Scamarcio è Lucio in Tre Piani di Nanni Moretti. Londra Notizie 24 l’ha incontrato nella serata di apertura del festival del Cinema Made in Italy.
Scamarcio a Londra racconta “la prima volta sotto controllo” con Nanni
Carisma, passione e un paio di occhi chiari che nascondono un carattere tanto ribelle quanto spigliato. Riccardo Scamarcio non è certo un nome sconosciuto per il pubblico italiano, da quando nel 2004, a soli tre anni dal debutto artistico, venne scelto per Tre metri sopra il cielo, il film che lo ha consacrato come promessa del cinema e gli ha regalato la fama. Numerosi ruoli e premi dopo, Scamarcio viene scelto da Nanni Moretti per il suo ritorno alla regia a sette anni dall’ultimo lavoro.
È la prima volta che i due sono insieme sul set. Quando Moretti gli ha chiesto di fare un’audizione con cinque scene diverse, lui non aveva letto ne il libro di Eshkol Nevo, di cui il film è un adattamento, ne il copione. Ma il ruolo è stato suo da subito, dando il via alla collaborazione tra un perfezionista ossessionato dai dettagli e un artista abituato a lasciarsi trascinare dall’emozione.
Three Floors, in UK dal 18 marzo
Tre Piani, che nel Regno Unito uscirà il 18 marzo 2022 con il nome Three Floors, è il racconto delle vicende degli abitanti di un condominio romano che si intersecano drammaticamente. Al primo piano abita Lucio, interpretato da Scamarcio, con la moglie Sara (Elena Lietti) e la figlia Francesca (Chiara Balsamo, Giulia Coppari e Gea Dall’Orto nelle diverse età). Ad occuparsi di lei sono spesso gli anziani vicini, Renato (Paolo Graziosi) e Giovanna (Anna Bonaiuto). Quando una sera Renato e la piccola Francesca spariscono per ore, Lucio teme il peggio dal momento in cui li trova vicini nel buio del parco del quartiere. La paura che la figlia abbia subito qualche violenza sessuale si trasforma in ossessione, portandolo a perseguitare l’anziano e la sua famiglia. La causa nascosta sono i suoi stessi mostri, proiettati su qualcun altro nel tentativo disperato di reprimerli. Un tentativo, tuttavia, destinato a fallire nel corso della vicenda.
La paura di come siamo: Scamarcio interpreta Lucio
Incontriamo Riccardo poco prima della proiezione di Tre Piani che inaugura il festival Cinema Made in Italy nelle sale del Ciné Lumière, a South Kensington. Quando gli chiediamo di parlarci delle difficoltà nell’interpretare un personaggio cosi istintivo e complesso, la risposta è che lui non lo trova poi “cosi impulsivo“.
“Direi che piuttosto è un personaggio che come tutti gli esseri umani è abitato da delle paure, e che a un certo punto le sue paure, i suoi fantasmi, cioè quello che lui pensa e teme di sé, lo cerca negli altri e si convince quasi patologicamente che questo loro vicino di casa anziano signore, possa avere abusato di sua figlia.
E poi paradossalmente si ritrova lui stesso ad avere una relazione, seppur occasionale, diciamo maldestra, con una ragazza molto più giovane, diciassettenne, minorenne. Quindi ecco, è un tema molto attuale quello che il film cerca di trattare, per l’appunto su una specie di paura di come siamo, conseguenza di come la società contemporanea ci costringe ad auto-rappresentarci”.
L’esperienza con la meticolosità di Nanni Moretti
Per Scamarcio è stata la prima volte sul set con Nanni Moretti. Un’esperienza durata ben 16 settimane, circa il doppio di quello che solitamente è richiesto per una produzione del genere. “È stata un’esperienza molto intensa, molto difficile per me. È un regista che ha un modo di lavorare che non mi è congeniale. Però nonostante questo penso che alla fine io mi possa ritenere molto soddisfatto perché il lavoro che ho fatto mi piace molto”.
