sabato 21 Settembre 2024
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War changes everything, il libro con le radici nella comunità italiana di Londra

L’attrice e scrittrice Melanie Hughes spiega perché la storia di War changes everything (La guerra cambia tutto) affonda nella storia della comunità italiana di Londra degli anni Trenta.

War changes everything, il libro con le radici nella comunità italiana di Londra

La copertina di War changes everything (La guerra cambia tutto), edita da Patrician Press.
La copertina di War changes everything (La guerra cambia tutto), edita da Patrician Press.

La carriera di Melanie Hughes è una di quelle al cui cospetto c’è solo da fare un inchino, per poi sedersi e restare in amabile e devoto ascolto. Perché da un’artista come lei, attrice per ventiquattro anni nelle migliori produzioni cinematografiche e televisive britanniche dagli anni ’70 agli anni ’90 (da “David Copperfield” a “Lady Chatterley” passando per “Great Expectations” e “Operation Julie”), che poi diventa scrittrice non solo di romanzi, ma anche di sceneggiature per nomi e produzioni importanti, c’è solo da imparare.

Ha iniziato a scrivere per Ken Russell, attore, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore britannico (un pilastro) nella serie televisiva “Lady Chatterley” per poi lavorare anche in altre produzioni di BBC, London Films, Union Pictures.

Con un percorso che inizia così, scrivere e pubblicare libri sembra quasi un’evoluzione naturale. Ed ecco quindi War Changes Everything (“La Guerra Cambia tutto” versione italiana a cura del giornalista Arturo Croci, edito da Patrician Press) e Midnight Legacy, due storie avvincenti, la prima delle quali ambientata nella comunità italiana londinese nel primo dopoguerra.

Abbiamo incontrato Melanie a Londra, in una fredda sera d’autunno, per farci raccontare il più possibile sulla sua carriera di sceneggiatrice e scrittrice. E per comprendere meglio il suo legame con l’Italia. Ma partendo anzitutto nel voler capire come si diventa scrittrice dopo essere stata un’attrice.

“E’ stato del tutto casuale. Scrivevo piccole cose per mio diletto. Poi una mia amica, sposata con il regista Ken Russell, mi invitò a cena per conoscerlo. Si rivelò un uomo straordinario. Chiacchierammo un po’ e mi parlò del suo ultimo progetto, si trattava di Lady Chatterley. Lo lessi e gli diedi la mia opinione. Fu meraviglioso parlare con lui. Tre giorni dopo mi telefonò e disse ‘Ho ricevuto la sceneggiatura e non va bene. Potresti leggerla e dirmi cosa ne pensi perché io non ne ho il tempo, sono su un altro progetto’. E così feci, a lui piacque il mio lavoro… al punto che mi inserì anche in un altro progetto… Ho fatto questo lavoro per cinque anni, poi ho iniziato a scrivere romanzi”.

Ma tra romanzi e sceneggiature, ciò che Melanie preferisce scrivere sono proprio i romanzi. E ci spiega perché.

“Se scrivi un romanzo, quella sei esattamente tu (è la tua diretta espressione artistica, n.d.r.) ed è perfetto, perché hai completa libertà di scrittura”.

Alla luce di tutto ciò, si può quindi ben dire che War Changes Everything (“La Guerra Cambia Tutto”) rappresenta uno step fondamentale nel percorso letterario di Melanie. Una storia ambientata nella comunità italiana di Londra. Le abbiamo chiesto come mai.

“Perché si tratta di una storia vera, basata su un archivio di famiglia e sulla vita di mia suocera, che è stata davvero infelice… lei ha avuto un padre adottivo alcolista, che la picchiava. Ha avuto un’esistenza dura, ma era una ragazza talmente intelligente… ha frequentato una scuola prestigiosa dove ha incontrato un’altra ragazza, Yolanda Barone (di chiare origini italiane, n.d.r.)… mia suocera era di origine spagnola, il suo nome era Juanita Serracante… entrambe le ragazze erano ‘straniere’ in quella scuola, quindi da giovani brillanti quali erano, divennero molto unite… diventarono grandi amiche e la famiglia di Yolanda, ragazza meravigliosa, la accolse… lei disse che per tanto tempo la tennero al sicuro… senza quella famiglia, che era parte della comunità italiana, lei si sarebbe sentita perduta… loro si sono presi cura di lei e le hanno insegnato una decisiva lezione di vita: mai aver paura di essere diversi”.

Nella storia narrata nel libro Juanita diventa Nita e la sua storia di amicizia sincera e profonda con Yolanda attraversa gli anni Trenta, con le due giovani donne che diventano protagoniste della vita intellettuale di sinistra. E attraverso i loro occhi si assiste all’evoluzione socio-politica della comunità italiana londinese.

Farsi raccontare direttamente da Melanie questa storia ha qualcosa di emozionante. La capacità di trasmettere ricordi così profondi e allo stesso tempo duri, con dolcezza e pacatezza, è una dote unica, così come la riconoscenza che lei stessa dimostra leggendo tra le righe del suo libro.

Anzitutto per suo marito Mike, che “con generosità e buon cuore” le ha permesso di attingere alla storia della propria famiglia e di “saccheggiare i suoi ricordi”. E per sua figlia Ilona Mannan, che con pazienza ha aiutato Melanie a realizzare questo ambizioso progetto.

Ma War Changes Everything ha anche un seguito, come dicevamo. Si tratta di Midnight Legacy, e qui la storia di Nita, che nel primo libro incontra e sposa velocemente Rikh, attivo nell’Indian League, prosegue con l’arrivo della coppia in Madras, stato dell’India. In questo Paese la vita di Nita si evolverà in un turbine di situazioni personali e sentimentali che terranno il lettore inchiodato a ogni singola pagina del libro.

Naturalmente anche questo sequel è tratto dalle vere vicende della protagonista. “Sì, è basato su quello che mia suocera ci ha raccontato, prima che morisse… abbiamo trovato una valigia dove lei aveva conservato questi diari, trent’anni di diari con lettere, fotografie… tutto. Lei aveva conservato tutto, una vita piena in quella valigia, così ho iniziato a leggere… ne sono rimasta affascinata e ho voluto scriverne perché è stata una vita davvero straordinaria”.

Tre giorni prima di Natale, venerdì 22 dicembre, Midnight Legacy è stato presentato a Londra, presso The Nehru Centre (High Commission of India) alla presenza dell’autrice e dello scrittore e drammaturgo Nirjay Mahindru.

Ma il legame di Melanie Hughes con l’Italia non si ferma qui, anzi. E’ in realtà più profondo di quanto si possa immaginare. E passa attraverso una delle sue più grandi passioni: la cucina.

“Mia nonna era italiana, Caterina Baciocchi. Quando lei morì, prima che io nascessi, le sue due sorelle, Beatrice e Sibilla, furono molto vicine a mia madre. Beatrice era solita venire ogni venerdì e cucinava: pasta, pesce, sugo… qualsiasi cosa. La mia passione culinaria è nata proprio così”.

Arriva CinemaItaliaUK Player – la piattaforma di capolavori italiani in streaming nel Regno Unito

CinemaItaliaUK ha aperto le porte del cinema italiano in streaming con l’inaugurazione della piattaforma CinemaItaliaUK Player, avvenuta lo scorso 15 dicembre. Si tratta di una piattaforma assolutamente user-friendly che presenta un design in grado di garantire una facile fruizione dei pregevoli titoli proposti.

La lista di film in streaming prevede ben ventuno titoli

Dai classici ai gialli, dagli spaghetti western ai drammi contemporanei e ai documentari, il team di CinemaItaliaUK, avvalendosi del catalogo messo a disposizione dell’etichetta indipendente CultFilms, propone al pubblico una varietà di generi altamente differenziata e attualmente composta da ben ventuno capolavori tutti da (ri)scoprire.

Molti i nomi degli illustri registi inclusi nell’offerta: Dario Argento, Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Ettore Scola, Vittorio De Sica, Marco Ferreri, Gillo Pontecorvo, Damiano Damiani, Sergio Corbucci, Enzo G. Castellari, Lucio Fulci, Michael Radford, Luca Guadagnino e Luca Rea.

