venerdì 20 Settembre 2024
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Abbattiamo le barriere con l’arte al Crip Art Spazio di Venezia

Enormi striscioni di protesta, fumetti, film, fotografie, tutto grida al Crip Power.

Il ‘Crip Arte Spazio’ è il padiglione dedicato alla disabilità e organizzato da Shape Arts per la Biennale di Venezia di quest’anno. Uno spazio dove artiste e artisti disabili mostrano con forza le loro opere attraverso differenti linguaggi artistici.

L’aggettivo “crip”, e’ una parola che in inglese indica una persona disabile, talvolta utilizzato come dispregiativo, ma che ora è stato riconquistato con determinazione

L’aggettivo “crip”, e’ una parola che in inglese indica una persona disabile, talvolta utilizzato come dispregiativo, ma che ora è stato riconquistato con determinazione, come del resto si rivendica ”lo spazio” nella connotazione più generale del termine.

Social Model of Disability: un approccio sociale alla disabilità che sottolinea come le barriere presenti siano create dalla società stessa

Crip Arte Spazio (copyright www.shapearts.org.uk)
Crip Arte Spazio (copyright www.shapearts.org.uk)

Il ‘Crip Arte Spazio’, visitabile fino al 30 Novembre 2024 presso CREA Cantieri del Contemporaneo, rientra ne l più ampio Disability Arts Movement, sviluppatosi nel Regno Unito negli anni ’70, che ha allineato creatività e attivismo come strumenti per la campagna dei diritti civili delle persone disabili. Alla base di questa rivoluzione artistica c’è il Social Model of Disability: un approccio appunto sociale alla disabilità che sottolinea come le barriere presenti siano create dalla società stessa. Riconoscere e rimuovere queste barriere crea uguaglianza e offre più indipendenza, scelta e controllo alle persone disabili. È dunque dovere di tutte e tutti combattere affinché vengano eliminate.

Abbracciando in toto la causa, ho lavorato per rintracciare, con l’appoggio della redazione, David Hevey, Curatore e Direttore Creativo di Shape Arts.

Di seguito l’intervista che vi invito, care lettrici e cari lettori, a condividere per sensibilizzare e rendere consapevoli più persone possibili.

David, grazie mille per aver accettato al nostro invito. Vorrei cominciare dal chiederti come influisce la tua esperienza con il Disability Arts Movement nel modo in cui organizzi mostre come “Crip Arte Spazio”, e promuovi i diritti delle persone con disabilità attraverso l’arte?

Sono coinvolto nel Disability Arts Movement (DAM) da decenni, ero attivo già dai primi tempi quando era strettamente legato al Disability Arts Movement nel Regno Unito e alla lotta per i diritti e per la visibilità. Come Curatore e Direttore Creativo volevo riportare quella vibrante energia di resistenza che ho sentito e visto in passato, perché penso che proprio quell’energia sia assolutamente vitale, e che i nativi digitali stessi la possano apprezzare, poiché anche loro ora devono affrontare sempre più barriere.

Puoi parlarci di come i tuoi diversi interessi e progetti, come la realizzazione di film o l’attivismo stesso, si sposano quando lavori a progetti come “Crip Arte Spazio”?

Sono un grande fan della “narrazione completa”, quindi utilizzo tutti i modelli contemporanei di narrazione, dai film ai romanzi grafici, e mi servo delle ”forze sociali” più ampie per combinare tutto questo. Deriva dalla mia formazione generale come attivista-creativo.

Sono le esperienze vissute e i vasti approcci estetici che mi aiutano a raccontare storie più ampie a pubblici diversi

Ti consideri un multipotenziale?

Sì, mi considero un polimatico e penso che ci siano connessioni essenziali tra tutte le forme di espressive che amo esplorare, dal cinema alla direzione creativa. La mia prospettiva deriva anche dall’esperienza vissuta come persona disabile di lunga data, che proviene da una classe sociale a basso reddito, ed è parte di una famiglia di immigrati di prima generazione. Quindi, sono le esperienze vissute e i vasti approcci estetici che mi aiutano a raccontare storie più ampie a pubblici diversi.

Quali sfide affronti nel tuo lavoro, specialmente quando si tratta di fondere arte, attivismo e giustizia sociale in progetti come “Crip Arte Spazio”?

Bisogna rimanere dalla parte giusta della legge, quindi non possiamo finanziare direttamente la “politica diretta” ma possiamo raccontare la storia della politica attraverso il giusto contenuto – questa è una grande sfida. In generale poi, realizzare qualsiasi lavoro è difficile, realizzare un grande lavoro lo è ancora di più. Avere una squadra con te, quindi gli Shapers – coloro che lavorano con noi a Shape – è stato fondamentale per realizzare storie di grande impatto.

Crip Art Spazio (copyright www.creavenice.com)
Crip Art Spazio (copyright www.creavenice.com)

Cosa significa per te “crip art” e perché è importante per sfidare il modo in cui la società vede la disabilità?

“Crip” per me trasmette l’esperienza vissuta delle barriere e della disabilità, quindi mi piace come parola. Crip Art è arte allineata al movimento. E ”Spazio” è  la traduzione letterale del termine ”spazio” in italiano, ma gioca chiaramente anche sulle esperienze vissute e sul linguaggio abilista. Volevamo invece  cercare di creare uno spettacolo autentico e grandioso di ciò che il DAM era e continua ad essere!

Credo nei movimenti di persone e nei movimenti d’arte, piuttosto che nell’individuo borghese privilegiato

In che modo la tua esperienza personale con la disabilità influisce sulla tua convinzione dell’importanza di includere le voci dei disabili nel mondo dell’arte, come in “Crip Arte Spazio”?

