giovedì 19 Settembre 2024
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Il talento che fiorisce con ”La Rosa Bianca” – la storia dei fratelli Scholl

Vi avevo anticipato qui che la compagnia teatrale NC Productions, dopo un lungo lavoro di preparazione dietro le quinte che ha impiegato giovanissimi creativi, tra cui Ryan Rusconi, compositore, co-sceneggiatore e produttore italiano, avrebbe portato in scena la storia dei fratelli Hans e Sophie Scholl con lo spettacolo “The White Rose. The Musical”.

The White Rose. The Musical. NC Productions (copyright Simona De Leo)
The White Rose. The Musical. NC Productions (copyright Simona De Leo)

Come raccontare la banalità del male?

È successo lo scorso 3 giugno, e noi, che supportiamo l’arte e la creatività in tutte le loro forme, eravamo lì con loro. La storia è raccontata dal punto di vista del padre dei fratelli Scholl, Robert, interpretato dal giovane e talentuoso attore Daniel Grace. La sua funzione narrante rientra in maniera costante dentro la scena, interrompendosi e delineando una linea temporale parallela, giocata sul ricordo di ciò che è stato e che è rimasto intrappolato in un eterno presente senza consolazione.

La scelta poi di utilizzare il linguaggio del musical si mostra coraggiosa

“Siamo ansiosi di condividere la vera storia di Sophie e Hans Scholl e di dimostrare come il loro coraggio e la loro resistenza nella Germania nazista siano rilevanti ancora oggi,” così ha commentato Ryan Rusconi (arrivato nel Regno Unito quando aveva appena 10 anni), spiegando cosa davvero li avesse spinti a portare in scena una storia così dolorosa e complessa, dove giovani ribelli furono decapitati per aver inseguito la loro libertà.

Aggiunge l’attrice Daria De Luca ”Premetto che in generale, è difficile riuscire a ritagliarsi uno spazio nel mondo del musical, specialmente se non si  è ‘native English speakers’ (anche se sei bilingue). Ricordo ancora la frase del course leader dell’accademia in cui ho studiato a Londra, che sconsigliava a chiunque non fosse madrelingua di partecipare al concorso “Sondheim” perché “No foreigner has ever won it”. C’è molta discriminazione, sottile, silenziosa, ma c’è.
 Paradossalmente in Italia anni fa ho trovato il problema opposto durante i provini: se eri straniera, altezza minima 173 cm, capelli biondi, quasi sempre ti veniva dato il ruolo.
Gli anni di studio in conservatorio, le tecniche, l’esperienza, passavano in secondo piano.

Per me, aver fatto parte dell’ensemble di “The White Rose” stata è un’opportunità di cui ho fatto tesoro. Non solo per la storia che abbiamo raccontato, non molto nota, che comunque vale la pena di essere raccontata; ma anche per la piccola vittoria che ha rappresentato per la professione che ho scelto di seguire, a dispetto di qualunque forma di emarginazione.
Ringrazio moltissimo Issac, Ryan e Fisola, per il loro spirito inclusivo, la loro professionalità e gentilezza verso il prossimo”.

La scelta poi di utilizzare il linguaggio del musical si mostra coraggiosa. Come raccontare la banalità del male? Avrebbe detto Hannah Arendt. I ragazzi di NC Productions lo hanno fatto attraverso la “leggerezza” che solleva la trama dal finale indigesto e mostruoso, concentrandosi sul lascito del movimento La Rosa Bianca.

C’è un momento racchiuso nello spazio domestico di casa Scholl in cui Magdalena, la madre di Hans e Sophie interpretata da Isabel Forward, dice al marito Robert di lasciare che i figli decidano da soli cosa sia giusto o sbagliato, quale strada percorrere, senza imporre nulla ma fornendo loro gli strumenti necessari per apprendere. È razionale, lucida, l’opposto di Robert che sembra già essere consapevole del destino brutale che grava sulla testa dei suoi due “gioielli”.

The White Rose. The Musical. NC Productions (copyright Simona De Leo)
The White Rose. The Musical. NC Productions (copyright Simona De Leo)

Magdalena è un personaggio racchiuso nel corpo di una madre-moglie che si esprime senza mai però uscire dalle righe. Una scelta interessante che controbilancia invece il tumulto giovanile dei fratelli Scholl. Sophie (Jenna Bailey) è poco più che una ragazzina: salta, balla, alza la voce, sogna. Sogna dentro gli schemi, sogna di essere uguale a tutti gli altri. Sogna senza sapere di essere stata sedata contro la sua volontà. Sarà proprio il tormentato fratello Hans (Jack James-Fox) a farla uscire dall’incanto e portarla con sé nella consapevolezza, nel fare politica, nel proteggere la libertà a costo della vita.

The White Rose. The Musical. NC Productions (copyright Simona De Leo)
The White Rose. The Musical. NC Productions (copyright Simona De Leo)

Sarebbe bello vederli performare in uno spazio teatrale ben attrezzato ma, in fondo, a noi piace anche così

La scorrevolezza dello spettacolo, accompagnato dalla pregevolezza della musica dal vivo, dà alla scrittura e alla regia il merito di aver portato a casa l’intento di cui parlava Ryan. Sarebbe bello vederli performare in uno spazio teatrale ben attrezzato ma, in fondo, a noi piace anche così, “sporco”, imprevedibile, giocato tutto sul corpo degli attori e la buona grazia dei tecnici. Keep up with the good work!

The White Rose. The Musical. NC Productions (copyright Simona De Leo)
The White Rose. The Musical. NC Productions (copyright Simona De Leo)

La musica Italiana va in Giordania – parte seconda

Recentemente, la band Italian Radio Society è stata invitata a esibirsi in Giordania, un viaggio che ha segnato profondamente il loro percorso artistico. L’occasione era la celebrazione dell’Eid al-Adha presso il Mama Gaia, situato all’interno dell’Oasis Ayla ad Aqaba. Elisa Cipro, cantante, e gli altri componenti del gruppo, ci hanno raccontato in questo articolo le prime impressioni, l’accoglienza ad Amman, la prima notte ad Aqaba, l’esordio sul palco. Avendoli visti personalmente dal vivo in più occasioni, il successo e l’affetto riscontrati non mi hanno affatto sorpresa.

Digressioni e altre storie del perché L’ARTE SI PAGA

E perdonate questo lungo incipit ma oltre ad esserne la regina, come già ribadito, credo sia estremamente importante ricordare a chi legge, che può sedere dalla parte del pubblico o possedere un locale dove vorrebbe far esibire musicisti, che il talento, l’arte, l’intrattenimento e la creatività non devono in alcun modo essere presi per un qualcosa di scontato; pretesi senza ridare indietro tanto quanto valgono (moltissimo). E’ un tema trito e ritrito quello del pagare in visibilità i creativi perché da cosa nasce cosa, e poi chissà.

Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)
Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)

Oltre al fatto che non si pagano le bills salatissime in simpatici selfie, la verità è che loro, gli artisti, come i musicisti della Italian Radio Society, sono quelli che ci salvano da un mondo sempre più simile ad un film dell’orrore.

La musica mi ha salvata più di una volta

Personalmente la musica mi ha salvata più di una volta. Durante la pandemia, dopo essermi operata ed essendo impossibilitata a muovermi, la musica di Pat Dam Smyth mi hanno sollevata dal letto e fatta fluttuare in una dimensione d’nfinita gioia. Dopo aver perso fiducia in me stessa per le mie fottutissime scelte sbagliate, l’artista D’Addio, con la sua voce che mescola carezze a schiaffi, mi ha risvegliata. Irene Serra mi ha fatto amare di nuovo, e gli Italian Radio Society, a cui presto lascerò tutto lo spazio, e mi scuso con loro per questa occupazione ”impropria”, mi hanno fatta di nuovo sentire a casa.

Sono gli artisti a darci la visibilità di cui abbiamo disperatamente bisogno

Smettiamola quindi di screditare il lavoro di si barcamena tra altri cento perché uno solo non è abbastanza. Cosi’ come balliamo, applaudiamo, cantiamo sulla metro con le cuffie col noise-cancelling alle orecchie, diamogli credito e valore agli artisti. Perché sono loro a dare a noi la visibilità di cui abbiamo disperatamente bisogno.

È tempo quindi di lasciare la parola ad Elisa Cipro che parla anche per il resto della band raccontandoci come in Giordania abbiano trovato affetto, ammirazione e riconoscimento tangibili.

Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)
Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)

Esplorando Petra con Ahmed

“Siamo andati a visitare Petra. È stato un cammino lungo ed estenuante a causa del caldo, ma anche molto emozionante. Avevamo una guida, Ahmed, un ingegnere elettronico che si è poi specializzato in archeologia, storia e geologia, e che fa la guida da ben 28 anni. Ci ha raccontato molto sull’economia della Giordania e sulla presunta “assenza” di risorse naturali nel territorio, alludendo ad alcune motivazioni senza essere esplicito…è pur sempre proibito contestare il Re.

Appena arrivati, il panorama che ci si è presentato davanti era indescrivibile a parole. Ti toglie il fiato. Ahmed ci ha portati direttamente alla piazza davanti al Treasury. Ti scende una lacrima e capisci perché è una delle sette meraviglie del mondo, risalente al I secolo d.C.”

Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)
Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)

Mohammad, come un padre

Mohammad è stato il nostro autista privato durante tutto il viaggio, una persona eccezionale che si è presa cura di noi, soprattutto della mia sicurezza. La Giordania è un paese molto avanzato e aperto mentalmente, ma al suo interno, come in tutti i Paesi, ci sono ancora luoghi dove vige una cultura più conservatrice. La netta differenza l’ho notata quando ci siamo ritrovati ad Aqaba city downtown.

Mohammad si assicurava di camminare sempre accanto a me in pubblico e darmi consigli con sorriso e gentilezza. Ad un certo punto abbiamo avvistato un gruppo di di ragazzi che suonava il doumbake e si è raccomandato di non lanciarmi a cantare e ballare in pubblico… cosa che considerata la mia personalità avrei altrove fatto… ride Per Petra si è raccomandato di non essere troppo espansiva, di indossare pantaloni lunghi e di parlare solo con la guida e i musicisti…

Nonostante io sia una ragazza molto autonoma e indipendente, non ho percepito queste indicazioni come limitazioni alla mia libertà. Le sue premure erano un modo protettivo di garantire la mia sicurezza, è difficile da spiegare….”

La Musica che unisce

Una cosa che ha stupito molto Elisa e la sua band è stata la conoscenza della musica italiana, ed in particolare la musica napoletana. “Ci hanno inoltre chiesto una canzone che non conoscevamo per niente, una canzone politica chiamata Rossa Palestina, mai sentita prima ma loro la conoscevano, l’abbiamo imparata in cinque minuti e tutti cantavano, è stato emozionante. Per loro la resistenza è pensare che un giorno saranno liberi… Un sentimento fortissimo che mi ha commossa. Abbiamo anche cantato ‘Bella ciao’ e loro la conoscono bene, non solo per quanto riguarda le lyrics, a differenza di alcuni europei che la conoscono solo come trend di TikTok. È stata un’esperienza mistica, cantare brani da centro sociale in un contesto super luxury.

Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)
Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)

Il ritorno a Londra

Dopo aver vissuto intensamente ogni momento del loro soggiorno in Giordania, i Radio Italian Society sono tornati a casa.

“Rientrare a Londra è stato dolce-amaro. Siamo tornati alla nostra routine quotidiana, ma con il cuore ancora colmo delle esperienze vissute in Giordania. Ogni volta che ripenso a quel viaggio, mi sento grata per l’accoglienza ricevuta e per le connessioni umane che abbiamo creato. La Giordania non è solo un ricordo, ma un arrivederci”.

Un arrivederci alla Giordania

Nonostante le sfide geopolitiche e il delicato momento storico, Elisa e la sua band vedono la loro presenza in Giordania come un’opportunità per creare un ponte culturale tra Europa e Medio Oriente. Con la loro musica ambiscono a portare leggerezza e a promuovere la connessione umana attraverso l’arte. La loro avventura in Giordania è un esempio di come la musica possa superare le barriere culturali e unire le persone in momenti di gioia e celebrazione.

Bentornati!

Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)
Italian Radio Society in Giordania (copyright Italian Radio Society)

Camillo Bistrò arriva in città – non un pop up restaurant qualunque!

Conosciamo tutti l’irrinunciabile Italian Christmas Market organizzato dall’ente di beneficenza Il Circolo? Se la risposta è sì, non devo aggiungere altro. Se invece ancora non lo conoscete, vi consiglio vivamente di dare un’occhiata qui.

A ripensarci pero’ mi sento di dire dell’altro. Mi sento di aggiungere che l’Italian Christmas Market non solo supporta importanti cause devolvendo il ricavato del biglietto (il tema di quest’anno è stato la salute mentale) offrendo anche la possibilità a piccoli grandi business italiani di far conoscere l’opera del loro impegno, creatività e artigianato. L’Italian Christmas Market fa molto di più: crea unità. Raccoglie la comunità italiana e chiunque ami il Bel Paese, mostrandone le pregevolezze. E proprio dall’Italian Christmas Market nasce il progetto Camillo Bistrò. No, non è un ”comune” ristorante italiano, e nemmeno un pop up restaurant come ne esistono e (si spera) per sempre ne esisteranno.