CinemaItaliaUK presenta la sua piattaforma di film italiani in streaming
CinemaItaliaUK presenta la sua piattaforma di film italiani in streaming (copyright CinemaItaliaUK)

Rimane dunque coerente e anzi continua ad evolversi la missione di CinemaItaliaUK, che dal 2014 si incentra sul sensibilizzare il pubblico alla cultura italiana raccontata attraverso le immagini in movimento. Eventi, incontri, ospiti del mondo del cinema e non solo: CinemaItaliaUK accoglie, preserva e fa da cassa di risonanza al nostro patrimonio cinematografico, sia classico che contemporaneo, offrendo una vera e propria casa ideale al suo pubblico. Partendo dalla fruizione corale di opere cinematografiche su grande schermo in luoghi di cultura underground e indie come il Garden Cinema e i Riverside Studios, CinemaItaliaUK, attraverso un design moderno e la tecnologia streaming resa possibile grazie alla collaborazione con Mymovies.it, fa un extra mile proponendo il cinema italiano di qualità fruibile 24/7.

La fondatrice di CinemaItaliaUK, Clara Caleo Green, ricorda come tutto è cominciato

In occasione di questo importante traguardo, abbiamo ricordato con la fondatrice di CinemaItaliaUK, Clara Caleo Green, gli albori della fondazione:

Negli anni ‘90 a Londra non c’era un festival di cinema italiano. Ce n’era uno in Scozia- Italian Film Festival – che io portai a Londra e inaugurammo il 2 maggio 1997 a Riverside Studios. Lo chiamammo Italian Film Festival UK/IFFUK, perché lo portammo in giro in varie citta’ dell’UK! CinemaitaliauK è la diretta erede di IFFUK. Fondata da me come Cinema ItaliaUK Ltd, nel novembre 2019 è diventata una Charity/Fondazione che si prefigge, oltre alla proiezione mensile di film italiani non ancora distribuiti in UK, di collaborare con i distributori inglesi, con altre organizzazioni e con le scuole ove l’italiano viene insegnato.

Un lavoro costante e imprescindibile dunque quello portato avanti da CinemItaliaUk che si prefigge anche di educare il pubblico partendo proprio dalla scuola. Questo ci fa riflettere ancora di più sull’importanza della settima arte come parte integrante del nostro patrimonio artistico e culturale. Il programma didattico nazionale italiano ahimè non prevede l’insegnamento del cinema e/o della storia del cinema alle scuole medie e superiori. Una manchevolezza che lascia un vuoto colmato solo dalla buona volontà di alcuni insegnati illuminati che utilizzando il cinema come contenuto e contenitore per affrontare importanti tematiche e ripercorrere la storia attraverso il linguaggio audiovisivo.

Capolavori Italiani a Londra, l’evento che supera i confini e racconta del nostro patrimonio

Riconferma un enorme successo l’evento Capolavori Italiani a Londra, arrivato alla sua terza edizione, e immediatamente risultato sold-out. La visita guidata gratuita organizzata dall’Associazione Mondoitaliano, si è tenuta il 2 dicembre 2023 presso la National Gallery.

Mondoitaliano si impegna a promuovere il patrimonio culturale italiano da ventitré anni

La trasmissione del nostro patrimonio culturale non deve avere confini. Da questo assunto L’Associazione Mondoitaliano lavora incessantemente da ben ventitré anni per assicurare che tutti gli italiani, sia in Italia che all’estero, mantengano viva la consapevolezza dei tesori artistici che il nostro paese continua ad offrire.

L’avvocato Alessandro Gaglione, socio fondatore dell’associazione Mondoitaliano, continua ad avvalersi di brillanti volontarie e volontari per portare avanti questa missione. Seppur con comprensibili difficoltà e il conseguente appello per garantire la sopravvivenza di quest’associazione così importante per noi migranti, gli eventi continuano a susseguirsi e riscuotere grande successo.

È il caso della terza edizione di ”Capolavori Italiani a Londra”, un tour gratuito alla scoperta delle opere d’arte italiane ospitate dalla National Gallery a Trafalgar Square, che si è tenuta sabato 2 dicembre 2023.

Il tour guidato Capolavori Italiani, promosso dall'Associazione Mondoitaliano, si e' tenuta il 2 dicembre 2023.
Il tour guidato Capolavori Italiani, promosso dall’Associazione Mondoitaliano, si e’ tenuta il 2 dicembre 2023 presso la National Gallery. Previste simili iniziative per chi e’ in lista d’attesa. (copyright Mondoitaliano)

Capolavori Italiani a Londra riconferma il suo successo, e per chi è in lista d’attesa c’è una buona notizia

La richiestissima visita, risultata immediatamente sold-out, è stata guidata dal dott. Renato Marinacci – storico dell’arte laureato in Beni Culturali presso l’Università Cattolica di Milano – il quale ha ripercorso il panorama artistico e storico Italiano attraverso i capolavori di Piero della Francesca, Michelangelo, Caravaggio, Artemisia Gentileschi, e altri ancora. Molti i partecipanti italiani, ma non solo: assieme alla valorizzazione del nostro patrimonio se ne unisce una promozione costante per chiunque sia interessato ad avvicinarsi di più al nostro Heritage culturale. Per tutti quelli che invece non sono riusciti a partecipare e si sono iscritti alla lista d’attesa c’è una buona notizia: nuove e simili iniziative sono già in fase di programmazione.

Per restare sempre aggiornati sulle iniziative dell’Associazione Mondoitaliano è possibile scrivere un’e-mail a info@mondoitaliano.org oppure iscriversi alla mailing list dell’Associazione Mondoitaliano: http://eepurl.com/c_9Dl9

Dicembre: nuovi scioperi dei trasporti a Londra

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Non è riuscito a salvarsi neanche dicembre: nuovi scioperi dei trasporti a Londra colpiscono la capitale durante le festività.

Dicembre: nuovi scioperi dei trasporti a Londra

Le festività sono alle porte e Londra e il Regno Unito si preparano come ogni anno ad accogliere un enorme numero di turisti in viaggio verso la capitale britannica. Ma non solo: shopping natalizio, viaggi, ricongiungimenti e molto altro ancora si preparano a congestionare le strade inglesi in queste settimane. E i mezzi e trasporti pubblici sarebbero un’ottima alternativa per gli spostamenti. Purtroppo però non è riuscito a salvarsi neanche dicembre dalla morsa degli strikes che continuano a colpire Londra da ormai tanto, troppo, tempo.

Infatti, sono stati comunicati nuovi scioperi dei trasporti a Londra. Di seguito il calendario in costante aggiornamento. Consigliamo anche di seguire la pagina ufficiale dei trasporti londinesi Tfl per non perdersi novità.

Bus, metro e treni in sciopero: il calendario

Metropolitana di Londra (Overground)

  • Sabato 16 e domenica 17 dicembre
    Nessun servizio tra Surrey Quays e Clapham Junction.
    Gli autobus sostitutivi della ferrovia circoleranno ogni 30 minuti. Ciò è dovuto ai lavori di rete ferroviaria.
  • Domenica 17 dicembre
    I treni da/per Chingford non faranno scalo a Bethnal Green fino a dopo le 23:30.
    Utilizzare servizi alternativi della London Overground da/per Enfield Town o Cheshunt.
  • Da lunedì 18 a giovedì 21 dicembre
    Nessun servizio in direzione ovest da Camden Road a Willesden Junction dopo le 23:45 di ogni sera.
    L’ultimo treno in transito da Stratford partirà alle 23:44. In alternativa, utilizzare la linea Northern da Camden Town, i servizi London Overground da Euston o le linee di autobus locali.
  • Da martedì 19 a venerdì 22 dicembre
    Nessun servizio in direzione sud da Willesden Junction a Shepherd’s Bush fino alle 06:15 di ogni giorno.
    Il primo treno diretto da Willesden Junction a Clapham Junction partirà alle 06:23; in alternativa, utilizzare le linee di autobus locali 220 o 228.

