lunedì 16 Settembre 2024
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Il film Scoop, la nomina agli Emmy e cosa significa fare giornalismo: Sam McAlister si racconta

Avete mai conosciuto una ”sognatrice disciplinata”? Io  sì, e il suo nome è Sennait Ghebreab. Insegnate, giornalista, scrittrice, e mentore Sennait Ghebreb è stata riconosciuta come Talento under 40 dall’Ambasciata e dalla Camera di Commercio Italiana a Londra.

Entrando dalla porta principale nella Camera di Commercio, non ha perso tempo e ha subito organizzato un evento significativo: l’incontro seguito da una cena presso il ristorante Il Macellaio Soho con la giornalista e producer Sam McAlister, il cui scopo è stato quello di celebrare l’integrità dell’informazione ed evidenziare il coraggio e la dedizione di questa straordinaria professionista nel mondo del giornalismo.

Sam MCAlister al ristorante Il Macellaio Soho (photo credits Luigi Russo)
Sam McAlister al ristorante Il Macellaio Soho (photo credits Luigi Russo)

Le ”persone-enciclopedia”

C’è una frase che sempre cito in determinate occasioni, che la mia amica Valentina, costumista professionista, disse una volta commentando il malcontento nei confronti di una mia galante frequentazione: ‘‘lo so Silvia, sembrava un dizionario e invece era solo un sussidiario”.

A parte che ve la cedo perché merita di essere rivenduta, raramente nella vita si ha la fortuna di incontrare persone-dizionario (sia al livello umano che culturale). Ancora più raramente persone-enciclopedia.

Ecco, Sam McAlister è dotata di un’incommensurabile potenza che percepisci senza esserne sopraffatto. Ha una visione del giornalismo molto chiara, un’etica professionale scritta in bold, e uno stile di cui io per prima ne sono ”vittima”. Dopo questo incontro, e la recente nomina agli Emmy per il film ”Scoop” tratto dall’omonimo libro scritto da Sam McAlister (che nel film è interpretata da Billie Piper), ho avuto la fortuna di poterla intervistare.

Deboreh Bonetti, Roberto Costa, Melania Guarda Ceccoli (photo credits Luigi Russo)
Deboreh Bonetti, Roberto Costa, Melania Guarda Ceccoli (photo credits Luigi Russo).

Di seguito condivido il suo intervento:

L’interesse per la verità

Sam, grazie infinite per la tua disponibilità. Comincio con una domanda estremamente significativa per chi ti segue e supporta: da dove nasce il tuo interesse per il giornalismo?

Il mio interesse per il giornalismo proviene dall’interesse per la verità. Prima ero un avvocato difensore penale. Si dice sempre che ci sono tre parti di ogni storia: una prima parte, una seconda parte e poi c’è la verità. E questa è una cosa molto difficile da perseguire e da trovare. Ma il giornalismo, quello vero, cerca di fare esattamente questo: analizzare entrambi i lati della storia e considerare ciò che soggiace nel mezzo, che è poi la vera soluzione.

Cosa è giornalismo e cosa è sensazionalismo

Come si può distinguere il vero giornalismo dal sensazionalismo?

La questione tra vero giornalismo e sensazionalismo dipende dallo scopo. Lo scopo del vero giornalismo, nella sua accezione migliore, è cercare di educare, capire e rendere il mondo più comprensibile e accessibile. Questo può significare che a volte ti imbatti in qualcosa che diventa molto popolare e che deve essere digerito da un grande volume di persone. Ma quello non è il vero scopo. Lo scopo del sensazionalismo è di provocare interesse e attirare attenzione. In un certo senso, è l’opposto del vero giornalismo. Quindi, mentre il giornalismo può diventare sensazionalista, il sensazionalismo non potrà mai diventare vero giornalismo.

Sam McAlister e Silvia Pellegrino (photo credits Luigi Russo)
Sam McAlister e Silvia Pellegrino (photo credits Luigi Russo)

Spina dorsale e stoicismo

Quali sono le qualità essenziali necessarie per essere un buon giornalista?

Le qualità essenziali di un vero giornalista sono pazienza, integrità, resilienza e perseveranza. Non puoi arrivare da nessuna parte senza accettare che si può “fallire” e non ottenere quanto speravi. A volte devi accettare la sconfitta, devi essere resiliente e continuare a provare. Devi sapere la differenza tra un vicolo cieco e un’opportunità da perseguire. Ci vogliono spina dorsale e stoicismo!

Ci sono giornaliste o autrici che ti hanno ispirato nel corso della tua carriera come scrittrice e produttrice?

Non c’è nessuno in particolare che mi abbia ispirato, se non mia madre, Netta, una donna brillante che mi ha sempre sostenuta e creduto in me al 100%.

L’adattamento del libro al film e non solo…

Come hai lavorato sull’adattamento del tuo libro in un film? Quali sono state le sfide più significative?

Adattare un libro in un film non è sempre scontato. Mi reputo incredibilmente fortunata per aver suscitato interesse nell’adattare il mio libro non solo in un film, ma anche come base per un documentario di Channel 4 chiamato “The Problem Prince”. In verità, l’adattamento cinematografico era un’area di cui non sapevo assolutamente nulla. Quindi ho avuto una serie di incredibili opportunità di cui sono molto, molto grata. Scrivere un libro come autrice per la prima volta, e lavorarci per tre mesi fino a scrivere 80.000 parole. Poi ricevere così tante richieste per lavorare con me è stato vedere un sogno diventare realtà. Ma ovviamente, lungo il percorso, c’è stato e ancora c’è del duro lavoro da parte mia, ma anche da parte di molte altre persone. L’agente letterario, il mio editore e relatore, i produttori e le compagnie di produzione che hanno lavorato con me e hanno creduto in me lungo tutto il percorso, il team Netflix e lo sceneggiatore, la troupe, gli attori, sono così tante persone che sono state coinvolte in questo incredibile viaggio.