Camillo Bistrò poster artistico, luglio 2024 (copyright Camillo Bistrò)
Camillo Bistrò poster artistico, luglio 2024 (copyright Camillo Bistrò)

Chi è davvero Camillo?

Io ero li quando Camillo era ancora senza un nome, nella sua fase embrionale. Un’idea nel mondo dell’astratto, nata dal sodalizio tra Ravioli & Friends e The Italian Wine Shop. Ok, lasciatemi essere più dettagliata e andare al di là del brand: Camillo Bistrò è il risultato della passione comune di tre giovanissimi imprenditori, gli chef Marco e Luigi e la business woman half Italian half British, Angelica. Sentendomi esattamente come si sentirebbe una zia very proud, ho da poco scoperto che Camillo si è fatto strada e arriva in città per farsi conoscere da tutti.

Camillo Bistrò, food menu, luglio 2024 (copyright Camillo Bistrò)
Camillo Bistrò, food menu, luglio 2024 (copyright Camillo Bistrò)

 

Vi do un anticipo

Camillo Bistrò è buon cibo e buon vino messi insieme in un concept ”semplice” quanto ammirevole: (ri)proporre l’esperienza intima della trattoria italiana accostando l’imprescindibilità di servire piatti di eccellenti e vini biologici e sostenibili.

Camillo Bistrò, luglio 2024 (copyright Camillo Bistrò)
Camillo Bistrò, luglio 2024 (copyright Camillo Bistrò)

Vediamoli meglio.

Il cibo e chi c’è dietro

Per Camillo, ogni piatto racconta una storia. Una storia che celebra la cucina italiana autentica, ma guardata e ripensata attraverso gli occhi di noi migranti. Marco e Luigi, fondatori di Ravioli&Friends, e riccioluti chef italiani con oltre 15 anni di  esplorazione culinaria hanno viaggiato, assaggiato, imparato dalla cucina di tutto il mondo, ne hanno poi creato una personale versione e di quella versione non ne hanno fatto un punto di arrivo, ma di nuova partenza. Sono quindi tornati alle loro origini italiane con  occhi diversi e nuovo estro. Fortunatamente hanno deciso di condividere la loro cucina con noi!

Marco Raimondi e Luigi Brontesi, chef, fondatori e CEO di Ravioli & Friends
Marco Raimondi e Luigi Brontesi, chef, fondatori e CEO di Ravioli & Friends (copyright Ravioli & Friends)

I vini di Angelica

Angelica Sykes, fondatrice di The Italian Wine Shop, possiede tante passioni, e di queste, due sono immense: lo snowboard e il vino. La seconda l’ha portata a creare The Italian Wine Shop Ltd, un negozio e-commerce specializzato in vini italiani di produzione limitata e pregevolissima. Attraverso un’esperienza d’acquisto eccellente e la possibilità di assaggiare vini esclusivi, lo scopo di Angelica e’ di premiare i piccoli produttori, di metterli in connessione con i clienti e rendere, in termini di costo, vini organici, biologici, vegani, equosolidali e sostenibili più accessibili per tutti.

Angelica e Daniella Sykes, the Italian Wine Shop (copyright The Italian Wine Shop)
Angelica e Daniella Sykes, the Italian Wine Shop (copyright The Italian Wine Shop)

Avete un intero mese per pensarci perché Camillo Bistrò sarà disponibile ogni venerdì e sabato sera durante il mese di luglio, presso il 21 Sid Coffee (1 Sidworth Street,London  E83SD) dalle 18:30 alle 21:00. Poi mi farete sapere, ma nel frattempo io mi prenoto. Come?  

Facile, scrivi a camillo@theitalianwineshop.co.uk indicando l’orario e il numero di persone nel gruppo.

Camillo Bistrò, luglio 2024 (copyright Camillo Bistrò)
Camillo Bistrò, luglio 2024 (copyright Camillo Bistrò)

A prestissimo, Camillo!

West London FIlm Festival, Shorts Night speciale il 4 luglio al Chiswick Cinema

Serata speciale del West London Film Festival: è la Shorts Night con tre corti in cartellone e l’incontro con Kevin McNally la sera del 4 luglio al Chiswick Cinema di Londra.

A cena con Sam McAlister per celebrare l’importanza del giornalismo investigativo

Dodici anni. Dodici lunghi anni durante i quali il suo operato ha risposto alla sola necessità di raccontare la verità, anche, e forse soprattutto, la più scomoda. Tout court, di garantire un’informazione libera. Sam McAlister, giornalista investigativa BBC, conosciuta ai più per aver svelato i segreti di Buckingham Palace nel film disponibile su Netflix dal titolo “Scoop!”, sarà ospite d’onore nella serata prevista per l’8 luglio, presso il ristorante Il Macellaio Soho (39-45 Shaftesbury Ave, Londra W1D 6LA). Una serata organizzata per celebrare l’integrità dell’informazione ed evidenziare il coraggio e la dedizione di Sam McAlister nel mondo del giornalismo investigativo.

Dinner with Sam McAlister presso Il Macellaio Soho (copyright www.italchamind.org.uk)
Dinner with Sam McAlister presso Il Macellaio Soho (copyright www.italchamind.org.uk

L’intervista di Sam McAlister con il Principe Andrea, raccontata nel film “Scoop”, si fa contenuto e contenitore dell’importanza che il giornalismo investigativo ricopre nel mettere il potere di fronte alle sue responsabilità. Sam McAlister ha dedicato ben 13 mesi per costruire una relazione con la segretaria personale del Principe, dimostrando una straordinaria capacità di negoziazione e preparazione meticolosa. Il film “Scoop”, in cui McAlister è interpretata dalla brillante Billie Piper, mette in luce il ruolo cruciale delle donne nel giornalismo e il loro impatto trasformativo sulla società. Scrive Noam Chomsky: “La tradizione intellettuale è servilismo al potere, e se non la tradissi mi vergognerei di me stesso.” In tal senso, Sam McAlister può, per nostra fortuna, essere accusata di “alto tradimento”.

Questa serata, organizzata dalla Board Director dell’Italian Chamber of Commerce in the UK, Sennait Ghebreab offre dunque un’opportunità unica per discutere sul futuro del giornalismo, l’importanza che ricopre oggi come ieri, e cosa significa fare informazione in un’epoca in cui “tutto” sembra rimanere sulla superficie del mondo patinato dei social media.