Sciopero degli autobus

Giovedì 21, venerdì 22 e sabato 23 dicembre sono previsti scioperi e conseguenti disagi che interessano le linee di autobus della zona ovest di Londra.

Si prevede un servizio ridotto o nullo sulle linee interessate tra le 05:00 circa di giovedì 21 dicembre e le 06:00 circa di domenica 24 dicembre.

Saranno interessate le seguenti linee:
13
23
28/N28
218
295
414
452
Tutte le altre linee di autobus dovrebbero funzionare normalmente.

Transiti, il servizio di supporto psicologico per chi torna e chi va via dall’Italia

In questa intervista rilasciata a Londra Notizie 24, la dottoressa Anna Pisterzi risponde alle domande che le abbiamo rivolto sui servizi di supporto psicologico online in lingua madre per italiani in espatrio offerti da Transiti.

Nell’immaginario collettivo contemporaneo, spesso gli expat vengono dipinti come inguaribili bohemienne scappati dalla dura realtà italiana, che vivono la vita come in un film indie dal finale aperto. Niente di più lontano dalla verità, e spesso quando quest’aspettativa viene disattesa, si trasformano in buoni a nulla che hanno lasciato il Paese più bello del mondo senza neanche aver raggiungo il fantomatico ”successo”. Le motivazioni che possono spingere a lasciare il Paese d’origine sono molteplici, e il percorso, mai lineare, che ognuno di loro (noi) affrontano è spesso difficile, disorientante. Come inserirsi in un nuovo tessuto sociale e culturale? Cosa si lasciano alle spalle? E, viceversa, come affrontare il rientro in patria dopo anni di lontananza? Secondo l’Atlante della salute mentale (OMS, 2021), circa metà della popolazione mondiale necessita di supporti psicologici, ed è stato riscontrato che la terapia nella lingua madre è il doppio più efficace che in un’altra lingua. Tenuto conto di tutti questi aspetti, e di quello fondamentale della prevenzione psicologica, nel 2017 nasce Transiti, progetto incentrato sul supporto psicologico online che utilizza la tecnologia attraverso una scelta guidata da etica e professionalità, rispondendo ai bisogni reali degli expat italiani. A parlarci di Transiti è la dottoressa Anna Pisterzi, fondatrice di Transiti e della cooperativa sociale TPE, la quale, con estrema professionalità ha risposto alle domande che molti di noi migranti ci poniamo sulla questione del supporto psicologico fuori dai confini italiani.

Dottoressa Anna Pisterzi, fondatrice di Transiti e della cooperativa sociale TPE (copyright Transiti).
Dottoressa Anna Pisterzi, fondatrice di Transiti e della cooperativa sociale TPE (copyright Transiti).

Strumenti di prevenzione a favore del benessere psicologico delle persone in mobilità internazionale sono necessari

Come è nata l’idea del progetto Transiti e come è diventata la realtà che è oggi?

Transiti nasce come progetto collettivo nel 2017 in risposta alla domanda di supporto psicologico e psicoterapia in lingua madre da parte di persone di lingua e cultura italiana che risiedono all’estero. Io avevo iniziato dei percorsi di supporto attraverso le videochiamate già da qualche anno, percependo da subito la necessità di formarmi su due grandi temi, le componenti specifiche della psicologia dell’emigrazione e il nuovo modello di supporto psicologico attraverso l’ambiente digitale. Pian piano è maturata l’idea di un progetto collettivo che unisse la parte clinica a ricerche scientifiche più strutturate e alla divulgazione e sensibilizzazione della tematica in modo da costruire strumenti di prevenzione a favore del benessere psicologico delle persone in mobilità internazionale. Due anni fa è infine nata la cooperativa sociale Transiti Psicologia d’Espatrio (TPE)  in modo che ci fosse un contenitore  adeguato per rappresentare un progetto collettivo con una forte missione sociale

Puoi spiegarmi come funziona il servizio, partendo dalla prima consulenza completamente gratuita?

La possibilità, relativamente recente di offrire percorsi psicologici online ci ha fatto a lungo riflettere sui cambiamenti che le tecnologie digitali pongono nelle possibilità di relazione e ricerca delle informazioni in ambito di salute psicologica. Ci siamo interrogati come usare al meglio questa possibilità senza perdere in umanità. Il risultato è il nostro servizio di accesso: l’accoglienza che è uno strumento gratuito a disposizione di tutti per orientarsi nelle differenti possibili risposte ad una difficoltà che si esprime anche sul piano psicologico. Le persone che arrivano in accoglienza sanno di avere necessità di un aiuto ma quale sia il migliore strumento per affrontarlo può non essere chiaro.

Supporto psicologico focalizzato,  psicoterapia,  percorso individuale o di gruppo, di coppia o di famiglia, consulenza di carriera, percorsi psicoeducazionali su temi specifici come ad esempio la genitorialità tra due o più culture, sono solo alcune delle possibilità a cui una persona può accedere. Tutti gli psicologi della cooperativa mettono a disposizione alcune ore gratuitamente per incontrare le persone nel servizio di accoglienza.

Accogliere le persone in questo modo ci permette anche di mettere in atto l’Universalismo Proporzionale come sostiene l’OMS. Non tutte le persone hanno le stesse capacità economiche per affrontare un percorso di supporto psicologico, noi siamo una onlus quindi la nostra missione sociale è garantire l’accesso alla cura più ampio possibile.

Allo stesso tempo è fondamentale il riconoscimento di un adeguato compenso per il professionista che opera online. Siccome la terapia online è un modello nuovo di intervento, quindi aggiunge complessità al lavoro, oltre a produrre ricerca scientifica e a formare nuove generazioni su questi temi (io insegno in università la relazione tra uomo e internet)  è necessario che i professionisti abbiano una seniority e un expertise ampio.

In quale fascia d’età riscontrate una maggiore richiesta dei vostri servizi?

E’ la fascia tra i 30 e i 45 anni quella che maggiormente si rivolge a noi, giovani genitori, lavoratori con 5-10 anni di esperienza e un aumento di responsabilità sia verso il lavoro che verso la famiglia, anche di origine. Persone che cercano un servizio di qualità, che spesso, hanno letto attentamente il nostro sito, che seguono i nostri contenuti di divulgazione che pubblichiamo sull’expat blog.

Transiti Servizi psicologici online (copyright Transiti).
Transiti Servizi psicologici online. Dalla prevenzione, all’orientamento e alla cura pensando sempre al benessere psicologico dell’expat (copyright Transiti).

Quali sono gli ostacoli, se ce ne sono, che possono in qualche modo inibire l’inizio di un percorso di terapia a distanza? Come vengono eventualmente superati?

Sicuramente il proliferare dell’offerta di servizi online dedicati al benessere psicologico genera una certa confusione informativa. Questa confusione si può ovviare prendendosi il tempo di documentarsi approfonditamente e quindi cogliere le differenze tra le proposte. Per quanto riguarda Transiti la nostra soluzione è stata da un lato offrire un servizio di accoglienza gratuita per dialogare con le persone e rispondere a dubbi e domande dall’altro evitare una promozione pubblicitaria aggressiva. Siamo un servizio slow in un mondo fast, ma essendo che il supporto psicologico  promuove la consapevolezza e la riflessione dell’individuo abbiamo accettato di essere meno visibili ma più coerenti con i valori del nostro mestiere, anche online.

Spesso si sottovaluta che rimpatriare rappresenta, soprattutto dopo alcuni anni di permanenza in un altro Paese, un nuovo espatrio

C’è più richiesta dei vostri servizi in Italia o all’estero?

Ci arrivano più richieste dall’estero in coerenza con la suddivisione aire della popolazione italiana residente all’estero (50% dall’Europa e 50% resto del mondo). In Italia ci chiede aiuto chi rimpatria. Spesso si sottovaluta che rimpatriare rappresenta, soprattutto dopo alcuni anni di permanenza in un altro Paese, un nuovo espatrio. Abbiamo anche alcune richieste in Italia da parte di chi rimane e accompagna con lo sguardo e con il cuore una partenza

Anche se è scorretto generalizzare, dalla mia esperienza di migrante riscontro in molti miei connazionali Expat l’esigenza di un supporto psicologico focalizzato sul gestire lo stress dato dai ritmi frenetici del lavoro. Confermi questa necessità? Quali sono in generale le maggiori difficoltà riscontrate da un/a migrante?