Sam McAlister e Sennait Ghebreb (photo credits Luigi Russo)
Sam McAlister e Sennait Ghebreb (photo credits Luigi Russo)

La nomina agli Emmy

“Scoop” è stato nominato per l’Emmy come Outstanding Television Movie – 2024. Te lo aspettavi? Qual è stata la tua reazione?

Proprio quando pensi che le cose non possano andare meglio, la vita ti sorprende di nuovo. Ovviamente essere stata interpretata da Billie Piper in un film di Netflix sulla mia vita è stata l’opportunità più straordinaria che mi sia mai capitata, nonché un’esperienza incredibile. Scoprire però che il film è stato nominato per un Emmy, che è l’Oscar della televisione, è per me un onore incredibile. Continuo a pizzicarmi per capire se è la realtà o se sto sognando. Mi reputo davvero la donna più fortunata del mondo.

Scoop Emmy Nomination (copyright www.emmys.com)
Scoop Emmy Nomination (copyright www.emmys.com)

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sono una relatrice professionista, e attualmente sto viaggiando in tutto il mondo per parlare e divulgare la mia esperienza come giornalista. In particolare, spiego come ho gestito la negoziazione per l’intervista del principe Andrew. Inoltre, ricopro il ruolo di visiting senior fellow alla London School of Economics, e insegno alle generazioni future di avvocati come negoziare in maniera efficace, e dunque cercare di ottenere il risultato sperato. In realtà il processo di negoziazione stesso, che è una cosa straordinariamente difficile da fare, viene messo in pratica 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza che ce ne rendiamo conto.

 

Cambio di passo al Comites di Manchester, il 30 luglio esordisce il neo presidente Ardito

Esordisce il 30 luglio prossimo il nuovo esecutivo guidato da Cesare Ardito che dovrebbe segnare il cambio di passo alla guida del Comites di Manchester.

Perché fidarsi dei comici? Chiedete a Stefania Licari

Il primo aprile (non un giorno qualunque) del 2014 il direttore del Leicester Square Theatre, Martin Witts, fonda nella cripta riadattata della chiesa di St George il Museum of Comedy. Dieci anni dopo, noi tutti gli siamo ancora molto grati.

Museum of Comedy (photo credits Luigi Russo)
Museum of Comedy (photo credits Luigi Russo).

Il Museum of Comedy è un posto da frequentare

Il museo infatti, oltre ad ospitare la mostra “The Comic Collection” di Steve Ullathorne, che include ritratti delle star della comicità britannica più brillanti, dà ospitalità sia a stand-up comedians emergenti, sia a coloro che sono nel settore da un po’ ma non hanno ancora ottenuto il successo meritato.

Per questi ultimi, infatti, la competizione chiamata Not So New Comedian of the Year offre riscatto e anche riscoperta per il pubblico.

Stefania Licari al Museum of Comedy (photo credits Luigi Russo)
Stefania Licari al Museum of Comedy (photo credits Luigi Russo).

L’epifania della signora Marisa al Pigneto

In questo contesto ci ha accolti Stefania Licari, medico NHS e comica di origini italiane, per presentare il suo nuovo spettacolo “Stefania Licari: Trust me, I am a comedian”.

Ricordo che quando ho letto il titolo, mesi prima dello show, ho avuto un momento di pura epifania che mi ha catapultata indietro al tempo pre-UK, quando ancora vivevo in una splendida palazzina di tre piani, situata in via Braccio da Montone, al Pigneto.

Accanto a me abitava la signora Marisa, romana fino all’unghia del mignolo, con la quale intrattenevo conversazioni quotidiane. In una di queste mi disse “Sirvie, io non me fido dei medici, e se posso evito l’ospedali come la peste”.

Sono quasi certa però che, se avesse conosciuto la dottoressa Stefania Licari, essendo lei anche stand-up comedian, si sarebbe certamente fidata.

Stefania Licari (illustrazione di Simona De Leo)
Stefania Licari (illustrazione di Simona De Leo).

La struttura complessa della cornice narrativa

Quando Stefania è salita sul palco, incorniciato da pesanti drappeggi rossi, la sua voce sottile ha lasciato che il pubblico percepisse immediatamente il tono dello spettacolo: intimo, personale, probabilmente rigurgitato e poi metabolizzato dopo un lungo periodo di scrittura. La sua struttura complessa, composta da una trama di ampio respiro e sotto-trame sistemate in ordine “crescente”, oltre a renderlo narrativamente pregevole, ha fatto sì che il pubblico mantenesse uno stato di perenne tensione, allentata da gag, joke ben assestati e altri che sono arrivati dopo.

Stefania Licari (photo credits Luigi Russo)
Stefania Licari (photo credits Luigi Russo).

Una goffa e irresistibile sensualità

La gestualità di Stefania Licari trapassa il confine tra il caricaturale e la slapstick comedy, amalgamandoli insieme attraverso un’intenzionalmente goffa sensualità. Il suo corpo è una mappa che ci invita ad esplorare, che si lascia osservare senza controbattere, attirandoci a sé con il fascino di Medusa.

E come Medusa, ci ha lasciati pietrificati e in apnea quando ha gridato le sue reali intenzioni: dare voce a tutte quelle donne rimaste inascoltate. Alla sua bisnonna, a sua nonna, ma soprattutto a sua madre.

Stefania Licari (photo credits Luigi Russo)
Stefania Licari (photo credits Luigi Russo)

Un atto di coraggio

Ciò che Stefania ha compiuto con la scrittura dello spettacolo “Stefania Licari: Trust me, I am a comedian” è stato un atto di coraggio per due principali motivi.

Il primo, anche se alcuni lo danno per scontato, si rintraccia nell’intrattenere un pubblico eterogeneo e (nostra culpa) non sempre “responsive” in una lingua d’adozione; il secondo è affrontare un argomento, quello dell’emarginazione femminile, necessariamente “inflazionato”, smembrandolo, riducendolo in microscopici frammenti che raccontano di lei, della sua vulnerabilità, e ricomponendoli nuovamente, anche della nostra. Per questo mi sento di ringraziarla.

Stefania Licari, assieme a tanti altri artisti italiani (e non), sarà presente all’attesissimo Fringe Festival 2024. Andatela a trovare ma senza chiederle di misurarvi la pressione.

