Ho avuto il piacere di intervistare Andrea Pisauro, Chiara Mariotti, Mirco Brondolin e Carmen Silvestri, gruppo di coordinamento de Il Manifesto di Londra. Si tratta di un gruppo di cittadini residenti nel Regno Unito accomunati dal desiderio di costruire un progetto politico di sinistra in grado di rispondere agli ultimi anni di cattiva politica. Animati dallo slogan di Jo Cox “è più quello che ci unisce che quello che ci divide”, hanno dato vita al Manifesto di Londra, scritto in modo collettivo, inclusivo, partecipativo ed unitario.
Il Manifesto di Londra – per immaginare l’Italia che vorremmo
”Il Manifesto di Londra – per immaginare l’Italia che vorremmo – è nato nel Giugno 2017 da un gruppo di cittadini italiani in Gran Bretagna e Irlanda per contribuire a trasformare la politica italiana, per ridare speranza a milioni di cittadini e offrire una chance di riscatto economico, civile e culturale a un Paese sempre più incattivito e rinchiuso in se stesso’’
Questo il primo paragrafo introduttivo presente nella home del vostro sito web. Ho una richiesta e una domanda a tal proposito.
Potreste fare un salto indietro con la memoria e raccontarmi tutto il processo, dalle radici fino alla nascita de Il manifesto di Londra.
Il Manifesto di Londra nasce dall’idea di un gruppo di cittadini progressisti sparsi per le isole britanniche (Gran Bretagna e Irlanda) che all’avvicinarsi delle elezioni politiche del 2018 sentivano un senso di smarrimento rispetto alla situazione politica italiana e non vedevano rappresentata la propria speranza di un’Italia più giusta, più libera e più ospitale. L’idea era quella di scrivere un testo in modo partecipativo, cercando di esprimere le priorità che ci sembrava la politica non riuscisse a rappresentare. Scritto da oltre venti persone, il Manifesto è stato presentato nel novembre 2017, con Elly Schlein tra i primi firmatari. Chiamato così per simboleggiare l’importanza di Londra come destinazione per i migranti italiani dopo la Grande recessione, il Manifesto riflette le sfide politiche europee.
Le priorità de Il Manifesto di Londra sono un’Italia aperta, solidale, giusta ed europea
Come spieghereste in poche parole , anche a chi in politica non e’ ferrato, quali sono le vostre priorità’ necessarie per gettare le basi dell’Italia ”che vorreste?’’
Le priorità de Il Manifesto di Londra sono un’Italia aperta, solidale, giusta ed europea. Questo significa un paese che garantisce lavoro dignitoso, pieni diritti civili e sociali per tutti i cittadini, accoglie la diversità e promuove la partecipazione democratica attraverso strumenti di democrazia partecipativa. Vogliamo un’Italia in cui il lavoro sia rispettato e sicuro, che attragga cittadini da tutto il mondo anziché costringerli a emigrare. Un’Italia in cui non vi sia discriminazione per orientamento sessuale, genere, religione o colore della pelle, con piena parità di genere e la sconfitta definitiva della violenza sulle donne. Infine, un’Italia che sia orgogliosa di essere parte dell’Europa e che sia rispettata e ammirata dagli altri paesi.
Come si puo’ superare l’impasse della reticenza verso le opinioni e le visioni provenienti da chi vive all’estero e applicarle in Italia per un confronto più efficace e costruttivo?
Seguire Sanremo! Scherzi a parte, per essere ascoltati bisogna anche ascoltare e seguire quello di cui parlano gli italiani in Italia e noi ci impegniamo a farlo. Il dibattito pubblico italiano spesso non è ricettivo verso gli outsider, inclusi gli italiani all’estero, e molti cittadini comuni trovano poco ascolto nei media e nella discussione pubblica. Tuttavia, negli ultimi 10-15 anni c’è stata una maggiore attenzione alla voce delle comunità emigrate, grazie al lavoro della Fondazione Migrantes e all’attenzione dei media come Domani, il Post e Radio3. C’è una maggiore consapevolezza della complessità del fenomeno migratorio. È necessario però affrontare l’emigrazione come una questione nazionale e discuterne le cause socio-economiche per arginare l’esodo, specialmente dei giovani. Anche se il dimezzamento della rappresentanza parlamentare degli italiani in Europa è un ostacolo, confidiamo che (almeno?) Elly Schlein, nata e cresciuta all’estero, mantenga nel proprio radar diritti e prospettive delle comunità italiane in Europa e all’estero.
Abbiamo organizzato eventi, sostenuto iniziative politiche e sociali, e contribuito a promuovere la partecipazione civica
Tracciando un bilancio di questi sette anni di attività de Il manifesto di Londra, quali sono stati i traguardi più importanti che avete ottenuto?
