”La musica elimina ogni confine e ci insegna ad ascoltare. Un grande musicista non è quello che suona più forte, ma quello che ascolta di più l’altro”.
Sei anni fa, con queste parole, il Maestro Ezio Bosso fece scattare in ovazione l’intero Parlamento Europeo, dove era stato chiamato a intervenire per la Conferenza sul patrimonio d’Europa.
La naturalezza e la potenza di quel discorso, della sua lettera, colpiscono ancora, e oggi più di prima, di fronte alla consapevolezza che le atrocità delle guerre del passato, prossimo e remoto, non hanno insegnato nulla al genere umano. Il Maestro Bosso raccontava di come, avendo dedicato la sua intera vita – spenta troppo presto – alla musica, fosse riuscito a vivere diverse esistenze provenienti da tutto il mondo. Domani ascolto Debussy e sono francese, oggi Bach e sono tedesco, pur rimanendo orgogliosamente italiano.
L’abbattimento dei confini geografici, culturali e linguistici attraverso la musica rende ogni artista responsabile del proprio dono
L’abbattimento dei confini geografici, culturali e linguistici attraverso la musica rende ogni artista responsabile del proprio dono. Se posso arrivare alle persone, farle muovere al ritmo del mio sentire, la condivisione del mio sapere acquisisce un valore incommensurabile. Al di là del contesto, è dunque l’intenzione che fa la differenza nell’artista che si esibisce di fronte al suo pubblico.
Recentemente, a seguito dell’evento organizzato da Italy nel Cuore in occasione della Festa della Repubblica, abbiamo intervistato la cantante della band Italian Radio Society, Elisa Cipro, che a proposito di quella giornata ha commentato: “Volevo vedere gente ballare con una pizza in mano e magari aiutare a creare quella comunità di supporto che probabilmente c’era a Little Italy negli anni ’30, mantenendo sempre la nostra mentalità aperta e multiculturale, senza chiuderci ovviamente.”
All’evento, tenutosi a Londra nel Lordship Skatepark di Harringay, non c’erano solo italiani a rivivere il Bel Paese, ma anche molte altre persone di diverse nazionalità che quel senso di comunità della piazza tipica di “casa nostra” l’hanno compreso e amato in pieno, anche grazie alla musica.
Sempre in quell’occasione, Elisa Cipro ci ha raccontato in anteprima di un ingaggio che segna in modo profondo e particolare il percorso artistico della sua “terapeutica” band, che è stata invitata a esibirsi in Giordania nel Mama Gaia, situato all’interno dell’Oasis Ayla, in occasione delle celebrazioni per l’Eid al-Adha*.
“Speriamo di portare un po’ di leggerezza e di contribuire a creare un ponte per connettere ancora di più l’Europa al Medio Oriente.”
L’intento, come si diceva, che dà forza e significato all’arte.
Abbiamo deciso di mantenere un contatto costante con i giovani musicisti della Italian Radio Society durante la loro esperienza in Giordania, e di condividere con le lettrici e i lettori un diario di viaggio per tutta la durata della loro permanenza.
Per accompagnarvi in questo viaggio, ho deciso di partire da un estratto della canzone, ancora in fase embrionale, scritta da Elisa Cipro molto tempo prima che arrivasse l’ingaggio in Giordania. Il titolo è “The River Jordan”:
“How beautiful would it be
One day to feel free
From Jerusalem to the sea
Swim in those pure waters
The blooded water of the Jordan
And finally separate life from death
There will ever be peace?”
La sensibilità di un’artista di fronte al mondo si esprime e si carica di significato attraverso l’ascolto dell’altro. A chi domanda pace, si augura la pace.
La sincronicità tra stesura di “The River Jordan” e l’arrivo dell’ingaggio ha emozionato non poco Elisa Cipro
La sincronicità tra stesura di “The River Jordan” e l’arrivo dell’ingaggio ha emozionato non poco Elisa Cipro, che stanca da un lungo viaggio, non ha esitato un momento a raccontarci le sue prime impressioni.