Enormemente! Ho vissuto dentro la mia “crip”-ness per decenni ormai, quindi vedo tutto attraverso quella lente. E credo nei movimenti di persone e nei movimenti d’arte, piuttosto che nell’individuo borghese privilegiato, quindi questo lavoro mi viene naturale.

Come hanno risposto le persone a “Crip Arte Spazio” finora e cosa speri che raggiunga in termini di cambiamento nel modo in cui pensiamo alla disabilità nell’arte?

Ha ottenuto una buona copertura mediatica e finora ci sono stati migliaia di visitatori, quindi penso che abbia toccato un nervo scoperto. Penso anche che le persone apprezzino molto la campagna della mostra che incornicia l’arte e aiuta a interpretarla.

Sono previsti sviluppi, o progetti futuri che continueranno il lavoro di “Crip Arte Spazio” nella promozione dei diritti dei disabili?

 Sì, speriamo di portare avanti il franchise in tutto il mondo! Restate sintonizzati!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultimi appuntamenti prima della pausa estiva per il Duo Mercadante

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Antonio Morabito (pianoforte) e Samuel Huston (clarinetto) si esibiranno in due nuovi concerti a Giugno:

  • 14 Giugno – Methodist Church, Ampthill; 2 pm
  • 28 Giugno – Great St Mary’s Church, Cambridge; 1 pm
Duo Mercadante, Antonio Morabito (pianoforte) e Samuel Houston (clarinetto)
Duo Mercadante, Antonio Morabito (pianoforte) e Samuel Huston (clarinetto) (copyright antoniomorabitopianist.com)

I concerti di Giugno seguono quelli dello scorso 17 Marzo presso la Cappella della Trinità del Trinity College di Cambridge, nell’ambito dello Stanford Weekend, un fine settimana organizzato in collaborazione con la Stanford Society e dedicato al celebre compositore (del quale il Duo ha eseguito un’impegnativa Sonata per Clarinetto e Pianoforte), e quelli di Febbraio presso St. Saviour’s Pimlico a Londra e St. Mary the Virgin a Saffron Walden.

Duo Mercadante, Antonio Morabito (pianoforte) e Samuel Houston (clarinetto)
Duo Mercadante, Antonio Morabito (pianoforte) e Samuel Huston (clarinetto) (copyright antoniomorabitopianist.com)

Gli appuntamenti passati

Aggiungiamo che questi due appuntamenti di inizio estate con il Duo Mercadante seguono a ruota tre importanti concerti solisti di Antonio Morabito che hanno caratterizzato il mese di Maggio:

15 Maggio – Fondazione Giuseppe Verdi, Milano, dove il Maestro, tornato finalmente ad esibirsi sul suolo natìo, ha eseguito brani particolarmente coinvolgenti ed emozionanti di Fryderyk Chopin.

22 Maggio – Istituto Italiano di Cultura, Londra: un appuntamento particolarmente sentito dal Maestro, coinvolto nel progetto dal Direttore dell’Istituto, Francesco Bongarrà, ed esibitosi al cospetto di personalità di alto livello quali il Console Generale Domenico Bellantone, i Comites di Londra che hanno patrocinato l’evento, la presidente dell’associazione Culturale italiana Il Circolo, Simona Spreafico. Ad introdurre il concerti, la bibliotecaria del Royal College Music di Londra, Federica Nardacci che ha raccolto profondi consensi, tra cui quello del critico musicale Christopher Axworthy, che ha definito lo stile musicale di Morabito “Un modo di suonare profondamente poetico”.

30 Maggio – St. Mary Perivale del direttore artistico Hugh Mather, concerto sia in presenza che in streaming, in quella che viene definita una delle principali venue per pianisti a Londra.

Duo Mercadante, Antonio Morabito (pianoforte) e Samuel Houston (clarinetto)
Duo Mercadante, Antonio Morabito (pianoforte) e Samuel Huston (clarinetto) (copyright antoniomorabitopianist.com)

Scoprire il fattore WOW con il Workshop trasformativo di WOW Women of Worth

Affrettatevi, ci sono ancora pochi giorni per iscriversi al Workshop dinamico Unravelling Strings – Flow with your magic promosso da WOW Women of Worth di Marianna Penna. L’astrologia si unisce alla scrittura consapevole per un viaggio trasformativo alla scoperta di sé e dei propri obiettivi. 

E’ l’occasione di sfruttare il potere della propria voce interiore per creare messaggi chiari e caratterizzati da obiettivi precisi

Appuntamento da non perdere sabato 8 giugno a Londra con WOW Women of Worth di Marianna Penna. Dalle 11am alle 3pm presso The Lodge Space: Yoga & Fitness Studio, Café and Treatment Centre in 120a Lower Road London, una giornata che offrirà alle partecipanti l’opportunità di acquisire chiarezza sui propri punti di forza, sfide e allineamenti cosmici, il tutto all’interno dell’energia dinamica di un contesto di gruppo. E’ l’occasione di sfruttare il potere della propria voce interiore per creare messaggi chiari e caratterizzati da obiettivi precisi.

(Ph. Credit: wearewowwomen.com).
(Ph. Credit: wearewowwomen.com).

Il workshop sarà condotto dalla CEO e fondatrice di WOW Marianna Penna, affiancata dagli esperti Deborah Maw, astrologa, e Félicité Mbenga, coach di scrittura creativa.
La Maw ha al suo attivo trent’anni di insegnamento di astrologia esperienziale, che le hanno permesso di creare un metodo unico per consentire a principianti assoluti di interagire con la propria astrologia attraverso il gioco e la sperimentazione. Alla scoperta di profondità e desideri nascosti. Deborah li guida nell’esercizio di “dipanare i fili” (“unravelling the strings”), utilizzando dei nastri per rappresentare e aprire canali di comunicazione perché le storie possano svilupparsi.

