto umano con gli artisti cheesponi?
Ho iniziato la mia carriera da giovanissima, lavorando con pittori e frequentandoatelier artistici quale assistente. Gestire gli artisti non è facile, a volte si ha a chefare con ego esorbitanti e persone con un emotività complesse con le quali ènecessario rapportarsi con amore, tatto e pazienza. In questo rapporto però c’ètanto da imparare e da ricevere, gli artisti che rappresento e che si affidano a mediventano più che amici e si cresce insieme, concentrandosi sui progetti e sugliobbiettivi comuni raggiungendo importanti traguardi mano nella mano.Noti delle differenze tra il mercato d’arte italiano e quello inglese? Ci sono molte differenze. La mia galleria ha sempre avuto un pubblicointernazionale, e questo ci ha permesso di avere una visione ampia del mercato.Abbiamo avuto successo soprattutto con i collezionisti based in Asia, grazie allanostra presenza a Londra che ci ha dato accesso a questo mercato. In Italiaabbiamo da sempre un grande sostegno dai collezionisti dall’America, che amanovisitare Roma e apprezzano moltissimo il nostro lavoro e i nostri artisti.
Ti consideri un’artista?
No, non mi considero un’artista nel senso tradizionale. Piuttosto mi vedo come unapersona che aggiusta le cose, proprio come chi ripara le ceramiche giapponesi conl’oro. Sono una conservatrice che ritrova e riunisce pezzetti mancanti di un discorsoche va avanti da secoli, cerco di fare ordine tra le idee, portare alla luce ciò chesento necessario per la collettività e divulgare bellezza.
Mi focalizzo sui desideri del pubblico, promuovendo una Street Art femminile e riflettendo la diversità con artiste e artisti asiatici
Come si è spostato il focus della galleria nel corso degli anni?
Il focus è sempre stato capire quale fosse il desiderio del pubblico in undeterminato momento. Questo non per dare risposte, ma per porre altre domande.in fondo penso sia quello il compito dell’arte. Si è parlato tanto di artiste donne, enoi abbiamo un’altissima percentuale di artiste, tanto quanto abbiamo un’altapercentuale di artisti asiatici. Sono due aspetti molto evidenti nella mia curatela.L’arte orientale mette l’accento spesso sulla spiritualità e questo è un punto che miinteressa molto. Da donna, inoltre, ho sentito sempre l’esigenza di dare voce alleartiste donne. Mostrando la varietà del linguaggio femminile e portarlo alla luceanche nella Street Art (o Urban Art). Secondo me, infatti, la street art ha preso piede in qualche modo attraverso unlinguaggio fortemente maschile, e io ho cercato costantemente di promuovere unaStreet Art fatta di donne e che parlasse con il linguaggio femminile, molto diversoda quello maschile.
Cose ne pensi delle mostre online, le cosiddette gallerie virtuali?
In generale, preferisco progetti studiati e ben curati. Non amo le cose fatte in pocotempo e con poca cura. Dobbiamo dare il giusto peso e valore all’arte. Penso chel’arte debba essere presentata nel modo migliore possibile, anche se ciò significasacrificare la quantità per la qualità.Detto questo, per me l’arte, le mostre, vanno vissute nel senso più fisico possibile.Le visite virtuali, purtroppo, non possono rendere la bellezza delle visite fatte dipersona. Le opere andrebbero sempre “vissute” dal vivo.
Il legame con l’arte orientale si è rinforzato dopo la perdita di mia madre sette anni fa, una figura chiave che ha forgiato la mia passione artistica fin dall’infanzia
Tra le le varie cose che hai detto e in particolare due mi hanno colpitomoltissimo: a microfono spento mi accennavi della tua infanzia da figliaunica, circondata da questi dipinti che ti parlavano, accendevano la tuafantasia. Come dei fantasmi che facevano parte della tua vita. A questoproposito, vorrei chiederti se potresti condividere il tuo primo ricordo legatoall’arte.
