sabato 21 Settembre 2024
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Scioperi dei trasporti sospesi: accordo vicino con i sindacati

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Dopo più di un anno di braccio di ferro gli scioperi dei trasporti sono stati sospesi: accordo vicino con i sindacati e Tfl.

Scioperi dei trasporti sospesi: accordo vicino con i sindacati

Gli strikes che hanno colpito e dovevano colpire i trasporti su rotaia di Londra durante il mese di gennaio sono stati sospesi. Ad annunciarlo è stato proprio l’RMT (National Union of Rail, Maritime and Transports Workers), il sindacato dei lavoratori del settore trasporti. Pare quindi arrivata una luce infondo al tunnel dopo più di un anno di braccio di ferro tra sindacati e governo che ha portato a enormi disagi per i pendolari londinesi.

Pare infatti che siano stati fatti passi in avanti nelle trattative con TfL (Transports for London) ovvero l’azienda cardine che gestisce i trasporti pubblici della capitale britannica. In principio l’azione di protesta mossa da macchinisti, tecnici e lavoratori era stata indetta di fronte alla proposta di un aumento salariale del 5%, rifiutata perchè ritenuta inadeguata a causa dell’inflazione in crescita. L’offerta del 5% era stata descritta da TfL come “il massimo che possiamo permetterci”. Cosa è cambiato quindi?

Come riporta la Bbc, il sindacato ha dichiarato che un “intervento” del sindaco di Londra ha permesso di riaprire le trattative sui salari. Il segretario generale della RMT, Mick Lynch, ha dichiarato:

“A seguito di ulteriori discussioni positive, le trattative per un accordo salariale per i nostri membri della metropolitana di Londra possono ora svolgersi su una base migliore e con un mandato, grazie alla disponibilità di ulteriori fondi significativi per un accordo”.

Ciò significa che le azioni di sciopero programmate saranno sospese “con effetto immediato”. Il sindaco di Londra Sadiq Khan, che a quanto pare ha avuto un ruolo determinante nello sbloccare lo stallo, si è detto “lieto” che l’azione sindacale sia stata revocata.

Scampato un danno da 50 milioni di sterline. Cosa succede ora?

Un portavoce di TfL ha dichiarato che la società non può permettersi di più rispetto all’offerta salariale originale del 5%, ma è stata “informata che il sindaco è in grado di fornire fondi aggiuntivi“. Pare proprio quindi che il sindaco Khan abbia avuto un ruolo fondamentale al tavolo delle discussioni.

E conclude dicendo che “ora ci incontreremo con i rappresentanti di tutti i sindacati per concordare il modo migliore di utilizzare questi fondi per risolvere l’attuale controversia.

UK Hospitality aveva avvertito che lo sciopero sarebbe costato al settore fino a 50 milioni di sterline. Khan ha dichiarato che gli scioperi avrebbero “causato enormi disagi ai londinesi e sarebbero stati un duro colpo per le imprese della capitale nel peggior momento possibile. Questo dimostra cosa si può ottenere impegnandosi e lavorando con i sindacati e il personale dei trasporti, anziché lavorare contro di loro“.

Overdose D’Amore World Tour: Zucchero torna all’Albert Hall e festeggia 40 anni di carriera

Con il suo Overdose D’Amore World Tour Zucchero festeggia i 40 anni di carriera e torna a Londra, ospitato per la seconda volta dall’Albert Hall. Nelle tre serate consecutive (30 marzo, 31 marzo, 1° aprile 2024) Sugar Fornaciari porterà il dono che nessun re Magio è stato mai in grado di portare: un’overdose d’amore anche per te.

Qui il link ufficiale per acquistare il biglietto.

La musica di Zucchero ha il potere di connettere generazioni

Ricordo le mani di mio padre tamburellare sul volante della macchina carica di vestiti. I quasi tre mesi di vacanze estive si passavano alla casa dei nonni in campagna, e per raggiungerla prima che il traffico esplodesse sulla Salaria, partivamo presto. Toccava velocità insopportabili per mia madre, e la tensione lungo la strada si assottigliava fino a sparire solo grazie alla musica. La musica di Zucchero Sugar Adelmo Fornaciari.

La musicassetta da viaggio partiva con Il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle…

Cantavamo il ritornello insieme, e la mia fantasia da bambina volava al pensiero di una magica tendina di stelle, lontana dal significato reale del testo. La musica di Zucchero ha sempre avuto in casa mia questo potere di connessione, spesso del tutto assente, tanto da diventare l’alfa e l’omega dei miei ricordi felici.

Zucchero Sugar Fornaciari Overdose d'amore Tour 2024
Zucchero Sugar Fornaciari Overdose d’amore Tour 2024 (copyright Daniele Barraco)

Mio padre da bravo musicista adorava la sua musica, il suo moto di ribellione, l’insolenza, la voce graffiata, i gilet indossati sul palco, i quali probabilmente hanno ispirato la mia di collezione.

Papà aveva diviso il garage in due: una parte ricca di cianfrusaglie che finivano inesorabilmente per sapere di muffa, l’altra dedicata alla sala musica, insonorizzata dai cartoni delle uova, dove tutt’oggi tiene come una reliquia la sua batteria Ludwig bianca laccata.

Gli adolescenti scelgono scientemente di non avere un cazzo in comune con i genitori, è cosi che gira il mondo. Ma siccome il Jester del blues (e non il re, perché quella è la natura di chi se ne è sempre fregato dei giochi di potere e per controparte ha tentato di salvare il giovane dall’azione cattolica) ha fatto e continua a fare magie con la sua musica, io e mio padre ci ritrovavamo a parlare di lui, a cantare le sue canzoni, a caricare a palla l’impianto stereo la domenica mattina con Celeste, fino ad arrivare a sera, piangendo diamanti.

Trovare uomini della sua generazione che parlano apertamente di depressione è raro, e lui si è esposto, l’ha fatto

Di Zucchero se n’è detto e scritto tanto, tra meritate lodi e spregevoli macchine di fango. L’ultima, densa intervista di Aldo Cazzullo e Pasquale Elia per Il Corriere mi ha confermato la sua capacità di creare un legame viscerale sia come musicista Zucchero che uomo Adelmo con chi l’ascolta, andando al di là del linguaggio universale della musica.