Stefania Licari al Museum of Comedy (photo credits Luigi Russo)
Stefania Licari al Museum of Comedy (photo credits Luigi Russo).

Fringe Festival dipinto di blu: gli artisti italiani arrivano a Edimburgo!

Nel 1947, durante il periodo postbellico in cui si tentava di ricostruire letteralmente e metaforicamente l’umanità dal disastro della guerra, in Scozia si attendeva il Festival Internazionale di Edimburgo. Quest’ultimo era stato creato per celebrare e arricchire la vita culturale europea nel dopoguerra, e ricostruirla dalle sue ceneri attraverso l’arte.

L’arte ai ”margini”

In quell’anno però qualcosa di straordinariamente inaspettato accadde: otto compagnie teatrali si presentarono senza invito ufficiale per esibirsi al Festival. Pur non essendo contemplati nel programma, questi performer decisero comunque di mettere in scena i loro spettacoli ai ”margini” del festival, coniando così il termine e il nome del Fringe Festival. Da allora, l’arte, intesa come ogni attività umana in cui diverse forme espressive si realizzano, e il significato ultimo di anarchia che soggiace nella manifestazione della libertà individuale, s’incontrano ogni anno durante il mese di agosto al Fringe Festival.

Fringe Italy (Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo)
Fringe Italy (Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo)

Nel 1958 accadde la Festival Fringe Society

Il 1958 rappresentò un’altra data molto importante: in quell’anno infatti fu creata la Festival Fringe Society in risposta al successo del Fringe Festival, che aveva visto crescere il numero di artisti e spettatori, anno dopo anno. La società formalizzò l’esistenza di questo collettivo di performance e il suo statuto fu scritto in linea con l’etica che aveva portato queste compagnie teatrali a Edimburgo nel 1947: la società non doveva partecipare alla selezione del programma del festival ufficiale. Ancora oggi, questa politica rimane il cuore pulsante del Fringe Festival che continua ad accogliere chiunque abbia una storia da raccontare.

Una moltitudine di gesti creativi

Questa eccitante moltitudine di ”gesti” creativi esplicitati attraverso musica, teatro, danza, esposizioni, ed eventi accade dunque in ogni angolo della città: dai teatri e sale da concerto esistenti, a spazi riadattati come bar, parchi, autobus e tanto altro ancora. Il pubblico può goderne gratuitamente ed essere libero di sostenere gli artisti durante ma anche dopo il festival.

Il supporto imprescindibile dell’Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo

In questo senso, l’Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo continua incessantemente a promuovere artisti italiani e gli spettacoli dedicati alla cultura italiana in seno al Fringe Festival, offrendo sostegno mediatico e promozionale tramite il proprio sito internet, i canali social e l’evento “Italy @Edinburgh Festival Fringe 2024: Showcase & Networking Event”, che quest’anno si terrà martedì 6 agosto alle ore 13:00. In questa occasione, le compagnie italiane avranno l’opportunità di presentare il proprio lavoro alla stampa, ai promotori di iniziative nel campo delle arti e al pubblico dell’Istituto.

𝗜𝘁𝗮𝗹𝘆 @ 𝗘𝗱𝗶𝗻𝗯𝘂𝗿𝗴𝗵 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 𝗙𝗿𝗶𝗻𝗴𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟰 🇮🇹

QUI gli artisti e il calendario del Italy @ Edinburgh Festival Fringe 2024

Mattia Sedda – Un comico mannaro italiano a Londra

Nome di battesimo: Mattia Sedda.
Nome d’arte: Mattia Sedda.

Mattia, comico e fotografo, nato sotto il sole della Sardegna e trasferitosi sotto il cielo grigio, poi celeste, poi plumbeo, poi rosa, poi piovigginoso di Londra è assai autoironico, e badate bene che non è così scontato. Neanche per i comici. Nel suo sito racconta che recitare è sempre stata una parte importante della sua vita. A Londra ha frequentato il National Youth Theatre, e poi si è diplomato alla scuola di recitazione East 15 e all’École Philippe Gaulier. Folgorato sulla via di Damasco, Mr. Sedda successivamente si innamora delle fotografia e delle sue due grandi passioni ne fa un mestiere: dal 2020 infatti offre servizi di head-shot per attori basati a Londra, e fotografia teatrale.

Mattia Sedda (copyright Alexis Dubus Photography)
Mattia Sedda (copyright Alexis Dubus Photography)

Il grande contenitore della vita adulta di Mattia è dunque il teatro e non si stanca mai di ribadirlo. Durante l’ultima puntata del 3,2,1 Action! la voce che si è alzata dal pubblico riflettendo sul fatto che il cinema è assai bello e glitterato, ma il teatro dove lo mettiamo? Era proprio la sua. Grazie Mattia, ricordarlo fa sempre bene al cervello e male al cuore.

Lui tiene a mente l’importanza di fare teatro e della potenza che quest’arte possiede. Personalmente sono una grande appassionata della sala, che sia cinematografica o teatrale, e veder chiudere in Italia tanti cinema indipendenti e teatri è stato doloroso quanto rappresentativo dell’urgenza che ancora una volta si ha nell’investire nelle nostre eccellenze che non possono essere circoscritte al cibo, alla moda e al design.

Mattia Sedda (copyright Alexis Dubus Photography)
Mattia Sedda (copyright Alexis Dubus Photography).

Travaso di bile a parte, e tornando a Mattia Sedda, noi Italian expats abbiamo la fortuna di poter assistere al suo nuovo spettacolo: la creatura di nome CHOIN che mescola umorismo assurdo e profonda nostalgia di casa, prendendo spunto dalle esperienze personali di Mattia. Un inno alla gioia e alla sfiga, dunque alla vita di un essere umano che insegue il sogno di recitare in un altro paese. Già di per sé una grande avventura.

Mattia Sedda, oltre a presentare CHOIN all’Edinburgh Fringe 2024, farà tappa al Phoenix Arts Club di Londra il 24 luglio. Noi saremo lì ad aspettarvi.