Per partecipare basta prenotarsi qui.

Un salto da Londra alla Sicilia? Facile con il Marzamemi Festival!

Hello friends and folks,

Il vento fresco di stamane ci porta una bella notizia: mancano pochi giorni per il Marzamemi Festival che si terrà a Syon Park, sabato 6 luglio e domenica 7 luglio 2024, presentato da Mutti. Un incantevole pezzetto di Sicilia farà visita ai Londoners, d’appartenenza o d’adozione, promettendo di coinvolgere tutti i sensi di tutti i partecipanti di tutte le età! Tenendo nel cuore l’incantevole borgo di pescatori, crogiolo di culture, e sperando di visitarlo al più presto, accogliamo con grande entusiasmo l’evento che lo celebra.

Food& Drink: cosa aspettarsi?

Preparatevi a gustare il meglio della cucina italiana e siciliana, con stand che offrono pasta fresca, frutti di mare, arancine, carbonara autentica e il famoso tiramisù di Coccole Tiramisu. Tra i partecipanti ci saranno rinomati ristoranti e delis come Lina Stores, Crosta & Mollica, e Enoteca Turi, oltre a Michele Pascarella con la sua squisita pizza napoletana.

Dolci tipici siciliani al Marzamemi Festival
Dolci tipici siciliani al Marzamemi Festival (copyright marzamemi.co.uk)

Music: indovinate chi suona?

Il festival offrirà musica dal vivo e DJ set per intrattenere i partecipanti durante tutto il weekend. Tra le band ospiti ci sara’ la nostra amatissima Italian Radio Society! Aspettatevi anche laboratori di cucina, spazi di design e artigianato, e il Super! Space.

Programma del Marzamemi Festival (copyright marzamemi.co.uk)
Programma del Marzamemi Festival (copyright marzamemi.co.uk)

E per i più piccini?

Per i più piccoli, che sono l’anima della festa, il Marzamemi Festival mette  a disposizione una miriade di attività. The Giggle Company presenterà spettacoli durante tutto il giorno, accompagnati da cinema e silent disco (wow!), gonfiabili, un’area gioco con sabbia, e meditazione Sahaja Yoga. Inoltre, ci saranno attività sportive organizzate dal Hampton & Richmond FC, un irresistibile carretto di dolci vintage, un juice bar, e tanto altro ancora.

Silent Disco e Cinema per bambini al Marzamemi Festival (copyright marzamemi.co.uk)
Silent Disco e Cinema per bambini al Marzamemi Festival (copyright marzamemi.co.uk)

Perché iscriversi alla Newsletter?

Iscrivendosi alla newsletter del festival, è possibile ottenere uno sconto del 10% sui biglietti. L’evento è accessibile a tutti, con particolare attenzione alle esigenze delle famiglie e dei più piccoli.

Dalla Sicilia al Regno Unito, il Marzamemi festival ci aspetta!

Dolci tipici al Marzamemi Festival (copyright marzamemi.co.uk)
Dolci tipici al Marzamemi Festival (copyright marzamemi.co.uk)

 

 

Cosa fa la Camera di Commercio all’Estero? Ce lo spiega il Managing Director di BRIT CUSTOMS e Director di ICCIUK, Giorgio Poggio

Prima di immergervi nella lettura dell’intervista a cui si è gentilmente reso disponibile Giorgio Poggio, Managing Director di BRIT CUSTOMS e Director di ICCIUK, facciamo un salto indietro e ricordiamone le origini e le evoluzioni delle Camere di Commercio Italiane all’Estero.

Le Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE), sono nate in risposta ai fenomeni migratori degli Italiani

Le associazioni rappresentative italiane all’estero, come appunto le Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE), sono nate in risposta ai fenomeni migratori degli Italiani che lasciarono (e continuano a lasciare) il loro paese d’origine, con le prime costituite alla fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, tra cui quella di Londra, fondata nel 1886. Le CCIE sono state fin dall’inizio un punto di riferimento per gli italiani emigrati, e il loro compito era quello di facilitare le relazioni interpersonali e commerciali, offrendo inoltre un legame con la comunità nazionale.

In passato, le motivazioni per la costituzione delle CCIE erano dunque anche sociali, mirate a creare comunità italiane parallele all’estero, attraverso la condivisione di tradizioni e valori. Oggi, invece, le CCIE sono anche orientate agli interessi economici e strategici, in linea con il “Realismo Capitalista” di Mark Fisher, che tratta tutto come un’azienda. Le CCIE, grazie alla loro natura bi-nazionale inoltre, sono soggetti internazionali unici riconosciuti dallo Stato italiano per la loro rilevanza pubblica e  nel mondo hanno creato una rete di relazioni che promuove il Made in Italy attraverso collaborazioni internazionali.

A voi l’interessante e puntuale intervento di Giorgio Poggio.

Camera di Commercio e Industria Italiana a Londra
Camera di Commercio e Industria Italiana a Londra

Giorgio, grazie davvero per essere intervento. Cominciamo facendo un po’ di chiarezza: che cos’è la Camera di Commercio?

La Camera di Commercio è un ente privato che funge da tramite tra le aziende e/o imprenditori privati e le istituzioni pubbliche. Continuiamo ad offrire un accesso facilitato alle istituzioni, permettendo alle imprese di dialogare direttamente con loro per facilitare il business, in questo caso, nel Regno Unito.

Quali sono i vantaggi di far parte della Camera di Commercio?

Tra i principali vantaggi, far parte della Camera di Commercio facilita l’accesso diretto alle istituzioni e garantisce un networking positivo all’interno per i membri, permettendo un dialogo necessario per cercare di fare impresa.

Quali sono state le principali sfide affrontate dalle imprese italiane durante il Covid e la Brexit?

La Brexit ha introdotto complessità doganali significative, spesso non recepite adeguatamente dalle aziende. Molti operatori non avevano esperienza con mercati extraeuropei e hanno dovuto affrontare una situazione simile a esportare in Cina. Questo ha causato paure e incertezze, spingendo alcune aziende a ritirarsi dal mercato britannico, mentre altre hanno dovuto investire risorse per adattarsi.

Realizzati oltre 60 video accessibili a tutti per spiegare come gestire la Brexit

Come ha aiutato la Camera di Commercio le imprese italiane durante queste sfide?

Abbiamo fatto molto per supportare il sistema Italia, sia io a livello personale che attraverso la Camera di Commercio. Un’azione fondamentale e’ stata quella di realizzare grazie al supporto del mio media manager Pietro Galinta, oltre 60 video su YouTube per spiegare come gestire la Brexit. 