Dietro quella tendina di stelle Zucchero ci ha nascosto tutte le sue paure, la sua depressione, l’amore per Bukowski che come me e tanti altri lo riportava forse a rileggere Post Office per non sprofondare nell’orrore della dissociazione, e prendere forza da chi ha ingoiato tantissimi bocconi amari prima di farcela a fare scopa tra il dentro e il fuori di sé.

E allora anche i mostri sacri hanno paura? Ovviamente la risposta è si. L’iniziale rifiuto dai salotti della musica dopo il ”flop” a Sanremo, il divorzio con la moglie Angela, la gogna mediatica sono più che bocconi amari da ingoiare, è la vita. E quando sei schiacciato da un quieto sopravvivere l’unica cosa che puoi fare è tornare ad ascoltarti, ad amare, a cantare la vita. Save us blues when we have the blues.

Trovare uomini della sua generazione che parlano apertamente di depressione è raro, e lui si è esposto, l’ha fatto. Consapevolmente o meno, ha riunito il dentro e il fuori di sé includendoci tutti, e solo per questo merita un gigantesco grazie.

Overdose D’Amore World Tour Zucchero per festeggiare i suoi 40 anni di carriera all’Albert Hall

Ma oggi è ancora possibile partire dal suonare l’organo di una chiesa, contare sull’appoggio degli amici, di un po’ di (s)fortuna e anche strafottenza per far valere il prorpio talento? Scado nella retorica ma, pur vivendo a Londra, la mecca europea della musica, e avendo la fortuna di vedere moltissimi concerti di musicisti indie e di vivermi in diretta la loro difficoltà, temo per la musica.

Fortunatamente il tempo e le sue logiche non la riguardano, e quando non sono io ad andare a cercare la musica è lei che viene da me: con il suo Overdose D’Amore World Tour Zucchero festeggia i 40 anni di carriera e torna a Londra, ospitato per la seconda volta dall’Albert Hall. Nelle tre serate consecutive (30 marzo, 31 marzo, 1° aprile 2024) Sugar Fornaciari porterà il dono che nessun re Magio è stato mai in grado di portare: un’overdose d’amore anche per te.

Plant Club di Chef Alderuccio, atto d’amore per la cucina vegana e gluten free

In concomitanza con il Veganuary (appuntamento annuale che consiste nel seguire per un intero mese un’alimentazione vegana) abbiamo rintracciato Chef Antonio Alderuccio. Protagonista di una ”favola moderna”, Chef Antonio ha aperto il suo Plant Club Gluten Free Italian Restaurant & Pizzeria a Londra, insegurndo non solo il suo sogno da migrante ma ascoltando l’esigenza di molti.

Chi è chef Antonio?

Una persona che ha fatto della sua passione un lavoro dopo aver percorso precedentemente una carriera diversa con poca soddisfazione, motivo per cui dopo un anno di pausa riflessiva ho trovato la mia strada nel mondo della cucina e non mi sono più fermato.

La cucina è un atto d’amore continuo

Mi racconti come ti sei avvicinato alla cucina?

Come anticipato svolgevo un’altra attività lavorativa che non mi dava grandi soddisfazioni personali, alla fine di questa esperienza ho affrontato un periodo abbastanza delicato per il mio benessere psicologico, ho trascorso tanto tempo in casa ai fornelli cucinando per mia madre durante quel periodo, fino a giungere alla conclusione che la cucina era ed è la cosa che più mi fa stare bene. La ritengo un atto d’amore continuo.

Hai avuto dei/delle mentori in particolare?

No, ho avuto molti riferimenti leggendo i libri degli chef che più mi inspiravano.

Qual è stato il tuo percorso formativo?

Ho iniziato in ritardo rispetto agli standard, non avendo frequentato nessuna scuola sono partito dal basso della scala gerarchica in cucina, lavando i piatti in un piccolo ristorante nel Nord di Londra. Da quel momento, pur non avendo un ruolo dietro i fornelli, capii che quello era il mio ambiente. Nel giro di sei mesi ottenni il mio primo ingaggio da aiuto chef in un rinomato ristorante al centro di Londra. Da lì è iniziato il mio viaggio tra varie cucine dell’alta ristorazione Londinese, e non.

Chef Antonio Alderuccio nel suo ristorante Plant Club di Londra.
Chef Antonio Alderuccio nel suo ristorante Plant Club di Londra (copyright Plany Club).

Quando e perché sei venuto a Londra?

Sapevo che Londra mi avrebbe permesso di attuare la mia strategia in quanto metropoli dinamica e con un alta valutazione meritocratica nel mondo del lavoro. Insomma, il classico sogno di chi lascia il propio paese in cerca di nuove opportunità.

La cucina vegetale è la mia vocazione in quanto diversa, colorata, sana e utile a noi e al nostro pianeta

Come ti sei avvicinato alla cucina vegana?

Le mie frequentazioni extra lavorative erano principalmente persone che seguivano un’alimentazione vegana, da lì ho iniziato ad approcciare alla materia, fino a capire che la cucina vegetale era la mia vocazione in quanto diversa, colorata, sana e utile a noi e al nostro pianeta.

Ti sembra che l’offerta vegana sia migliorata in Italia?

In italia ci si scontra con un grandissima tradizione culinaria che non facilmente può essere messa in discussione da nuovi trend, anche se gli addetti ai lavori cercano di soddisfare la domanda degli avventori (per lo piu’ turisti) noto ancora molto scetticismo da parte di consumatori e operatori del settore.

Qual è il processo creativo che ti porta a realizzare una nuova ricetta?

Un processo che definirei quasi romantico in quanto frutto di una relazione che ho instaurato con le materie prime che preferisco e il territorio in cui vengono realizzate. Adoro relazionarmi con i produttori, conoscere le loro storie e dopo aver percepito le loro emozioni le faccio mie e le trasformo in piatti, in modo tale da far continuare ad arrivare il loro messaggio ai miei commensali.

Oltre a fonte di nutrimento, cosa rappresenta per te il cibo?

Il cibo e vita, “dimmi cosa mangi e ti diro chi sei” e una delle frasi migliori a cui possa pensare per rispondere alla tua domanda. Il nostro rapporto con il cibo è molto personale e a volte sottovalutato in quanto spesso non ci si rende conto dell’importanza che l’alimentazione ha nella nostra vita.