Mattia Sedda Choin poster
Mattia Sedda Choin poster

 

 

Generazione di Fenomeni, con le note di Dimitri Scarlato l’ Italvolley va su Rai Due

 Andrà in onda il 23 luglio su Raidue “Generazione di fenomeni – La migliore squadra di Pallavolo del XX secolo “, il documentario Sulla Italvolley degli anni 90 con la colonna sonora di Dirmitri Scarlato.

L’opera prima di Luisella Mazza si aggiudica il Premio Troisi 2024 

A meno di un anno dalla presentazione londinese del libro d’esordio Bum Bum Bum, Luisella Mazza si racconta tra premi prestigiosi e l’arte di scrivere.

Luisella Mazza è una scrittrice genovese con base a Londra, ma con la valigia sempre pronta; ci concede infatti l’intervista nel bel mezzo del suo ultimo viaggio. Le sono personalmente grata perché intuisco la sua agenda tiranna non le lascia molto spazio.

Riprendiamo la nostra conversazione iniziata ante tempore del lancio londinese di Bum Bum Bum alla Estorick Collection of Modern Italian e scopriamo insieme cosa è cambiato da quando il battito di Oscar, protagonista del suo libro, l’ha portata lontano.

Luisella Mazza vince il Premio Troisi 2024

Cominciamo dall’oggi,ovvero dall’ultimo riconoscimento: vincitrice della XXIV Edizione Del Premio Massimo Troisi 2024 per Migliore Scrittura Comica organizzata dal comune di San Giorgio a Cremano. Puoi dirci qualcosa in merito alla tua partecipazione?

Grazie dell’entusiasmo! Vincere il Premio Troisi 2024 per la migliore scrittura comica è un grande onore ed una grande soddisfazione. La partecipazione al Premio Troisi è stata un’evoluzione naturale del percorso del mio esordio editoriale con il romanzo “Bum Bum Bum”. A partire dalla pubblicazione per Fazi editore a luglio dello scorso anno, il romanzo è stato accolto positivamente, con vari momenti particolarmente significativi che mi hanno portato da Londra a diverse città italiane.

Tra tutte ricordo con particolare soddisfazione la presentazioni in libreria a Firenze, Milano, Santa Margherita e Genova, la presentazione al Circolo dei Lettori a Torino, e le giornate del Book Pride Festival, con le conversazioni curate dalla scrittrice Ester Armanino e dalla giornalista Marzia Fontana. E poco dopo, ad ottobre dell’anno scorso, la nomina ad Ambasciatrice di Genova nel Mondo. Insomma, il battito di Bum Bum Bum si e’ sentito forte in tante occasioni.

Luisella Mazza alla Libreria Ubik di Santa Margherita. (copyright Benedict Davies)
Luisella Mazza alla Libreria Ubik di Santa Margherita. (copyright Benedict Davies)

Tra non molto scopriremo Luisella Mazza anche nella veste di giurato: fa parte infatti del panel giudicante del concorso letterario Match Point 2024, indetto come ogni anno dal Circolo (Chi siamo – Il Circolo) sotto il patronato del Consolato Italiano e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Chiediamo del concorso e in particolare del suo approccio come giurata, dei criteri di valutazione che intenderà’ adottare. Ci confida la scrittrice:

Proprio così, si tratta della mia prima esperienza da giurata nell’ambito della letteratura.

La giuria per il concorso MatchPoint

Questo concorso è una fantastica opportunità per chi ama scrivere in italiano e vive nel Regno Unito. L’organizzazione è guidata dall’Associazione il Circolo, in collaborazione con la scuola di scrittura Londra Scrive e con il patrocinio del Consolato Italiano a Londra. Il tema di quest’anno – “Futuro o no?” è quanto mai attuale, e ci invita a riflettere sul futuro nella più ampia accezione del termine. Si tratta della terza edizione del Concorso, che è cresciuto di anno in anno per partecipazione e prestigio. Uno degli aspetti che trovo particolarmente significativi nel bando di partecipazione è l’attenzione editoriale riservata ai partecipanti. Infatti, oltre ai quelli in denaro, tra i premi c’è anche la pubblicazione dei racconti finalisti su una delle più influenti riviste di letteratura contemporanea, La Cattedrale. Inoltre, ai tre finalisti verrà anche offerto un editing professionale del loro lavoro. Queste opportunità sono uniche nel panorama dei concorsi letterari, e testimoniano l’impegno degli organizzatori di MatchPoint a supportare l’entusiasmo ed il talento nello scrivere, anche attraverso riconoscimenti davvero d’eccezione.

Brevemente su come valuto uno scritto, credo che in primis per me sia fondamentale “sentire” la voce dell’autore. Se l’autore ha trovato un suo modo di esprimersi che sento originale e di carattere, penso sia un ottimo segnale di aver trovato uno scritto promettente.

L’esperienza con Londra Scrive

In passato hai parlato dell’utilità dei corsi di scrittura, nel tuo caso è stato Londra Scrive curato da Marco Mancassola. Puoi parlarci dei “tools” che questa esperienza ha aggiunto al tuo talento?

La scuola di scrittura Londra Scrive ed il percorso di editing svolto con Marco Mancassola sono stati per me fondamentali e hanno aggiunto molti strumenti cruciali per il mio esordio editoriale. Tra i più importanti per me c’è stato l’ascolto: ho potuto sperimentare il significato del trovare la propria voce narrativa. Infatti, spesso durante le lezioni ognuno di noi partecipanti condivideva i propri esercizi di scrittura settimanali leggendo a voce alta. Poter leggere e ascoltare diverse voci narranti è stato fondamentale per costruirne una originale. Un secondo strumento per me importante è stato avere orizzonti temporali regolari: scrivere con scadenze precise – ad esempio, settimanali – mi ha aiutata a trovare il ritmo per proseguire autonomamente anche successivamente ai corsi, durante il percorso di editing con Marco Mancassola.

 Qualche consiglio che avresti voluto ricevere quando hai cominciato a scrivere?

