Lo storico italo inglese Alfio Bernabei pubblica su History Today di settembre i dettagli finora sconosciuti di un complotto forse organizzato dal Secret Service britannico per uccidere Mussolini nel 1936.
Alfio Bernabei svela il falso complotto del Secret Service per uccidere Mussolini nel 1936
Di atentati più o meno organizzati per uccidere Benito Mussolini ne sono stati tentati in gran numero, durante tutta la vita politica dell’agitatore socialista prima e del Duce e capo de Governo poi. Alcuni da avversari politici, altri da mitomani, e altri ancora da squilibrati, e altri ancora – così si sospettava durante il Ventennio – perfino dalla stessa polizia politica, che cercava di sfruttare l’effetto emotivo dei falliti attentati per soffiare la gran cassa della propaganda. Ma tutti questi attentati sono stati per lo più pensati e organizzati in Italia e da italiani, non all’estero.
In un solo caso le cronache e la storia riportano un attentato alla persona del Duce tentato da una cittadina britannica, Lady Violet Albina Gibson, figlia di un nobile anglo-irlandese e Pari di Inghilterra, che il 7 aprile del 1926 tentò di sparare al volto di Mussolini mentre usciva dal Campidoglio a Roma, ma la cui pistola si inceppò. Quella donna, imbevuta di misticismo cattolico e che aveva già subito diversi ricoveri, venne poi assolta dal Tribunale speciale per manifesta infermità di mente e ricoverata in un manicomio.
Mai, invece, si è saputo finora di un attentato la cui organizzazione sia avvenuta in Gran Bretagna, e addirittura in ambienti istituzionali. Per questo fa scalpore la notizia di un attentato organizzato addirittura dal Secret Service di Sua Maestà, nel 1936, i cui dettagli sono stati scoperti da Alfio Bernabei, storico itaiano residente a Londra da tempo.
Bernabei, che ha scoperto questa spy-story spulciando tra i documenti ufficiali italiani, ha ricostruito questo misterioso complotto “organizzato da inglesi” in un articolo che sarà pubblicato sul numero di settembre della rivista History Today (qui il sito della rivista https://www.historytoday.com/ e qui il link all’articolo https://www.historytoday.com/archive/feature/george-mcmahon-fascist-assassin-or-british-spy).
Alfio Bernabei, che è un noto autore e storico della comunità italiana nel Regno Unito, ha scoperto i documenti relativi a questo caso in una busta nell’Archivio storico-diplomatico del Ministero degli Affari Esteri a Roma trovata quando è tornato a scavare tra il materiale usato per il suo documentario per Channel 4 ‘Dangerous Characters’ sugli italiani in Inghilterra durante il Ventennio.
Bernabei torna così a far luce su un episodio inedito dopo che lo scorso anno ha dato conto sia su History Today che sul settimanale L’Espresso della prima significativa protesta all’estero contro il fascismo che avrebbe potuto cambiare la storia d’Italia: il boicottaggio organizzato dai sindacati inglesi nel 1922 nel porto di Cardiff contro l’equipaggio di una nave composto interamente da camice nere, tema anche al centro del suo romanzo ‘L’estate prima di
domani’ (Castelvecchi Editore, 2022).
Stando a quanto ricostruito dallo storico, che ha anticipato a Londra Notizie 24 il contenuto dell’articolo di History Today, il protagonista di questa spy story – risalente al maggio del 1936, quindi ben prima dell’inizio della Seconda Guerra mondiale e quando Italia e Regno Unito intrattenevano ancora relazioni diplomatiche non ostili – sarebbe stato un colonnello inglese che intendeva uccidere il Duce con l’uso di un aereo comprato da una famosa aviatrice, anche lei inglese.
il colonnello ha tenuto impegnati per ben due mesi gli uomini del Ministero degli Esteri guidato al tempo dallo stesso Mussolini e dell’Interno che cercavano di dipanare la matassa e che alla fine si dichiararono vittime di un intricatissimo imbroglio, ben architettato e pieno di false piste e anche per questo credibile e preoccupante, tanto da far scattare l’allarme ai massimi livelli.
Già così, la vicenda è molto interessante, dal punto di vista storico. Ma a renderla ancor più avvincente, proprio come una spy-story, il fatto che lo stesso colonnello, che si chiamava George McMahon, non solo ha rivelato il complotto all’Ambasciata italiana di Londra, ma tre mesi più tardi, il 16 luglio, armato di pistola, ha cercato di uccidere il re d’Inghilterra Edoardo VIII lasciando poi scritto nelle sue memorie di aver accettato di assassinare il sovrano per conto del governo italiano.
Insomma, ce n’è abbastanza per porsi molte domande, a cominciare da quella principale che anche Bernabei si pone: perché?
In questo articolo su History Today, infatti, Bernabei accenna alla
possibilità che il falso complotto contro Mussolini sia stato opera di
007 inglesi.
“Non sappiamo chi fabbricò i dettagli con i nomi dei cospiratori che McMahon consegnò all’Ambasciata Italiana a Londra – spiega lo storico – Sta di fatto che era diventato una pedina in mano ai servizi segreti dell’M.I.5 (Military Intelligence). Non è impensabile che esponenti dell’establishment britannico decisi a impedire a Edoardo VIII di continuare a fare il re, sia per le sue simpatie verso il nazismo che per il suo rapporto con la divorziata americana Wallis Simpson, fosse venuto in mente di strumentalizzare il contatto che McMahon teneva con l’ambasciata per farlo passare come un regicida guidato dal governo italiano. Forse c’era chi pensava a come depistare le indagini nel caso l’assassinio del sovrano fosse effettivamente riuscito tirando in ballo Mussolini e il pessimo clima che esisteva nei rapporti anglo-italiani. E’ un storia ancora sommersa da ombre, come ogni volta che si ha a che fare con i segreti attinenti alla famiglia reale britannica. Ma con le accuse all’Italia nel tentato regicidio direi che sarebbe ora di dire: ‘basta cari amici inglesi, è ora di rivolgervi altrove'”.
E sul colonnello inglese che sarebbe stato uno degli organizzatori del complotto contro Mussolini e sull’aviatrice dalla quale sarebbe stato comprato un aereo per 1.200 sterline, per non parlare dei diciassette cospiratori sparsi tra Bari, Milano, il Belgio e altre parti d’Europa?
“Devono essere state spese settimane intere ad architettare il falso complotto utilizzando nomi veri e indirizzi veri – spiega ancora Bernabei – ci lavorarono maestri d’invenzione, veri artisti del far credere. E l’Italia ci cascò in pieno prima di scoprire l’inganno”.
Non è un caso, allora, che uno di quei maestri d’invenzione che lavoravano nel Secret Service britannico, sir Ian Fleming, qualche anno dopo abbia iniziato a scrivere le famose spy story che avevano per protagonista James Bond.