Il coach e fondatore di Write.it, Fèlicité Mbenga, insegnerà alle partecipanti ad esprimersi in modo autentico e consapevole attraverso il Flow Writing. Attingendo alle loro voci interiori e creando messaggi intenzionali, scopriranno e allineeranno pensieri e parole con la loro vera essenza allo scopo di creare un canale potente per l’espressione di sé.

Marianna Penna, ceo di Wow (Ph. Credit: wearewowwomen.com).
Marianna Penna, ceo di Wow (Ph. Credit: wearewowwomen.com).

Alla fine della sessione ogni partecipante formulerà un piano per iniziare la sua nuova avventura

Alla fine della sessione ogni partecipante riuscirà a dare un nome ai propri sentimenti, conoscerà la propria identità e il proprio scopo e formulerà un piano per iniziare la sua nuova avventura. Al termine di questo ‘viaggio’ ogni partecipante avrà una visione del proprio fattore WOW, da far confluire nel successivo esercizio di scrittura creativa.
Per prepararsi alla giornata si raccomanda alle partecipanti di indossare un abbigliamento casual/sportivo, di portare con sé dell’acqua e di aprire la mente per acquisire una nuova coscienza di sé e delle capacità che ancora non sanno di avere. E la location scelta per l’evento consente di rilassarsi con una tisana o qualcosa di super sano e biologico da gustare in caffetteria o nel giardino zen se il tempo è bello.

Biglietti in vendita QUI

Italian Made, il richiamo delle radici Italiane a Londra

In epoca romana, “sacrum” indicava qualsiasi cosa consacrata agli dei, e le festività o celebrazioni religiose erano chiamate appunto “sacra”. E’ proprio da lì che risale l’etimologia della parola “sagra”.

Partendo dai grandi fasti romani, le sagre videro una straordinaria evoluzione in cui la componente divina lasciò gradualmente il posto a quella più civile e profana. Il culmine arrivò col Risorgimento Italiano, quando le sagre divennero anche un modo per celebrare l’identità e l’unità nazionale.

Italian Made, evento del 2 giugno 2024, Londra
Italian Made, evento del 2 giugno 2024, Londra (copyright Luigi Russo)

Per noi italiani di oggi, le sagre rappresentano l’apice edonistico dello stare insieme

Per noi italiani di oggi, queste grandi feste rappresentano l’apice edonistico dello stare insieme: cibo locale, musica e danze tradizionali, spettacoli, arte e artigianato si rincorrono in un colorato disordine che si attende con impazienza ogni anno.

Nel fare la vita da expat in una città multietnica come Londra, si ha la fortuna di conoscere e adottare usi e costumi molto lontani o molto vicini alla nostra tradizione, e questa è una ricchezza che non si può misurare. D’altra parte, il desiderio inappagato del ritorno in patria (che sia per mangiare un maritozzo a due euro o per contemplare la bellezza di Napoli dalla Terrazza di Sant’Antonio a Posillipo) ciclicamente fa capolino nelle rush hours che ci trascinano da un capo all’altro della città.

Italia Made, evento del 2 giugno 2024, Londra (copyright Luigi Russo)
Italia Made, evento del 2 giugno 2024, Londra (copyright Luigi Russo)

Ogni anno a settembre, amici e parenti mi rivolgono sempre la stessa domanda: “Ma torni per la sagra dell’Uva?”. Indipendentemente dalla risposta, il mio cuore di fanciulla è rimasto a Marino, quando però le fontane davano ancora vino.

Come fare dunque per rivivere, anche solo per un giorno, quella saudade da sagra popolare dove sia il ricco che il povero mangiano in piatti di carta riciclata?

Come fare dunque per rivivere, anche solo per un giorno, quella saudade da sagra popolare dove sia il ricco che il povero mangiano in piatti di carta riciclata?

Forse non è esattamente questa la domanda che si sono posti Anna Rita Frezza, Davide Magliuolo, Sandra Jeleniewicz (quest’utlima impegnata nel progetto House of Polish & European Community) e tutto il collettivo di Italy nel Cuore, ma ci sono andati vicino. Il 2 giugno, proprio il giorno della Festa della Repubblica, siamo andati a trovarli per presenziare all’evento Italian Made da loro organizzato, e tenutosi nella verdeggiante cornice del Lordship Skatepark di Harringay.

Sissy Lea, Italian Made, 2 giugno 2024, Londra
Sissy Lea, Italian Made, 2 giugno 2024, Londra (copyright Luigi Russo)

Quello che ci siamo trovati davanti, oltre ad un inaspettato sole caldo e cielo azzurro, mi ha fatto provare una sensazione simile a quella che potrebbe aver avuto Dorothy Gale con una scarpetta di rubino ad Oz e l’altra nel Kansas. C’era tutto lo spirito pop del cibo e del bere tradizionale italiano, dalle pastiere al Campari spritz, arricchito dalla presenza di artigiane e artigiani maestri del fatto a mano, fino all’intrattenimento musicale. Il sapore e il calore di casa, dunque, unito alla frizzantezza della musica degli Italian Radio Society e allo charm merlettato della Queen Sissy Lea.

Sissy Lea, Italian Made, 2024
Sissy Lea, Italian Made, 2024 (copyright Luigi Russo)

Ciò che ci fa sentire davvero a casa è incontrare connazionali con cui condividere momenti o gustare cibo nostrano

Il benvenuto di persona non ha tardato ad arrivare. Ad accogliere me e il resto della redazione londinese è infatti arrivata Anna Rita Frezza: un vulcano di donna dai capelli oro e turchese, che ci ha tenuto a sottolineare il perché di quell’evento.