Hai ricevuto dei feedback dalle aziende italiane riguardo i video di supporto che avete fatto?

Sì, ho ricevuto tantissimi feedback positivi, non solo da aziende, ma anche da colleghi e competitors che hanno apprezzato lo sforzo e l’utilità dei nostri video.

Prima della Brexit c’era molta paura…

Sì, il nuovo fa sempre paura, e la Brexit non ha fatto eccezione. C’erano incertezze sui prezzi, dazi, regole e controlli. All’inizio c’è stato un periodo di grazia per importatori ed esportatori, ma oggi le maglie si sono strette e la gestione delle operazioni doganali richiede competenza. L’Inghilterra è passata da pochissime operazioni doganali a 5,5 milioni l’anno, creando due principali problemi: la necessità di operatori doganali competenti e un sistema IT adeguato per gestire la mole di lavoro.

L’offerta di servizi doganali è stata aperta a tutti, creando una situazione in cui molti operatori improvvisati stanno causando problemi

Managing Director di BRIT CUSTOMS e DIRECTOR di ICCIUK, Giorgio Poggio
Managing Director di BRIT CUSTOMS e DIRECTOR di ICCIUK, Giorgio Poggio (copyright Giorgio Poggio)

Come ha risposto l’Inghilterra a queste sfide?

La dogana ha fatto la sua parte in maniera egregia, creando un sistema informatico e assumendo personale per gestire i controlli. Tuttavia, l’offerta di servizi doganali è stata aperta a tutti, creando una situazione in cui molti operatori si sono  improvvisati customs operators. In Italia, diventare operatore doganale richiede passare un concorso statale e avere una preparazione adeguata, mentre in Inghilterra basta un breve corso online.

Non si potrebbe fare un corso più approfondito in collaborazione con le istituzioni inglesi?

È una buona idea, ma la questione è complessa. Il governo inglese, trovandosi a dover gestire un’enorme quantità di operazioni doganali, ha optato per un approccio “liberi tutti”. Mentre prima il mercato era consolidato con operatori credibili, oggi è lasciato al caso, causando potenziali problemi per gli importatori che si affidano a chi offre i prezzi più bassi. Prima o poi, la dogana inglese dovrà intervenire per regolamentare meglio il settore e assicurare che solo operatori qualificati possano svolgere questo lavoro.

Quali potrebbero essere le conseguenze di una regolamentazione insufficiente?

Quando la dogana inglese interverrá, ci saranno conseguenze negative per gli imprenditori. Gli operatori doganali improvvisati potrebbero  aver causato problemi seri, e prima o poi, le autorità faranno i  controlli a campione, con probabili sanzioni e responsabilità; anche penali  per chi non ha gestito o ha fatto gestire le dichiarazioni doganali con competenza.

Ci sono stati dei settori specifici che hanno sofferto più degli altri post-Brexit e post-pandemia?

Sicuramente la ristorazione. In generale, io parto dall’idea che prima potevi venire con la carta d’identità e oggi devi avere il passaporto, e questo rappresenta un grande spartiacque. Tutti i ragazzi che negli anni passati venivano in Inghilterra a farsi la vacanza, ora devono spendere 180 euro per un passaporto. Quindi da giovanissimo devi decidere se spendere 180 euro più altri soldi per il soggiorno in Inghilterra, che comunque è cara, o andare altrove.

La Brexit ha raffreddato i rapporti del turismo nei confronti dell’Inghilterra

Capisco. Quindi, molti italiani che prima venivano in Inghilterra e mangiavano nei ristoranti italiani non ci sono più. Come ha influito questo sulla ristorazione italiana?

Esattamente. Tutti quei ristoranti italiani hanno perso una fetta di clienti. Inoltre, la Brexit ha raffreddato i rapporti del turismo nei confronti dell’Inghilterra. Solo recentemente si sta riaprendo, ma comunque una parte significativa dei turisti è sparita.

Parlando dell’Accademia Matooro, il progetto permette agli studenti italiani di venire a formarsi e lavorare in Inghilterra,  è vero che c’è una carenza di servizio perché mancano gli italiani e in generale gli europei?

Assolutamente. Il servizio migliore è quello italiano, e la sua mancanza si nota nel customer service che sta diventando sempre piu’ scadente.

Managing Director di BRIT CUSTOMS e DIRECTOR di ICCIUK, Giorgio Poggio (copyright Giorgio Poggio)
Managing Director di BRIT CUSTOMS e DIRECTOR di ICCIUK, Giorgio Poggio (copyright Giorgio Poggio)

Il mercato inglese, nonostante la recessione, ha un potenziale immenso e una burocrazia snella

Pensando al futuro, quali sono le prospettive per le imprese italiane nel Regno Unito?

Il ruolo della Camera di Commercio Italiana è di favorire il progresso delle imprese italiane nel territorio, facendo da trade union tra l’impresa privata e le istituzioni italiane. Il mercato inglese, nonostante la recessione, ha un potenziale immenso e una burocrazia snella che favorisce la libera impresa.

Se dovessi dare un consiglio a giovani italiani che vogliono avviare un’attività qui, cosa diresti?

Consiglierei di iscriversi alla Camera di Commercio e fare network per imparare da chi ha già sbagliato. Avere un network è fondamentale per evitare errori e crescere.

Ci sono eventi di networking previsti per il prossimo futuro?

Sì, abbiamo una lista di eventi di networking immensa. Presto riapriremo le porte della Camera di Commercio nel centro di Londra per permettere ai soci di incontrarsi e far nascere nuove collaborazioni.

Giorgio mi ha salutata confermando un grande punto in comune: la necessita’ di fare ”sistema” tra italiani, lasciandoci alle spalle quella mentalità del ”io penso al mio, tu pensa al tuo”, e (re)includendo nella bigger picture la cultura. Noi ci siamo!

Nasce BriosOrchestra, il futuro della musica italiana in UK

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C’è una nuova Orchestra in città e promette grandi cose. Perché nasce dal profondo amore per la musica, dalla voglia di mettersi in gioco, e dal desiderio di creare una vera e propria community. Si chiama BriosOrchestra e nasce da un’idea di tre musicisti italiani residenti a Londra: Asia Bonuccelli (pianista e direttore d’orchestra), Antonio Morabito (pianista) e Beatrice Limonti (violinista). Ad unire questi tre talenti non è solo la grande dedizione alla musica, ma anche le loro origini italiane e la loro passione che a partire da oggi confluisce in questo nuovo progetto, unico e finora mai realizzato nel Regno Unito.