Se non avessi fatto il cuoco che carriera avresti intrapreso?

Ho scelto di fare il cuoco dopo aver fatto impresa in Italia per 4 anni senza grandi soddisfazioni, non avevo gli stimoli che trovo ogni giorno nel mio lavoro attuale.

Di solito i miei menu hanno sempre un territorio d’origine da cui cerco di estrapolare ogni dettaglio e tradurlo in gusto

C’è qualcosa in particolare, tipo la musica per esempio, che ti ispira nel preparare i tuoi piatti?

Mi ispirano tantissimo i paesaggi e i profumi che hanno. Amo viaggiare perché arricchisce la mia visione, e di solito i miei menu hanno sempre un territorio d’origine da cui cerco di estrapolare ogni dettaglio e tradurlo in gusto.

Molti amici chef mi dicono che i cuochi raramente cucinano per loro stessi e normalmente si lasciano tentare dal junk food. È la verità?

Dipende dai momenti, ovviamente dopo un lungo servizio serale dubito che ci sia abbastanza energia per poter cucinare la cena arrivato a casa, per questo di solito mangio al ristorante con i miei collaboratori, il nostro pranzo/cena pre servizio e un momento a cui non rinunciamo mai.

Plant Club Gluten free, Vegan & Vegetarian Italian Restaurant & Pizzeria.
Plant Club Gluten free, Vegan & Vegetarian Italian Restaurant & Pizzeria Copyright Plant Club).

Dopo Brexit ti sembra che il mercato di ristorazione e hospitality siano cambiati? Se sì, in che modo?

Brexit ha cambiato molte cose in UK , creando un grande malcontento in tanti che magari hanno preferito andare via da qui, mossi da un grande senso di destabilizzazione che questa scelta ha creato. Io non la trovo un mossa molto azzeccata ma credo ancora in questo paese e sono sicuro che presto la situazione cambierà

Cosa ne pensi dei surrogati vegani (carne coltivata, etc.)?

Non credo che siano la grande scoperta di cui tanti parlano e non li trovo gustosi per le mie preferenze culinarie, comunque penso sia necessario avere alternative per poter soddisfare varie necessitá.

Progetti futuri?

Sto lavorando ad un progetto molto ambizioso che spero suggellerà il mio investimento nel mondo della cucina vegana e senza glutine. Vorrei trasferire al pubblico la mia conoscenza frutto della costante ricerca che faccio da anni.

Creiamo inclusione nella cucina italiana, ristrutturandola senza il glutine e senza derivati di origine animale

Pensi che Plant Club funzionerebbe in Italia?

Plant Club nasce a Londra ma funzionerebbe in ogni città nel mondo,  un concept di ristorazione inusuale in quanto 100% senza glutine e vegano, binomio non facile da creare e soprattutto soggetto a molto scetticismo in quanto precedentemente il gusto in questo tipo di cucina non era il main focus. Ho avuto da poco la conferma che anche in Italia grazie alla mia collaborazione con il ristorante Linfa di Milano, di cui sono Executive chef dallo scorso Settembre, in questo piccolo lasso di tempo abbiamo raggiunto degli ottimi risultati e il pubblico italiano sta apprezzando molto la nostra offerta, dandoci grande soddisfazioni e forza per fare sempre meglio. Ci rivolgiamo ad un pubblico specifico che spesso ha grandi difficoltá nel poter banalmente andare fuori a cena, creiamo inclusione nella cucina italiana, ristrutturandola senza il glutine e senza derivati di origine animale, che da sempre sono stati i pilastri portanti della nostra tradizione culinaria.

Common law senza segreti con il Research Textbook di diritto societario in italiano

Presentato alla Camera il nuovo Research Texbook del diritto societario scritto da Pierre Di Gioia e Camilla Della Giustina. Drago: Essenziale per gli operatori del Diritto internazionale.

Common law senza segreti con il Research Textbook di diritto societario in italiano

Simone Billi, deputato e presidente del Comitato Italiani all'Estero (photo credits P. Nigro).
Simone Billi, deputato e presidente del Comitato Italiani all’Estero (photo credits P. Nigro).

Una innovativa analisi della Common law britannica e del sistema giuridico italiano di Civil law, sono contenuti nel Research Textbook del Diritto societario presentato lunedì 15 gennaio 2024 alla Camera dei Deputati.

Il volume, pubblicato dall’editore Cacucci di Bari, è impreziosito da una prefazione di Francesco Fimmanò, carismatico studioso di diritto commerciale.

Il Research textbook è scritto a quattro mani da Pierre Di Gioia Carabellese, avvocato scozzese di origini italiane e docente di diritto in università del Regno Unito, e Camilla Della Giustina, dottoranda di ricerca e tirocinante alla Corte Costituzionale.

I due autori lo hanno prresentato insieme a Simone Billi, deputato eletto nella circoscrizione Europa della Camera, Roberto Ranucci, professore associato di Diritto commerciale all’Università Mercatorum, e Valeriano Drago, avvocato in Regno Unito e presidente di Italawyer.

Di Gioia: Il diritto commerciale nella Common law e nel diritto italiano

Pierre Di Gioia , solicitor e professor of Law. (photo credits PIN24 / P. Nigro).

Pierre Di Gioia, solicitor e professor of Law (photo credits PIN24 / P. Nigro).

Il manuale, scritto in lingua italiana, si propone come strumento utile per gli operatori del diritto che vogliono conoscere tanti aspetti interessanti della Common law britannica, ma offre spunti di riflessione anche agli studiosi ed ha risvolti persino giuspublicistici che potrebbero ispirare l’operato del Legislatore italiano.

“Nel panorama dei testi italiani di diritto societario e commeriale mancava un testo che analizzasse sia il diritto italiano che il corrispondente diritto di Oltremanica, la Common Law, che tra l’altro è adottato anche in molti Paesi del Commonwealth e che si basa sul precedente ed è ben distinto dal Civil law dei Paesi continentali”, ha confermato il professor Di Gioia.

“Tra l’altro, questo nuovo testo sfata alcuni falsi miti tutto ra diffusi tra gli operatori italiani, tra cui quello che la company, sia essa Plc o Limited, operi in un sistema rigoroso ed efficiente. In realtà nel regime di Common Law non esistono alcuni importanti istituti di “controllo” come il collegio sindacale previsto dal diritto italiano”.