“In tutta onestà, l’idea si è insinuata nella mia testa parlando con mia figlia maggiore, che ha espresso più volte la nostalgia dello ‘stare insieme all’italiana’. Vivere in un nuovo paese e apprezzarne le usanze e tradizioni è fantastico. Londra è un crocevia di etnie che convivono civilmente, ma è importante ricordare le proprie radici. Ciò che ci fa sentire davvero a casa è incontrare connazionali con cui condividere momenti o gustare cibo nostrano.

In fin dei conti, ogni comunità ha bisogno di un senso di appartenenza, e noi italiani desideriamo sentirci in famiglia. Cerchiamo una connessione con il nostro paese d’origine, attraverso buon cibo o artigianato. Il Made in Italy ci distingue in tutto il mondo!

Anna Rita Frezza, Davide Magliuolo, Sandra Jeleniewicz organizzatori di Italian Made, 2024
Anna Rita Frezza, Davide Magliuolo, Sandra Jeleniewicz organizzatori di Italian Made, 2024 (copyright Luigi Russo)

Da qui l’impegno nel dare visibilità alle piccole imprese di food e artigianato italiane con un grande evento

Da qui l’impegno nel dare visibilità alle piccole imprese di food e artigianato italiane con un grande evento, dove passeggiare tra musica, buon cibo e prodotti fatti a mano. Coinvolgere molte persone permette di fare amicizie, riunire chi si sente solo, confrontarsi e aiutarsi a vicenda, mantenendo vive le nostre tradizioni.”

E mi viene da dire che ci sono riusciti. Dopo aver conosciuto Anna Rita, il giovane Davide Magliuolo si è prestato a farci da Cicerone e introdurre i business presenti alla festa:

    • Italian Touch
    • Island of Food London
    • Animanapoletana
    • Sicilian Pride
    • Barigelli Truffles
    • Fresh Pasta Bros
    • Mo’Mangio
    • Aytac Foods Distribution
    • Mixing Dreams
    • Ninnis Italia Dolceria
    • Giorgia Sandroni Pastry Chef
    • Cu’ na Bona Ciorta
    • Kodes Accessories
    • Waiting People
    • Stanza Artigiana
Italian made, evento del 2 giugno 2024, Londra
Italian made, evento del 2 giugno 2024, Londra (copyright Luigi Russo)

E li ho elencati tutti perché, come ha ribadito Anna Rita, senza di loro, senza i musicisti, tra cui vanno citati anche Stephan Gold e Daniele Alan-Carter, senza l’associazione St Peter’s Project di Clerkenwell che ha organizzato la lotteria per scopi benefici, e senza il Comites di Londra, noi del pubblico non avremmo mai potuto godere della sagra-festa Italian Made.

Elisa Cipro e gli Italian Radio System
Elisa Cipro e gli Italian Radio Society (copyright Luigi Russo)

Sperando in un arrivederci, lascio sul finale il mio apprezzamento al soulman Ciro the Soul Machine che, assieme a Elisa Cipro, cantante degli Italian Radio Society, ci hanno fatto cantare e ballare. A me personalmente fino a perdere le parole quando, con il microfono davanti alla bocca, ho saltato qualche vocale del ritornello di “A far l’amore comincia tu”, della mitica Raffaella Carrà, orgoglio nazionale.

House of Polish & European Community, Italian Made, 2024
House of Polish & European Community, Italian Made, 2024 (copyright Luigi Russo)

Once Upon a Time at West London Film Festival, il cinema della rivoluzione

C’era una volta il cinema con il suo star system, i suoi party glamour, la sacralità della sala cinematografica, l’arte e l’artigianato… Come tutte le favole del ”vissero” e ”per sempre” di mezzo c’è il grande interrogativo ”Felici o infelici’’?

L’intervento politico unito allo sforzo degli addetti ai lavori ha portato nella storia più recente del nostro paese a dei veri e propri eventi rivoluzionari

Senza soffermarci troppo sull’attuale crisi del settore cinematografico, in Italia aggravata dal blocco del tax credit e della mancata pubblicazione dei decreti attuativi necessari per garantire i finanziamenti, è bene ribadire come l’intervento politico unito allo sforzo degli addetti ai lavori abbia portato nella storia più recente del nostro paese a dei veri e propri eventi rivoluzionari. 

Giorgia Cecconi, fondatrice del West London Film Festival
Giorgia Cecconi, fondatrice del West London Film Festival (copyright Giorgia Cecconi)

L’esempio che ogni appassionato di cinema, affetto o meno da anemoia a seconda della generazione a cui appartiene, ricorda con entusiasmo è sicuramente la rassegna cinematografica Massenzio. La libertà espressiva e l’approccio sperimentale della rassegna, che miravano a contrastare la crescente omologazione culturale e a valorizzare film che meritavano visibilità, riuscirono a connettere il pubblico con l’industria con rinnovata forza. 

Un momento davvero unico per il nostro cinema. Da allora, il settore cinematografico al livello globale e’ ovviamente cambiato innumerevoli volte sia al livello ”epidermico” che ”viscerale”, affrontando vecchie e nuove sfide. 

Il West London Film Festival è un evento culturale di rilievo che celebra il meglio del cinema internazionale

Ho assistito a tali cambiamenti sia come spettatrice che come addetta ai lavori, tanto in Italia quanto in UK, e tra le manifestazioni più interessanti che mi sono capitate sotto mano spicca per intento, organizzazione, qualita’, indipendenza e impegno il West London Film Festival. Fondato e diretto da Giorgia Cecconi, giovane produttrice, attrice e neo regista romana based in the UK,  il West London Film Festival è un evento culturale di rilievo che celebra il meglio del cinema internazionale. L’edizione del 2024 si terrà presso il suggestivo Chiswick Cinema nei giorni 25, 26 e 27 ottobre 2024.