Il progetto BriosOrchestra è promosso e patrocinato da Il Circolo Italian Cultural Association di Londra

Il progetto BriosOrchestra è promosso e patrocinato da Il Circolo Italian Cultural Association di Londra presieduta da Simona Spreafico, particolarmente sensibile al mondo giovanile di cui promuove progetti a carattere socio-culturale attraverso iniziative quali, ad esempio, le scolarships che aiutano economicamente i ragazzi desiderosi di studiare e realizzarsi in UK.

Obiettivo di questo nuovo progetto musicale è quello di esportare lo stile e la metodologia orchestrale tradizionale italiana nel Regno Unito

Nonostante l’età relativamente giovane di ciascuno dei tre, ognuno di loro vanta una bella carriera musicale, che in questo momento può permettersi di mettere al servizio della nuova BriosOrchestra.

Antonio Morabito per BriosOrchestra, (copyright antoniomorabitopianist.com)
Antonio Morabito per BriosOrchestra, (copyright antoniomorabitopianist.com)

Asia Bonuccelli, di origini toscane, diplomata in pianoforte al Royal Holloway, è anche soprano, quindi si esibisce in concerti, recital, sia per pianoforte che come soprano. Suona e canta nelle chiese locali, tiene masterclass (la prossima sarà a Vienna a Luglio). Fa parte del coro della BBC a Londra.

Beatrice Limonti, di origini calabresi, diplomata in violino, pianoforte, con laurea triennale in Jazz al Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza, e un Master Degree in Violino Jazz presso RAM Royal Academy of Music, è concertista internazionale con la Ernest Read Orchestra, la London Opera Company, la Lambeth Orchestra e la London Euphonia Orchestra.

Antonio Morabito, di origini calabresi, Laureato in Pianoforte al Conservatorio di Cilea, perfezionato al Royal College of Music di Londra, è impegnato in attività concertistiche soliste in Europa, con il Duo Mercadante fondato insieme al clarinettista Samuel Houston e col baritono Giuseppe De Luca, col quale quest’anno ha tenuto in UK i concerti per il centenario della morte del compositore Giacomo Puccini.

Beatrice Limonti per BriosOrchestra (copyright Luigi Oliva)
Beatrice Limonti per BriosOrchestra (copyright Luigi Oliva)

La storia parte dal sogno che io avevo di creare una community di giovani musicisti che potessero aiutare altri giovani musicisti

La storia della BriosOrchestra è anche la storia di questi tre giovani musicisti che si sono incontrati, hanno unito le loro forze e hanno dato vita a qualcosa di bello. Tutto è partito da un’idea di Antonio Morabito, che poi è riuscito a coinvolgere nel progetto prima Asia Bonuccelli, poi Beatrice Limonti.

La storia parte dal sogno che io avevo di creare una community di giovani musicisti che potessero aiutare altri giovani musicisti – dice Antonio – la mia idea iniziale era quella di creare un gruppo, che avesse non solo uno scopo musicale come ovviamente ha, ma anche uno di tipo sociale. Ne ho parlato con Simona (Spreafico de Il Circolo, n.d.r.) e le ho proposto di creare una sezione ‘Music Young’ all’interno della sezione Young, già presente ne Il Circolo. Simona che è una persona estremamente sensibile alla causa non solo artistica ma anche di sostegno ai giovani, ha accettato supportandomi fin dall’inizio.

La cosa secondo me più facile da fare era quella di lanciare questo gruppo attraverso un concerto, che presentasse ufficialmente questa community, e coinvolgesse subito i musicisti reclutati in qualcosa di concreto. Serviva un progetto a breve termine”.

Asia Bonuccelli per BriosOrchestra (copyright Asia Bonuccelli)
Asia Bonuccelli per BriosOrchestra (copyright Asia Bonuccelli)

Il primo concerto della BriosOrchestra è alle porte: venerdì 5 luglio a Chiswick, St Peter’s Church

E il primo concerto della BriosOrchestra è alle porte: venerdì 5 luglio a Chiswick, St Peter’s Church, Acton Green W4 1BB – London. A partire dalle 19.30 (fino alle 22.00).

Ma come nasce questo progetto? Gennaio 2024: Antonio Morabito e Asia Bonuccelli si incontrano e iniziano a confrontarsi sui rispettivi sogni. Antonio ha quello della community, Asia ha quello di fondare un’orchestra vera e propria. “Paradossalmente ho avuto la fortuna di incontrare una persona più ambiziosa di me” confessa Antonio.

Ho sempre avuto il desiderio di avere una mia orchestra – dice Asia – di fare le mie masterclass o di studiare un certo tipo di repertorio, oppure un piano-concerto dive sia suonare che dirigere. Tante idee che però per diversi motivi non ero mai riuscita a realizzare. Ho sempre dato priorità ad altro. Poi a un certo punto è scattato qualcosa che mi ha spinta a dedicarmi per davvero alle mie cose. In quel momento ho incontrato Antonio, abbiamo iniziato a parlare e abbiamo capito di avere tanto in comune, quindi ci siamo detti ‘ok, costruiamo un’orchestra’. Da lì abbiamo trovato la chiesa, a Chiswick, con Padre Fabrizio che valorizza tantissimo la musica, gli artisti e dà la possibilità ai giovani musicisti di suonare, cantare, organizzare eventi”.

E’ in questo momento esatto che Antonio e Asia coinvolgono Beatrice, che Asia non conosceva ancora e che Antonio seguiva sui social. “Ho chiamato Beatrice e le ho detto che con Asia stavamo fondando qualcosa di bello, di ampio respiro, musicale ma anche con valenza sociale. Le ho chiesto se voleva far parte del progetto e Beatrice ha sposato la causa in un modo che mai avrei pensato, ci si è buttata a capofitto come solo i calabresi sanno fare, con la loro tipica determinazione”.

Conoscevo i successi di Antonio sui social, le news sui concerti e in collaborazione con il Circolo – racconta Beatrice – Sapeva bene del mio legame con la mia terra, ma al contempo il mio entusiasmo nel volermi buttare a capofitto in nuovi progetti qui a Londra. E’ per questo motivo che mi parlò del suo progetto di BriosOrchestra. Ciò mi ha portato a conoscere Asia, una direttrice d’orchestra d’eccezione con la quale si è instaurata subito una profonda intesa”.