Sì, quei dipinti che mi circondavano parlavano direttamente alla miaimmaginazione.Inoltre, mia madre è venuta a mancare sette anni fa, e anche per questo motivo ilmio legame con l’arte orientale, estremamente spirituale, si è rafforzato. Non sonouna persona religiosa, ma credo molto nella spiritualità. Uno dei primi ricordilegati all’arte credo sia stato proprio quello che ha avviato il mio percorso. Miamadre era per me un mito, una donna incredibile, nonché un’eccellente pianista.Era una persona eclettica: nella sua vita ha anche aperto una scuola di danza, eprima della scuola di danza aveva avviato una casa editrice dedicata allapubblicazione di tecniche della danza. Non da ultimo, era anche una madre chedopo il divorzio doveva badare a sua figlia. Era una vera forza della natura e il miomodello di donna ideale. Quando avevo all’incirca 7 o 8 anni mi fece scegliere da un catalogo un’operad’arte che di li a poco sarebbe stata presentata in ‘asta. Tornata a casa ritrovai quellameravigliosa opera ad aspettarmi. In quel momento ricordo di aver provato unagratitudine immensa. Ero piccola ma si fidava del mio giudizio e del mio gusto evoleva che fossi partecipe con lei della sua passione per l’arte, e che costruissiinsieme a lei la sua collezione.
Anche tu sei madre. I tuoi figli hanno intenzione di portare avanti la Legacydella Dorothy Circus Gallery?
Lo spero tanto! Insieme ai miei figli abbiamo dato vita alla Fondazione MaddalenaDi Giacomo – a nome e in memoria di mia madre. Con sede permanente a Venezia,a partire dal 2026, ci sarà una collezione concepita per essere un ponte tra ilpassato e il nostro presente contemporaneo. Per l’apertura stiamo lavorando aduna mostra multi sensoriale che darà inizio ad un progetto espositivo unico ne suogenere.
Guido Bonsaver presenta il 29 febbraio alle 18 all’Istituto Italiano di Cultura di Londra il suo libro America in Italian Culture.
L’America nella cultura italiana, all’Iic il libro di Guido Bonsaver
Si intitola America in Italian Culture: La Nascita di un Nuovo Modello di Modernità (1866-1943) il libro che Guido Bonsaver, docente di Storia della Cultura italiana all’Università di Oxford, presenterà il 29 febbraio 2024 alle ore 18 all’Istituto Italiano di Cultura di Londra.
L’evento, vedrà la presentazione del libro seguita da una stimolante conversazione tra l’autore, Guido Bonsaver, e il professor David Ellwood, Senior Adjunct Professor alla SAIS Europe, esperto di storia contemporanea internazionale e autore del fondamentale testo “The Shock of the Century” sulla cultura americana.
Il libro di Bonsaver esplora il periodo che va dal 1866 al 1943, un’epoca in cui l’America emerge come potenza mondiale mentre l’Italia è ancora una nazione giovane e appena unificata.
L’avvento di innovazioni tecnologiche come l’elettricità e il motore a scoppio accelera la diffusione di notizie, idee e artefatti in tutto il mondo.
La classe operaia italiana, grazie all’alfabetizzazione e alle riforme sociali, mostra una crescente disponibilità di denaro, tempo e istruzione.
Il paradosso di questo periodo è rappresentato dalla dittatura totalitaria fascista in Italia, che cercava di proteggere il paese dall’influenza straniera.
Tuttavia, milioni di italiani, con un livello di istruzione più basso, iniziano a sognare l’America, attratti dai film di Hollywood e dalle riviste illustrate che dipingono uno skyline futuristico di Manhattan e raccontano lo stile di vita americano.
Il libro analizza gli effetti delle politiche nazionalistiche del regime fascista e pone domande cruciali: perché il jazz, la letteratura americana e i fumetti erano così popolari, nonostante gli Stati Uniti fossero considerati nemici politici dell’Italia? La narrativa di Bonsaver offre uno sguardo accattivante su questo periodo di cambiamento culturale italiano.
“America in Italian Culture” è un’opera che fornisce una prospettiva accademica e coinvolgente su un periodo cruciale nella storia culturale italiana. L’evento promette di essere un’occasione unica per esplorare le dinamiche di questa relazione tra due nazioni in un’epoca di profondi cambiamenti sociali e culturali.
Per partecipare gratuitamente, è possibile prenotare QUI
E’ anche possibile leggere l’introduzione al libro QUI
Inoltre, i membri di istituzioni affiliate all’Iic (ad esempio le Università di Londra), possono accedere gratutitamente all’ebook, seguendo questo link https://academic.oup.com/book/51692
L’autore, Guido Bonsaver, portatore di una vasta esperienza accademica e riconoscimenti, offre una narrazione avvincente della storia culturale italiana post-unificazione, con particolare attenzione alla letteratura e al cinema. La sua conversazione con il Professor David Ellwood promette di essere un momento di riflessione profonda su come la cultura italiana ha abbracciato e reagito alla modernità americana in un periodo così tumultuoso.