Quando chiediamo in che senso non gli è congeniale, suggerendo il modo crudo di rappresentare la vita o i personaggi di Moretti che possono mettere a disagio anche lo spettatore, Riccardo sottolinea piuttosto le differenze personali nel modo di lavorare sul set tra lui e il maestro, di cui si dichiara un grande ammiratore.
“È un regista estremamente esigente che ha un’attitudine maniacale, ossessiva nei confronti dei dettagli, della messa in scena, tale per cui spesso la spontaneità, l’incidente, dinamiche che per me sono fondamentali nella messa in scena, invece qui con lui erano impossibili. Qui con lui semplicemente non potevano avvenire, se c’era un incidente lui dava lo stop. Io in realtà sono abituato a lavorare cercando l’incidente, cercando di trovare qualcosa che mi possa permettere di perdermi e di perdere il controllo. Invece qui ho dovuto fare un lavoro completamente diverso, sempre in controllo, è stata una bella lotta diciamo…io cercavo di perdere il controllo lui invece mi costringeva a averlo. Devo dire che però alla fine lui mi ha portato a sé e anche io credo di averlo portato a me”.
L’approccio di Scamarcio al cinema: “Non mi sono mai preparato in tutta la mia vita“
Ci domandiamo dunque se, a livello di preparazione, questo lo abbia portato a compiere uno sforzo ancora più grande, nel tentativo di stare al passo con la meticolosità di Moretti. Ma Scamarcio ci spiazza: “Non mi sono preparato mai in tutta la mia vita, io”. È difficile da immaginare, se pensiamo ai suoi ruoli in Mine Vaganti o in Nessuno si salva da solo. E infatti aggiunge: “Attenzione, non mi sono mai preparato intendo tecnicamente, psicologicamente mi preparo sempre tantissimo, penso a quello che devo fare, al personaggio, cerco di avere un approccio, come dire, alla creazione del personaggio…. In quello che non decido, non in quello che decido. Ecco, io sono agli antipodi del cinema di Nanni”. Alla fine, la performance è valsa 11 minuti di applausi allo scorso festival del Cinema di Cannes, dinnanzi al pubblico internazionale. Quindi Tre Piani è stato un connubio molto interessante di due modi diversi di fare e sentire il cinema? “Molto”.
Da Tel Aviv a Roma, riscoprendo Freud
La storia di Tre Piani nasce a Tel Aviv, ma Moretti l’ha riadattata in un contesto italiano, quello del condominio borghese di via Mazzini, a Roma. Quali sono le differenze principali? “Diciamo che il libro parla tantissimo di quello che i personaggi non si dicono, di quelle che sono le paure che non hanno il coraggio di confessarsi pur condividendo una realtà quotidiana come quella del condominio. Il film, al contrario, è diventato un film sulle cose che i personaggi si dicono. Questo lo dico, chiaramente, rispetto ad una lettura soggettiva del film, e non è una critica, ma un’analisi piuttosto oggettiva di quello che è il riadattamento. Il film ha preso una strada opposta a quello del romanzo, però devo dire altrettanto interessante”, commenta Riccardo.
“Il film, al contrario del romanzo, è diventato un film sulle cose che i personaggi si dicono”
Un’altra lettura che è stata data sia del romanzo che del film, è che i tre piani rappresentino i tre piani dell’anima di Freud. Al primo piano risiedono tutte le nostre pulsioni e istinti, l’Es. Al piano di mezzo abita l’Io, che cerca di mediare i nostri desideri e la realtà. E al piano più alto abita l’espressione della moralità, il Super-Io. Chiediamo dunque a Riccardo se lui e gli altri membri del cast si sono messi a ripassare filosofia: “Freud non è il mio filosofo di riferimento, sono più Wittgnesteiniano. Wittgenstein è un filosofo che mi piace molto, insieme a Spinoza. Per cui diciamo che Freud lo conosco poco, per quanto sia un pilastro della psicanalisi, però rappresenta una filosofia che è slegata dall’ellenismo, dalla Grecia, da Aristotele, da Socrate, da Platone. Invece, in qualche modo ritorniamo sempre al mistico, che è quello che mi interessa di più, il mistero”.
Three Floors con Riccardo Scamarcio arriva nei cinema del Regno Unito il 18 marzo.