La nostra orchestra si basa anche sull’inclusione

In meno di un mese Beatrice e Asia riescono a mettere insieme un gruppo musicale di circa cinquanta professionisti. “Un misto di culture – li definisce Asia – la nostra orchestra si basa anche sull’inclusione, vogliamo portare questo messaggio di poter creare una comunità composta da tante culture diverse, aperta, e dare la possibilità agli studenti di Conservatorio e ai professionisti di fare esperienza di repertorio, tramite la nostra orchestra. E’ importante che prima di andare nell’ambiente professionistico si faccia tanta esperienza di repertorio. La nostra iniziativa nasce anche per dare questa opportunità ai giovani”.

Ma come sono stati trovati tutti questi musicisti? “Ho chiesto ai miei contatti – dice Asia – Royal Holloway, RCM, amici degli amici, altri direttori d’orchestra. Ci si aiuta, siamo molto solidali tra noi. Beatrice ha fatto lo stesso”.

Ed è proprio Beatrice, grazie alla sua presenza e abilità nella gestione dei social media, ad essere definita dai suoi compagni di avventura la manager dell’orchestra (Asia), concept manager e co-founder di questo progetto (Antonio).

BriosOrchestra è l’intenzione di portare un’orchestra di stampo fortemente italiano qui nel territorio inglese. Una novità assoluta

BriosOrchestra – spiega Beatrice – è l’intenzione di portare un’orchestra di stampo fortemente italiano qui nel territorio inglese. Una novità assoluta, alla quale tengo molto. Il mio compito da Manager e da Leader è stato quello di raggruppare più di 55 colleghi del territorio londinese e ispirarli a questa nuova realtà che mira a far conoscere i talenti italiani come il Mº Stefano Caputo, che ha gentilmente composto la colonna sonora dell’orchestra ‘Sunshine’, verrà eseguita il giorno 5 Luglio 2024 come World Premiere”.

Sì, perché il programma del concerto prevede: “Sinfonia n.7” op. 92 di Ludwig Van Beethoven, il Concerto per pianoforte n.2 in fa minore di Chopin e proprio il brano in prima assoluta dedicato e composto per l’orchestra, “Sunshine” di Stefano Caputo, originario di Lauria in provincia di Potenza, diplomato al conservatorio in pianoforte e musica da camera di Cosenza.

Stefano Caputo per BriosOrchestra, (copyright Stefano Caputo)
Stefano Caputo per BriosOrchestra, (copyright Stefano Caputo)

Penso che la musica riesca ad unire tutti, anche a qualsiasi distanza

Ho conosciuto la BriosOrchestra tramite Beatrice – ci spiega Stefano – e sono rimasto colpito positivamente dall’idea della nascita di questa orchestra tanto da dedicarle un brano. ‘Sunshine’ nasce dal concetto di unione e dall’idea di poter superare qualsiasi difficoltà insieme, così da poter avere la speranza di un futuro luminoso. Inoltre penso che la BriosOrchestra possa essere la nascita di una nuova splendida realtà come un raggio di sole in un nuovo giorno. Penso che la musica riesca ad unire tutti, anche a qualsiasi distanza”.

E la BriosOrchestra dimostrerà davvero di riuscire ad unire musicisti provenienti da terre e culture diverse, nell’obiettivo comune e universale di dichiarare il proprio amore nei confronti della musica.

Venerdì 5 luglio, quindi è importante esserci: Chiswick, St Peter’s Church, Acton Green W4 1BB – London. Dalle 19.30.

Antonio Morabito, pianoforte; Beatrice Limonti, primo violino. Dirige la BriosOrchestra, Asia Bonuccelli.

Sono loro il futuro della musica italiana in UK. E nel resto del mondo.

Italian Summer Market, a Nottingham appuntamento con la cultura e la beneficenza

Si avvicina l’evento benefico dell’estate della Scuola Italiana di Nottingham: sabato 13 luglio dalle 13 alle 16 alla Rushcliffe Spencer Academy School si terrà l’Italian Summer Market.

Nuovo appuntamento per la visita ”Capolavori Italiani a Londra” il 29 Giugno

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Il 29 giugno è il nuovo appuntamento con le visite guidate dell’Associazione Mondo Italiano alla National Gallery.

Il tutto esaurito del 15 giugno e la lunga lista d’attesa hanno spinto il Dottor Alessandro Gaglione (mente e cuore dell’Associazione Mondo Italiano e Presidente del Comitato Italiani all’Estero) ad aggiungere la data del 29 giugno per visitare una selezione di capolavori Italiani presenti alla National Gallery.

Anche questa visita (evento andato subito sold out) sara’ guidata dal Dott. Renato Marinacci che abbiamo avuto il piacere di intervistare.

Renato, grazie per l’intervista. Comincio col chiederti come nasce la passione per l’arte e come è diventata la tua professione?

La creatività ha sempre accompagnato la mia vita, sin da piccolo.
Poter fare vivere la fantasia su un foglio e poter dialogare attraverso di esso è stato un canale di comunicazione principale e necessario. Ciò mi ha portato in maniera spontanea ad approfondire gli studi sull’arte e la sua evoluzione. Poter trasmettere questa passione agli altri è stato un passo, diciamo, naturale.
A Milano collaboravo con associazioni culturali con le quali aiutavamo i giovani artisti ad emergere e a farsi notare. E’ stata un’esperienza molto formativa ed esaltante.

Dottor Renato Marinacci, Capolavori Italiani, National Gallery (copyright MondoItaliano)
Dottor Renato Marinacci, Capolavori Italiani, National Gallery (copyright  Roberta Leotti)

In Italia, a fronte di una ricerca storica eccellente, abbiamo ancora la visione del museo come “luogo sacro di sapere”

Poi la decisione di trasferirsi nel Regno Unito; una decisione che ha comportato anche nel settore dell’arte qualche difficoltà d’inserimento. Cosa può dirci in merito?

L’Italia e il Regno Unito dal punto di vista museale hanno punti di contatto, ma l’approccio è quello che differisce in maniera sostanziale. In Italia, a fronte di una ricerca storica eccellente, di altissimo livello, e scevra da ideologie, abbiamo però ancora la visione del museo come “luogo sacro di sapere”.

Se il museo in Italia ha la funzione di preservare il lascito culturale, una certa rigidità a livello di sistema spesso non porta a una giusta valorizzazione del patrimonio artistico.
Quale altre differenze ha notato con il sistema inglese?