Questo aspetto dipende dalla cultura lavorativa del Paese e dalla tipologia di lavoro. Sicuramente nelle metropoli e in alcuni Stati vi è una cultura del lavoro always on che spinge le persone ad essere sempre disponibili, questione che oggi è amplificata dagli ambienti digitali che hanno modificato il nostro rapporto con lo spazio tempo. Ci sono invece alcune zone dell’Europa, penso ai paesi scandinavi e del mondo, penso all’Australia in cui il tempo personale è ampiamente salvaguardato e tutelato e nessuno si sognerebbe di leggere una email dopo le 17 o nel weekend.

Le difficoltà che una persona in una traiettoria d’espatrio incontra possono essere legate principalmente allo spaesamento, ossia a quel sentimento di estraneità di non sentirsi appartenenti al nuovo contesto e al contempo perdere alcuni aspetti della propria cultura di origine. Su questo aspetto più ampio si innestano poi i confronti e le differenze di cultura, lingua, valori, visione dell’uomo che poi danno origine a determinati comportamenti e richieste sociali come ad esempio quella di essere sempre disponibili al lavoro come in USA o di una educazione scolastica focalizzata sulla performance come in Cina.

Sempre basandomi sulla mia personale esperienza, molti/e italiani/e tornati/e in patria raccontano che per riadattarsi al contesto socioculturale occorrono in media due/tre anni. Confermi questo dato?

Si come accennato prima il rimpatrio è di fatto un  nuovo espatrio. Noi non siamo più gli stessi e anche il contesto culturale è mutato. La cultura dei posti è un qualcosa di vivo che evolve (o involve). L’esperienza di una vita in un altro luogo ci arricchisce ma appunto ci cambia in modo più marcatamente evidente che se fossimo rimasti nel nostro Paese di origine. E’ dunque un nuovo incontro che spesso viene sottovalutato.

La prevenzione è uno degli strumenti più efficaci per garantire al più ampio numero di persone possibili di mantenere un equilibrio psicologico

Mi interessa moltissimo il concetto di prevenzione che sviluppate anche attraverso il vostro blog. Come lo avete strutturato? Che strumenti fornite? In generale pensi che in Italia ci sia adeguata attenzione alla prevenzione?

La prevenzione è uno degli strumenti più efficaci per garantire al più ampio numero di persone possibili di mantenere un equilibrio psicologico che permetta di fronteggiare la complessità dell’esistenza in una traiettoria d’espatrio. Per noi la mobilità è vista come una possibile tappa di sviluppo dell’individuo paragonabile per portata ad altri momenti importanti, come l’ingresso nel mondo del lavoro, la nascita di un figlio, affrontare una malattia grave. In questi momenti di grande cambiamento esistenziale può essere utile arrivare preparati. E infatti per alcuni di questi momenti è normale cercare manuali, corsi e percorsi di accompagnamento, sulla mobilità internazionale non c’è ancora questa consapevolezza. Il nostro blog attraverso l’approfondimento delle questioni psicologiche legate all’emigrazione cerca di fornire spunti di riflessione utili a riflettere e quindi a rendere consapevoli pensieri e strategie di vita.

Se un/a paziente è seguito/a da colleghe/i nel Paese in cui vive ma decide comunque di iniziare un percorso con voi, è una possibilità contemplata o deve necessariamente scegliere uno dei due percorsi?

E’ un tema delicato. La risposta è dipende: ci sono percorsi compatibili e altri mutuamente esclusivi. Se ad esempio io sto facendo un percorso di psicoterapia individuale  posso partecipare contemporaneamente ad un percorso di coppia o familiare con un altro terapeuta. Oppure è possibile seguire in contemporanea un  gruppo sulla genitorialità o affrontare un percorso di consulenza di carriera. Sono invece incompatibili due percorsi di psicoterapia in contemporanea. Quando ci è capitato che arrivassero in accoglienza persone che stavano già affrontando un percorso magari nella lingua del Paese in cui stavano vivendo abbiamo sempre consigliato di parlare delle difficoltà che stavano riscontrando nell’attuale percorso con il professionista che li stava seguendo e solo dopo aver eventualmente chiuso quel percorso iniziarne uno nuovo.

Traiettorie. Guida Psicologica all'Espatrio (copyright Transiti)
Traiettorie. Guida Psicologica all’Espatrio (copyright Transiti)

Il libro Traiettorie. Guida psicologica all’espatrio stimola a porsi le domande necessarie quando si affronta un percorso migratorio

Parlami del libro Traiettorie. Guida Psicologica all’Espatrio. Che tematiche si affrontano e in che modo rappresenta una guida?

Come dice il titolo è una guida, ma  particolare, perchè più che fornire risposte stimola a porsi le domande che sono necessarie quando si affronta un percorso migratorio. Le risposte infatti variano nel tempo, nello spazio nel momento di vita, mentre invece le buone domande sono un faro a cui ricorrere per migliorare il proprio livello di consapevolezza rispetto a ciò che si sta affrontando. Abbiamo voluto un libro colorato e pieno di spazi per scrivere sottolineare appuntarsi degli aspetti. I colori dei capitoli rappresentano le differenti angolazioni da cui possiamo osservare la mobilità: esistenziale con le domande di fondo, temporale con le istantanee di alcuni momenti cardine dell’esperienza d’espatrio, identitaria in cui a partire dalle storie cliniche abbiamo lavorato su aspetti come la lingua, cultura, relazioni, concreta in cui a partire da alcuni oggetti simbolo come casa, valigia passaporto abbiamo provato a riflettere sulla sintesi che questi oggetti rappresentano.

Conclude la guida il capitolo 5 dedicato agli strumenti: link, libri, film, podcast che possono aiutare ad approfondire le tematiche trattate in contesti specifici, come ad ad esempio i libri per bambini che facilitano la comunicazione sul trasferimento tra adulti e bambini, permettendo anche ai bambini di esprimere i propri pensieri e emozioni a riguardo

Questa è una sezione in continuo aggiornamento quindi può essere visitata online tramite il QR code presente nel libro. Ma mano che troviamo strumenti utili li aggiungiamo. Chiunque voglia contribuire a ampliare la mediateca può scriverci a traiettorie@transiti.net

Carta di identità elettronica, Billi chiede il rilascio anche nei comuni di iscrizione Aire

Interrogazione del deputato Simone Billi: agli italiani al’estero i comuni di iscrizione Aire non rilasciano la carta di identità elettronica, ma solo quella cartacea.

Carta d’identità elettronica, Billi chiede il rilascio anche nei comuni di iscrizione Aire

In un’epoca in cui la tecnologia permea ogni aspetto della nostra vita, la Carta di Identità Elettronica (CIE) rappresenta un importante passo verso la modernizzazione dell’identificazione personale. Tuttavia per gli italiani che risiedono all’estero, c’è tuttora una forte limitazione al suo rilascio, lameno nei comuni di iscrizione Aire.

Per questo il deputato eletto nella ripartizione Europa Simone Billi (Lega) ha presentato alla Commissione Esteri della Camera un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (5-01713) in merito al rilascio della Carte d’identità elettronica ai connazionali residenti all’estero.

Il deputato eletto nella Circoscrizione Estero della Camera Simone Billi (Lega).
Il deputato eletto nella Circoscrizione Estero della Camera Simone Billi (Lega).

“Per procedere al rinnovo della carta di identità gli italiani residenti all’estero possono avvalersi di due modalità differenti: recarsi al proprio Consolato di riferimento oppure al proprio comune di iscrizione Aire in Italia; mentre nel primo caso – segnala Billi – agli stessi viene rilasciata la carta di identità elettronica (CIE), con la possibilità quindi di utilizzare la propria identità digitale e usufruire di tutti i servizi ad essa connessi, nel secondo caso la carta di identità viene invece rilasciata solo su supporto cartaceo”.