Ricordarsi che scrivere è soprattutto riscrivere: ci si accorge dell’importanza dell’editing solo dopo averlo fatto. Con questo consiglio forse non mi sarei arrovellata troppo a cercare il giro della frase perfetto alla prima stesura, ed avrei aspettato con più pazienza di arrivare a una seconda (o terza, o quarta!) riscrittura per decidere che cosa funzionasse, e cosa no. Inoltre, ci sono alcune cose molto semplici che trovo utili ogni giorno e che chiunque può mettere in pratica per “incastrare” tutto. Scrivere secondo un piano: non funziona per tutti, ma avere già in mente la direzione in cui si procede semplifica molto il processo di scrittura.

Traduciamo Bum Bum Bum in inglese

La tua base è a Londra, Bum Bum Bum è pubblicato dalla Fazi Editore. A quando la pubblicazione in inglese?

La traduzione di Bum Bum Bum è un processo su cui sto ancora lavorando. Si riuscirà a tradurre il romanzo mantenendo la voce personale e originale di Oscar? Una delle cose che più mi incuriosisce e spaventa al tempo stesso sarà l’effetto sui lettori: riuscirà Oscar a conquistare lettori stranieri con un cuore che si esprime in modo tanto incomprensibile? Spero di sì, e spero di scoprirlo il prima possibile. 

Luisella Mazza alla Libreria Ubik di Santa Margherita. (copyright Benedict Davies)
Luisella Mazza alla Libreria Ubik di Santa Margherita. (copyright Benedict Davies)

Editoria in Italia VS Editoria in UK

La risposta di Luisella Mazza apre un altro quesito sulla differenze  tra l’editoria italiana ed estera. La Mazza puntualizza:

Una delle differenze fondamentali secondo me è la diversità culturale e linguistica a cui gli editori stranieri sono abituati. Sebbene la storia sia piena di scrittori che non scrivono nella propria lingua d’origine – pensiamo a Joseph Conrad, Muriel Spark, Samuel Beckett tra gli altri – questo accade poco spesso tra gli scrittori pubblicati in Italia. Invece all’estero è un fenomeno non solo normalizzato, ma anche strumento d’innovazione. Pensiamo ad esempio alla “Chutnification” coniata da Salman Rushdie in “Figli della mezzanotte“: un termine che celebra il suo plurilinguismo, legato alla sua eredità indiana e britannica, e all’importanza di mantenere le radici culturali e linguistiche che insieme definiscono la sua personalità di scrittore. In Italia alcune felici espressioni in questo senso sono quelle di Jhumpa Lahiri, scrittrice bengalese-americana e Premio Pulitzer, che ha scelto di adottare l’italiano per la sua scrittura con grande successo di pubblico e critica, e di Adrian Bravi, scrittore argentino di lingua italiana, candidato al Premio Strega di quest’anno.

Fondamentale è trovare la propria voce

Per ovviare ai rifiuti o ai silenzi delle case editrici italiane, molti autori si affidano al self publishing o nei peggiori dei casi, si lasciano abbindolare e pagare per essere pubblicati, chiaramente a discapito della qualità (libro senza revisioni, editing). Secondo te quali sono gli steps necessari  per arrivare alla pubblicazione?

Credo che lo step fondamentale sia uno in particolare: trovare la propria voce narrativa. Una voce unica, originale e irripetibile si fa strada, secondo me, sia che lo scrittore decida di affidarsi al self publishing, sia ad una casa editrice. Quindi ancora più importante  trovare un bravo editor che sappia ascoltare e far emergere questa voce: anche questo è un ottimo passo per approcciarsi al mondo editoriale e decidere quelli successivi alla stesura del romanzo. Infatti il giudizio dell’editor professionista non è sempre facile da ascoltare e fare proprio, e questo è un buon allenamento per decidere se si preferisce procedere in modo indipendente oppure affidarsi ad una casa editrice, con tutti i processi che comporta.

Potresti parlarci del prossimo progetto a cui stai lavorando, sappiamo che hai l’abitudine di leggere a voce alta quello che scrivi… O meglio chiedere ai tuoi vicini? 

Sto lavorando a vari progetti, tutti a discapito del buon vicinato! Scherzi a parte, oltre a lavorare al mio secondo romanzo, mi piace scrivere anche in formati brevi. Uno dei privilegi di vivere a Londra è poter sperimentare la sua offerta culturale e artistica, e vorrei continuare a condividere queste esperienze. Ad esempio di recente ho scritto una riflessione sull’opera di Marina Abramović, ispirata dalla retrospettiva della Royal Academy of Arts, pubblicato da Nova Express Magazine. Mi affascina l’opera di Judy Chicago, in mostra al momento alla Serpentine Gallery, e spero di poter vedere presto pubblicata una riflessione ispirata dal suo lavoro.

Restando in tema di cuore, hai qualche libro a cui sei particolarmente affezionata e perché? 

Difficilissimo scegliere. Ho riscoperto l’affetto per i libri letti all’Università, dove ho studiato lingue straniere. Tra tutti in particolare “Platero y yo”, di Juan Ramón Jiménez, autore spagnolo premio Nobel per la letteratura nel ’56. Ho amato questo piccolo capolavoro dolce e gentile come il suo protagonista, l’asinello Platero, durante gli studi di letteratura spagnola. Sono stata felice di ritrovarlo e amarlo come allora, dopo tutti questi anni

Che libro stai leggendo ora che vorresti consigliare, audiolibro o cartaceo? 

Ultimamente ho riscoperto il valore degli e-book e ho ripreso in mano il mio vecchio lettore e-book con grande soddisfazione. Detto questo, il libro che sto leggendo al momento è su carta: “Hunger makes me a modern girl”, di Carrie Brownstein. Lei è la cantante e chitarrista della band Sleater-Kinney, e il prologo inizia con l’ammissione di Carrie di essere arrivata al punto di desiderare solo di distruggere la band. Se pensiamo che il loro nuovo album è uscito quest’anno, dopo trent’anni di carriera (e vari anni di pausa), evidentemente qualcosa deve averle fatto cambiare idea…Come e perché lo scoprirò tra poco nella lettura, credo, e non vedo l’ora: lo stile asciutto, autobiografico e assolutamente non celebrativo di Brownstein ti cattura dalla prima pagina.