Nel corso di sette anni di attività, Il Manifesto di Londra ha fornito una piattaforma per informare e coinvolgere gli italiani nel Regno Unito e oltre su questioni politiche e sociali legate alla migrazione. Abbiamo organizzato eventi, sostenuto iniziative politiche e sociali, e contribuito a promuovere la partecipazione civica. Tra i traguardi principali ci sono la nostra partecipazione attiva alla campagna elettorale del 2018, il rafforzamento dei legami tra progressisti italiani e britannici e il sostegno a iniziative come Mediterranea Saving Humans. Inoltre, in sinergia col Comites di Londra, abbiamo prodotto studi sull’impatto della pandemia e della Brexit sulla comunità italiana a Londra, contribuendo così al dibattito pubblico.
Quali saranno i temi su cui si baserà l’azione politica dei prossimi mesi, e quali le iniziative in cantiere per il prossimo futuro?
Quest’anno continueremo a organizzare gli aperitivi progressisti londinesi con il circolo del PD Londra, per discutere di temi di interesse generale. Abbiamo già organizzato diversi eventi, tra cui uno molto partecipato con Chiara Messineo, produttrice della serie Netflix “Vatican Girl“, e il prossimo sarà il 29 Febbraio al pub Bread and Roses, per presentare il libro “30+1 cifre che raccontano l’Italia – l’economia nazionale alla prova dei numeri” di Guendalina Anzolin e Simone Gasperin, con prefazione di Fabrizio Barca. Inoltre, stiamo promuovendo iniziative tra Aprile e Giugno con il neonato Comitato Matteotti di Londra, per onorare la memoria del martire socialista ucciso da Mussolini 100 anni fa. Collaboriamo con l’ANPI e altre organizzazioni per organizzare eventi come la Festa della Liberazione, dedicata a Matteotti, per riflettere sull’antifascismo e sulla lotta per la democrazia.
Riteniamo che il mercato del lavoro italiano sia rimasto indietro rispetto a tanti altri Paesi europei: servono stabilità dei contratti, certezza dei diritti, salari competitivi
Cosa ne pensate della nuova normativa sul rientro degli expats?
Il nostro giudizio non può essere positivo, per quella modifica delle norme che riduce sia la platea dei possibili beneficiari (per esempio, si privilegiano le qualifiche più elevate, si eleva la durata minima di permanenza all’estero prima del rientro a tre anni) che i benefici stessi (diminuzione del tetto massimo del reddito qualificabile, della misura dello sconto e della durata dell’agevolazione). Inoltre, chi prima, nel dubbio, tentava di rientrare in Italia senza grossi patemi, ora si trova di fronte all’ulteriore ostacolo di vedersi chiedere indietro le agevolazioni godute, qualora entro cinque anni dal rientro decidesse di ritornare all’estero.
Quindi al posto di andare nella direzione di ampliare i beneficiari, di rendere più appetibili le misure e di far sì che raggiungessero l’obiettivo, ovvero quello di incentivare il rientro degli expats, la nuova normativa e’ andata in direzione totalmente opposta, restringendo il campo.
C’e’ poi una riflessione da aggiungere: le agevolazioni del reddito per chi rientra sono solo la tessera di un mosaico, che da sola può fare ben poco per rendere competitiva l’Italia. Riteniamo che il mercato del lavoro italiano sia rimasto indietro rispetto a tanti altri Paesi europei: servono stabilità dei contratti, certezza dei diritti, salari competitivi. Riteniamo che il sostegno alle imprese, e soprattutto alle start-up, sia ancora poco incisivo. Riteniamo che le politiche sociali a favore dei giovani siano troppo spesso trascurate. Dunque le agevolazioni per il rientro degli expats devono essere ripensate e potenziate all’interno di un programma di interventi più articolato e coerente, con l’obiettivo non solo di far “rientrare cervelli”, ma di innescare quella “migrazione circolare” di cui parliamo spesso nei nostri dibattiti e di cui ne siamo noi stessi parte.
Pensate ci sia coesione e apertura all’interno della comunita’ italiana in UK in termini di istituzioni, associazioni culturali, iniziative culturali…?
Ci sono sicuramente rapporti consolidati tra molte delle associazioni, movimenti e partiti ma c’è senz’altro spazio per migliorare il lavoro di coordinamento e la coesione necessaria a rendere la comunità più connessa e solidale al suo interno. Per quanto riguarda le istituzioni pensiamo possano fare di più per coinvolgere cittadini e associazioni.
Siamo sempre alla ricerca di nuove persone che vogliano impegnarsi in modo attivo, proponendo attività e iniziative in linea con i nostri valori
Quale contributo possono dare i migranti italiani a Il Manifesto di Londra?
Tutti possono partecipare – seguendo MDL sui social media, siamo su Facebook, Instagram e Twitter, iscrivendosi alla nostra newsletter, partecipando agli eventi di persona e online.
Siamo sempre alla ricerca di nuove persone che vogliano impegnarsi in modo attivo, proponendo attività e iniziative in linea con i nostri valori. Il Manifesto di Londra ambisce ad essere una piattaforma partecipativa che favorisce l’attivismo e che è aperta a nuove idee. Quindi vi aspettiamo alla nostra assemblea di Sabato 17 Febbraio per conoscerci come a tutte le nostre iniziative successive.