Per il deputato questa differenza risulta “inspiegabile, poiché i comuni italiani, a cui il residente all’estero si reca per il rinnovo, sono attrezzati e potrebbero dunque rilasciare anche loro, come già fanno per i loro residenti, il documento elettronico”.

Billi sottolinea inoltre che “per gli italiani residenti all’estero richiedere, dunque, la carta di identità elettronica anche nel proprio comune di iscrizione all’Aire sarebbe poi molto più agevole, considerato che, se all’estero non si abita in una grande città, il consolato italiano può essere molto lontano e difficile da raggiungere”.

Al Ministro dell’Interno chiede dunque di sapere “se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di unificare le due modalità di rilascio della carta d’identità per i cittadini italiani residenti all’estero, consentendo il rilascio in modalità elettronica anche nel comune di iscrizione all’Aire”.

St. Peter’s Italian Church: Clerkenwell è il cuore della comunità cattolica italiana a Londra

Padre Andrea Fulco, da 10 anni parroco della St. Peter’s Italian Church di Clerkenwell racconta la comunità cattolica italiana a Londra.

St. Peter’s Italian Church: Clerkenwell è il cuore della comunità cattolica italiana a Londra

Quella di St. Peter’s Italian Church a Clerkenwell è la Parrocchia che rappresenta la più grande comunità Cattolica italiana a Londra. La chiesa, che dà su Clerkenwell Road, unica costruzione in stile basilicale romano costruita in Gran Bretagna, inaugurata e consacrata il 16 Aprile 1863, è stata descritta come una delle più belle chiese della città di Londra.

Da circa dieci anni il punto di riferimento imprescindibile per la Parrocchia e la comunità che essa rappresenta è Padre Andrea Fulco, che il 1 Settembre 2014 è arrivato da Roma a Londra per proseguire il suo percorso pastorale iniziato in Italia.

“Qui mi trovo molto bene – ci dice Padre Andrea – Londra è una città che rappresenta un banco di prova. Ci sono diverse problematiche, cambiamenti sociali, persone e situazioni di vario genere. E una multiculturalità che ti permette di allargare i tuoi orizzonti”.

Abbiamo incontrato Padre Andrea in occasione della presentazione del libro “Un bambino di nome (A boy called) Porro” lo scorso 11 Novembre alla Casa Italiana San Vincenzo Pallotti (costruttore della Chiesa di San Pietro). Serata a cui lo stesso Padre Andrea ha partecipato trasmettendo alla platea gli insegnamenti necessari alla lotta al bullismo, piaga sociale e morale che colpisce molto i bambini, i quali vanno invece rispettati a prescindere dal Credo, salvaguardati e difesi.

“Il libro tocca temi importanti. Ho tante persone che sono un po’ come Porro: un po’ la società li ha resi Porro, un po’ ci sono nati, un po’ ci si diventa, e c’è discriminazione… Forse non in questo Paese, sebbene ci siano forme di discriminazione velate dal ‘polite generico inglese’ … con la veste più educata e più gentile… in Italia alcune fasce sociali, alcune situazioni o ambienti vengono proprio messi ai margini… Il bullismo comunque anche qui è molto diffuso perché chiaramente c’è sempre la ‘legge’ secondo cui il più forte deve vincere sul debole o su quello che rappresenta una minoranza”.

A Padre Andrea abbiamo chiesto cosa direbbe a un ragazzino vittima di bullismo e alla sua famiglia. Se esistono parole o gesti adatti a una situazione del genere.

“Sicuramente non è facile – afferma – però bisogna denunciare, avere il coraggio di parlare, l’omertà non aiuta mai nessuno, il silenzio non ci aiuta. Forse a volte ci sono casi di bullismo che vengono nascosti o vengono un po’ addirittura banalizzati o ridicolizzati o minimizzati… proteggere l’infanzia non significa non assicurare ai giovani l’adeguata educazione, l’acquisizione dei valori umani, che purtroppo stanno sempre più scomparendo… Il bullismo è anche il prodotto di alcuni fenomeni di massa… i giovani amano riprendersi (sui social network, n.d.r.) perché più fai delle cose sballate più ottieni centralità. Questo rappresenta anche un bisogno, alla radice c’è sempre l’assenza di una forma di genitorialità o di un’educazione valida”.

Ecco le tante anime che compongono la comunità italiana a Londra

Una presa di posizione schietta e diretta, quella di Padre Andrea, molto amato dai suoi parrocchiani. Basta partecipare a una sua Messa per rendersene conto immediatamente.
Ma che tipo di comunità si è trovato di fronte, una volta arrivato a Londra?

“C’è una comunità italiana frutto della prima immigrazione o anche di seconda generazione – rivela – e poi c’erano anche tantissimi giovani che venivano per spirito di avventura o per studio e che purtroppo la Brexit ha disincantato perché non è più possibile stare qui a lungo termine o fare quelle esperienze di lavoro che si facevano prima senza essere residenti. Almeno il turismo sta andando avanti, c’è un flusso di persone che continuano ad arrivare, Londra non ha perso il suo fascino”.

Ma come si gestisce una parrocchia come quella di St. Peter’s a Londra, soprattutto dopo gli strascichi di varia natura lasciati da un periodo particolarmente faticoso come quello legato al Covid?

Durante la pandemia ha preso il via una nuova tradizione, quella della Messa in streaming, un’abitudine consolidatasi nel tempo, al punto però da creare poi situazioni di ‘pigrizia’ da parte di alcuni fedeli.

“Abbiamo trovato una stabilità fra il pro e il contro perché comunque lo streaming ha dato la possibilità a molti, soprattutto quando c’erano le restrizioni, di poter seguire la Santa Messa anche attraverso i social – spiega Padre Andrea – però poi questo ha creato un fenomeno di ‘fede accomodante’ … una ‘fede soprammobile’… sufficiente da guardare in tv, quindi un po’ ha ridotto la partecipazione. Adesso grazie a Dio le attività della parrocchia hanno fatto ritornare il bisogno della frequenza”.

Padre Andrea Fulco ha lanciato la messa in Streaming

Padre Andrea ha comunque deciso di lasciare una sola Messa alla settimana in streaming nella pagina Facebook di St Peter’s Church, quella della domenica alle 11 per andare incontro alle persone che effettivamente avrebbero un problema a partecipare alla Celebrazione in presenza per via di problemi reali, come ad esempio persone anziane o allettate.

Non ultimo problema per la Parrocchia della comunità italiana a Londra, quello della viabilità. Durante il fine settimana non è possibile parcheggiare da mezzogiorno alle 18.00 in tutta la zona circostante. Un bel disagio per l’affluenza dei fedeli, ad esempio, alla Messa della domenica. Proprio in un momento in cui, come dicevamo, si sta cercando di far ritornare fisicamente in parrocchia tutte quelle persone che non hanno particolari necessità di seguire le Celebrazioni in streaming, oltre che per tutte le altre attività parrocchiali da gestire in presenza.

“Purtroppo il centro di Londra è stato minato dalle tasse per via del recupero dei soldi persi durante il Covid – ci spiega Padre Andrea – quindi hanno tassato il centro di Londra, poi hanno tassato certi carburanti, perciò non si può più entrare con vecchie auto (tassate pure loro) perché alimentate da vecchi carburanti che inquinano. Chiaramente tutto questo ha ridotto il flusso del traffico”.

Piccole, grandi sfide attendono quindi il futuro di questa grande chiesa e della comunità che essa rappresenta. Ma Padre Andrea ha dalla sua una tale solarità e una dolcezza forte e combattiva, che non si ferma di fronte a nessun ostacolo. Oltre naturalmente all’amore profondo dei suoi parrocchiani, che lo accompagna e lo supporta nella gestione quotidiana di una parrocchia così rilevante e centrale per la vita dei Cattolici italiani a Londra.

A.P. Giannini: il migrante italiano che rivoluzionò la finanza e Hollywood

In questa intervista rilasciata a Londra Notizie 24 le registe e produttrici cinematografiche Valentina Signorelli e Cecilia Zoppelletto ci raccontano del loro documentario A.P. Giannini BANK TO THE FUTURE, incentrato sulla storia di un incredibile migrante italiano a San Francisco.