Luisella Mazza Libreria Mondadori di Genova (copyright Libreria Mondadori Genova)
Luisella Mazza Libreria Mondadori di Genova (copyright Libreria Mondadori Genova)

Il battito di Bum Bum Bum ti sta portando molte soddisfazioni, se potessi seguire il tuo battito (senza pensare), dove ti porterebbe? 

Uno dei riconoscimenti ottenuti dopo la pubblicazione del romanzo è stato quello di Ambasciatrice di Genova nel mondo, lo scorso anno. Se potessi, vorrei conoscere meglio i luoghi in cui la cultura genovese ha giocato un ruolo importante nella storia locale. Un esempio su tutti Istanbul, ed in particolare il quartiere di Galata, con l’omonima Torre costruita dai genovesi nel quattordicesimo secolo. La mia ultima visita ad Istanbul è stata troppo breve per approfondire i legami tra la mia città d’origine e questa città piena di storia, e mi piacerebbe tornare per un periodo più lungo.

La domanda che nessuno ha osato fare

Qual è la domanda che avresti voluto ti facessero ma nessuno l’ha ancora fatta?

 Ma cosa succederà a Maria?” Maria è l’ex-compagna di Oscar, in Bum Bum Bum, che alla fine del romanzo scompare in un modo un po’ sibillino. Per diverse ragioni in tanti riescono ad immedesimarsi con Oscar, ma solo in pochi con Maria. Ancora meno sono quelli interessati a sapere cosa le succederà alla fine della storia. Chissà che Maria un giorno non torni a riprendersi la scena!

Per concludere, potresti descrivere la scrittura associandola a un quadro (so che sei appassionata d’arte) o a un libro?

Non è un vero e proprio quadro, ma se potessi scegliere una sola grande, continua fonte di ispirazione per la scrittura, sceglierei il lavoro di Richard Long, artista britannico contemporaneo ed esponente fondamentale della Land Art, ed in particolare l’opera “A line made by walking”. Long ha realizzato l’opera semplicemente camminando avanti e indietro in un campo per creare una linea d’erba appiattita, visibile solo da certe angolazioni. Che cosa c’è di più semplice di una linea tracciata camminando? Eppure, nella sua semplicità, questa linea è la testimonianza di un viaggio, seppur breve, ed è espressione dell’energia impiegata per compierlo. Credo che sia una metafora perfetta, secondo me, del viaggio e dell’avventura dello scrivere.

“Bum bum bum”di Luisella Mazza lo trovate nella Collana Le Meraviglie della Fazi Editore al link Bum bum bum – Luisella Mazza | Fazi Editore

3,2,1 Action! Final cut (per ora?) – Di eventi così ne abbiamo bisogno!

Mercoledì 10 luglio si è conclusa la serie di incontri “3, 2, 1… Action!” organizzata dalla Nervosa Pictures in collaborazione con il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Londra, Francesco Bongarra, che ha sposato subito il progetto di Alessandra Gonnella e Giorgia Cecconi.
3,2,1 Action! Serata dal 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti)
3,2,1 Action! Serata dal 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti)

Possiamo dire che con lo scorso venerdì la rassegna si è chiusa col botto!

Il panel di scrittori, registi e attori italiani intervenuti alla serata vantava infatti curricula davvero invidiabili.

Moderati da Giorgia Cecconi, hanno parlato della propria esperienza internazionale:

  • Alessandra Gonnella (scrittrice e regista, vincitrice a soli 25 anni del Nastro d’Argento per il corto “Un Caffè con Marilyn”);
  • Pietro Greppi (produttore cinematografico, tra i cui progetti più famosi citiamo “The Iron Lady” con Meryl Streep che vinse un altro Oscar proprio con questo film);
  • Giulietta Tisminetzky (attrice, scrittrice e produttrice, ha appena finito di girare con Paola Cortellesi la serie “Petra”. Il prossimo mese porterà al Fringe Festival di Edimburgo il suo progetto teatrale “How to Kill a Chicken”, che racconta della violenza di genere, e ispirato dalla forza e dalla rabbia delle donne che hanno protestato in Italia dopo l’uccisione di Giulia Cecchettin per mano del suo ex compagno);
  • Annamaria Craparotta (documentarista e produttrice indipendente vanta collaborazioni prestigiose con, per citarne alcuni, BBC, CNN, National Geographic, Netflix);
  • Luisa Pretolani (filmmaker, psicoanalista psicoterapeuta e Vice Direttrice di CinemaItaliaUK. Attualmente è impegnata con le fiction “The Cook”e “Raul”);
  • Elena Mortelliti (produttrice e regista. Ha lavorato a lungo a Pompei per la serie di successo “Pompeii: New Secrets Revealed”e la nuova “Pompeii: The New Dig”);
  • Marco Gambino (attore di cinema e teatro, scrittore e produttore ha al suo attivo la partecipazione a numerose serie televisive italiane e internazionali: “Squadra Antimafia”, “The Boss of the Bosses”, “Il Giovane Montalbano”e la recente “Those About to Die” con Anthony Hopkins. Tra le produzioni teatrali citiamo “Parole d’Onore”, nato dal sodalizio con il giornalista Attilio Bolzoni, autore dell’omonimo libro; “Maria Callas la Perla Nera” di Federica Nardacci);
  • Julia Messina (attrice e cantante ha partecipato alla famosa serie “The Crown” e recentemente in “Those About To Die”);
  • Simone Giampaolo (regista di film di animazione, e cartoni animati. Con Netflix ha recentemente firmato la serie di successo “Bad Dinosaurs”. L’elenco delle case di produzione con cui ha collaborato include: Disney, Warner Bros, Paramount, Cartoon Network. Tra i progetti di successo il suo “Only a Child”nel 2021 fu selezionato per concorrere all’Oscar nei corti d’animazione);
  • Giulia Gandini (scrittrice e regista ha diretto “Shake” in Italia, la serie “Shetland” nel Regno Unito. Ha recentemente diretto lo speciale di due parti della serie “The Split”, prossimamente sulla BBC).
3,2,1 Action! Serata dal 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti)
3,2,1 Action! Serata dal 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti).

