L’Italian Chamber of Commerce and Industry for the UK riunisce gli esperti per spiegare come destreggiarsi tra le nuove regole a quasi un anno dalla Brexit.
ICCIUK, dogane e tasse a un anno dalla Brexit. Parlano gli esperti
A quasi un anno dall’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, quali sono gli effetti sui flussi commerciali tra Italia e UK?
Se i rapporti commerciali con Londra, infatti, sono lontani dall’interrompersi, tuttavia richiedono di imparare a destreggiarsi tra nuove regole per le imprese.
L’Italian Chamber of Commerce and Industry for the UK in collaborazione con il socio ZPC Srl e con la partecipazione di Aprile UK, Belluzzo International Partners e Bonelli Erede riunisce in un seminar in presenza e in diretta online gli esperti legali e manageriali in grado di fornire indicazioni utili alle imprese.
Gli aspetti di trade compliance, contabili, fiscali e di contrattualistica commerciale vengono affrontati dai relatori professionisti in quello che è il primo di una serie di incontri informativi all’ICCIUK.
A dare il via è il presidente Alessandro Belluzzo, che ricorda che questo sarà il primo di una serie di incontri per aiutare gli operatori italiani in UK a tornare in piena attività.
“Credo che finalmente il Sistema Italia possa fare ancora di più nel prossimo anno. Ora che abbiamo capito le regole possiamo aiutare gli operatori ad operare nel modo migliore come facciamo negli altri paesi”, commenta il presidente dell’ICCIUK.
Parola agli esperti legali e manageriali
La parola passa poi al partner dell’evento, ZPC, rappresentato da Zeno Poggi e Nicola Gelder, che si occupano di spiegare gli ostacoli calati nella realtà pratica delle aziende.
Ad esempio, un primo grande scoglio presentato dalla Brexit è individuare la persona responsabile in UK, che sia importatore o rappresentante autorizzato. Spesso infatti ci sono due o più indirizzi sulle etichette. Chi prima era distributore, adesso riveste un ruolo sostanziale nell’etichettature e risponde direttamente alle autorità di mercato.
Silvia Bocchetti di Belluzzo International Partners interviene per la parte legale con una serie di pillole informative basilari per chi si destreggia nel commercio tra i due paesi.
Da che le aziende erano abituate ad esportare senza doversi interfacciare con la dogana anche in UK, le cose sono cambiate. Ora bisogna tenere conto di una serie di strumenti a disposizione e di regole precise.
L’utilizzo del GP EORI ad esempio, un numero identificativo per chi si presenta in dogana, ora va connesso al numero di registrazione VAT. Ciò è reso più facile grazie allo strumento Duty Deferment Account (DDA), che permette il pagamento differito delle tasse doganali al mese successivo mediante direct debit, per chi è munito di autorizzazione e garanzia.
Un altro strumento è il postponed VAT Accounting, molto utile in quanto il soggetto che importa se ha una registrazione UK VAT può pagare l’import VAT in dogana. Va tuttavia considerato che non è disponibile per non registrati.
Un altro promemoria della Belluzzo International Partners per le tasse è, ad esempio, che se le merci si trovano al di fuori del Regno Unito al momento della vendita fino a 135 pound si deve applicare la normale tassa del territorio inglese, ovvero il 20%.
Silvia Bocchetti conclude con una nota ottimista, un invito ad uscire più competitivi e solidi dalla doppia crisi: “Brexit non è solo un cambiamento legislativo, ma anche un processo interno a ciascuna azienda, dovrebbe essere un adjustment per recuperare livelli di efficienza”
Gli strumenti ci sono, ma bisogna usarli, perché “nulla sarà mai come prima“
Apparentemente più pessimista (e lo ammette lui stesso in una risata condivisa) l’intervento di Enrico Vergani per Bonelli Erede with Lombardi Leader Focus Team Shipping & Transport: “Cominciamo ora a mettere la testa fuori dalla tempesta, ci sono cambiamenti che resteranno e con cui dobbiamo iniziare a confrontarci perché resteranno”.