Questo Research textbook del diritto societario si rivela ancor più utile sul piano operativo dopo che il Regno Unito con la Brexit è uscito dall’Unione europea e non è più sottoposto ai principi guida dettati a Bruxelles.

“Va detto anche – ha spiegato Di Gioia – che la Common Law non è solo  “inglese”, in quanto esiste anche il diritto scozzese, ma i due sistemi giuridici non hanno grandi differenze in materia di Business law, di Employment law, di Diritto bancario e societario. In questi campi è in vigore una unica legislazione. Il che potrebbe suscitare ulteriori riflessioni anche di tipo giuspublicistico, in un Paese come l’Italia in cui tanto si discute di Federalismo e di autonomie locali”.

Della Giustina: Un modello per la riflessione giuspublicistica

Camilla Della Giustina, autrice del Researech Texbook sul Diritto commerciale (Photo credit p. Nigro).
Camilla Della Giustina, autrice del Researech Texbook sul Diritto commerciale (Photo credit p. Nigro).

Nel testo, iinoltre, si esaminano anche le regolamentazioni di alcuni temi di strettissima attualità nel diritto delle imprese e dell’economia, come l’Intelligenza artificiale, il Metaverso e la sostenibilità.

Basti pensare che il Legislatore britannico è stato il primo a introdurre le ESG, Environmental, Social e Governance Regulations, come ha ricordato Camilla Della Giustina, che ha svolto parte dei suoi percorsi di ricerca nelle istituzioni giuridiche inglesi e scozzesi, e che, come coautrice del libro, si è soffermata sulla “parte tecnologica del diritto e sulle inclusioni tra diritto pubblico e diritto societario”.

Si tratta di temi che diventano ancor più di attualità nel caso delle attività delle Big Company tecnologiche, le Big Tech, come Google, Facebook, Instagram, con profili che attengono alla concorrenza, alla regolamentazione dei mercati, al diritto commerciale e societario.

“La riflessione conclusiva – ha spiegato la ricercatrice – è che è possibile che il diritto societario si ponga come modello alla riflessione pubblicistica e costituzionalistica”.

Basti pensare che Google ha elaborato, sia pure solo per finalità interne, una Costituzione per gli esseri robotici e sintetici, “introducendo l’idea che le company tecnologiche possano diventare quasi un laboratorio empiric  o del diritto e che le norme che regolano la società umana si possano applicare a una società interamente tecnologica, e quasi presagendo che si potrebbe arrivare a riconoscere uno status giuridico ai robot. Insomma una norma interna per i rapporti tra esseri umani e robot, che può travalicare i confini aziendali e arrivare in sede publicistica e costituzionale”.

Ranucci: Un libro sullo Ius mercatorum

Roberto Ranucci, professore di Diritto commerciale alla Università Mercatorum (Photo credit P. Nigro).
Roberto Ranucci, professore di Diritto commerciale alla Università Mercatorum (Photo credit P. Nigro).

Roberto Ranucci, professore di Diritto commerciale Università Mercatorum, ha ricordato che “In Italia nell’ultimissimo periodo lo studio del diritto societario ha conosciuto una nuova centralità, e questo testo lo dimostra, perchè è uscito dalla dimensione tecnicistica della struttura delle società, per entrare in una dimensione nuova come lo Ius mercatorum, il diritto della vita dei mercanti”.

Drago: Libro essenziale per i professionisti del diritto internazionale

Alla presentazione ha partecipato in collegamento da Londra anche Valeriano Drago, avvocato in Regno Unito e presidente di Italawyers.

“Nonostante la Brexit molti Stati hanno adottato elementi del sistema legale inglese, e continuano a tutt’oggi a riconoscere ed applicare il diritto societario basato sulla Common law”.

Il diritto di Common law è noto per la sua flessibilità e capacità di adattarsi alle esigenze del mondo degli affari, e ciò garantisce che il meccanismo continui ad essera affidabile ed efficace.

L’importanza del Common law risiede nella sua universalità, che ne ha favorito la diffusione ed adozione a livello internazionale, non solo in Regno Unito e nei Paesi del Commonwealth.

“L’associazione Italawyers che rappresenta gli avvocati che trattano diritto internazionale, è particolarmente interessata a promuovere questo tipo di pubblicazioni e questo libro soddisfa una necessità precisa all’interno della nostra comunità legale. l’accessibilita di questa pubblicazione in lingua italiana è essenziale per i professionisti che devono affrontare questioni legali complesse e specifiche”.

Per vedere il video integrale della conferenza stampa è possibile collegarsi a questo link: https://webtv.camera.it/evento/24257

Con il Forest bathing si vince la tristezza del Blue Monday

Immergersi nella natura con il Forest Bathing fa bene alla salute e aiuta a contrastare il Blue monday, il giorno più deprimente dell’anno.

Immergersi nella natura con il Forest Bathing aiuta contro la tristezza del Blue Monday

Una immersione nella natura con il Forest Bathing aiuta a sconfiggere il giorno più deprimente dell'anno, il 15 gennaio o Blue Monday (photo credit: Elisabetta Murgia)..
Una immersione nella natura con il Forest Bathing aiuta a sconfiggere il giorno più deprimente dell’anno, il 15 gennaio o Blue Monday (photo credit: Elisabetta Murgia).

Per molti connazionali le festività passate in Italia sono cominciate con un viaggio degno di Omero, contrattempi a non finire: scioperi, condizioni meteo non ideali per i voli, traffico, ritardi.. per non parlare delle tattiche, un vero e proprio dribbling, per evitare conoscenti affetti dall’influenza che ha rovinato le feste a diversi milioni di italiani solo nel mese di dicembre.

Poco importa aver festeggiato in famiglia o essere rimasti nel Regno Unito, per tutti arriva il momento di ritornare alla solita routine e questo per alcuni può avere un impatto più importante che qualche giornata di pessimo umore.

Gli inglesi definiscono questo periodo col termine January Blues (tristezza di gennaio), chiamando Blue Monday il terzo lunedì di gennaio, il giorno più deprimente dell’anno.