Radici italiane a parte, ci siamo chieste cosa accomunasse questi artisti.

Partendo dall’individuazione della loro Genesi individuale, il momento preciso della “folgorazione artistica” quando qualcosa è scattato dentro di loro che li ha fatti esclamare: “voglio fare questo nella vita!”

Per molti rappresenta un ricordo legato all’infanzia: Marco Gambino che recita davanti alla famiglia la poesia di Pascoli “La Cavalla Storna”, impressionando in modo particolare la sua madrina, la signora Pina Nardizzone, che ha cominciato a piangere non appena ha recitato alcuni versi. Gambino ricorda:

“Ho detto a me stesso ”Oh mio Dio ho un potere! Se racconto una storia a questa donna e la faccio piangere, devo diventare un attore!”.

3,2,1 Action! Serata dal 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti)
3,2,1 Action! Serata del 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti).

Per altri, come Simone Giampaolo e la documentarista Elena Mortelliti, fu assistere a una proiezione al cinema.

Questo non significa che la loro affermazione sia stata un processo lineare; fare quello che si desidera veramente può significare andare controcorrente, veri e propri voli pindarici, costellati da altre occupazioni o percorsi di studi per accontentare le aspettative della famiglia d’origine.

La regista Luisa Pretolani, per esempio, vanta una laurea in Storia del Medioevo, quella che ironicamente definisce un titolo di studio che “apre molte porte”; per l’attrice Julia Messina, la prestigiosa laurea con lode al LAMDA (The London Academy of Music and Dramatic Art) arriva dopo quella in Mediazione Culturale e Traduzione di Siena.

Come la trama di un film che si rispetti, nel viaggio dell’eroe arriva il momento della svolta che cambia la vita del protagonista, o come nel nostro caso, un progetto che ha lanciato la carriera del panel di professionisti di questa serata.

Per la regista Giulia Gandini sono stati 5 minuti… Ossia la durata del suo cortometraggio “My Time” che fu selezionato per gli Oscar.

In comune a tutti, oltre alla preparazione, la dedizione e il cogliere ogni opportunità anche quando questa comporta, come è stato per Giulietta Tisminetzky, uscire dalla propria comfort zone e assumere dei rischi.

3,2,1 Action! Serata dal 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti)
3,2,1 Action! Serata del 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti).

Si coglie tra i presenti la sensazione di non sentirsi mai arrivati. Riallacciandoci all’intervento di Gambino, più che di turning points si possa parlare di momenti magici della carriera a cui aggrapparsi, e che danno conforto quando le cose non vanno. O quando  l’essere italiano e non un English Native Speaker compromette le tue chances di ottenere una parte.

Tutti concordano sul fatto che il settore cinematografico inglese, seppur diverso da quello italiano, sia più meritocratico.

In Italia per esempio, la sola partecipazione ai bandi per finanziare un progetto cinematografico diventa un processo frustrante, e non solo per la surreale burocrazia da Dieci Fatiche di Asterix.

Le registe presenti parlano di veri e propri “muri” del sistema italiano: della necessità di conoscere qualcuno che conti all’interno di quella che più che una categoria sembra una casta chiusa e cieca davanti alla professionalità.

Nel Regno Unito, seppure i fondi siano limitati, i bandi di partecipazione sono chiari ed esaustivi. Nonostante le difficoltà post-Brexit e post-pandemia, abbiamo comunque la sensazione che questo paese offra sempre una possibilità in più.

Riprendendo il focus sulla difficoltà di non essere native speakers, si sono aperte più parentesi in un dialogo che, lasciando lo ”speed date style”, come ha più volte definito il tono informale del panel la brillante moderatrice Giorgia Cecconi, è arrivato a prendere la forma di un gruppo di coreuti un po’ incazzati, presenti anche tra il pubblico.

3,2,1 Action! Illustrazione di Simona De Leo
3,2,1 Action!, Illustrazione di Simona De Leo.

Il grande calderone linguistico infatti, girando e rigirando, ha creato cerchi concentrici diversi: Marco Gambino ha raccontato di come le sue origini siciliane continuino ad essere croce e delizia della sua carriera. Certamente non un caratterista, ma spesso modello prediletto di una sartoria cinematografica che gli cuce addosso lo stesso vestito da boss mafioso che comincia a stargli stretto.

Dal pubblico poi si è alzata una voce. Un attore che non ha domandato, ma esposto in maniera accorata il suo dilemma personale. La sua padronanza dell’inglese è quanto di più lontano c’è dal Cambridge Proficiency, e questo gli crea dei problemi. Un ”personaggio in cerca d’autore” che da un lato non ha trovato il suo posto in Italia perché non era amico dell’amico, e dall’altro la meritocrazia che potrebbe fargli posto qui si aspetta che lo chieda almeno a livello C2.

Nel terzo cerchio, sempre dal pubblico, l’intervento che più ha toccato le corde di chi scrive ora (Silvia) è arrivato dallo stand-up comedian Mattia Sedda, e parafrasando faceva più o meno così: ”Cinema magnifico, ma chi decide di fare teatro?”. Ecco. Chi decide di fare teatro esattamente tra la meritocrazia, i fondi, le istituzioni, le ambasciate, la politica, e i bandi esattamente dove si colloca? Ho avuto i brividi. Hai ragione Mattia, chi come te fa l’attore di teatro sembra essere destinato a sbattersi per il resto dei suoi giorni, native speaker or not.

Tra i professionisti che siamo riuscite a rintracciare post panel, citiamo la documentarista Annamaria Craparotta che molto lucidamente ha riassunto la parabola dell’essere una donna artista e libera pensatrice, che ha ricominciato migliaia di volte prima di farcela D-A-S-O-L-A. La Craparotta infatti non è figlia d’arte, in casa nessuno è mai stato particolarmente interessato al cinema, al documentario, alle immagini in movimento. Ci sono voluti professionalità, tenacia, ricerca, coraggio e talento che speriamo la portino lì dove vuole arrivare, e noi con lei.