Non perdere l’opportunità di partecipare a questo evento che getta luce su una fase affascinante e complessa nella storia delle due nazioni.
Guido Bonsaver e Davi Ellwood
Guido Bonsaver è Professore di Storia della Cultura italiana all’Università di Oxford e Membro del Pembroke College. Ha studiato presso le Università di Bologna e Verona e ha completato il dottorato durante l’insegnamento presso la Reading University.
Prima di arrivare ad Oxford nel 2003, ha insegnato presso le università del Sussex, Kent e Royal Holloway London. Nel 2012 è stato nominato Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica dal Presidente della Repubblica come riconoscimento per il suo contributo alla cultura italiana.
Il suo lavoro di ricerca si concentra sulla storia della cultura italiana post unificazione, con un particolare interesse per la letteratura e il cinema. Ha collaborato con una serie di organi di informazione quali i canali radiotelevisivi della BBC e RAI e diversi giornali specializzati e generalisti.
E’ autore di una serie di pubblicazioni, tra le quali le monografie: Elio Vittorini (2000), Censorship and Literature in Fascist Italy (2007), Vita e omicidio di Gaetano Pilati (2010), Mussolini censore (2013) e i seguenti libri in collaborazione: con R. Gordon, Culture, Censorship and the State in Twentieth-Century Italy (2005); con E. Bond e F. Faloppa, Destination Italy: Representing Migration in Contemporary Media and Narrative (2015); con A. Carlucci e M. Reza, Italy and the USA: Cultural Change Through Language and Narrative (2019).
David Ellwood è Senior Adjunct Professor alla SAIS Europe. Dal 2020, il Professor Ellwood è Membro della Fondazione Einaudi di Torino. Precedentemente è stato professore associato di storia contemporanea internazionale presso l’Università di Bologna (fino al novembre 2012).
Ellwood è stato Presidente dell’Associazione Internazionale di Storia e Media (1996-2002). Ha contribuito spesso con articoli e recensioni per giornali accademici, forum di politica e agenzie di stampa. PhD, Italian studies, University of Reading. Autore di The Shock of the Century, testo fondamentale sulla cultura Americana.
La Round Table on Navigating Youth Mental Health, promossa da Il Circolo con Italian Medical Society e Dottore London si terrà il 28 febbraio all’Istituto Italiano di Cultura.
Youth mental health, il 28 febbraio round-table promosso da Il Circolo
All’indomani del periodo di pandemia Covid, la salute mentale dei ragazzi adolescenti, costretti a chiudersi in casa per mesi, a tenersi in contatto con la scuola e con gli amici solo attraverso la tecnologia (cellulari e pc) è diventata più fragile.
L’insicurezza che ne consegue diventa di difficile gestione sia per i giovani stessi che difficilmente tendono ad aprirsi anche con quelle persone adulte che sarebbero in grado di aiutarli, sia per gli stessi genitori che, proprio in conseguenza di ciò, faticano a capire come gestire la situazione difficile che i loro figli stanno affrontando.
Ed è proprio dall’esigenza di fare chiarezza su un tema così delicato, e per essere d’aiuto, nasce la Round Table on Navigating Youth Mental Health, promossa da Il Circolo Italian Cultural Association in collaborazione con Italian Medical Society of Great Britain e Dottore London.
Mercoledì 28 Febbraio a partire dalle 18.30 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Londra (in Belgrave Square), ci sarà una serata dedicata a questo argomento così attuale e delicato, rivolta essenzialmente alle famiglie in cui c’è almeno un ragazzo adolescente che ha bisogno di essere preso per mano e accompagnato in maniera amorevole e intelligente fuori dal tunnel in cui sente di trovarsi, senza riuscire ad intravedere una via d’uscita.
Ne abbiamo parlato con Simona Spreafico, Presidente de Il Circolo, piccola charity molto attiva nella comunità italiana, perché ha come scopo quello di divulgare la cultura italiana in UK.
“Stiamo cercando di raccogliere fondi, ma dopo la Brexit, dopo il Covid, è un lavoro molto difficile… Cerchiamo di raccogliere fondi destinati a borse di studio per aiutare i giovani, i ricercatori o per promuovere la cultura italiana in UK… Il tema della mental health è molto delicato, ci abbiamo dedicato l’edizione 2023 di un concorso letterario rivolto a ragazzi dai 18 anni in su, che organizziamo ogni anno, da tre anni”.
