European Day Of Languages, al CDLCI di Manchester si celebra anche l’Italiano

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In vista della Giornata europea delle Lingue del 26 settembre Anna Lucci della CDLCI Leonardo da Vinci di Manchester spiega l’attualità dell’apprendimento della lingua italiana e l’importanza del multilinguismo.

European Day of Languages del 26 settembre, Anna Lucci (CDLCI) spiega l’importanza dell’italiano e del multilinguismo

Martedì 26 Settembre si celebra la Giornata Europea delle Lingue (European Day of Languages), una celebrazione ma anche l’occasione per poter prendere sempre più coscienza dell’evoluzione linguistica nel nostro continente. La “coscienza linguistica” viaggia di pari passo con l’evoluzione del nostro tempo storico e traccia una linea sempre più marcata tra cosa significava imparare almeno una lingua straniera, ad esempio, vent’anni fa, e cosa significa farlo oggi.

Per capire come questa giornata verrà vissuta e valorizzata in una struttura scolastica multilinguistica in UK ne abbiamo parlato con Anna Lucci, Business Manager and Course Administrator del Centro Diffusione Lingua e Cultura Italiana “Leonardo da Vinci” di Manchester.

Sarà un martedì speciale per chi, in Europa, sta studiando una lingua diversa dalla propria in UK?

“All’interno dei corsi curriculari, i nostri docenti, nella giornata del 26, oltre a svolgere le normali lezioni di lingua, porranno l’accento sulla cultura italiana, presentando alcune delle caratteristiche principali e soffermandosi sugli aspetti importanti ma meno conosciuti del nostro Bel Paese.

Diciamo pure che, con il lavoro che svolgiamo, celebriamo l’apprendimento delle lingue ogni giorno dell’anno e, le assicuro, che qui in Inghilterra non è un compito facile, visto la scarsa importanza che gli inglesi danno alle lingue straniere in generale. Ciò nonostante noi continuiamo a fare del nostro meglio per promuovere la nostra lingua e la nostra cultura e, il 26 settembre sarà una giornata in cui ancora di più faremo sentire il nostro impegno nelle scuole e nella circoscrizione in cui operiamo”.

Ma l’European Day of Languages ci dà lo spunto per allargare la conversazione e comprendere, proprio grazie all’esperienza del CDLCI, cosa significa, oggi, vivere in UK e imparare una lingua a volte non così semplice come l’italiano. Secondo lei qual è la motivazione principale che spinge una persona a imparare almeno una lingua diversa dalla propria?

“I motivi che spingono all’apprendimento di una lingua straniera sono molteplici; credo che nella società contemporanea i giovani imparino le lingue per avere maggiori possibilità di inserimento nel campo del lavoro. La conoscenza di una lingua straniera è un requisito richiesto dalla maggior parte delle aziende negli ultimi anni: visto il proliferare delle imprese che lavorano con i mercati asiatici, così come è sempre stato per l’inglese, anche il cinese sembra essere molto richiesto.

Inoltre, anche i social media rappresentano un buon ausilio all’apprendimento delle lingue straniere, questo sia per i giovani che per gli adulti. Quando vado in Italia, per esempio, noto che molti giovanissimi hanno già una buona conoscenza dell’inglese (abilità che negli anni Ottanta era di pochi) e questo, non solo per quello che studiano a scuola, ma anche grazie ai nuovi “Youtubers” che usano molto di frequente l’inglese. Anche in questo caso però, c’è il risvolto della medaglia perché la lingua italiana appare sempre più imbastita di anglicismi che sostituiscono ed annullano totalmente molti vocaboli italiani. Quale promotrice della lingua italiana ritengo sia un vero peccato contaminare così tanto l’italiano. I vocaboli li abbiamo tutti e non vedo perché un’azienda debba diventare un “business”, una bevanda un “drink” e così via”.

Attraverso il suo lavoro a quali trasformazioni ha assistito nell’approccio degli utenti che si rivolgono al Centro?