Giorgia Cecconi, fondatrice del West London Film Festival
Giorgia Cecconi, fondatrice del West London Film Festival (copyright Giorgia Cecconi)

Con grande gioia annunciamo il nostro supporto al West London Film Festival come media partner ufficiale dell’evento

Ormai diventato il leitmotiv del nostro giornale, sapete quanto tutta la redazione di Londra Notizie 24 ci tenga a sostenere il mondo dell’arte e della cultura nelle sue varie declinazioni, ed è per questo che con grande gioia annunciamo il nostro supporto al West London Film Festival come media partner ufficiale dell’evento. 

Andando nel dettaglio, il festival si distingue per la sua attenzione alla diversità e alla qualità delle opere selezionate. Grazie alla piattaforma FilmFreeway, il West London Film Festival riceve candidature da tutto il mondo, garantendo una selezione variegata e di alto livello. I film presentati provengono da una vasta gamma di paesi e culture, offrendo al pubblico un’opportunità unica di esplorare storie e prospettive tra di loro differenti. 

Londra Notizie 24 e West London Film Festival media partnership
Londra Notizie 24 e West London Film Festival media partnership

Il festival accoglie cortometraggi, lungometraggi e sceneggiature

Il festival accoglie cortometraggi, lungometraggi e sceneggiature. 

Per assicurare la massima fruibilità delle opere internazionali, tutti i film non in lingua inglese devono essere presentati con sottotitoli in inglese. Questo impegno per l’accessibilità permette agli spettatori di godere appieno delle narrazioni e delle emozioni trasmesse, indipendentemente dalla lingua originale dei film.

Il West London Film Festival non è solo una celebrazione del cinema, ma anche un punto d’incontro per registi, attori, produttori e appassionati di cinema, creando un ambiente stimolante e agevole per lo scambio culturale e professionale.

Il Chiswick Cinema, location e partner ufficiale del festival, offre un ambiente ideale per apprezzare appieno le proiezioni

Inoltre, il Chiswick Cinema, location e partner ufficiale del festival, offre un ambiente  confortevole nonché ideale per apprezzare appieno le proiezioni. Situato in uno dei quartieri più affascinanti di Londra, il cinema contribuisce infatti a rendere l’esperienza del festival ancora più memorabile.

In sintesi, il West London Film Festival rappresenta un’occasione imperdibile per tutti gli amanti del cinema, un evento che promuove la creatività e l’innovazione cinematografica a livello globale, sotto la guida appassionata e visionaria di Giorgia Cecconi.

West London Film Festival, Earlybird Deadline 3 Giugno
West London Film Festival, Earlybird Deadline 3 Giugno (copyright West London Film Festival)

La Earlybirds  deadline è il 3 Giugno!

Non perdete opportunità di presentare la vostra candidatura approfittando dell’Earlybird, la deadline è il 3 Giugno!

Per partecipare al prossimo evento ”Shorts Night” previsto per il 4 Luglio al Chiswick Cinema prenotati su  https://www.chiswickcinema.co.uk/films/shorts-night-1/ 

West London Film Festival, Shorts night
West London Film Festival, Shorts night (copyright West London Film Festival)

 

Note di eccellenza, Federica Nardacci, la Bibliotecaria del Royal College of Music di Londra

Il Royal College of Music di Londra ha una Bibliotecaria italianissima, con un curriculum da fare invidia a molti e di cui gli italiani possono davvero andare orgogliosi.
E’ Federica Nardacci, originaria della provincia di Latina, già giornalista e autrice teatrale, che prima di approdare in UK è stata per oltre un decennio responsabile dell’Istituto di Bibliografia musicale di Roma.
E, proprio in qualità di Bibliotecaria del Royal College of Music, lo scorso 22 Maggio ha introdotto il concerto solista di Antonio Morabito all’Istituto Italiano di Cultura a Londra.

Ripercorriamo insieme a lei la sua invidiabile carriera.

Da quanto tempo sei a Londra?
Da circa dieci anni, il mio è stato un po’ il percorso di tutti: si arriva e si cerca di adattarsi a un nuovo Paese, a una nuova cultura, a diverse dinamiche sociali.
La mia è stata una decisione che ha una motivazione personale più che professionale. All’epoca io lavoravo a Roma come manager dell’Istituto di Bibliografia Musicale, che si occupa di catalogazione di fondi musicali antichi, tra i più prestigiosi in Italia, da Montecassino a Santa Maria Maggiore, a San Giovanni in Laterano. Io gestivo tutto questo e mi occupavo anche di organizzare eventi tipo book-launch (presentazione di libri), concerti e mostre. E poi svolgevo la mia attività di ricerca e di pubblicazione.
Quindi poi per ragioni personali mi sono trasferita a Londra con il mio compagno dell’epoca, che aveva trovato un lavoro qui nel settore musicale e poi è diventato direttore d’orchestra.

Federica Nardacci, bibliotecaria del Royal College of Music di Londra
Federica Nardacci, bibliotecaria del Royal College of Music di Londra (ph. Federica Nardacci)

Appena arrivata a Londra mi sono data da fare, perché noi italiani abbiamo mille risorse e le mettiamo tutte in campo

La prima cosa che hai fatto a Londra?
Il mio primo passo qui è stato un po’ un salto nel vuoto perché arrivavo senza un impiego. Perciò ho messo in campo tutte le mie risorse, anche con un inglese piuttosto rudimentale all’epoca, quindi diciamo che mi sono dovuta ‘attrezzare’.
La prima cosa che ho fatto è stata insegnare pianoforte, quella era la cosa che potevo sfruttare meglio, non avendo ancora le competenze linguistiche appropriate per fare il lavoro che facevo in Italia, cioè la ricercatrice. Questo mi ha dato la possibilità di maturare sotto il profilo della lingua, che ho imparato dai miei allievi, anche piccoli, che poi sono diventati numerosi nel giro di poco tempo. Questi sono stati i miei inizi a Londra.