Che cosa hanno in comune Charlie Chaplin, il concetto di finanza etica e il Golden Gate Bridge? Un solo nome: Amadeo Peter Giannini. Figlio di migranti italiani a San Francisco e fondatore di Bank of America, A. P. Giannini fu l’uomo che rivoluzionò il mondo della finanza elargendo prestiti a comunità marginalizzate durante le peggiori crisi economiche di tutti i tempi,  contribuendo alla nascita di Hollywood, aiutando personaggi come Charlie Chaplin, Walter Disney, e Frank Capra, e al finanziamento di grandi opere come appunto il Golden Gate Bridge. Le due registe e produttrici cinematografiche Valentina Signorelli e Cecilia Zoppelletto, entrambe residenti a Londra, ci hanno raccontato del loro documentario A. P. Giannini BANK TO THE FUTURE, che ha visto la sua prima italiana al Catania Film Fest, lo scorso 16 novembre.

Come nasce la vostra passione per il cinema?

Cecilia: La passione mi è stata trasmessa fin da piccola, da mia nonna e soprattutto da mia madre. Insieme a loro, ho guardato centinaia di film, alcuni dei quali hanno lasciato un segno profondo non solo dal punto di vista estetico, ma anche in termini di consapevolezza sociale. Quando qualcuno mi chiede quali siano i film che mi hanno colpita, trovo difficile rispondere. Quello che sento come cinema importante per me spazia in un ampio arco, da “Lo Specchio della Vita” (1959) a “Serpico” (1973) e tutto ciò che si trova nel mezzo. Senza dimenticare Barbie (2023)!

Sinceramente, da spettatrice non avrei mai pensato di diventare parte di questo mondo, poiché sembrava molto lontano da me. Mi sono avvicinata solo quando ho cominciato a lavorare come producer per l’ufficio di corrispondenza RAI a Londra. Poi, dopo un periodo in Italia, davanti alle telecamere di AntennaTre Nordest ho deciso di lanciarmi nella regia con il genere che era diventata una passione: il documentario.

Valentina: A differenza di Cecilia nella mia famiglia non c’è mai stata una grande passione per il cinema. Ma io sono nata nel 1989 e cresciuta negli anni ‘90 e 2000 con la televisione commerciale che ha portato il cinema e le serie direttamente nelle case delle persone. Mi sono appassionata così, guardando film tutti i giorni. Mi piaceva l’idea di poter evadere dalla quotidianità grazie alle storie che vedevo sullo schermo.

Le registe e produttrici Valentina Signorelli e Cecilia Zoppelletto al Vornado, San Francisco (copyright Daitona, Preston Witman Productions).
Le registe e produttrici Valentina Signorelli e Cecilia Zoppelletto al Vornado, San Francisco (copyright Daitona, Preston Witman Productions).

Cosa vi ha portate a Londra? 

Cecilia: Io sono arrivata a Londra nel ‘94 per l’Università, per il BA avevo studiato Relazioni Internazionali e Comunicazione, che all’epoca era un indirizzo nuovo. Londra perché volevo essere libera, vivere all’estero ma non troppo lontana dalla famiglia in Italia, a cui sono molto legata. Poi, poco dopo l’università ho creato la mia famiglia a Londra, and the rest is history, come si dice.

Valentina: Dopo la laurea magistrale in Cinema conseguita alla Sapienza, mi sono trasferita a Londra nel 2013 per conseguire il Dottorato di Ricerca in Film presso University of Westminster, che ho completato nel 2017.

Vi siete dunque conosciute frequentando lo stesso dottorato di ricerca presso l’University of Westminster. Cosa vi ha avvicinate e poi spinto a collaborare?

Cecilia: Ci siamo conosciute all’università durante l’annuale conferenza, quando i ricercatori devono presentare i loro ultimi findings. Nessuno aveva molto di nuovo da raccontare ma almeno alla pausa caffè ci siamo fatte qualche risata e poi abbiamo scoperto di avere passioni cinematografiche in comune come Lina Wertmuller. Il primo lavoro che abbiamo fatto insieme è stato organizzare una retrospettiva del suo lavoro. Non è stato facile far capire lo spirito così originale della regista in un contesto dove molti curatori preferiscono rimanere safe, ma il challenge è stato ripagato con un grande riscontro del pubblico.

Valentina: Esattamente, poi ci siamo rese conto che entrambe avevamo la nostra casa di produzione. Cecilia ha fondato Preston Witman Productions nel 2011 a Londra e io nel 2016 Daitona, a Roma, insieme ai miei soci Lorenzo Giovenga e Lorenzo Lazzarini. Da qui abbiamo capito che c’era possibilità di collaborare in maniera strutturata, ed è così che abbiamo iniziato a sviluppare e produrre alcuni progetti insieme.

Normalizzare il fatto che una ragazza può aprire una casa di produzione, essere una CEO, una regista, un’autrice

Che differenza c’è nel fare cinema in Italia e in UK, soprattutto per una donna?

Valentina: Questa è una domanda che mi viene rivolta praticamente sempre nelle interviste in Italia, ovviamente non si rivolge mai a un uomo. Dalla mia esperienza personale secondo me si deve partire dalla formazione e svolgere un lavoro culturale: normalizzare il fatto che una ragazza può aprire una casa di produzione, essere una CEO, una regista, un’autrice. Lo stesso lavoro si deve fare con i ragazzi, ma per loro il fattore penalizzante è di solito principalmente il fattore economico-sociale e non di genere.

Un ragazzo che proviene da una famiglia svantaggiata non pensa automaticamente di poter aprire una casa di produzione o di diventare capo reparto in poco tempo. Per le ragazze vale lo stesso discorso, ma si somma la questione di genere oltre a quella economico-sociale. Nel mio caso, quando io e i miei soci abbiamo deciso di aprire una casa di produzione il fattore determinante è stato per me il parere della mia famiglia e in particolar modo di mio padre che mi ha detto “lo puoi fare, se le cose non vanno mal che vada chiudete la società e nel frattempo avrai imparato qualcosa”. È un approccio molto diverso da quello più tradizionalista che vede le ragazze preoccuparsi di mettere su famiglia come priorità una volta conclusi gli studi.

Come avete scoperto A.P. Giannini, personaggio sfortunatamente ancora poco noto in Italia prima del vostro documentario, e quali sono gli aspetti della sua vita e del suo operato che vi hanno colpite di più?

Cecilia: Durante il primo lockdown abbiamo passato come tutti un periodo molto difficile, ancor più del mio quello di Valentina che essendo di Bergamo ha vissuto da lontano un periodo tragico. Eravamo in contatto costante per parlare delle nostre case di produzione e pensare a delle soluzioni e come si sarebbe lavorato in un futuro. Proprio in quel periodo, casualmente, avevo trovato un video online che spiegava la storia di Giannini.

Ero rimasta colpita e l’ho mandato subito a Valentina con una riflessione semplice sul fatto che in quel momento buio per il paese ma anche globale ci vorrebbe un nuovo Giannini. Valentina mi ha risposto dopo poco dicendomi ”Dobbiamo farne un film” e così fiduciose di una storia necessaria in quel periodo storico ci siamo buttate su un lungo periodo di ricerca. Quello che mi ha fatto riflettere forse di più è la sua forza di carattere, nel fare le cose e raggiungere gli obiettivi su cui nessuno crede. Ci vuole non solo grande intelligenza ma molta determinazione. Che poi naturalmente ha trasmesso anche a tutte le persone e i progetti che ha finanziato, un ottimismo verso il futuro.

Valentina: Il film ha iniziato il suo sviluppo nel 2020, in pieno lockdown. Fondamentale è stato aver vinto i Contributi Selettivi Sviluppo e Pre-Produzione, che ci ha permesso di sostenere molti dei costi di ricerca e agevolato il passaggio in produzione alcuni mesi dopo.

A.P. Giannini BANK TO THE FUTURE (copyright Daitona, Preston Witman Productions).
A.P. Giannini BANK TO THE FUTURE (copyright Daitona, Preston Witman Productions).

Come mai avete scelto di farne proprio un documentario?