Non ci sono ricerche scientifiche che spiegano perché sia il 15 gennaio, ma da anni lo si associa a un giorno per promuovere la salute mentale e la cura personale, volto a sensibilizzare sulle difficoltà e stati depressivi che possono affliggere in questo periodo dell’anno.

Tra le pratiche di self care, il Forest Bathing di cui abbiamo parlato con Elisabetta Murgia, guida certificata del Forest Bathing Institute del Surrey e nota anche in Italia tra i professionisti del CSEN (Settore Nazionale Forest Bathing).

La benefica immersione nella natura che si ottiene con il Forest Bathing (photo credit: Elisabetta Murgia).
La benefica immersione nella natura che si ottiene con il Forest Bathing (photo credit: Elisabetta Murgia).

”La Forest Bathing è una disciplina mindfulness che viene da molto lontano, dalla giapponese Shinrin Yoku. Non consiste nel fare un bagno nella foresta, niente costume da bagno, ma occorre comunque un abbigliamento adatto, a cominciare dalle calzature” .

Già, perché il Forest Bathing prevede comunque una “immersione” nella natura.

”E’ consigliabile vestirsi a strati, perché può far freddo o piovere. Solo in condizioni particolari, come in caso di vento molto forte, non ci è possibile praticarlo. La sicurezza dei partecipanti viene prima di tutto”.

Immersione nella natura con camminate, esercizi di respirazione e meditazione

Elisabetta Murgia spiega che non si tratta nemmeno di una passeggiata tra gli alberi. In ogni sessione, si cammina molto lentamente, ci sono esercizi guidati di respirazione, meditazione e attività che aiutano a connettersi con la natura e trarne benefici.

E’ una immersione sensoriale completa, non solo una visiva consapevolezza dell’ambiente che ci circonda.

L’ambiente stesso diventa parte quasi attiva della pratica, un alleato importante per la nostra salute.

Basta pensare che solo con la respirazione, inaliamo le sostanze che rilasciano le piante, come i monoterpeni.

“Alla fine di ogni sessione ci si sente più rilassati. Studi hanno dimostrato che il Forest Bathing migliora la nostra salute, riduce lo stress, migliora la qualità del sonno e l’umore. Questo lo ho appurato anche con partecipanti inizialmente un po’ scettici’’.

Da anni vengono condotti studi e ricerche scientifiche sugli effetti di questa disciplina. Tutti concordano con i giapponesi, il Forest Bathing funziona.

Per chi volesse saperne di più tra qualche giorno Elisabetta Murgia terrà un live Instagram con The Forest Bathing Institute, lasciamo di seguito link di una precedente intervista (Elisabetta Murgia on becoming a Forest Bathing+ Guide with TFBI. Intanto, per essere aggiornati sulle prossime attività si può consultare il profilo Instagram della Murgia.

Non è più possibile partecipare al prossimo incontro dal vivo, in programma il 19 gennaio all’Hampstead Heath, perché è andato sold out, ma ce ne sono disponibili altri sul sito Eventbrite, come quelli in programma al The Hive (Epping Forest), oppure basta consultare i siti web dei parchi più vicini a voi, qui di seguito il programma maggio -ottobre al Kew Gardens (https://kewgardens.seetickets.com/tour/forest-bathing).

Con la disponibilità di parchi che offre la capitale britannica non vi sarà difficile. E voi cosa aspettate a provare?

Il Salento incontra il mondo a Londra con la musica degli Amaraterra

Gli Amaraterra, band musicale formatosi da un piccolo gruppo di appassionati salentini nel 2011, ha portato un pezzo di Salento a Londra raccontandolo attraverso la musica e in particolare la pizzica. Come succede sempre a chi l’ascolta per la prima volta, la musica degli Amaraterra, che dalla tradizione si è evoluta abbracciando la scena multiculturale londinese, accende un fuoco profano e inestinguibile. 

In occasione del loro prossimo concerto che si terrà il 20 gennaio presso il The Jago, una delle venue artistiche più rinomate di Dalston, ho incontrato Alfredo Giani (mandola, chitarra e voce) per percorrere la storia degli Amaraterra a ritroso.

Tutto è cominciato a Londra

Ciao Alfredo, mi racconti un po’ di te come musicista e come migrante. Cosa ti ha spinto a trasferirti a Londra?

Allora, qualche dato anagrafico: sono nato 53 anni fa a Caserta, quindi in prossimità di importanti “epicentri” della musica popolare del Mezzogiorno (Agro Nocerino-Sarnese, Giugliano, etc.), ma ciononostante mi sono avvicinato alla musica popolare relativamente tardi, al principio degli anni 2000. Ho sempre suonato in qualche gruppo da quando ho grossomodo 15 anni (salvo brevi pause), cominciando dal classico gruppo del liceo, quindi puoi immaginare che in quasi 39 anni ho suonato un po’ di tutto! Il mio primo incontro con il Regno Unito è stato nel 1999 per un breve scambio universitario. Rientrato in Italia (Padova) nel 2003, sono stato introdotto nel magico mondo della musica popolare da amici dell’area Napoletana, formando un trio di musica popolare campana e soprattutto studiando musica antica e popolare. Evidentemente l’Italia mi stava un po’ stretta quindi nel 2008 sono ritornato in Inghilterra ed è qui che ho conosciuto le persone che poi avrebbero formato Amaraterra.

Gli Amaraterra si esibiscono accompagnate da danzatrici di pizzica (copyright Amaraterra).
Gli Amaraterra si esibiscono accompagnate da danzatrici di pizzica (copyright Amaraterra).

Come è cominciato il progetto Amaraterra e da cosa è stato ispirato? 