3,2,1 Action! Serata dal 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti)
3,2,1 Action! Serata dal 10 luglio 2024 (copyright Roberta Leotti)

L’altro è Dario Bocchini, film producer, scrittore e regista che ha immolato il suo spirito creativo nell’horror, thriller, crime e cyberpunk per raccontare l’esistenza dal punto di vista degli outsider, dei disadattati, scarti di prima scelta di una società marcia, esplorando la viscerale relazione tra trauma, vendetta e (ri)scoperta del sé.

Nervosa Pictures, Istituto Italiano di Cultura, grazie per aver dato casa all’arte, al cinema, alla scrittura e al teatro. Facciamolo più spesso.

Madonna del Carmelo, il 21 luglio a Clerkenwell la tradizionale processione

Domenica 21 Luglio la parrocchia londinese di St Peter’s Church a Clerkenwell festeggia la Madonna del Carmelo, in una giornata che coniuga valori religiosi, folcloristici, culturali, storici e sociali.

Cosa siamo nel buio, un successo le presentazioni di Tobia Rossi in tutta Italia

Tobia Rossi ha trasposto nel racconto Cosa siamo nel buio la sceneggiarura di Hide and Seek, che ha debuttato a marzo al Park Theatre di Londra.

Cosa siamo nel buio, un successo le presentazioni di Tobia Rossi in tutta Italia

La copertina di Cosa siamo nel buio.
La copertina di Cosa siamo nel buio.

Continua il successo di Cosa Siamo Nel Buio (Mondadori Editore). L’opera letteraria di Tobia Rossi, drammaturgo, sceneggiatore e story editor, segue la messa in opera della piece teatrale Hide and Seek (sempre a firma di Rossi), che nello scorso mese di Marzo è stata rappresentata al Park Theatre di Londra per la Zava Productions, riscuotendo un buon successo di pubblico.

Questa stessa piece ha preso vita dalla drammaturgia, sempre di Rossi, Nascondino, che a sua volta ha ispirato questo romanzo, dopo aver vinto il Mario Fratti Award 2019 ed essere andato in scena in Italia, a Londra e New York.

Cosa Siamo Nel Buio narra di Gio, che va in seconda liceo, ed è convinto che nessuno lo ami, sia in famiglia che tra i compagni di scuola. E ne è talmente convinto che decide di sparire lasciando come unico indizio una serie di video sul suo profilo TikTok. Va a nascondersi in una remota grotta nel bosco, forse per non essere trovato o forse perché qualcuno finalmente si accorga di lui.

Così quando Mirko – il compagno di scuola che Gio osserva da mesi – scopre per caso il suo nascondiglio, le cose cambiano. Mirko diventa un complice, torna a trovarlo nella grotta per raccontargli cosa sta succedendo fuori: le ricerche della polizia, i servizi in TV, le visualizzazioni del suo profilo TikTok che crescono ogni giorno. Finché il legame tra i due si stringe, rivelando davvero ciò che Gio e Mirko sono nel buio: due anime spezzate in cerca di uno spiraglio di luce.

Tobia Rossi presenta Cosa siamo nel buio (photo T. Rossi).
Tobia Rossi presenta Cosa siamo nel buio (photo T. Rossi).

Adesso quindi tocca al libro continuare a far parlare di sé e in Italia, già da fine Maggio, sta riscuotendo un buon successo di pubblico anche grazie al programma di presentazioni dal vivo in località e situazioni interessanti.

Prima a Milano, presso la Libreria Noi (https://www.noilibreria.it) un luogo creato con l’obiettivo di costruire una comunità di lettori non solo attraverso la vendita di libri ma con eventi, incontri, laboratori. “Il luogo perfetto per presentare questa storia” lo ha definito lo stesso Tobia.

Alla presentazione milanese ha partecipato Gianluca Nativo, giovane autore con già due romanzi all’attivo, entrambi editi da Mondadori. “Ci siamo conosciuti a scuola (è anche un insegnante) – ci ha detto Tobia – abbiamo scoperto un interesse in comune per una certa letteratura per ragazzi, oltre che per la scrittura, e lui con grande generosità mi ha accompagnato in alcuni eventi di presentazione del mio romanzo, facendomi da relatore.”

Altri appuntamenti hanno fornito l’occasione per incontrare dal vivo Tobia Rossi e il suo libro: la Pride Week di Alessandria a fine Maggio e la kermesse Mare di Libri a Rimini a metà Giugno.

E altri ancora ce ne saranno: di nuovo a Milano (al teatro Franco Parenti il 4 ottobre), in Valtellina, nel Monferrato e in Sardegna.

Io spero tanto che il libro possa anche approdare all’estero – ci confida Tobia – credo che le tematiche che tratta siano universali e quello che accade nel piccolo paese di Mirko e Gio, un paese identificato nel nord dell’Italia, possa accadere tranquillamente ‘alla periferia di qualsiasi impero’. E poi il pubblico britannico, ad esempio, ha già conosciuto e apprezzato la storia attraverso lo spettacolo Hidend Seek, che è stato da poco in scena al Park Theatre, ottenendo un buon consenso di pubblico e critica”.

Nel frattempo, chi ha visto a Londra Hide and Seek (o se l’è persa e vuole recuperare) quindi vuole leggere il libro, può acquistarlo on line, o sul sito di Mondadori https://www.ragazzimondadori.it/libri/cosa-siamo-nel-buio-tobia-rossi-9788804781783/  o alla pagina Cosa siamo nel uno su Amazon.

Anche perché, come ha spiegato l’autore “questo romanzo amplia il racconto del testo teatrale, crea tutta una serie di percorsi, di personaggi secondari. Dice tutto quello che nel testo teatrale non viene detto, per una questione di sintesi. E’ come se fosse una versione ampliata di quella storia e del suo mondo”.  Se avete amato Hide and Seek, non potrete non amare anche Cosa Siamo Nel Buio.