La gestione anglosassone è composta da un Board of Trustees, persone esperte nel campo artistico-culturale e scientifico, ma anche individui sensibili agli aspetti economici e alle relazioni con l’esterno.
Si guarda infatti all’aspetto economico nelle stesso modo a cui si guarda quello culturale: se si vuole che un istituto non sia un peso sulle spalle del sistema, bisogna renderlo sostenibile. Per questa ragione qui è apprezzato il supporto di privati attraverso varie forme di sgravi fiscali o di servizi aggiuntivi (come l’uso limitato e temporaneo degli spazi museali per eventi privati). In Italia, per esempio, si è dovuto lottare solo per l’idea di poter avere ristoranti nei Musei, come se esso fosse un sacrilegio alla sacralità del posto e non un plus a vantaggio dell’utente dell’ente stesso.

Dottor Renato Marinacci, Capolavori Italiani, National Gallery (copyright MondoItaliano)
Dottor Renato Marinacci, Capolavori Italiani, National Gallery (copyright  Roberta Leotti)

Sono convinto che l’interazione umana e la capacità di emozionare con un racconto sono skills difficilmente replicabili

Un altro argomento “spinoso” è l’introduzione della tecnologia, risorsa o minaccia?

Internet è stata una ventata di novità nel mondo dell’arte. Ha creato una sorta di democrazia nel campo culturale contemporaneo, soprattutto per gli artisti emergenti che hanno potuto, in determinate situazioni, bypassare certi filtri e sono riusciti a mettersi in contatto tra di loro, con curatori/galleristi e scambiarsi informazioni, idee e quant’altro.
Per tutti gli appassionati, un mezzo per condividere questa passione attraverso i forum o blogs.
App come Google Art & Culture possono inoltre aiutare il turista a non vagare “a vuoto”, ma poter scoprire delle “chicche”, segnalate anche da altri utenti che altrimenti resterebbero sconosciute.

Qualche timore, d’altro canto, lo si riscontra nelle parole dello storico dell’arte laureato in Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano.

AI (Artificial Intelligence) suona come una minaccia per tanti posti di lavoro delle guide d’arte e turistiche, ma sono convinto che l’interazione umana e la capacità di emozionare con un racconto sono skills difficilmente replicabili.

Chi partecipa alle visite dell’Associazione Mondo Italiano non può che trovarsi d’accordo con le parole del Dott. Marinacci: aldilà della tecnica e la storia, la capacita’ umana di interpretare un’opera non è una risorsa trasferibile. L’arte è un linguaggio visivo, ma come tutte le lingue, racchiude un significato.
Un computer che produce arte senza comprenderne il significato difficilmente riuscirà mai a convincere il suo utente.

Ci può raccontare della sua collaborazione con l’Associazione Mondo Italiano?

La collaborazione con Mondo Italiano nasce con la più classica delle modalità: il passaparola. L’Avvocato Gaglione, fondatore dell’associazione, in una riunione aveva discusso gli eventi culturali di Mondo Italiano e vista la possente collezione di opere italiane alla National Gallery, stavano cercando una persona esperta nel settore per fare delle guide.

Il “passaparola” di due suoi amici conosciuti tramite la comunità italiana della parrocchia St Peter’s Italian Church hanno fatto da tramite…ed il resto è storia

Nelle prime due esperienze con Mondo Italiano ho voluto condividere con i presenti la grandezza della collezione presente alla NG, soffermandomi sui masterpieces dell’arte italiana.
Nelle successive occasioni vorrei addentrarmi nel far conoscere altri artisti meno noti  all’immaginario collettivo del pubblico (perché non oggetti di marketing e di enfasi), ma non per questo non meritevoli di attenzione. Mi viene in mente il Pontormo che in vita veniva lodato e apprezzato dagli stessi Raffaelo e Michelangelo.

Dottor Renato Marinacci, Capolavori Italiani, National Gallery (copyright MondoItaliano)
Dottor Renato Marinacci, Capolavori Italiani, National Gallery (copyright  Roberta Leotti)

E’ quasi una seduta di psicoterapia in cui chiedo alle persone di fidarsi di me in questo viaggio emotivo

Il suo intento dunque è che ogni visita guidata diventi un’esperienza a sé, perché, come ci spiega il nostro intervistato, cerca di plasmare la guida secondo le esigenze dei visitatori.

Voglio assolutamente evitare che sia un elenco noioso di date e concetti che non tutti, senza un background specifico, possono comprendere. E’ quasi una seduta di psicoterapia in cui chiedo alle persone di fidarsi di me in questo viaggio emotivo. Riuscire a stuzzicare la curiosità con aneddoti o curiosità stimola l’appassionato e alleggerisce il peso alla persona meno predisposta, nel contempo, può aiutare a contestualizzare l’opera, a leggere il mondo come lo leggeva l’artista nel suo tempo e nel suo luogo.

Una domanda difficile: i tuoi tre artisti preferiti e perché proprio loro?

Ne cito due più una corrente artistica: Chagall, è il primo della lista. E’ l’artista che dipinge i sogni. Proietta sulle sue opere l’ingenuità e la spensieratezza dell’infanzia ma anche la tragicità della sua vita e del suo popolo rielaborando il tutto in una poesia colorata e libera.
Caravaggio per il suo saper riprodurre la natura nella sua crudezza, senza perdere l’eleganza (nonostante il chiaroscuro dei suoi turbamenti umani). I Surrealisti per il loro legame con l’inconscio e la psiche; e in generale nell’associare immagini e pensieri in libertà e arrivare oltre la realtà e la razionalità.

Secondo Marinacci il fruitore sarà al centro dell’esperienza artistica nel futuro

Per concludere (anche se staremmo ad ascoltarla per ore), l’arte del futuro come la immagina?

L’arte stessa è desiderio del futuro, è sempre un spingersi oltre dove non ci sono regole o bisogna inventarsene di nuove.

Secondo il Dottor Marinacci il fruitore sarà al centro dell’esperienza: se si pensa alla realtà’ virtuale si può affermare che il dado sia già tratto.

Umberto Boccioni disse: “Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro”. Beh in quanto futurista aveva una visione molto chiara del…futuro!

Dottor Renato Marinacci, Capolavori Italiani, National Gallery (copyright MondoItaliano)
Dottor Renato Marinacci, Capolavori Italiani, National Gallery (copyright  Roberta Leotti)

Non è concepibile un futuro senza la bellezza dell’arte, un linguaggio che fin dalla preistoria ha rappresentato un bisogno da soddisfare

L’essere umano preistorico tra le tante attività per il proprio sostentamento come cacciare, vestirsi, accendere un fuoco o coltivare…ha avuto questo impellente bisogno di disegnare sui muri della sua grotta le scene di caccia e la sua vita quotidiana. E nel corso dei secoli, nelle varie modalità e culture, ha continuato ad esternare questa necessità di comunicare. Vorrà pure dire qualcosa.

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