Il progetto Amaraterra è nato nel 2010 dalla mente di un piccolo nucleo di Salentini-Londinesi con la voglia di poter suonare a Londra la musica di casa (che in quel periodo era già ben avviata alla “viralità'” che avrebbe avuto negli anni successivi), a cui si sono uniti via via altri musicisti (tra cui il sottoscritto). Il nostro “battesimo” è stato un concerto al ristorante La pizzica di Fulham (dove ancora suoniamo ogni San Martino!) e per i primi due anni abbiamo suonato con frequenza quasi mensile in Italian Delis, ristoranti, ed eventi di associazioni pugliesi (in particolar modo “Friends of Puglia” che all’epoca era molto attiva a Londra). Tra il 2013 e il 2017 abbiamo avuto il nostro “boom” iniziato grazie ad una proficua residency al Jamboree Venue, tuttora il principale palco per la world music londinese, dove abbiamo totalizzato quattro anni di sold out mensili e di feste memorabili, riuscendo quindi a ricreare quella “atmosfera di piazza” che è la base più arcaica e “pura” della nostra musica, se vogliamo. In questi anni abbiamo anche iniziato a partecipare ai circuiti concertistici universitari (SOAS tra le varie), e i primi festival. Tra il 2017 e il 2019 abbiamo prodotto il nostro primo album Malvasia (disponibile su Spotify) dove abbiamo provato a sviluppare un prodotto più “maturo”, con arrangiamenti e brani originali, che ha avuto un ottimo riscontro.

Il nome Amaraterra richiama all’emigrazione e al dolore del distacco ma anche alle opportunità da musicisti migranti

Sono curiosa anche dell’origine del nome del gruppo.

Niente di particolarmente straordinario: un beauty contest a partire da una selezione iniziale, Amaraterra è un riferimento alla famosa canzone popolare Amara terra mia nota soprattutto nell’interpretazione di Domenico Modugno. Ovviamente è un richiamo all’emigrazione e al dolore del distacco, senza però volerne fare troppo un Manifesto. Sin dagli inizi, il gruppo si è orientato verso una visione ottimista e allegra della vita e delle opportunità da musicisti migranti ed ha fatto tesoro del ricco ambiente culturale di questa Metropoli, senza eccessiva nostalgia per una terra che, alla fine, può essere raggiunta con un low cost in poco tempo.

So che la vostra formazione non è composta da soli italiani e questo conferisce ancor più un tratto distintivo nella vostra musica.

Si, l’idea di inserire tratti e persone di altre culture è stata in Amaraterra quasi dall’inizio. Ad esempio Il nostro cantante lirico, l’Inglese Mark Glanville, è stato un membro dei Amaraterra quasi dagli inizi ed ha portato la sua personale formazione come cantante d’Opera ma anche di musica tradizionale Ladino e Yiddish, più la sua formazione di studi classici e filologia Greca nel contesto creativo di Amaraterra contribuendo ad arricchire le nostre interpretazioni della musica Grecanica Salentina, di cui è un cultore. Cassandre Balbar, la nostra flautista/cornamusista è francese ed ha portato con sé gli stilemi di altre tradizioni (Occitana, Basca, etc.) che abbiamo assorbito ed adattato al Canone popolare Salentino. Un’altra grande influenza è stata l’area Greco-Anatolica, grazie soprattutto a Stelios Katsatsidis (Fisarmonica) e Thodoris Ziarkas (contrabasso e lira di Creta) ed in generale le decine di musicisti con cui abbiamo collaborato e concerti che abbiamo ascoltato.

Gli Amaraterra in concerto
Gli Amaraterra in concerto (copyright Amaraterra).

Quello che vogliamo trasmettere è l’energia e la forza primordiale della pizzica tradizionale interpretando il senso di “piazza” in un contesto totalmente diverso

Per chi non conosce la pizzica e per chi la conosce bene, come definireste la vostra musica/personale interpretazione di quella tradizionale?

Vivendo a Londra ed avendo origini musicali e culturali più disparate, cerchiamo di interpretare il senso di “piazza” in un contesto totalmente diverso, e cioè quello del music venue/club londinese. Quello che cerchiamo di trasmettere, su palchi che spesso sono bassi e in diretto contatto con il pubblico, è l’energia e la forza primordiale della pizzica tradizionale, attraverso pattern melodici e armonici semplici e comprensibili e il crescendo ritmico e ripetitivo che porti il pubblico in uno stato di trance… o quasi.

Come e’ stata accolta, dall’inizio ad oggi, la vostra musica a Londra?

Direi con grande interesse e curiosità. Londra ed in generale il Regno Unito sono il luogo di nascita della World music, e abbiamo avuto un grande riscontro dal pubblico più disparato e soprattutto, va detto, dal pubblico “indigeno” di ogni età e social class.

Cosa ne pensi dell’evoluzione della Notte della Taranta?

No comment! Personalmente non ci sono mai stato (io sono di Caserta) quindi lascerei questa domanda ai musicisti salentini del gruppo. Sono consapevole di varie polemiche riguardo un’eccessiva commercializzazione dell’evento su cui non credo di avere autorità e merito per commentare. Allo stesso tempo, sono consapevole che sono tante le iniziative in Salento ed in tutto il mondo per proporre la musica popolare con un minimo di rigore filologico, pertanto personalmente non sono particolarmente preoccupato né contrariato se un festival nato con le migliori intenzioni sia un po’ “scaduto” nella sua fedeltà all’idea originale. È in fondo un po’ il destino di tutti i festival, no? (vedi Glastonbury). L’importante è che ci sia sempre una base grassroots che mantenga un legame con la tradizione.

Molte nostre canzoni nascono durante i concerti, dove con una certa regolarità testiamo nuove proposte dal repertorio tradizionale

Mi descrivi il vostro processo creativo?

Difficile! Siamo quasi tutti molto impegnati con i nostri lavori principali e Londra è una città così grande e dispersiva che risulta difficile vederci regolarmente per comporre. Pertanto molte nostre canzoni nascono durante i concerti, dove con una certa regolarità testiamo nuove proposte dal repertorio tradizionale, che finiscono per essere riarrangiate durante l’esecuzione in pubblico! Diversa è stata la faccenda durante la creazione e registrazione del nostro primo album da studio, Malvasia, dove abbiamo creato diversi arrangiamenti innovativi e abbiamo anche composto canzoni originali, in un momento in cui avevamo maggiori possibilità di vederci su base regolare. Come sarà creato il prossimo lavoro? Via zoom?

Gli Amaraterra si esibiscono accompagnati da danzatrici di pizzica.
Gli Amaraterra si esibiscono accompagnati da danzatrici di pizzica (copyright Amaraterra).

Attorno a quali progetti state lavorando in questo momento?