Cecilia: Il mio interesse è quello del documentario: osservare, capire una storia. Per me è sempre il primo approccio a qualsiasi soggetto. Poi Valentina ha avuto la giusta idea di scrivere la sceneggiatura per il biopic, una prima per me e un’occasione per sfidare me stessa.

Valentina: Sicuramente, nel cinema indipendente i costi del documentario sono notevolmente più bassi di un film storico in costume, come nel caso di un adattamento sul grande schermo della storia di A.P. Giannini. Inoltre, la storia è poco conosciuta, avremmo dovuto consultare comunque archivi, parlare con molte persone, andare di persona nei luoghi chiave di questa storia come la ex-miniera di Bodie, oggi parco nazionale, o la stessa città di San Francisco e Hollywood. Semplicemente abbiamo portato la telecamera con noi per documentare queste fasi, pensando al documentario come uno strumento privilegiato di ricerca.

Il documentario è una grande occasione di creatività per poter enfatizzare e capire la realtà

Quali sono le sfide più grandi da affrontare nel realizzare un documentario rispetto ad un fiction film?

Cecilia: Io non ho esperienza di fiction anche se, pur tardi, mi sono lanciata. Al momento sto scrivendo le mie prime sceneggiature ed è un lavoro che sto imparando. La mia ambizione finora è sempre stata quella di trovare il bello e l’avvincente nella realtà, il documentario per me è una grande occasione di creatività per poter enfatizzare e capire la realtà.

Valentina: Nella fiction si fa molto lavoro in preparazione e, tolte situazioni eccezionali, una volta detto “azione” si sa già cosa si va a riprendere. Nel documentario è l’opposto: quando accendi la telecamera non sai mai cosa può succedere e soprattutto, per non perdere la spontaneità delle testimonianze raccolte, le scene non si possono rifare. Il documentario ti insegna che la vita non concede seconde possibilità una volta perso il momento. La fiction invece permette il controllo praticamente totale sulla scena. A livello produttivo il documentario è molto piacevole – le giornate sono lunghe ma estremamente divertenti – finisci in posti assurdi che altrimenti non avresti mai visto nella vita, in compagnia di persone che non pensavi avresti mai conosciuto.

Le registe Valentina Signorelli e Cecilia Zoppelletto presentano A.P. GIannini - Bank to the Future a NYC (copyright Daitona, Preston Witman Productions.
Le registe Valentina Signorelli e Cecilia Zoppelletto presentano A.P. GIannini – Bank to the Future a NYC (copyright Daitona, Preston Witman Productions).

Com’è nata l’idea del titolo A.P. GIANNINI – BANK TO THE FUTURE?

Cecilia: Abbiamo avuto varie sessioni di brainstorming durante lo sviluppo di questo film e questo titolo Valentina lo ha buttato lì… Quasi come gancio, ma a me è piaciuto subito perché racchiude veramente lo spirito del soggetto: un uomo che credeva e investiva nel futuro. Naturalmente, il riferimento al famoso film fa sorridere molti e questo anche ci piace perché portiamo una bella storia al cinema, non un film sensazionalista.

È stato difficile reperire fonti e testimonianze? E come siete state accolte dai/dalle discendenti di A.P. Giannini?

Cecilia: Il periodo di sviluppo dove abbiamo cercato i soggetti che ci potevano parlare di Giannini è stato nel 2020 e parte del 2021 quindi reso difficile da vari e alternati lockdown durante i quali cercavamo, con notti passate a chiamare gli Stati Uniti, di ritrovare numeri di telefono e le persone giuste con cui parlare. Finalmente arrivate a Virginia Hammerness, la nipote di A.P. Giannini, è stato molto emozionante.

Penso spesso a quella prima telefonata, quando finalmente l’ho raggiunta e le ho chiesto se era veramente lei al telefono e con un tono carino mi ha risposto “Yes, this is she”. Lei è stata molto aperta e felice di parlarci, curiosa anche di conoscerci, due Italiane a Londra… Una persona non solo gentile e disponibile a parlare della storia di suo nonno e della sua famiglia, ma soprattutto una signora molto simpatica che quando siamo finalmente arrivate in California in 2022 per intervistarla ci ha accolte molto calorosamente.

Valentina: Esattamente. Oltre a lei avevamo anche concordato le interviste più “istituzionali” del film, come quelle con la biografa Francesca Valente, con il responsabile degli archivi dell’Academy Warren Sherk o con la ranger di Bodie State Park per il segmento sulla caccia all’oro. Una volta arrivati a San Francisco si è sparsa la voce che qualcuno stava girando un documentario su A.P. Giannini e a poco a poco abbiamo conosciuto i discendenti della comunità italo americana, i cui antenati avevano avuto un contatto diretto con A.P. Giannini.

La distribuzione italiana e internazionale del documetario per il 2024 è in fase di finalizzazione

Ci sono degli aneddoti/episodi particolari avvenuti durante la realizzazione del documentario che vorreste condividere con le lettrici e i lettori?

Cecilia: Per esempio i Giusti…come ha menzionato Valentina, il bello del documentario sono gli imprevisti che portano a delle belle scoperte. Eravamo dirette per fare un’intervista in un paesino remoto in California ma causa tempesta di neve è saltata. Ci siamo rifugiati in un piccolo cafè che sorprendentemente aveva dei prodotti italiani molto di nicchia, proprio un bel posto in mezzo al nulla o per lo meno, in mezzo ad una foresta coperta di neve. Dopo la zuppa per riscaldarci siamo andati a pagare il conto e la proprietaria era incuriosita perché parlavamo italiano e evidentemente il loro bar non è una meta turistica.

Le ho spiegato che eravamo in viaggio ma che l’intervista era saltata ed eravamo tristi ma lei ci ha detto che aveva la storia giusta per noi. Ci rivela che la sua famiglia aveva iniziato una farm proprio con un prestito di Bank of Italy, il nome della banca prima che diventasse Bank of America, quindi un prestito diretto di Giannini. Dopo un paio d’ore di viaggio siamo arrivati alla farm e ci hanno presentato anche la famiglia Giusti, altri agricoltori della zona che avevano ricevuto dei prestiti da Giannini. Loro perdipiù hanno un incredibile archivio familiare in cui hanno ancora i documenti dei prestiti di cento anni fa. In un certo senso il lavoro del documentario è ricerca e preparazione affiancati da una buona dose di avventura e fortuna.

Com’è stata l’esperienza del Catania Film Fest e come è stato accolto il vostro film dal pubblico e dalla critica?

Valentina: A ottobre 2023 abbiamo colto l’occasione del mese dedicato alla cultura italiana in America per presentare in anteprima il film negli USA. Abbiamo toccato città come New York, Washington, San Francisco, Niles e Berkeley, in una serie di eventi sold-out. Dopodiché il 16 novembre il film è stato presentato in anteprima al Catania Film Fest. È stato molto emozionante ripercorrere in pratica il viaggio dei migranti a ritroso – partire dagli USA e tornare in Italia – per restituire la storia alla comunità italiana, dove tutto  iniziato. La proiezione ha avuto un’ottima partecipazione e riscontro di critica. Ora stiamo finalizzando la distribuzione italiana e internazionale per il 2024, insieme al nostro Sales americano California Pictures e alle nostre case di produzione Daitona e Preston Witman Productions.

Italawyers, ecco il nuovo direttivo e i programmi dell’Associazione Avvocati Italiani all’estero

Presentato a Roma il nuovo direttivo della associazione di avvocati italiani all’estero Italawyers guidato da Valeriano Drago. A marzo a Londra l’assemblea generale internazionale.

Italawyers, ecco il nuovo direttivo e i programmi dell’Associazione Avvocati Italiani all’estero

“Noi avvocati all’estero siamo protagonisti di una piccola diaspora, ma ci sentiamo uniti come in una sorta di grande studio virtuale in cui collaborare, condividere esperienze senza alcuna barriera linguistica. Per questo penso che anche grazie alla tecnologia avremo un grande futuro”. Lo ha detto Valeriano Drago, il neo eletto presidente di Italawyers, l’associazione degli avvocati di lingua italiana nel mondo, Valeriano Drago, nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo direttivo del sodalizio, che è stata ospitata a Montecitorio da Simone Billi, deputato eletto all’estero e presidente Comitato Italiani nel mondo della Camera dei Deputati.

