Simone Remoli, chef romano che nei suoi video condivisi sui social descrive il rumore della mantecatura come ”the sound of sex” insegna che in cucina come nella vita bisogna impeganrsi ma anche non perdere mai la passione. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare di lui, delle sue origini, dei suoi esordi in Italia, del suo viaggio da giovane migrante a Londra assieme alla sua compagna Francesca Tarquini, che lo ha poi portato ad essere uno degli chef e business men piu’ amati e seguiti della capitale. L’11 marzo aprira’ per gli aficionados di Bromley il nuovissimo branch, con molte novita’.
Ciao Simone. Ti va di ripercorrere brevemente la tua formazione culinaria e raccontare come sei diventato cuoco, e quando hai avuto quell’ispirazione iniziale?
Allora, cominciai a 14 anni alla scuola alberghiera di Tor Carbone di Roma, una delle scuole più rinomate d’Italia. Inizialmente, andai lì perché non mi piaceva molto studiare, ma poi ho scoperto la passione per la cucina, anche grazie a mia zia che mi ha sempre spronato. Successivamente, ho lavorato in vari ristoranti a Roma, come il Settimio all’Arancio. Poi, a 19 anni, con Francesca Tarquini, la mia compagna e business partner, siamo partiti per Londra e nel 2011 abbiamo aperto il nostro primo ristorante insieme.
Quando sei arrivato a Londra, hai notato delle differenze nel settore della ristorazione tra Inghilterra e Italia?
Assolutamente sì. Appena arrivato a Londra, ho notato una mentalità diversa delle persone nel modo di affrontare il lavoro, soprattutto nel campo della ristorazione. A Roma c’era molta tendenza a cercare scorciatoie per ottenere tutto e subito, mentre a Londra ho visto che le persone valorizzano il percorso per raggiungere un risultato. Questo approccio mi ha colpito molto.
Hai iniziato al rinomato ristorante giapponese Roka, se non sbaglio. Puoi parlarmi della tua esperienza lì ?
Roka è stata una rivelazione per me. Lì ho imparato il valore del lavoro di squadra e la dedizione maniacale verso l’eccellenza. Ogni ricetta veniva eseguita in otto modi diversi con variazioni minime. Questo mi ha ispirato a immergermi completamente nella cucina, ma anche a farmi capire che lavorare come dipendente per me stava diventando davvero limitante. Cominciava gia’ all’epoca a starmi stretto.
Come sei arrivato alla pasta fresca, considerando la tua esperienza immerso nella cucina asiatica?
Ho avuto l’opportunità di lavorare con Giorgio Locatelli presso la Locanda Locatelli, dove ho imparato l’arte della pasta fresca. Ho notato che la pasta fresca poteva essere un prodotto di grande successo, ma poco conosciuto nel mercato inglese. Così, nel 2011, abbiamo aperto il primo negozio Pasta Remoli a Westfield, introducendo il concetto di mix and match, permettendo ai clienti di personalizzare il proprio piatto. Si possono infatti scegliere la pasta, ripiena o no, la salsa, ed infine la selezione di formaggi. Si e’ trattato di uno scambio reciproco perche’ dal canto mio ho imparato i loro gusti, dall’altro ho tentato di trasmettere la tradizione della cucina italiana. Ti piace il parmiggiano sulla seafood pasta? Io te lo do, ovviamente, ma a parte, cosi’ la assaggi con e senza!
Come hai gestito il cambiamento nel settore della ristorazione a seguito di eventi come la Brexit?
La Brexit ha avuto un impatto negativo sul settore dell’ospitalità nel Regno Unito, causando problemi di approvvigionamento e di mancanza di personale qualificato. Tuttavia, abbiamo cercato di adattarci, mantenendo sia piatti che vanno in contro a particolari esigenze come il gluten free, o la dieta vegana, ed inoltre introducendo nuove iniziative. Una che mi sta molto a cuore riguarda le Remoli Masterclass. Ho intenzione di avviare un progetto senza scopo di lucro che possa aiutare ragazzi e ragazze diversamente abili ad inserirsi nel contesto lavorativo della ristorazione.
Come hai coinvolto la tua famiglia nel tuo business?
Le mie figlie hanno rafforzato il mio impegno nel raggiungere il successo nel mio lavoro. Essendo responsabile per loro, ho imparato a essere più costante e protettivo. Il mio obiettivo è sempre stato quello di fornire un ambiente accogliente per le famiglie e di rispondere alle esigenze dei clienti.
Puoi parlarmi della ribrandizzazione del marchio Remoli?
Abbiamo deciso di cambiare il logo per riflettere meglio l’identità del nostro marchio. Remoli non è solo un luogo per la pasta, ma offre una vasta gamma di opzioni culinarie. Volevamo comunicare questo concetto attraverso il nostro nuovo marchio.
Se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa nel tuo business?
Certo, aprirei da subito un ruolo di Chief Financial Officer nella mia azienda. Ho imparato l’importanza di avere una solida gestione finanziaria e un supporto professionale. Come chef, amo essere coinvolto nell’operativo, nel creare e nel mettere in pratica le mie idee culinarie. Riconosco pero’ che un CFO può fornire una prospettiva finanziaria e strategica che si rivela fondamentale. Questo ruolo può aiutare a valutare gli investimenti, ottimizzare le risorse e identificare opportunità di crescita che potrebbero sfuggire a un occhio meno esperto.
Hai un consiglio per chef che vogliono avviare un loro business nell’Inghilterra post-Brexit?
Il mio consiglio è in primis di pianificare. Fare un business plan, migliorarlo nell’arco di almeno tre anni e non sottovalutare l’importanza di avere un supporto finanziario e strategico solido. In sintesi, non bisogna avere paura di affidarsi a persone che possiedono competenze complementari ma anzi essere propensi all’aiuto e all’ascolto.