Dal Teatro alla Scala di Milano al Bellini di Catania, dal Teatro Carlo Felice di Genova alle più belle e caratteristiche cattedrali del Regno Unito, partendo proprio da Londra. La carriera del baritono Giuseppe De Luca, da studente del Conservatorio di Reggio Calabria, ha spiccato il volo e nel corso degli anni è diventata sempre più prestigiosa e ricca di collaborazioni illustri. Ultima in ordine di tempo è quella che lo vede protagonista, in questo mese di Aprile, insieme al Maestro Antonio Morabito in una serie di concerti promossi in occasione del centenario della morte del compositore Giacomo Puccini. Le date, patrocinate dal Consolato Generale d’Italia a Londra, si stanno svolgendo a Londra.
Dopo aver presentato nelle settimane scorse il ciclo di concerti proprio col Maestro Morabito, ora ne parliamo anche con il baritono Giuseppe De Luca.
Non è la prima volta che nella sua carriera omaggia un mito come Puccini. Cosa l’ha convinta ad accettare la proposta del suo amico Antonio Morabito per esibirsi con lui nelle prossime date a Londra?
Sicuramente la stima e l’amicizia che nutriamo l’uno per l’altro da molto tempo. Infatti io e Antonio ci conosciamo da diversi anni, come ex studenti del Conservatorio di Reggio Calabria. Quando mi ha proposto questo progetto ho accettato subito con grande piacere e felicità!
E’ la prima volta che lavorate insieme a un tale livello artistico?
Si, questo è il nostro primo progetto insieme e non nascondo che abbiamo parlato già di altri progetti futuri molto allettanti.
Lei ha un curriculum davvero incredibile nonostante la giovane età. C’è un posto in Italia (o anche al di fuori) dove non si è ancora esibito e dove magari le piacerebbe cantare?
In Italia ho coronato il sogno del Teatro alla Scala, ma vorrei esibirmi anche al Teatro San Carlo di Napoli, un vero gioiello italiano. Mentre all’estero mi piacerebbe esibirmi al Metropolitan Opera di New York.
Qual è la collaborazione artistica che vorrebbe sperimentare ma non ha ancora avuto occasione?
Ci sono molti nomi che mi vengono in mente, di cantanti che stimo tantissimo e con cui vorrei collaborare un giorno, ma ogni esperienza porta con sé nuove conoscenze e amicizie, quindi sono felice di tutte le collaborazioni.
Ha mai pensato di insegnare canto alle nuove generazioni?
Questo è un argomento per me molto importante. A me piace dare dei consigli, mi piace condividere quello che conosco, ma insegnare al momento credo di no. Spesso la diamo per scontata ma la figura dell’insegnante è davvero importante: è quella persona che ha il compito di, oltre che insegnare la pratica e la teoria, farti appassionare sempre e credere in te stesso. Questo vale ovviamente in ogni campo e materia di studio. Io sotto questo punto di vista sono stato sempre molto fortunato sin da quando ho iniziato. Quindi il ruolo dell’insegnante è davvero pieno di responsabilità e bisogna esserne consapevoli prima di dedicarsi a questo mestiere.
C’è un modello artistico a cui si è ispirato nella sua professione? Chi è il suo maestro?
Come dicevo prima, ho sempre avuto ottimi Maestri ma voglio citare colui a cui sono stato più legato, Rolando Panerai. Oltre ad un Maestro è stato anche un caro amico e mi ha dato davvero tanto! Tutt’ora, anche se non c’è più, lui continua a darmi, e prendo ispirazione da lui.
Quali sono i suoi programmi dopo i concerti pucciniani di questo mese in UK?
Subito dopo i concerti sarò impegnato a Reggio Emilia per una produzione de “La Serva Padrona” (Intermezzo di Giovanni Battista Pergolesi, n.d.r.) e subito dopo all’Accademia Rossiniana del Rossini Opera Festival (festival musicale lirico annuale che si svolge a Pesaro, città natale di Gioacchino Rossini, n.d.r.) nella produzione de “Il Viaggio A Reims”.