Il primo aprile (non un giorno qualunque) del 2014 il direttore del Leicester Square Theatre, Martin Witts, fonda nella cripta riadattata della chiesa di St George il Museum of Comedy. Dieci anni dopo, noi tutti gli siamo ancora molto grati.
Il Museum of Comedy è un posto da frequentare
Il museo infatti, oltre ad ospitare la mostra “The Comic Collection” di Steve Ullathorne, che include ritratti delle star della comicità britannica più brillanti, dà ospitalità sia a stand-up comedians emergenti, sia a coloro che sono nel settore da un po’ ma non hanno ancora ottenuto il successo meritato.
Per questi ultimi, infatti, la competizione chiamata Not So New Comedian of the Year offre riscatto e anche riscoperta per il pubblico.
L’epifania della signora Marisa al Pigneto
In questo contesto ci ha accolti Stefania Licari, medico NHS e comica di origini italiane, per presentare il suo nuovo spettacolo “Stefania Licari: Trust me, I am a comedian”.
Ricordo che quando ho letto il titolo, mesi prima dello show, ho avuto un momento di pura epifania che mi ha catapultata indietro al tempo pre-UK, quando ancora vivevo in una splendida palazzina di tre piani, situata in via Braccio da Montone, al Pigneto.
Accanto a me abitava la signora Marisa, romana fino all’unghia del mignolo, con la quale intrattenevo conversazioni quotidiane. In una di queste mi disse “Sirvie, io non me fido dei medici, e se posso evito l’ospedali come la peste”.
Sono quasi certa però che, se avesse conosciuto la dottoressa Stefania Licari, essendo lei anche stand-up comedian, si sarebbe certamente fidata.
La struttura complessa della cornice narrativa
Quando Stefania è salita sul palco, incorniciato da pesanti drappeggi rossi, la sua voce sottile ha lasciato che il pubblico percepisse immediatamente il tono dello spettacolo: intimo, personale, probabilmente rigurgitato e poi metabolizzato dopo un lungo periodo di scrittura. La sua struttura complessa, composta da una trama di ampio respiro e sotto-trame sistemate in ordine “crescente”, oltre a renderlo narrativamente pregevole, ha fatto sì che il pubblico mantenesse uno stato di perenne tensione, allentata da gag, joke ben assestati e altri che sono arrivati dopo.
Una goffa e irresistibile sensualità
La gestualità di Stefania Licari trapassa il confine tra il caricaturale e la slapstick comedy, amalgamandoli insieme attraverso un’intenzionalmente goffa sensualità. Il suo corpo è una mappa che ci invita ad esplorare, che si lascia osservare senza controbattere, attirandoci a sé con il fascino di Medusa.
E come Medusa, ci ha lasciati pietrificati e in apnea quando ha gridato le sue reali intenzioni: dare voce a tutte quelle donne rimaste inascoltate. Alla sua bisnonna, a sua nonna, ma soprattutto a sua madre.
Un atto di coraggio
Ciò che Stefania ha compiuto con la scrittura dello spettacolo “Stefania Licari: Trust me, I am a comedian” è stato un atto di coraggio per due principali motivi.
Il primo, anche se alcuni lo danno per scontato, si rintraccia nell’intrattenere un pubblico eterogeneo e (nostra culpa) non sempre “responsive” in una lingua d’adozione; il secondo è affrontare un argomento, quello dell’emarginazione femminile, necessariamente “inflazionato”, smembrandolo, riducendolo in microscopici frammenti che raccontano di lei, della sua vulnerabilità, e ricomponendoli nuovamente, anche della nostra. Per questo mi sento di ringraziarla.
Stefania Licari, assieme a tanti altri artisti italiani (e non), sarà presente all’attesissimo Fringe Festival 2024. Andatela a trovare ma senza chiederle di misurarvi la pressione.