“La maggiore trasformazione della nostra utenza si rileva soprattutto nel nuovo volto della comunità italiana che vive qui in Inghilterra. Il nostro ente, anni fa, offriva corsi di italiano ai figli della “prima emigrazione” quindi agli italiani di seconda o terza generazione, che intendevano preservare il patrimonio linguistico-culturale dei loro genitori, attraverso l’apprendimento della lingua.

Negli ultimi anni invece le cose sono cambiate. In Inghilterra i nuovi flussi migratori hanno visto l’arrivo di giovani famiglie con bambini in età scolare che già parlano o comprendono la lingua italiana, ma che frequentano i nostri corsi per ampliare le loro competenze, integrandole con la conoscenza della grammatica, migliorando l’ortografia, le abilità di lettura etc., il tutto attraverso un approccio didattico più simile a quello usato in Italia. Insomma, più che un corso di italiano come lingua straniera, ci viene chiesto di “replicare” in piccolo la scuola italiana.

Anche all’interno delle scuole inglesi abbiamo assistito all’arrivo di studenti di origine straniera ma che hanno la cittadinanza italiana. Sono giovani bengalesi, ghanesi, pakistani, tutti nati in Italia e trasferitisi qui con le famiglie. Tutti questi ragazzi, oltre ad avere una buona conoscenza della lingua italiana, sono molto orgogliosi di possederne la cittadinanza e rivendicano il loro status di italiano, impegnandosi tantissimo ed ottenendo degli ottimi risultati negli esami di GCSE e A LEVEL. Quest’anno, per esempio, in una delle scuole presso cui lavoriamo, 12 di questi studenti hanno superato gli esami di A Level ottenendo tutti un A*, quindi il massimo dei voti. Questi giovani rappresentano l’Italia che cambia e non in peggio, visto che se tutti i migranti fossero come questi nostri studenti, costituirebbero per il bel Paese una bella nuova risorsa”.

Come si pone la vostra attività didattica di fronte alla realtà dei corsi on line?

“I corsi on line costituiscono un canale che consente di raggiungere più velocemente gli studenti e, sotto l’aspetto finanziario, sono sicuramente più economici perché non richiedono l’affitto di una sede specifica. Ciò nonostante, come ente promotore, preferiamo molto di più le lezioni in presenza, ritenendo che queste favoriscano lo sviluppo di un migliore rapporto con il docente, un rapporto più forte e quindi più motivante all’apprendimento. Ad ogni modo, ci si adegua ai tempi e alle richieste, quindi possiamo offrire anche questo tipo di lezioni, visto tra l’altro che il periodo del COVID ci ha visto costretti a tenere lezioni on line”.

Secondo lei qual è il più grande beneficio che si trae nel parlare lingue diverse?

“Conoscere più lingue straniere arreca numerosi benefici. Oltre a quelli più noti, come la possibilità di trovare più facilmente lavoro, viaggiare, conoscere nuove culture, fare nuove amicizie etc., la conoscenza delle lingue straniere acuisce le abilità cognitive, rafforza la memoria e rende il nostro cervello più elastico. Per esperienza personale (sono anche insegnante di scuola primaria) noto che i bambini bilingue apprendono l’italiano con molta più facilità rispetto ai mono lingua, proprio perché sono abituati a passare da una lingua all’altra in maniera del tutto naturale”.

Quali sono gli studenti più impegnativi, secondo lei: gli adulti o i più piccoli?

“Gli studenti più piccoli richiedono un impegno maggiore da parte dei docenti, le cui lezioni devono sempre contenere attività a carattere ludico, capaci di tenere vivo l’interesse dei nostri studenti più piccini, perché non scelgono loro di imparare una nuova lingua, ma gli viene imposto dalla scuola o dai genitori. Gli adulti invece scelgono di partecipare ai corsi e quindi si impegnano di più. Ciò nonostante i bambini, non avendo ancora una struttura linguistica ben definita, apprendono prima e con maggior facilità rispetto agli adulti”.

E saranno proprio i bambini i primi destinatari di una giornata così simbolica e importante come quella di martedì 26 settembre. Perché un mondo multilinguistico e multiculturale è un mondo ricco di opportunità, di occasioni di confronto e di amicizia.

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