Continua la serie di interviste a Giorgio Poggio, managing director di Aprile. Si parla di logistica e CoVID: i ritardi erano prevedibili?
Questo articolo fa parte di una serie di tre interviste al managing director di Aprile, Giorgio Poggio. Per leggere la prima parte, cliccare qui.
Logistica: “I ritardi erano prevedibili”
Insomma, si sapeva che la pandemia avrebbe potuto creare problemi alla logistica. Perché, allora, non si è intervenuti per prevenire, piuttosto che curare?
È vero, lo sapevamo tutti cosa sarebbe successo. Il problema è che comunque non c’era soluzione.
La logistica si fonda soprattutto su asset, non solo su uomini: hai un certo numero di asset e li devi gestire al meglio. Tra questi, terminal, magazzini, e nel mondo dello shipping: navi. Alcune nuove Portacontenitori verranno consegnate tra il 2021 e 2022, mentre le ultime consegne sono previste nel periodo 2023-2025.
Per questo, possiamo dire che il gap tra domanda e offerta verrà calmierato entro la fine dell’anno prossimo.
Il cuore del problema è che i tempi della logistica sono più lenti di quelli di altri settori economici. Dopo un periodo di stop della produzione mondiale c’è stato una specie di “big bang economico” cha ha messo pressione nella supply chain. L’economia è ripartita velocemente: siamo passati da un PIL delle economie avanzate di -3.2 (2020) a +6 (2021), +4.9 previsto per il 2022. A questo scenario si sono aggiunti imprevisti ed incidenti di percorso: basti pensare alla crisi del canale di Suez.
In parole semplici, le navi impiegano il doppio del tempo a percorre una tratta impattando sul tempo di transito e sulla puntualità. Nel 2016, 8 contenitori su 10 arrivavano in orario; oggi, solo 3 su 10. E di quei 2 che non arrivavano in orario nel 2016, il ritardo medio era di 2-3 giorni; oggi, di quei 7, il ritardo è di 9 giorni. Questo caos genera una minore capacità di carico (12,5% stimato) in circolazione.
Ed il risultato qual è?
Semplice: il risultato è che i prezzi sono aumentati. L’indice globale dei noli marittimi ci dice che il trasporto di un contenitore medio (nolo ndr) costava 1500$ per 40 piedi di contenitore, prima. Oggi costa 12000$, indicativamente.
Facciamo un esempio pratico: dalla Cina all’Inghilterra, i noli costavano circa 1300$ per un 40 box. Oggi, invece, costano circa 20000$. Per un’azienda che importa riso, ad esempio, con un contenitore dal valore di 5000$, la traversata atlantica è una spesa che incide più del 400%.
Le scommesse iniziali e le previsioni future
In questo periodo di incertezza, voi cosa consigliate ai vostri clienti? Quali sono le opzioni più opportune da esplorare?
I nostri clienti sono le aziende esportatrici ed importatrici. Chi compra e chi può farlo, cerca di ridurre le distanze ed i tempi della logistica rilocalizzando gli acquisti di materie prime e beni. Riferendoci all’esempio di cui sopra, se prima il riso europeo mi costava di più, oggi, aggiungendo il costo del trasporto, costa di meno. Questa è una prima risposta che potrebbe avvantaggiare gli scambi e la produzione all’interno dell’area Europea.
Chi invece aveva altri ordini o non poteva attuare questa strategia, si è trovato davanti ad un scelta: imbarco prevedendo che la situazione va sempre peggio oppure resto fermo ed aspetto?
Ha vinto chi ha imbarcato. All’inizio non vendeva, perché c’erano ancora gli stock ai prezzi del 2020. Quando i safety stock delle aziende sono terminati, chi aveva la merce disponibile ha fatto il mercato a prezzi diversi e chiaramente rincarati.
Noi, come operatori, abbiamo sempre consigliato di spedire. Bisognava avere tanta lungimiranza: siamo stati bravi in questo.
Nel 2022 dovremo capire come affrontare la supply chain,che non dà segni di miglioramento. Una cosa è certa: chi ne pagherà le consequenze sarà il consumatore medio. Ci stiamo avvicinando ad uno dei Natali più cari degli ultimi 30 anni. Qui, in Inghilterra, il prosecco oggi a meno di 8£ non lo trovi; l’anno scorso, invece, te la cavavi con 4£. SI inizia a sentire nei dibattiti politici ed economici la parola “inflazione”.
La mia previsione è che non si tornerà ai livelli di nolo del 2018. Torneremo forse a livelli di costo ragionevoli, ma ci vorranno almeno 18 mesi.
Il prossimo ed ultimo pezzo di questa intervista verrà rilasciato a breve sui canali ufficiali di Londra Notizie 24.