Anche per lui bisogna compiere un adjustment, che però richiederà ancora del tempo. Come dichiarato anche da OBR ad Ottobre 2021: “L’effetto completo del risultato del referendum e l’innalzamento delle barriere commerciali impiegheranno probabilmente qualche anno per arrivare effettivamente, con i business che avranno bisogno di considerevole tempo per adattarsi”.
Detto ciò, Brexit c’è. E ci sarà. Dunque per chi si occupa di trasporti, spiega Vergani, la cosa essenziale e fare un sanity check e verificare che ci sia corrispondenza.
“Il messaggio da far passare è che nulla sarà mai come prima. Non ci possiamo permettere di dare agli altri il nostro destino e non avere controllo della merce una volta che esce. Non avere coordinamento, ad esempio tra contratti di vendita e trasporto e coperture assicurative”, commenta Vargani. Poi continua: “Gli strumenti ci sono ma bisogna usarli. Come con la cyber security, deve diventare un concetto interno all’azienda, come dire ‘non si può guidare senza patente’. È un rischio che si può e si deve gestire, parte di una catena logistica”
Giorgio Poggio interviene all’ICCIUK per andare oltre la “tempesta perfetta” dei trasporti
Infine Giorgio Poggio, Managing Director di Aprile UK, riprende il filo rosso dell’incontro: “Grandissime opportunità a parte la Brexit, sicuramente bisogna fare l’adjustment indicato da Silvia e prendere le precauzioni che ha suggerito Enrico”.
Il primo problema evidenziato da Poggio è strutturale. In parole semplici, tre contenitori pieni partono dall’Italia e solo uno torna dall’Inghilterra, nei trade di vettori via mare e via terra.
Secondo problema anch’esso strutturale ma non nuovo, racchiuso in dei numeri “che fanno un po’ paura” è la scarsità di autisti. In UK mancano circa 90.000 addetti a trasportare merce, in Italia 17.000. 400.000 in tutta Europa. Inoltre, l’età media di questi addetti è di 55 anni, ovvero possibili pensionati nei prossimi 5-6 anni. “Siamo all’interno di una tempesta perfetta“, dice Poggio, e promette di spiegare perché stiamo pagando di più i trasporti, perché sono più lenti, e perché dovete prenotarli con largo anticipo (non più una settimana ma almeno 10-12 giorni).
Prima della Brexit, il processo era piuttosto lineare: ritiro contenitore per esportazione, trasporto di questo, consegna, ritiro per esportazione, trasporto di nuovo e consegna finale.
Adesso, subito dopo il ritiro ci si scontra con un primo stop all’operazione doganale export. Dopo il trasporto verso il Regno Unito un altro stop, l’operazione doganale import. Ci sono poi gli ulteriori rallentamenti al momento della consegna, dove bisogna attendere circa sette giorni poiché non ci sono autisti. Dai soliti dieci giorni siamo già a 14, minimo. Al momento della consegna finale, dopo altre due dogane nel percorso di rientro, sono passati circa 28 giorni.
Come risolvere? Innanzitutto avendo ben chiare le tempistiche e la pianificazione, spiega Poggio. Poi tenendo a mente che questo problema è per tutti, anche il vostro concorrente. Infine facendo della supply chain un elemento di vendita. “Poter dire al cliente ‘nessun problema, te la porto io, ci metto questi giorni’ è un valore aggiunto al vostro prodotto“, sottolinea Aprile UK, senza dimenticare di avere “un occhio di riguardo per il pianeta, cercando mezzi più performanti dal punto di vista energetico”.
La presenza del Dottor Battaglino, venuto appositamente dall’Italia, è significativa. Battaglino rappresenta infatti le persone che hanno fatto la storia delle spedizioni in Italia, occupandosi di assistenza doganale da oltre quarant’anni. Ora sono proprio queste compagnie a voler sbarcare in UK. Ancora una volta l’ICCIUK si propone come una guida indispensabile per il Sistema Italia nel Regno Unito.