Il concorso si chiama Match Point: nato nel 2022 col suo titolo originale, nel 2023 è diventato Match Point-Di cosa hai paura, mentre l’edizione 2024 (aperta lo scorso 20 Febbraio) sarà Match Point-Futuro o no? Una possibilità, per chi partecipa, di aprirsi al mondo ed esprimere ciò che ha dentro, con il desiderio, il bisogno e la possibilità di chiedere aiuto.
E per fare le cose sul serio, sia Italian Medical Society of Great Britain che Dottore London hanno messo in campo alcuni tra i loro nomi migliori, che hanno subito sposato volontariamente l’iniziativa e porteranno il loro significativo contributo alla roundtable: Chiara Colonnelli e Francesca Tagliente (Consultant Child and Adolescent Psychiatrists) e Virginia Veruma (Specialist Clinical Psychologist).
A moderare la serata Lorenzo Gragnani, Presidente di Italian Medical Society of Great Britain, e Stefano Di Rico, Youth Mental Health Campaigner e YoungMinds Activist.
“L’evento – ci spiega Di Rico – è rivolto ai genitori di bambini piccoli e adolescenti. L’attuale sistema di supporto per la salute mentale nel Regno Unito non è adatto allo scopo, con i giovani che aspettano settimane, se non mesi, per ricevere supporto. Questo evento avrà lo scopo di esaminare cosa possono fare i genitori per sostenere i propri figli, individuare i segnali e accedere al supporto”.
“In più – aggiunge Simona – abbiamo stanziato due borse di studio di 2000,00 pounds l’una, che sono state assegnate il 7 dicembre nell’ambito della premiazione de Il Circolo Youth Mental Health Award tenutasi in Ambasciata in concomitanza con la premiazione di Italy Made Me. Le studentesse premiate si chiamano Luisa Fassi ed Eleonora Aiello e saranno presenti anche loro il 28 Febbraio. Sponsorizziamo anche lo spettacolo teatrale Hide and Seek, saremo lì il 19 Marzo con Stefano Di Rico e Luisa Fassi (che come ricercatrice si occupa di social media) con una Q&A session”.
Insomma, tanta carne al fuoco per non perdere di vista l’obiettivo finale: non smettere mai di parlare di un problema così delicato che attanaglia i più giovani, per trovare il modo di aiutarli, per non farli sentire soli. Riuscire ad aprire una breccia nell’animo degli adolescenti è un compito davvero arduo, i giovani tendono a parlare molto tra loro, nella loro sfera sociale (dove però si parte tutti alla pari) e pochissimo con la generazione più adulta, che forse qualche strumento in più per aiutarli è in grado di trovarlo.
Grande successo di pubblico per il Carnevale Italiano di sabato 17 Febbraio organizzato presso Quorn Village Hall (Leicestershire) con la comunità italiana di Nottingham e quella di Loughborough.
Carnevale Italiano, un successo la festa delle comunità di Nottingham e Loughborough
Grande successo di pubblico per il Carnevale Italiano di sabato 17 Febbraio organizzato presso Quorn Village Hall (Leicestershire) con la comunità italiana di Nottingham e quella di Loughborough.
Grazie al lavoro organizzativo di Dante Alighieri Society di Loughborough e della Scuola Italiana di Nottinghamdi Alessia Beneventi, il tardo pomeriggio di sabato si è trasformato in una grande festa di tre ore per genitori e bambini, che hanno fatto registrare il sold-out con la loro partecipazione.
Una trentina di famiglie sono confluite all’appuntamento pieno di giochi promossi dalla Scuola Italiana di Nottingham, soprese e divertimento per tutti: corsa col sacco, gioco del cucchiaio, staffetta e pentolaccia.
E poi un trenino musicale, con bambini e adulti che hanno ballato insieme al ritmo di una tarantella suonata col mandolino da Paolo, un affezionato ospite in vacanza sul posto dalla Sardegna.
Il tutto, partito da uno sketch iniziale con la maestra Alessia Beneventi vestita da Italia, con tanto di mantello e bandiera tricolore.
Ma il divertimento non è stato fine a se stesso, trattandosi di un’occasione benefica a scopo di raccolta fondi per il Children Hospice Rainbow (Brighten short lives with Rainbows): raccolte ben £366.04. Perché i bambini meno fortunati non vengano mai dimenticati.