Direi che poi sei riuscita a recuperare alla grande questo esordio un po’ difficile.
Mi sono data da fare, perché noi italiani abbiamo mille risorse e le mettiamo tutte in campo.

Quanto ti manca quello che facevi a Roma, quello che hai lasciato?
Non molto, ma mi spiego meglio (perché non sono una che rinnega il passato o il proprio Paese, che invece amo): c’erano delle situazioni a livello lavorativo sempre un po’ in bilico, senza molta certezza. Si lavorava tantissimo, con un riscontro, sia remunerativo che personale, inferiore a quello che si dava. All’epoca era ciò che avvertivo, poi magari può essere cambiato, o potrebbe anche essere una situazione soggettiva, chissà.

Al Royal College of Music ho conosciuto persone che mi hanno permesso di muovere passi anche in altre direzioni, a livello professionale

Da quanto tempo sei al Royal College of Music?
Da circa otto anni. Ho insegnato privatamente pianoforte per un anno, poi ho iniziato a lavorare in una scuola come insegnante di musica. E’ stata un’esperienza assolutamente interessante. Si trattava di una scuola Steiner, con un programma molto dedicato all’arte e alla musica nello specifico. In questa scuola ci sono stata quasi un anno, poi è capitata questa opportunità al Royal College, dove ho avuto la fortuna nonché il privilegio di essere accettata nel settore della Biblioteconomia Musicale e Archivistica. Una cosa che facevo parzialmente anche in Italia, più a livello manageriale in realtà. Qui invece l’ho realizzata anche praticamente. E’ un’istituzione prestigiosa, il secondo Conservatorio più importante al mondo, c’è un environment fantastico a livello di network. Passano da qui eminenti musicisti, direttori d’orchestra, compositori, quindi si conosce veramente il mondo. Un’esperienza very inspiring.
Qui ho conosciuto persone che mi hanno permesso di muovere passi anche in altre direzioni, a livello professionale. Diciamo che la Biblioteca per me è una piccola base intorno alla quale faccio molte altre cose che mi piacciono, a livello professionale.

Federica Nardacci e Antonio Morabito
Federica Nardacci e Antonio Morabito (ph. Federica Nardacci)

Per esempio?
La Ricerca. Ho appena terminato un PHD, un Dottorato di Ricerca, proprio all’interno del Royal College. Ho studiato in particolare l’emancipazione della musica strumentale in Italia nella seconda metà dell’Ottocento, facendo quindi luce su tutto quello che c’era al di là dell’Opera in Italia in quel periodo, quando appunto l’Opera dominava e nessuno sa cosa accadesse al di là di questo genere musicale.
Poi ho all’attivo pubblicazioni, articoli. E mi è sempre piaciuta molto la scrittura creativa, quindi mi sono anche dedicata al teatro, in un certo senso. Ho scritto un monologo dedicato a Maria Callas, che è andato molto bene in questi anni. E che ha debuttato nel 2015 a Singapore. Mi era stato commissionato dall’Ambasciata a Singapore per i quarantanni dalla morte della Callas.

Quanto è stato difficile, se lo è stato, riuscire a canalizzare la tua passione per la musica nell’ambiente di cui fai parte adesso?
Da quando sono arrivata ho coltivato amicizie nel settore, molti dei miei amici che ho conosciuto qui, e che lo sono ancora, sono musicisti che magari fanno altri lavori ma sono coinvolti nel settore musicale, ad esempio nelle orchestre amatoriali. E’ stato quindi tutto abbastanza naturale.

Ho conosciuto personaggi di grandissimo spessore. Uno è Ennio Morricone, è stata una di quelle cose che si conservano nella vita come un gioiello

Tu sei anche giornalista.
Sì, ho fatto delle cose a livello giornalistico, sempre musicale. Molte interviste a musicisti contemporanei. E’ stato un periodo della mia vita che ho amato moltissimo, tornerei a viverlo in ogni momento perché è stata un’esperienza veramente emozionante. Ho conosciuto personaggi di grandissimo spessore, con una carriera incredibile. Uno è Ennio Morricone, è stata una di quelle cose che si conservano nella vita come un gioiello. Andare a casa sua, essere accolti nel suo salotto… talmente entusiasta della conversazione da portarmi nel suo studio, un posto che nessuno vede mai, e dove lui aveva tutte le sue cose… Un’esperienza meravigliosa. Ci ero poi tornata una seconda volta, per fargli leggere l’intervista prima di pubblicarla. Lui aveva accettato di vedermi di nuovo, per me fu una cosa davvero enorme.

Come era avvenuto questo contatto?
All’epoca, era circa vent’anni fa, non c’erano tutti i mezzi tecnologici che ci sono adesso, quindi io gli avevo scritto una vera e propria lettera, con le mie credenziali. Si trattava di un’intervista per una rivista della Rai. Una volta inviata la lettera non potevo che aspettare. Sulla lettera c’era il mio numero di telefono, ero rimasta quindi in sospeso. Ricordo un giorno, ero per strada, mi arriva una telefonata e dall’altra parte “Pronto, sono Ennio Morricone”. Non mi aveva nemmeno fatta contattare dalla sua segretaria, mi aveva chiamata direttamente lui. Io ero tremante, emozionatissima. Questa è la cosa che mi aveva lasciata più astonished.