Alla presentazione sono intervenuti, in presenza o in collegamento da remoto, tutti i componenti del nuovo direttivo, il presidente Valeriano Drago (Regno Unito), la vice presidente Valentina Saviello (Italia), il tesoriere Marco Calabrese (Italia), i consiglieri Adriano Paolo Marcotulli (Croazia), Nadia Vassallo (Spagna), e Vania Marinello (Regno Unito), e i componenti del Collegio dei Probiviri Giovanna Fusco (Italia), Francesco Golinelli (Germania) e Ulisse Utzeri (Messico).

Il primo ad intervenire è stato il consigliere Marco Calabrese, che di Italaawyers è stato il primo presidente, e che ha perciò ricordato lo spirito con cui quattro anni fa è nata l’associazione, per raccogliere gli avvocati italiani che operano all’estero e che sono moltissimi, alcuni provenienti dall’Italia e altri nati invece in altri Paesi, spesso collegati in network societari statunitensi, e a cui si intendeva dare un forte collegamento culturale con la madrepatria e un contesto associativo prima e piuttosto che di business.

“Italawyers unisce gli avvocati italiani e di altre giurisdizioni che conoscono o parlano la lingua italiana – ha confermato Valeriano Drago nel suo intervento – promuove la cultura giuridica italiana nel mondo, favorisce la partnership e collaborazioni tra gli associati ed è di fatto un importante referente per le comunità italiane all’estero sia nel rapporto con la rete consolare che con le istituzioni locali”.

Questa rete di professionisti – nata durante la pandemia di Covid e ormai diffusa in oltre venti paesi – si sta ora aprendo anche ad altre categorie di giuristi non avvocati, sempre di lingua italiana, come per esempio i notai ed altri laureati in legge. “Nel 2024, che sarà il nostro quarto anno di vita – ha anticipato Drago – terremo il nostro quarto meeting internazionale che si terrà a marzo a Londra a marzo”.

“La professione in Italia ha radici profonde – ha ricordato la vice presidente Valentina Saviello – con una storia che riflette la ricchezza culturale e giuridica del Paese, tradizionalmente incentrata su un approccio nazionale. Ma la dimensione globale, che per lungo tempo è parsa contrastare con il caratteristico svolgimento della professione legale in Italia, ha ampliato i nostri orizzonti. E ancor più rilevante è la rivoluzione digitale, con l’adozione di tecnologie avanzate e l’adozione di pratiche legali internazionali, la digitalizzazione dei processi, l’uso di strumenti come l’intelligenza artificiale, che diventano fondamentali per rimanere competitivi a livello internazionale. Forse non siamo ancora pronti per il Metaverso ma ci stiamo attrezzando”.

In questo scenario, Italawyers ha un ruolo vitale per tenere in contatto avvocati italiani e italianofoni nel mondo, e si prefigge di fungere da ponte tra profesisonisti di diverse culture, con seminari, conferenze e pubblicazioni per contribuire all’aggiornamento degli avvocati e dei giuristi n genere.

In particolare, proprio la conferenza annuale che si terrà a Londra nel mese di Londra è il principale appuntamento di Italawyers del programma per il prossimo anno, che è stato illustrato dalla consigliera Vania Mariniello.

“Il convegno avrè una prima fase tra il 20 e il 21 marzo dedicato alla discussione con la Cassa forense italiana per discutere delle problematiche previdenziali, e il convegno su Intelligenza artificiale e giustizia, e la seconda fase sempre di due giorni con il meeting internazionale dei soci e gli adempimenti assembleari, nonché le visite alla Law Society of England and Wales e a una delle inn che sono le storiche sedi dei barristers inglesi”.

A seguire webinar su materie giuriiche delle singole giurisdizioni o di diritto comparato, incontri di formazione online e in presenza, ad ampio spettro su tutte le materie giuridiche, diritto di famiglia, diritto sportivo, Cassa forense, materie deontologiche, aggiornamento su leggi italiane etc.

Intanto, l’associazione sta crescendo, come ha ricordato il presidente Drago, perché oltre alle consolidate presenze di avvocati intaliani in Gran Bretagna, Francia e soprattutto Germania, Italawyers è presente in tutta Europa, in molte aree degli Stati Uniti, in Centro e Sud America, e in Africa, e continua a raccogliere adesioni.

Italawyers rinnova i vertici, Valeriano Drago nuovo presidente

Il londinese Valeriano Drago è il nuovo presidente di Italawyers, l’associazione degli avvocati italiani all’estero. Lunedì la presentazione on line con il deputato Simone Billi.

Drago nuovo presidente di Italawyers, lunedì presentazione on line promossa dal deputato Billi

E’ il londinese Valeriano Drago il nuovo presidente di Italawyers, la prima associazione di avvocati italiani all’estero che ha appena rinnovato il suo consiglio direttivo. E per agevolare la conoscenza di questo sodalizio e delle funzioni che può avere per promuovere la nostra cultura giuridica all’estero, il deputato Simone Billi ha organizzato una conferenza stampa che si terrà lunedì 11 dicembre alle ore 16.

L’Associazione Italawyers è nata nel 2020 da un’idea di un gruppo di avvocati operanti in Italia e all’estero e si è costituita  ufficialmente, con atto notarile, nel 2021.

L’Associazione, che non ha scopo di lucro ed ha adottato l’italiano come “lingua ufficiale”, ha l’obiettivo di diffondere la cultura giuridica italiana nel mondo e di favorire la collaborazione internazionale tra colleghi, nelle diverse aree geografiche del mondo, di nazionalità italiana o che parlano la lingua italiana.

A guidarla, un Ufficio di Presidenza, che è stato rinnovato in occasione della assemblea svoltasi a Napoli lo scorso 27 ottobre. Nuovo presidente dunque Valeriano Drago, del Regno Unito, affiancato dal Vice Presidente Valentina Saviello (Italia), dal Tesoriere Marco Calabrese (Italia) e dai consiglieri Adriano Paolo Marcotulli (Croazia), Nadia Vassallo (Spagna) e Vania Marinello (Regno Unito). Probiviri sono stati eletti Giovanna Fusco (Italia), Francesco Golinelli (Germania) e Ulisse Utzeri (Messico).

Registered Foreign Lawyer per l’Inghilterra e il Galles, Valeriano Drago ha studio a Londra ed è Avvocato Cassazionista per l’Italia, con studio a Venezia. Dall’anno 2014 vive e risiede stabilmente a Londra, dove si occupa di immigrazione individuale e d’impresa , di costituzione di società, recupero crediti internazionale, diritto di famiglia e cittadinanza britannica. E’ iscritto presso la Law Society e la Immigration Law Practitioners’ Association di Londra. Lo Studio di Venezia si occupa prevalentemente di diritto di famiglia e di diritto del lavoro.

Dal 2020 Italawyer si occupa di diffondere la nostra cultura giuridica nel mondo, organizzare eventi formativi sulle legislazioni locali o di diritto comparato, creare occasioni di incontro e scambi tra i professionisti delle diverse nazioni e favorire rapporti di partnership e collaborazione tra i propri associati, oltre a porsi come referente per la Comunità e le Istituzioni Italiane all’estero.

E al fine di far conoscere l’associazione e i suoi nuovi dirigenti, Simone Billi, deputato per la Circoscrizione Estero-Europa e presidente del Comitato per gli Italiani all’Estero ospiterà una conferenza stampa che si svolgerà lunedì 11 dicembre alle ore 16 nella Sala Stampa di Montecitorio e sarà trasmessa in diretta sulla WebTv della Camera dei Deputati.

Interverranno per Italawyers il presidente Valeriano Drago, la vice-presidente Valentina Saviello e la consigliera Vania Marinello, che illustreranno la missione dell’associazione, le sfide che gli avvocati italiani devono affrontare nell’ambiente sempre più globalizzato e interconnesso, e la programmazione per il 2024 di Italawyers“.