Niente di definito, ma stiamo discutendo la possibilità di creare un progetto da studio “attorno” al nostro cantante Mark Glanville, in cui le canzoni del repertorio Grecanico Salentino/Calabrese si affianchino a canzoni del repertorio Ladino, Yiddish. Per quanto riguarda Amaraterra, stiamo iniziando a raccogliere idee, tradizionali ed inedite, per un secondo album. Ma siamo ancora ai primi passi.

A quando il vostro prossimo concerto a Londra?

Il 20 Gennaio allo Jago di Dalston, ed il 3 Febbraio al Magic Garden di Battersea.

Contiamo sul 2024 per portare la nostra musica fuori Londra

E nel resto dell’Inghilterra?

Questa è un po’ la nota dolente perché, nonostante il gruppo sia conosciuto al di fuori di Londra, finora non abbiamo avuto modo di trovare venues in grado di finanziare un concerto. C’è molto interesse soprattutto nell’area di Bristol, e contiamo sul 2024 per riuscire finalmente a quadrare il cerchio dei costi iniziali per poter portare la nostra musica fuori da Londra!

Pasquarosa, da musa a pittrice: da oggi la mostra alla Estorick

La fenomenale artista Pasquarosa Marcelli apre il 2024 della Estorick Collection of Modern Italian Art. Dal 12 gennaio al 28 Aprile 2024.

Pasquarosa, musa e pittrice, in mostra da oggi all’Estorick

Un'opera di Pasquarosa Marcelli esposta alla mostra Pasquarosa: from Muse to Painter, in pogramma alla Estorick Collection of Italian Modern Art di Londra dal 12 gennaio al 28 aprile.
Un’opera di Pasquarosa Marcelli esposta alla mostra Pasquarosa: from Muse to Painter, in pogramma alla Estorick Collection of Italian Modern Art di Londra dal 12 gennaio al 28 aprile.

E’ dedicata a un’artista italiana dal percorso decisamente eccezionale Pasquarosa: da Musa a Pittrice, la  prima mostra del 2024 alla Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra.

Pasquarosa Marcelli (1896-1973) è l’emblema di chi partendo da umili origini e senza nessuna formazione artistica alle spalle, può affermarsi.

Non solo è riuscita ad emergere, ma anche a confermarsi nel tempo come una apprezzata esponente dell’arte contemporanea.

Come ci spiega il curatore della mostra Pier Paolo Pancotto, che abbiamo incontrato alla press visit di ieri, Se si guarda oltre i soggetti da lei dipinti, principalmente oggetti e nature morte, ci troviamo davanti ad un artista espressionista, contraddistinta da freschezza e una certa spontaneità che è riuscita a mantenere in tutta la sua produzione”.

La storia dell’artista fenomenale, come la definì il pittore e critico d’arte Cipriano Efisio, ha qualcosa che si può trovare nelle favole.

Praticamente analfabeta, si trasferisce giovanissima a Roma dove lavora come modella d’artista.

Qui conosce il pittore Nino Bertoletti che poi diventerà suo marito. Suoi sono i ritratti di Pasquarosa in esposizione nella mostra (disegni, dipinti e foto, provengono dall’Archivio Nino e Pasquarosa Bertoletti di Roma).

Tra il 1913 e 1914, aprono uno studio a Villa Strohl Fern (punto di riferimento per molti artisti ed esponenti della Scuola Romana come Carlo Levi, Amedeo Bocchi e Francesco Trombadori).

In quell’ambiente Pasquarosa comincia a muovere i primi passi come pittrice e già nel 1915 espone per la prima volta alla mostra alla Terza Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione romana.

Pasquarosa, nel 1929 prima artista italiana ad esporre a Londra

Pier Paolo Pancotto, curatore della mostra Pasquarosa: from Muse to Painter, con un ritratto dell'artista.
Pier Paolo Pancotto, curatore della mostra Pasquarosa: from Muse to Painter, con un ritratto dell’artista.

Nel 1929 è tra le prime artiste italiane ad esporre a Londra, alla Arlington Gallery; opportunità che a quei tempi oltre ad essere una rarità per gli artisti italiani, è un’esclusiva prettamente maschile.

Negli anni successivi ha partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia; conflitti bellici a parte, la pittrice ha sempre viaggiato e lavorato moltissimo.

Pier Paolo Pancotto suggerisce di fermarsi a vedere il filmato in bianco e nero degli anni Trenta (archivio della Cineteca Nazionale) nella sala 1. Nel video è possibile riconoscere uno scrittore molto famoso, Luigi Pirandello, in compagnia della Marcelli dopo aver acquistato un albero di Natale (Natale a Parigi, 1930) oppure in un altro, nel gruppetto che gioca a bocce nella villa dell’autore a Castiglioncello.

“Era arrivata a Roma analfabeta, morì leggendo Shakespeare. Una donna dotata di una grande intelligenza – prosegue Pancotto – Tra gli estimatori della Pasquarosa infatti non solo artisti del calibro di De Chirico, per citarne un altro, ma anche amici intellettuali che hanno contribuito alla sua formazione e influenzato le sue letture, Massimo Bontempelli , Alberto Savino e Giovanni Papini“.

Durante il periodo di apertura della mostra sono in programma alla Estorick attività ed incontri di approfondimento sulla vita di questa Musa e dei suoi dipinti (https://www.estorickcollection.com/events). Vi segnaliamo inoltre che dal 18 gennaio ricominciano i Late Thursdays, galleria e caffè saranno aperti fino alle 20.00.

Research Textbook del Diritto societario inglese, lunedì alla Camera la presentazione dello studio

Lunedì 15 gennaio alla Camera dei Deputati, la presentazione del Research Textbook del diritto societario, di Pierre De Gioia Carabellese e Camilla Della Giustina.

Billi (Lega): Alla Camera il research textbook del diritto societario

Sarà presentato nella Sala stampa della Camera dei Deputati lunedì 15 gennaio alle ore 16 il “Research Textbook del diritto societario. Common law, metaverso e sostenibilità“.

Il libro è stato scritto da Pierre De Gioia Carabellese, Professor of Law e componente della Advanced HE (ente no profit del settore accademico britannico) e Camilla Della Giustina, dottoranda di ricerca in Legge all’Università Vanvitelli, e tratta delle leggi britanniche e della case law inglese, che offrono  all’imprenditore italiano che operi in Gran Bretagna un modello di diritto che riflette anche la società e non solo le norme astratte.