Federica Nardacci, bibliotecaria del Royal College of Music di Londra
Federica Nardacci, bibliotecaria del Royal College of Music di Londra (ph. Federica Nardacci)

L’incontro con Giorgio Gaslini, un pomeriggio senza tempo

Qualche altro grosso nome che ti ha particolarmente colpita?
Giorgio Gaslini, un altro meraviglioso personaggio, milanese, una pietra miliare del jazz. Un’altra esperienza fantastica, la stella del jazz italiano, è stato lui a istituire il jazz nei Conservatori. Già ero emozionata all’idea di andare da lui. Ricordo che presi il treno e gli dissi “Maestro io arrivo alle 12 in stazione, credo che sia un po’ tardi per iniziare un’intervista, sarà ora di pranzo. Mi dica lei, vengo nel pomeriggio?”. E lui mi rispose “Ma vuole scherzare? Io vengo ad aspettarla in stazione e la porto a pranzo fuori”. Un vero signore. Non lo dimenticherò mai, venne ad aspettarmi fuori dalla metropolitana con il suo paltò color cammello e una sciarpa di seta bianca. Ho questa immagine di Milano grigia, con la nebbia (era inverno) e ricordo che camminavo sottobraccio a lui per le strade della città a guardare le vetrine. Sono quelle cose che non dimentichi. Un pomeriggio senza tempo.

Se qualcuno ti facesse un’ottima proposta di tornare in Italia per mettere a frutto il nome e l’esperienza che hai acquisito a Londra, la accetteresti?
Se fosse un’ottima proposta direi di sì. Non ho una meta preferita, ma andrei volentieri in una città del Nord Italia.

E ovunque fosse, ne siamo certi, per la talentuosa e brillante Federica Nardacci sarebbe un successo assicurato.

 

Expats in estasi per Michela Giraud al Camden Club

36 anni, incensurata, in balia di sé stessa, aborra le torte pannolino ma soprattutto i pianisti improvvisati all’aeroporto, quegli ”schifosi epigoni” a cui nessuno ha chiesto di suonare (male) Chopin.

Chi mi conosce bene potrebbe pensare che sto parlando di me stessa. O meglio, della me stessa di tre anni fa, e invece no.

La donna a cui mi riferisco, ”spirituale” anima gemella di ogni persona (ed eravamo tantissimi) presente al Camden Club di Londra lunedì 27 maggio, è Michela Giraud.

Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024
Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024 (copyright Luigi Russo)

Abbiamo scritto di lei poco prima che presentasse lo spettacolo in questione, dal titolo ”Mi hanno gettata in mezzo ai lupi, e non ne sono uscita capobranco” rinforzando il concetto che chi fa satira non può essere politicamente corretto. Sarebbe una contraddizione in termini.

Lasciando il podio allo ”storico” editto bulgaro berlusconiano, ci sono diversi modi di censurare, denigrare, mettere la mordacchia a chi fa satira

Daniele Luttazzi (quanto manca dalla scena pubblica) una volta disse ”Chi censura un autore satirico, censura le sue opinioni. Un tempo si chiamava fascismo.”

Come dargli torto?

Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024
Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024 (copyright Luigi Russo)

Lasciando il podio allo ”storico” editto bulgaro berlusconiano, ci sono diversi modi di censurare, denigrare, mettere la mordacchia a chi fa satira. Uno di questi è quello che Michela Giraud ha spiegato benissimo a Luca Casadei nella puntata ”Michela Giraud, avere la rabbia dentro’’ per il podcast One More Time:

”Era come se avessi fatto qualcosa a ‘ste persone e non so perché scatta sempre con le ragazze che fanno le comiche. Per esempio quando mi dicono ‘sei volgare. Hai presente quella cosa sboccata, volgare che hai detto?’ mi fanno pensare alla moglie del reverendo Lovejoy dei Simpson quando dice ‘nessuno pensa ai bambini, nessuno pensa ai bambini! È come se dicessero ‘sentiti in colpa perché tu sei volgare. Le donne queste cose non le dicono’’.

Vi ricordate quale attrice del passato veniva costantemente tacciata di essere troppo volgare?

Breaking news: le donne queste cose le dicono. Le donne addirittura bestemmiano. E la Giraud è talmente tanto avanti che durante lo spettacolo ha chiesto al pubblico se fossero tutti bestemmia friendly, e al risentimento di qualcuno, passata una buona mezz’ora dalla domanda, di tutta risposta Michela Giraud ha bestemmiato (troncando l’ultima vocale) per poi lasciar cadere il microfono 8 mile style. Applausi.

Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024
Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024 (copyright Luigi Russo)

Io sono una di quelle persone che considerano le parolacce insostituibili perché oltre a dare colore, hanno il loro imprescindibile significato e spesso sono manchevoli di sinonimi altrettanto efficaci. Giocando la carta Gianfranco Funari ”Se uno è stronzo non je posso dire stupidino”, o no?

Vi ricordate quale attrice del passato veniva costantemente tacciata di essere troppo volgare? Vi rinfresco la memoria io: Anna Magnani. Non a caso la Magnani evitava di finire sotto le grinfie di giornalisti (uomini) pronti a soppesare ogni sua parola, e a giudicare il suo indiscutibile talento filtrandolo attraverso le maglie di insensati beauty standards.

Anna Magnani era ben consapevole di non doversi giustificare di nulla, e il non doversi giustificare non vale solo per lei o per Michela Giraud, ma anche per mia madre che scomoda i morti degli automobilisti incivili quando non si fermano per lasciarle attraversare la strada.

Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024
Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024 (copyright Luigi Russo)

In fondo il perbenismo dei baciapile nostrano è un vestito cucito talmente tanto stretto che non riusciamo a togliercelo di dosso

Trovo invece osceno quanto esilarante il papa che dice che c’è troppa ”frociaggine” nei seminari, ma gli va comunque riconosciuto di essere un migrante ben inserito nel tessuto socioculturale romano.

Sketch di Michela Giraud al Camden Clab di Londra realizzato dall'artista Simona De Leo
Sketch di Michela Giraud al Camden Club di Londra realizzato dall’artista Simona De Leo

In fondo il perbenismo dei baciapile nostrano è un vestito cucito talmente tanto stretto che non riusciamo a togliercelo di dosso. Il bel paese delle eterne contraddizioni egregiamente evidenziate da Michela Giraud quando, a inizio spettacolo, ci ha tenuto ad informare noi expats con gli ultimi accadimenti:

”Avete sentito che il Codacons esige trasparenza per il tele-voto di Sanremo. Giusto no? Invece per il diritto di aborto ti offrono 100 euro ed è tutto apposto”.

Michela Giraud è intelligente, brillante, una professionista della satira e della comicità che ha fatto una lunga gavetta e che ora si gode il suo successo a bordo di una semplice e onesta seicento ”che mai ti giudica”. Non come quelle ”fregnette delle Mercedes”.

Michela Giraud è dotata di quella straordinaria capacità che ci fa dire ”ma sta parlando di me?”

Nello spettacolo che sta presentando in giro per l’Europa, racconta la vita di una donna che, superati i trentacinque anni, viene lasciata dal suo grande amore, e lo fa con un’onestà e irriverenza disarmanti. Michela Giraud infatti è dotata di quella straordinaria capacità che ci fa dire ”ma sta parlando di me?”, mantenendo una connessione quasi viscerale. Diversa da quella che per esempio molte hanno provato con la Fleabag di Phoebe Waller-Bridge, perché ovviamente Michela è a noi più vicina e le sue storie sono assai meno romanzate.

In un altro paese delle contraddizioni come l’Inghilterra, una favola amara, personale e imperfetta come Flaminia a noi italiani servirebbe

Michela però si è spinta ben al di là dei confini della stand-up Comedy, e da attrice e presentatrice è diventata regista con il suo film d’esordio Flaminia. Chi è in grado di andare al di là della critica spuria giocata sul noiosissimo stigma ”EhmaglistereotipiRomanordRomasud” percepisce la profondità e la delicatezza con la quale Michela Giraud affronta la tematica dell’inclusività, del sapersi interfacciare nel mondo reale con persone neurodivergenti, di come un rapporto complicato tra sorelle viene rivisto, percepito e metabolizzato come il più formativo e importante della vita.

Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024
Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024 (copyright Luigi Russo)

In un altro paese delle contraddizioni come l’Inghilterra, dove nelle grandi corporate la famosa inclusivity viene articolata in mini training a puntate, in cui la morale si riduce nel ”bisogna essere tutti bravi e tolleranti” senza fornire adeguati strumenti di comunicazione bivalente, forse una favola amara, personale e imperfetta come Flaminia a noi italiani servirebbe.

Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024
Michela Giraud al Camden Club, Londra 2024 (copyright Luigi Russo)

Al di là del sostenere giovani registe, al di là di mantenere vivo il nostro rapporto con l’Italia attraverso la cultura, il cinema, e l’arte in generale, al di là del disperato bisogno di ”leggerezza”, una comica che è riuscita a farmi visualizzare Paolo Poli che butta l’immondizia sulla Palmiro Togliatti merita il trono più di Queen Camilla Rosemary Shand.

La petizione per permettere il voto da remoto degli italiani nel Regno Unito e in Svizzera

La decisione del Primo Ministro Rishi Sunak di indire elezioni anticipate nel Regno Unito, fissate per il 4 luglio anziché in autunno, ha suscitato interrogativi e speculazioni sulle sue motivazioni. Questo annuncio avviene in concomitanza con un’altra importante iniziativa: il lancio di una petizione diretta al governo italiano, in particolare al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al Ministro degli Esteri Antonio Tajani, per estendere il diritto al voto da remoto agli italiani residenti nel Regno Unito e in Svizzera.

Petizione volta a garantire un’esercizio equo e trasparente del diritto di voto per tutti gli italiani all’estero

Questa petizione, promossa in risposta all’appello della Prof.ssa Giulia Gentile della University of Essex e alla campagna di sensibilizzazione di The Good Lobby, ha raccolto oltre 4.755 firme fino ad ora.

Sostenuta da accademici e personalità italiane all’estero, la petizione chiede al governo italiano di superare la rigidità normativa attuale (si tratta di una legge vecchia di 30 anni) e di garantire un’esercizio equo e trasparente del diritto di voto per tutti gli italiani all’estero.

Petizione diritto di voto da remoto per i cittadini italiani in UK e Svizzera
Petizione diritto di voto da remoto per i cittadini italiani in UK e Svizzera (ph. www.thegoodlobby.it)

Un appello per una maggiore inclusione democratica degli italiani residenti all’estero

Mentre nel Regno Unito dunque i cittadini si preparano alle elezioni anticipate, con l’incertezza sul futuro politico del paese che si aggiunge a una serie di sfide economiche e sociali, in Italia c’è un appello per una maggiore inclusione democratica degli italiani residenti all’estero.

Entrambi questi eventi riflettono l’importanza della partecipazione civica e del dibattito politico in un momento cruciale per la democrazia nel mondo.

QUI per firmare la petizione.

 

Parla Marco Cereste, il Nuovo Sindaco italiano di Peterborough

Scopri la storia di Marco Cereste, il nuovo sindaco di Peterborough, la sua carriera, e il suo impegno per la comunità, in un’intervista esclusiva.

Con Il dramma della gelosia il grande cinema italiano torna al Garden di Londra

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Appuntamento imperdibile per chi ama i film italiani d’autore, il 2 giugno al Garden Cinema di Londra, con la Vitti e Mastroianni in Il Dramma della Gelosia.