Alla presentazione del Research Textbook, trasmessa anche in diretta sul canale Web tv della Camera, intervengono, oltre agli autori, Simone Billi, deputato della Lega per la Circoscrizione Estero-Europa e presidente del Comitato Italiani nel Mondo, i professori Valeriano Drago, avvocato e presidente di Italawyers, e Roberto Ranucci, giurista e professore di Unimercatorum.

Impronte e passaporto, il prossimo appuntamento al Comites Londra il 12 gennaio 2024

Il Comites di Londra continua ad agevolare la rete di servizi offerti dalle istituzioni ai cittadini italiani attraverso la collaborazione con il Consolato Generale di Londra, volta al rilascio dei passaporti.

Il Comites Londra ospita i funzionari dell’Ufficio Passaporti del Consolato per le pratiche di rilascio del passaporto

L’iniziativa, inaugurata lo scorso autunno dal Consolato stesso con i Patronati, prevede la raccolta delle impronte biometriche per il passaporto da parte di funzionari della Sede consolare e il successivo invio del passaporto tramite posta, a titolo totalmente gratuito.

Il Comites Londra ha messo infatti a disposizione la propria sede situata a sud di Londra (20 Brixton Road, London, SW9 6BU) ai funzionari dell’Ufficio Passaporti di Londra per facilitare le pratiche necessarie alla successiva lavorazione in Consolato.

Il prossimo appuntamento è stato fissato per venerdì 12 gennaio 2024 dalle ore 10.

Molte le iniziative messe a disposizione dalla Sede consolare

Questo servizio si va ad aggiungere alle ulteriori sperimentazioni che la Sede consolare ha precedentemente avviato, dedicate ad anziani, diversamente abili, donne in stato di gravidanza e ragazzi tra i 12 e i 17 anni, i quali possono recarsi in Consolato senza necessità di appuntamento.

Per ulteriori informazioni e per prenotazioni degli appuntamenti mensili presso la sede del Comites Londra (20 Brixton Road, London, SW9 6BU) si può chiamare direttamente il numero 07562776264, disponibile dal lunedì al giovedì dalle 10 alle 15.

[AGGIORNAMENTO] Gennaio nero tra scioperi e disservizi per i trasporti londinesi

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[Aggiornamento] Si prevede un nuovo gennaio nero tra scioperi e disservizi per i trasporti londinesi in questo inizio 2024.

New year, old problems: gennaio nero tra scioperi e disservizi

Proprio come l’anno scorso, anche per questo inizio 2024 si prevede un nuovo gennaio nero tra scioperi e disservizi per i trasporti londinesi. Dopo i numerosi problemi vissuti durante le festività natalizie l’inizio dell’anno pare essere una copia carbone degli ultimi mesi: il braccio di ferro tra sindacati e Governo continua, con i primi che chiedono a gran voce un aumento del salario e un miglioramento delle condizioni di lavoro. Perciò gli scioperi continuano ad oltranza affliggendo la capitale inglese da ormai più di un anno, causando enormi disagi ai cittadini londinesi. Ma non solo: oltre gli strikes, questo mese sono previsti numerosi lavori di manutenzione e chiusure straordinarie.

Di seguito il calendario in continuo aggiornamento. Si consiglia inoltre di consultare costantemente il sito ufficiale dei trasporti pubblici di Londra.

Il calendario di gennaio 2024: scioperi e disservizi

Aggiornamento: nuovi scioperi e disservizi sono stati annunciati da TfL. Di seguito tutti gli updates (07/01/24):

  • Scioperi della metropolitana (Tube): tra venerdì 5 e giovedì 12 gennaio sono previste azioni di sciopero che interessano i servizi della metropolitana (Tube) di Londra. Nel dettaglio:

– Domenica 7 gennaio, i servizi della metropolitana chiuderanno anticipatamente. Si consiglia ai viaggiatori di completare i viaggi in metropolitana entro le 17:30.
– Da lunedì 8 a giovedì 11 gennaio sono previsti gravi disagi, con servizio ridotto o nullo.
– Venerdì 12 gennaio, i servizi della metropolitana inizieranno più tardi del solito, con un servizio regolare previsto per mezzogiorno.
I servizi di London Overground, Elizabeth line, DLR, tram, autobus e National Rail non sono coinvolti in questi scioperi. Alcuni servizi saranno molto più affollati del normale e saranno interessati dalla chiusura delle stazioni dove queste collegano le linee della London Underground.

  • Metropolitana di Londra (Overground):

– Da lunedì 8 a giovedì 11 gennaio nessun servizio tra Hackney Downs e Cheshunt/Enfield Town dopo le 22:45 di ogni sera.
Utilizzare i servizi della metropolitana o le linee di autobus locali o sostitutivi. Tra Seven Sisters ed Enfield Town e tra Seven Sisters e Cheshunt sarà attivo un servizio di autobus sostitutivo. Ciò è dovuto a lavori sulla rete ferroviaria.

  • Elizabeth Line

– Domenica 7 gennaio servizio ridotto tra Paddington e Maidenhead, e anche a Heathrow T4.
I treni faranno scalo a Heathrow T4, West Drayton, Langley, Slough, Burnham, Maidenhead, Hanwell e Acton Main Line ogni 30 minuti. Ciò è dovuto ai lavori HS2 presso la stazione di Old Oak Common.

  • Metropolitana di Londra (Underground):

Jubilee line: Chiusura temporanea della stazione di Canada Water
In relazione ai lavori programmati sulle piattaforme della London Overground, è prevista la chiusura temporanea della stazione di Canada Water nei seguenti orari:

– Giovedì 28 dicembre, tra le 10:40 e le 11:10 circa e le 15:40 e le 16:10 circa.
– Venerdì 29 dicembre, tra le 06:40 e le 07:10, le 12:40 e le 13:10 e le 19:40 e le 20:10 circa.
In questi orari la linea Jubilee non fermerà a Canada Water. Quando la stazione è chiusa, per raggiungere Canada Water, prendete la linea Jubilee fino a Bermondsey e cambiare per le linee di autobus 47 o 188. Se iniziate il vostro viaggio da Canada Water, prendete le linee di autobus 47 o 188 fino a Bermondsey per collegarvi alla linea Jubilee.